Lo Stato - anno II - n. 12 - 30 aprile 1961

fanno scuola? Non diventa allora tutto scuola, e quindi niente scuola? ( Anche la comarella, çhe insinua all'orecchio della comarella la piccola calunnia a <lànno della terza comarella, « fa scuo– la »?) La faccenda ricorda da vidno l'inconveniente incorso a Benedetto Croce, il quale avendo nella sua estetica identificata l'intuizione del bello con l'espressione, si vide costretto a fare di ogni espressione, in quanto espres– sione di un sentimento, un'opera d'arte, ragion per cui anche il pigolìo del pul– cino, espressione del bisogno che il me– desimo sente della farinata, assurge alla suprema dignità dell'arte. Ovvero l'in– conveniente incorso a Giovanni Gentile il quale, per avere fatto di ogni atto dello spirito un'espressione pedagogica, fu obbligato ad elevare ogni azione del– l'uomo, ivi compresa ogni immoralità, alla dignità di un atto educativo. In- • convenienti, come è chiaro, propri di ogni monismo, sia idealistico alla Hegel– Croce-Gentile, che materialistico alla Marx-Engels-Feuerbach, e dai quali si può trovar scampo solo nel sano e san– to dualismo cristiano. 2) E' divenuto ora, !'educando un « attivo partecipante » nei confronti dell'educatore? Ma allora perché l'A. ha rifiutato ab initio ogni forma di atuv1- smo, negando recisamente che l'indi– viduo « possa formarsi da sé »? 3) E come !'educando può « colla– borare alla costruzione della verità tra lui e l'educatore», se non in quanto c'è una verità comune e unica in essi, quel– la Verità trascendente, che l'A. ha ri– fiutata come « disumana », e che trova la sua sede appropriata proprio nel dua– lismo trascendente cristiano? Mi è anche capitato sott'occhio un ar– ticoletto pubblicato sempre dalla rivista bolognese « Il Dialogo », pp. 78-79, dal titolo « Socialismo e Religione all'inau– gurazione dell'Istituto di Cultura filo– sofica del "Dialogo"». Esso dice ad un certo punto: « Illu– ~trati i fini di chiarimento ideologico che anche in sede politica si propone la Sezione di Studi Sociali dell'Istituto, il Prof. Testa, per sollecitare l'esposi– zione dei convincimenti personali in merito del Prof. Mondolfo, ha infine scstenuto la sua nota tesi che l'esigen– za religiosa - come esigenza terrena ed umana risultante nel reciproco vin– colo degli uomini religati tra loro - può essez:e risolta nel socialismo stesso inteso per ciò stesso come religione. E' intervenuto allora il prof. Mandolfo, che, con dotta e vigorosa parola, ha ri- 26 bibliotecaginobianco bad:to la sua tesi laicista, che vede il pericolo di lasciarsi vincere da sugge– stioni di ordine religioso, che possono portare, tra l'altro, agli attuali compro– messi dei social-democratici tedeschi con le forze religiose. « A seguito delle dette considerazioni, il prof. Testa ha precisato che, proprio per evitare tali compromessi, è neces– sario fare del socialismo stesso una re– ligione, così da privare della forza del– la_ loro suggestione religiosa le religioni della trascendenza. A tale proposito il prof. Oggioni, dell'Università di Bo– logna, si è dichiarato d'accordo con il prof. Testa sulla sterilità di un laici– smo che, rinunciando alla caratteriz– zazione religiosa del socialismo e con ciò identificando la n;ligione con la so– la religione-superstizione, giustifica il sussistere di ogni falsa religione; ma ha rilevato il pericolo in cui incorre il prof. Testa quando afferma che il vero originario cristianesmio soddisfa le ra– gioni di una religione terrena degli uo– .mini religati tra loro, perché per cri- stianesimo s'intende quello che oggi risulta storicamente configurato. Il prof. Testa si dichiara d'accordo rilevando che, per quanto convinto della validità del suo richiamo al cristianesimo, ap• punto per le ragioni storiche prospettate dal prof. Oggioni, si è deciso ad evitare esplicitamente tale richiamo per propor– re il socialismo come religione esso stes– so, senza alcuna ulteriore qualificazione cristiana». In buona sostanza, quindi, dall'oscuro testo del riportato trafiletto si rileva che le persone presenti alla storica seduta del sullodato Istituto hanno tenuto a far sapere a tutti che esse rifiutano ogni e qualsiasi contatto con il Cristianesimo, i1erfino 'nel nome, e aderiscono a un .socialismo come religione esso stesso, senza ulteriore qualificazione cnstiana. Benissimo. E' tesi saggia separare le persone in gruppi ben distinti tra loro. Per mio conto però, e per conto di quella critica che richiede la giustifica– zione razionale di ogni asserzione, vor– rei domandare a queste non-cristiane persone che cosa mai significhi la frase attribuita proprio al prof. Mandolfo: << L'esigenza religiosa, come esigenza terrena ed umana risultante nel reci– proco vincolo degli uomini religati tra loro». Credo che tra le esigenze « terrene ed umane » ci sia anche il materialistico e assai terreno mito del sangue del raz– zismo hitleriano: e che esso sia capace di « religare » (bello questo verbo del grande filologo!) gli uomini tra loro - purtroppo a mal fare! -, lo hanno di– mostrato i tedeschi nell'ultimo conflitto. Vorrei quindi sapere in che cosa la teoria di questi socialisti-non-cristiani e filologi-da-strapazzo-non-filosofi, e del prof. Rodolfo Mandolfo in particolare, si differenzi dal razzismo teutonico. Per un- Ebreo come lui, che quando la per– secuzione contro la sua razza infuriava trovò asilo in un Paese seguace dell'odia– to Cristianesimo e persino in Università Cattoliche (allora il Cristianesimo ser– viva a qualche cosa!), la risposta è ob– bligatoria. Potrà allora forse accadere che i par– tecipanti alla storica seduta sopra cele– brata, esercitando una volta tanto il loro senso critico (che è come dire, il loro cervello), si accorgano che, per vaer voluto proclamarsi non-cristiani, si tro– vano inaspettatamente, in quanto mate– rialisti, a braccetto con il materialismo razzistico teutonico. E sarà veramente un bello, un edifi– cante ·spettacolo, del quale dovrebbero arrossire (se ne fossero capaci). CARMELO OTT AVIANO IL. CINQUANTENARIO DEL.LA MORTE DI SALGARI Apologia dell'avventura Il 1911 non fu soltanto l'anno del Cinquantenario della nazione italiana (le cui celebrazioni sollevarono, pur nella loro modestia, critiche e polemi– che indici di una sensibilità oggi scom- . parsa, come fenomeno d'opinione, per– ché divenuta atteggiamento ufficiale nella separazione tra il potere ed il po– polo), del colera, della guerra di Libia, del processo Paternò; è anche l'anno nel c;uale, il giorno 24 del mese di aprile, all'età di 48 anni, Emilio Salgari pose termine alla propria esistenza, concen– trando il suo coraggio, che non gli era bastato ad affrontare sino in fondo una vita miserevole, nell'atto di uccidersi col pugnale tenuto per la bisogna. Da allora sono trascorsi giusto cin– quanta anni e, nel ricordare quella data, non è il caso di trovare un pretesto per

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