Lo Stato - anno II - n. 12 - 30 aprile 1961

bi Che succede nella Mentre in tutta Italia aumenta la press10ne dei so– cial-comunisti, il governo della "convergenza" mina alla base l'efficienza delle forze dell'ordine Poco più di due mesi fà, esattamente il 1O febbraio scorso, occupandoci del– !' attuale Capo della Polizia, rivelavamo che, in seguito ad alcune affermazioni fatte in Parlamento e sulle pagine de «L'Unità» dal deputato comunista Li Causi nonché al contenuto di un opusco– lo propagandistico del Partito Socialista Italiano, le nostre indagini ci avevano consentito di accertare, in maniera obiet– tiva e inequivocabile, che il Prefetto Vicari, non solo era s~ato in contatto nel periodo clandestino con gli am– bienti comunisti e socialisti, non sola era stato l'ispiratore politico di Romita, ma, esibendo uno spiccato filocomuni– smo, aveva perfino militato nel Partito Socialista Italiano con la carica di re– sponsabile della Sezione Enti Locali della Direzione del partito stesso. Sicuri di non potere essere smentiti e convinti, d'altra parte, della gravità delle conclusioni a cui eravamo perve– nuti, ci sentimmo autorizzati a chiedere al Ministro dell'Interno come mai, do– vendosi nominare un nuovo Capo della Polizia, la scelta fosse caduta sul Pre– fetto Vicari e ad avanzare la ipotesi che la spiegazione fosse da ricercare in uno dei tanti patti segreti della « con– vergenza». In attesa della risposta ai nostri in– terrogativi, non mancammo di mettere in evidenza che, nel luglio del 1960, il Vicari, essendo ancora Prefetto di Mi– lano, non aveva compiuto un solo ge– sto contro le « masse » marxiste scate– nate contro i poteri dello Stato e che il contegno da lui tenuto nella sua nuova funzione di Capo della Polizia era stato non meno rivelatore, essendosi concre– tizzato nelle disposizioni date ai Que– stori della Repubblica di non interve– nire nelle agitazioni sindacali, di non impegnarsi nella tutela della libertà di lavoro, di dare, insomma, via libera ai 10 caginobianco sovversivi dei partiti comunista e so– cialista. Abbiamo pazientemente atteso la ri– sposta del Ministro degli Interni, pur convinti che nessuna risposta poteva essere data alle nostre documentate affermazioni. Anche in questo ab– biamo avuto ragione, e infatti le sole parole che il Ministro Scelba ha potuto dire al riguardo hanno avuto lo scopo evidente di « eludere » le nostre do– mande, non di rispondere ad esse. Il Ministro dell'Interno, infatti, ha credu– to di poter criticare la nostra rivista, che essendo « democristiana », aveva « osato » tentare di portare discredito alla Polizia attraverso la persona ::!:l suo Capo. Noi, al contrario, appunto perché siamo cattolici, riteniamo di aver fatto il nostro dovere, denunziando alla opinione pubblica il fatto di estrema gravità che un Governo « democristia– no » e quindi di ispirazione cattolica abbia potuto nominare a Capo della Polizia, su proposta di un Ministro del– !' Interno democristiano e cattolico (al– meno sino a prova contraria), un marxista. Fatte queste premesse, dobbiamo, anche se di malavoglia e con violenza contro noi stessi, scendere dalle alte vette alle paludi della vita politica ita– liana. E quindi tornare a parlare del Capo della Polizia. Dal primo giorno della sua ascesa al Viminale, sull'intera Polizia italiana si è abbattuta un'auten– tica valanga di proporzioni mai viste. Per prima cosa, in tutti i settori del per– sonale della Pubblica Sicurezza, dai gradi più elevati a quelli più umili, da– gli uffici del Ministero a quelli della Capitale sino alle più sperdute sedi pe– riferiche, abbiamo assistito a una mas– siccia e indiscriminata serie di trasferi– menti a ondate successive: una sorta di « epurazioni », fatta senia che gli interessati potessero avere la minima Polizia? idea dei provvedimenti presi a loro ca– rico. E cosl vi sono dei funzionari che ancor oggi non riescono a capire il mo– tivo del disagio economico e morale in cui sono venuti a trovarsi; ma, riguar– dando il fenomeno nel suo complesso, non sarà difficile capire che il filo con– duttore è stato unico, pur con la pre– senza in qualche caso di motivi parti– colari: il preordinato disegno di colpire, trn i funzionari, coloro che in passato avevano dimostrato di sapersi opporre con decisione ed energia ai moti sov– versivi dei marxisti, rimanendo in ogni circostanza al di fuori di ogni clientela politica ed avendo, nel!'esercizio delle loro funzioni, la sola finalità di servire lo Stato e di tutelarne con infiessibile fermezza le istituzioni; coloro, cioè, che erano eccessivamente scomodi per i marxisti, i quali, peraltro, dal loro al– lontanamento non potevano non trarre un altro punto all'attivo di portata an– cora più generale, esattamente quello di vedere ridotto tutto il personale del– la Pubblica Sicurezza in uno stato di permanente soggezione con il timore per tutti di dover subire da un momen to all'altro la sorte toccata ai loro col– leghi e con la convinzione che, con i nuovi metodi instaurati dal Vicari, ren– dersi sgraditi ai marxisti rappresenta un grosso pericolo. Ma non basta. I colpi di piccone in– ferti alla Polizia con i trasferimenti in massa, con il disagio delle famiglie del personale colpito, costrette a trasferirsi nel volgere di pochi giorni da un ca– po all'altro della penisola, hanno rap– presentato soltanto l'inizio di una azio– ne di smantellamento della Polizia mol– to più vasta. Ci• riferiamo, per entrare subito in argomento, al nuovo sistema di reclutamento delle guardie di P.S., annunziato dal Prefetto Vica– n sm dai primi giorni della as– sunzione delle sue funzioni di Capo della Polizia e successivamente realiz– zato con insospettabile solerzia. Già nell'enunziazione dei motivi «ufficiali» della innovazione si sentirono riecheg– giare motivi cari alla propaganda mar– xista di tutti i tempi e di tutti i paesi, quali la necessità di « democratizzare »

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