Lo Stato - anno II - n. 12 - 30 aprile 1961

una nota cntica poiché Salgari non ha, _e forse a ragione, diritto di cittadinanza nella letteratura e nella cultura italiana; tuttavia ci pare che in questa ricorrenza si debba in qualche modo parlarne, ri– chiamando alla memoria gli atteggia– menti della nostra fanciullezza ed an– che quelli delle generazioni precedenti in un ricordo che, libero da ogni sche– ma di valutazione letteraria, sia volto soltanto alla giusta considerazione di quanto l'opera di Salgari ha inciso sul– la educazione dei giovani di un periodo che va dall'ultimo quinquennio del se– colo scorso sino all'inizio della seconda guerra mondiale. Occorre parlarne con umiltà, resti– tuendo ·a ·questo autore il merito di una positiva influenza sui figli di una bor– ghesia italiana che tentava di evadere dalla provincia senza voler tuttavia pa– gare il prezzo della propria corruzione, che tentava di capire il mondo senza perdere il legame con le proprie tradi– zioni e con i propri sentimenti, che voleva, nell'Italia, non perdere ma ar– ricchire e conservare la propria storia cristiana e civile. A Emilio Salgari bisogna riconoscere tre qualità che, pur essendo solitamente attributi del g·enio, non mancarono a lui che genio non era: originalità ed unicità delle sue opere, fantasia ordinata delle sue trame, prolificità abbondante nelle sue creazioni. Il vizio della nostra epoca, che è quello della classificazione, potrebbe spingerci a porlo tra quelli che vengono definiti « scrittori popola– ri», ma questa scelta non sarebbe giu– sta e chiuderebbe con un velo di como– de e con una frase fatta (peraltro falsa poiché Salgari fu, nelle intenzioni, scrittore aristocratico) le brevi righe di questo ripensamento. Ritornare col pensiero al tempo delle letture salgariane significa rintracciare un minuscolo brandello della storia più lontana di molti di noi, quale che sia la generazione di cui facciamo parte: quella cresciuta nel clima massonico, so– cialistico, radicale precedente la prima guerra mondiale, quella patriottica, im– paziente, dannunziana che dette origine al fascismo, quella che fu preparata per il secondo conflitto, che partecipò alla guerra civile e che adottò le attuali forme politiche italiane. In un Paese sempre privo per cause diverse di una linea pedagogica e cul– turale da sviluppare nelle proprie scuole, Salgari ha esercitato, forse limitata– mente alla gioventù borghese ma tal- . volta anche su di un piano più vasto, Lo STATO bibliotecaginobianco una funzione morale che gli era facili– tata dalla mancanza di controindica– zioni per i suoi libri la cui innocenza li rendeva ammissibili in ogni casa ed in ogni famiglia. Egli fu, nella mag– gior parte dei casi al di fuori di ogni riferimento religioso, !'.esaltatore di. al– cune virtù naturali corp.ela lealtà, il co– raggio, la cavalleria, l'intelligenza dei capi, la fedeltà dei gregari, l'amore del– la propria gente o del proprio paese. E' comune il paragone tra Salgari e Verne, e la critica ufficiale lo ha volto a tutto vantaggio del secondo per la sua capacità di intuizione scientifica. Vale la pena di dire che certamente lo scrittore italiano non vibrava di parti– colari affetti nei confronti del « progres– so », e che Gagarin non sarebbe mai stato uno dei suoi personaggi preferiti. Ma è stata proprio questa sua verginità verso la tradizione illuministica, che ha i! suo peso viceversa nell'opera del fran– cese, a renderlo più vicino alla nostra sensibilità. Nel Ticordare il cinquantenario della morte di Salgari, che coincide col cen– tenario dello Stato italiano il quale oggi oscilla nella sua politica scolastica tra la capra delle sovvenzioni alla scuola privata cattolica ed i cavoli di un inse– gnamento che pone il marxismo come protagonista della storia degli ultimi trent'anni di vita politica italiana (lo studio della resistenza), dobbiamo an– che prendere atto della morte del roman– zo d'avventure e quindi della man– canza del sussidio di uno strumento che,, rivelatosi utile nel· passato, oggi forse non potrebbe più servire· a nulla nei confronti dei teddy boys e delle lolite, lettori di fumetti e telespettatori acca– niti, lontani dagli ideali semplici ed elementari, ma umanamente nobili, dei personaggi salgariani. I romanzi di avventure ed in partico– lare quelli di Salgari avevano un loro valore educativo e morale come stimoli ad una capacità di battersi per degli ideali e per dei principi, ad affrontare per essi dei sacrifici. Questa capacità Sémbra oggi perduta insieme ai miti caduti della nostra giovinezza. E men– tre sorge la mitologia comunista su di un arco che va da Stakanov a Gagarin, ci manca anche il modesto aiuto di qualche pagina che ponga nc;i cuori dei ragazzi italiani il sospetto di certi valori spirituali. ALESSANDRO D1 GABRIELE Un sociologo • ingenuo E' apparso recentemente per le Edi– zioni di Comunità il famoso saggio del tedesco Willy Hellpach - « L'uomo della metropoli » - pubblicato per la prima volta in Germania nel 1939, e Da qui prende a studiare come e perché possano formarsi tipi etnici me– tropolitani, come possa sorgere l'uomo della metropoli (che, si preconizza, ver– so il 2000 dovrebbe risultare decisamen- Metropoli, sèlezione e corruzione in un quadro che pecca di eccessivo schematismo ora ritoccato appena in qualche giudi– zio. A nostro avviso questa indagine ha perduto nel frattempo la spontaneità e la tempestività che ebbe al suo primo impostarsi. A noi, smaliziati abitatori non solo di metropoli, riesce oggi diffi– cile stabilire dove risieda esattatnente - e neppure pressappoco - la linea di demarcazione tra grande città e con– tado. Scorderemmo che nel frattempo si sono diffusi enormemente cinema, te– levisione, gite turistiche. La tesi di par– tenza dello studioso tedesco è: per la generazione plasmata dalla grande città, la metropoli non significa soltan– to spazio esistenziale, luogo di abita– zione, mercato, ma può divenire bio– logicamente e sociologicamente la patria. te diverso dall'uomo che non abita nel– le grandi· città: il primo pressocché gigante, coi· riflessi prontissimi e in un certo senso frivolo appunto per la fret– ta con la quale muta gusti e preferen– ze; il secondo, poiché setacciato dalla selezione naturale, di statura inferiore, fisico meno valido, intelligenza tarda). Insomma la terra sarebbe popolata da due differenti tipi umani, che si dif– ferenzierebbero tra loro sempre più. Da– to questo processo, per Hellpach la cosa più urgente è risolvere il contrasto tra l'aumento di popolazione di. ogni sin– gola metropoli e la grandezza di essa. Bisogna conoscere svantaggi e pericoli, . avvalendosi delle scienze sociopsicolo– giche. E questo perché il problema del– la «strettezza» e della «prossimità» 27

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