Lo Stato - anno II - n. 12 - 30 aprile 1961

Dopo '' l'affare '' di Cuba Il « dopo-Cuba » è la più dram– matica emergenza politico-m,ilitare che Pentagono e Casa Bianca sono chiamati a fronteggiare da quando dieci anni fa l'Armata dell'ONU in Corea fu per essere gettata a mare dai comunisti. Dopo la sfortunata impresa degli esuli gli Stati Uniti hanno contras– segnato la loro condotta con questt provvedimentt: 1) Kennedy ha fatto mettere, dal fratello Robert, Ministro della Giu– stizia, sotto inchiesta la « Central Intelligence Agency », per accertare se veramente abbia organizzato e di– retto lo sbarco a Cuba. La notizia ha suscitato penosa impressione. I servizi segreti operano alle dirette dipendenze del Presidente dell'Unio– ne e ogni loro impresa è, quanto me– no, portata sia pure genericamente a sua conoscenza. C'è il precedente dell'U-2. Anche in quel caso si trat– tò di un bruciante smacco, ma Eisen– hower non disse che i voli si f ace– vano a sua insaputa. Disse anzi: « Noi abbiamo bisogno di controlla– re che cosa succede all'interno di un recinto atomico così pericoloso per il genere umano. Se i Sovietici nascon– dono il loro territorio vuol dire che c'è del losco». Del pari Kennedy avrebbe dovuto dire subito: « E' ve– ro: lo sbarco è cosa nostra. Ne ab– biamo diritto, quando a 90 miglia si viene ad installare l'Unione Sovieti– ca». Ma questo discorso presuppo– neva anche uno spirito diverso. Quel– lo spirito ch'è mancato quando si sono lasciati massacrare i superstiti della sfortunata spedi:l!ione senza muovere un solo «marine». Così come è accaduto in Ungheria, nel Ti– bet, nell'Iraq di Feisal, nel Laos e nel Vietnam meridionale. 2) Il blocco economico dell'isola, totale. Non è stata presa ancora al– cuna decisione, ma sembra che esso sia inevitabile. Tra l'altro, l'intera produzione cubana di tabacco che prima ftniva sul mercato america– no sarà rifiutata. Danno per Castro: circa quarantacinque miliardi di lire. La misura restrittiva è di dubbia ef– ficacia. Come per lo zucchero, il Go– verno dell'Avana troverà altri sboc– chi; più politici cht, mercantili. 3) Porre allo studio del Penta– gono un piano per usare la forza contro la « prima repubblica sociali– sta d'America» - come l'ha definita il capo dei sindacati cubani. Di que– sto, infatti, e non di altro si è par– lato nei colloqui Kennedy-Eisen– hower, a Camp David, e nei colloqui Kennedy-Rockfeller, a Washington. Taluni << funzionari governativi» (la Lo STATO bibliotecaginobianco formula è di un dispaccio dell'Asso– ciated Press del 26 aprile) ritengono che ora, cioè dopo il fallimento della spedizione degli esuli, molti Stati dell'America Latina intendano offrir– si per far piazza pulita a Cuba. In effetti, Frondizi e Quadros si sono incontrati nei giorni scorsi in un punto sconosciuto della comune frontiera fluviale. Ma non si sa quali decisioni abbiano preso. Ciò che è certo, al ritorno di Frondizi in pa– tria il governo si è sfaldato e per poco una rivolta militare lo rove– sciava. Non vi sarà connessione tra i due avvenimenti, ma certo che il castrismo serpeggia ormai per tutta l'America del sud, se non altro come denominatore comune dello spirito anti-yankee. Due i fatti rilevanti, in rapporto alla crisi cubana, nel som– movimento politico di Buenos Ayres: l'eliminazione di Alsogaray (filo– MEC) e la sua sostituzione coo Ro– bert Alemann, 37 anni, già consi– gliere dell'ambasciata argentina a Washington; e la probabile destitu– zione di Taboada, ministro degli esteri, criticato recentemente per un tentativo fallito di mediazione tra gli Stato Uniti e Castro. Dal suo