Lo Stato - anno II - n. 11 - 20 aprile 1961

berali e social-democratici in una compagine di governo, sigla con il PLI un patto in base al quale se gli uni e gli altri non saranno rappre– sentati nel futuro governo regionale la DC non· potrà contare sul loro appoggio. Moro, che al solo ,sentir parlare di « destra » e di « trasfor– nismo », veniva colto da crisi di co- scienza in passato, è giwnto al punto di chiedere a Covelli che convinces– se i due deputati monarchici del– l' ARS a tare finta di abbandonare la loro ,etichétta, per qualificarsi « indipendenti »; ciò al fine di ren– dere possibile la loro acquisizione alla « convergenza » e poter favorire il più deteriore e spregiudicato gioco Politico. Altro ohe i tempi di De Pre– tis quando l'Italia poteva pur per-· mette-rsi di vivere soddisfatta del ·« sw.otrasformi,smo ». · Saremo ancora accusati di •« qua– lunquismà » se di fronte a tale qua– dro concludiamo questa nota pan-en– doci la domanda: « sino a quando durerà tutto questo? ». 11·viaggio del presidente Il viaggio del Presidente della Re– pubblica nel swd America è avvenuto alla vigilia di profondi rivolgim,enti sociaU, economici e politici: in quel– l'emisfero s_ì ann;uncia, infatti, un avvenimento di incalcolabile porta– ta; la caduta, cioè, di Fide•l Castro. ch'è quanto dire la conclusione di un periodo di incubazione ideologica che più di ogni altro ha trasf armato i rapporti psicologici tra gli Stati Unitt e gli altri paesi a sud dei Ca– raibi. Fidel Castro è stato l'incarnlizio~ ne di uno stato di disagio che se non fosse sfociato nel castrismo, cioè in una mani/ estazione programmatica e politica fortunatamente ristretta al– la s_olaisola, avrebbe avuto ben altre conseguenze. Come dimostrarono i casi venezolani, boliviano, guatemal– techi ed in un certo senso argentini dopo Peron. La protesta castrista è stata un segnacolo da cui mat a suf– ficienza il mondo occidentale potrà dirsi ammaestrato: senza di essa, certamente l'estrema retrovia sud– americana s-arebbe rimasta pericolo– samente per molto tempo ar,cora al– la mercé del comunismo internazio– nale àandogli ulteriormente tempo di organizzarsi ancora più capillar– m,ente in un ambiente sociale parti– colarmente favorevole. Il cast7'tsmo, invece, anticipando i tempi ha avuto effetti dimostrativi e sperimentali così suggestivi da indurre gli Stati Uniti a rivedere tutti gli schemi po– litici ed economici elaborati in que– sto primo mezzo secolo alla luce della « dottrina di Monroe ): l'Ame– rica agli americani. A quest'opera di revisione, l'Italia non poteva restare estranea: vivono nell'America meridionale non meno di dieci milioni di itaUani, tra pri– ma, seconda e terza generazione '900, le cui caratteristiche nazionali sono, ormai, un fattore decisivo nella vita pubblica degli Stati di residem,a. Si tratta di una testa di ponte così salda da poter essere, con tutta tran– quillità, considerata garanzia di ra– pida integrazione della nostra eco.,. nomia con quella sudamericana. Per noi si tratta non di una semplice ricerca di sbocchi commerciali, bensì 6 bibliotecaginobianco di una strutturazione permanente di rapporti di produzione tale da isti– tuire una simbiosi comunitaria ohe ridìa alla originaria matrice latina non solo il sign~ficato di un prece– dente etnico e culturale, bensì la for– zo, storica di una discendenza civile che sa trovare infiniti punti di ap– plicazione. In certo qual modo è la Nuova Europa che attraverso l'Italia, ritorna sui suoi passi dopo un pe– riodo di negligenza cui se non si por– rà riparo al massimo in un decennio, il comunismo