canto, Quadros è incorso t'n un certo infortunio: alla vigilia dello sbarco a Cuba, inneggiò a Ca– stro definendolo un idealista ed un interprete c!Jelle storiche necessità dell'America Latina. Mentre inneg– giava, nominava quale ambasciatore presso la Repubblica Araba Unita, uno degli scrittori comunisti più in vista in Brasile. In queste condizio– ni, pensare che i due paesi possano dare un qualche contributo alla si– tuazione è dubbio. A meno che non sl pensi di mobilitare le piccole re– pubbliche dei Caraibi. Comunque, tutto questo at!annarsi degli Stati Uniti induce a meditazioni malinco– niche. Washington, sostiene che bi– sogna conciliare la sicurezza con il rispetto della libertà. Questa formu– la va così interpretata: agiamo ma senza dare pretesto all'Unione So– vietica di intervenire. Questa dello intervento sovietico è una fola; nes– suno meglio del Pentagono lo sa, ma intanto continua ad essere paventa– to da mezzo mondo con l'effetto di deprimere ancor più il prestigio de– gli Stati Uniti. E peggio, lascia cre– dere a milioni di amici dell'Occi– dente che se domani dovesse pre– sentarsi la necessità di invocare lo aiuto americano per difendersi da un attacco comunista, l'invocazione ca– drebbe nel vuoto. L'atteggiamento americano, purtroppo, favorisce, spe– cie nei territori a ridosso della cor- tina di ferro, il cosiddetto terzafor– zismo, che altro non è che la paura impotente del comunismo traslata in formula politica. Quindi, approcci, neutralismi, sorrisi, propiziazioni. Opportunismo, insomma. E questa condizione pesa sul piano elettorale in maniera determinante, specie in paesi come il nostro dove l'instabi– lità parlamentare è la causa di tutti t mali. Ad ogni modo, quella di Cuba è stata una carta sprecata che solo un coraggiosa iniziativa può rimettere in gioco. Gli esuli cubani si sono rivelati dt un'incosciente superficialità: eccone un saggio di loro elaborazione. 1) La decisione di effettuare lo sbarco nella palude di Zapata, come pure la scelta della data e dell'ora avvennero senza neppur consultare il Consiglio rivoluzionario. Il dottor Manuel De Varona, ministro desi– gnato della Difesa nel Governo prov– visorio cubano, fu informato dello sbarco, lunedì quando era già in cor– so. Se i membri del Consiglio fossero statt consultati, essi avrebbero dato parere nettamente contrario. Sta di fatto che gli ufficiali di marina cu– bani che comandavano le navi de– stinate allo sbarco ricevettero dalle autorità americane comunicazione dell'obiettivo dello sbarco quando già erano salpati da Puerto Cabezas, nel Nicaragua. Vi fu quasi un ammutinamento, giacché gli ufficiali cubani che ben conoscevano la regione previdero su– bito un disastro. 2) Quando le truppe arrivarono sul.luogo prescelto trovarono sessan– tamila soldati di Castro con artiglie– rie e carri armati pronti ad accoglier– li. Come Castro abbia avuto sentore del luogo prescelto, rimane un mi– stero. 3) Il segreto mantenuto dalle autorità americane nei confronti del Consiglio rivoluzionario fece sì che questo a sua volta non potesse pas– sar parola ai guerriglieri che avreb– bero dovuto intensificare i sabotaggi per ostacolare la difesa all'invasione. 4) Le trasmissioni di propagan– da diretta a Cuba dalla radio ribelle dell'Isola Cigno, furono sospese im– provvisamente due settimane prima dello sbarco e le voci note degli an– nunciatori vennero rimpiazzate da voci sconosciute. 5J Si era promesso per lo sbarco un'ampia protezione aerea e cento– cinquanta piloti cubani Si tenevano pronti nelle basi dei Caraibi in at- 5

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