internazionale batterà l'Occidente per aggiramento. L'Ame– rica Latina è l'estrema retrovia della civiltà che in Roma ha il suo sim– bolo araldico. Per difenderla, pero, bisogna opporre non solo mezzi ma– teriali, bisogna sop,r-attutto affidarla a pionieri che traggano dalle risorse nazionali il massimo di· spinta per accelerare il processo di ag-giorna– rtiento e di allineamento economico con gli Stati più progrediti . .Si'tratta quindi di un problema umano, di se– lezione. di capacità direttive di pri– m'ordine. L'opera di trapianto non è facile. Si tratta di creare un ambtente psi– cologico adatto, al sicuro da ogni ri– schio e che possa contare su una con– tinuità di assistenza che solo una sfretta intesa fra i (lovernt interes– sati può determinare. E' in questa prospettiva che vanno inquadrati i numerosi accordi stipulati dal Pre– sidente Granchi, il cui spirito, prima che la lettera, interpreta l'ansia dei tempi nuovi illustrati anche nel re– cente discorso alle Camere in occa– sione della celebrazione del Cente– nario dell'Unità d'Italia. Migliore contributo alla « Nuova Frontiera ) vagheggiata dal presi• dente Kennedy l'Italia non poteva dar-e. Possiamo dire che meglio di ogni altro il nostro paese ha capito il significato storico di .questa espres– sione, noi· che di « Nuove ,Frontiere ) siamo sempre andati alla 7'tcerca non per brama di conquista imperiale, ma a sollevazione di un popolo la cui laboriosità non sempre ha trovato la accogli'ente comprensione dei suoi alleati stortci. La nostra espansione pacifica non deve allarmare nessuno. La nostra vitalità è solo un portato della no– stra geo-politica ohe nessuna nega– zione polemica ,e nessuna rinuncia vagamente neutralistica può concul.:. care o mortificare. 1 Si è detto che, forse, sarebbe stato meglio indirizzare tutti i nostri sfor– z{ sulla più vicina Africa, Ci sia per– messo di oss,er.vareche a parte l'in– fondatezza dt questa critica (poiché la Somalia, il Marocco, la Tunisia e la stessa Etiopia dimostrano quanto sollecito sia il nostro contributo allo sviluppo africano), i paesi dell'Ame– rica Latina si trovano ad uno stadio di progresso più avanzato il che con– sente di trarre a più breve scadenza i frutti di un'impresa avviata già da qualche decennio dalla nostra emi– grazione e che oggi richiede solo in– terventi rafforzativi. C'è oltrettutto un problema uma– no che in Africa non c'è: i dieci mi– lioni di italiani di cui s'è detto. Ma si tratta di distinzioni sterili. L'Ita~ Zia fa parte di una comunità eco– nomica legata ad un oltremare gtà sotto patrocinio economico. Le re– centi vicende africane mostrano quante suscettibilità si urtano quan– do si voglia penetrare nelle sfere di influenza altrui. Insomma, l'Africa deve ancora deça,ntarst politicamente e questo processo potrebbe durare decenni durante il quale U nostro paese non può attendere. Sia per ragioni di sicurezza commerciale ed industriale, sia per ragioni sociali che urgono sop,rattutto nell'Italia meri– dionale. Nell'America Latina le pos– sibilità di .emigrazione sono mftnite. Il giorno in cui noi potessimo creare oltre oceano una condizione civile e di lavoro alla nostra manodopera esuberante avremo risolto la massi– ma parte dei nostri woblemi. Ora, crediamo, ohe nessuno ci possa con– testare il diritto a finanziare, con da– naro nostro, la nostra emigrazione. Si aggiunga a tutto questo il bisogno di dare tutto tl nostro contribut.o agli Stati Uniti p,rotesi in questi an– ni a trasforma re U sudamerica da riserva m_ercanti'le in bastione indu-

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