Lo Stato - anno II - n. 8 - 20 marzo 1961

bib11 Ma se è vero che con tale rispo– sta; su un piano di logica formale, il segretario DC verrebbe a trovarsi in una posizione di f<Yrza, tale ma– gari da acquietare le opposizioni dei « mod_erati », che altro non chie– deranno, come pe,r il passato, se non di fare salve certe « apparenze » di equilibrio nella politica del partito; di fatto la sceita del monocolore « programmatico » aperto a sinistra andrebbe inquadrata nella prospet– tiva generale di « marcia verso si– nistra », tnaugu.rata dall'on. • Moro dopo il 6 dt novembre. Qualcuno potrd obbiettare che nell'avanzare le ipotesi sulla so(u– zione della crisi siciliana non a,b– biamo tenuto conto dell'atteggia– mento liberale. E' una obbiezione che, a nostro giudizio, non ha consistenza reale. Malagodi, siamo certi, non andrà ol– tre le solite riserve formali, buone a • salvare La faccia del partito. Int·anto diremo che Malagadi non ha mosso un dito quando la DC ha fatto cadere il governo Majorana, pur sapendo, come noi e come tutti, quali prospettive obbligate si apriva– no per La soluzione della crisi; e tale fatto è gid di per se più che indi– cativo. In secondo luogo è chiaro come il sole che a Malagodi la Sicilia, che con Martino, Palazzolo e Trimarchi gli ha portato in consiglio nazionale il nerbo più forte della opposizione non inter,essa neppure la quinta parte della sua «diletta·» Milano. In terzo luogo siamo più che con– vinti, come abbiamo sostenuto sin dal p,rtmo numero della rivista, che • Malagodt dovrà essere «cacciato» dall'ambito della « convergenza » perché di sua volontà non lo abban– donerà mai, ben sapendo che tale fatto significherebbe la sua fine po– litica. Non a caso La sola reazione, uffi– ciosa per di più, del PLI avanti ai fatti di Sicilia è stata sino ad oggi quella di ventilare la possi:bilità di sciogliere l'assemblea ed indire nuo– ve elezioni; ben sapendo però che pur essendo questa, noi ne siamo più che convinti, la soluzione più lo– gica, più politicamente corretta e di– gnitosa per chiarire il « pasticc'i:ac– cio » siciliano, è anche la più impro– babile perehé la più avversata da tutti i gruppi di potere ohe control– lano la vita dell'isola. Dopo quanto abbiamo detto siamo dell'avviso che fra non molto, con buona pace di quanti dentro e fuori della DC ostentano a parole il viso dell'armi alle iniziative politiche della segreteria DC, un altro passo felpato verrà compiuto sulla via del– l'infeudamento delle << forze demo– cratiche » alle in'iziative politich!e delle sinistre marxiste. In attesa che maturino i fatti, ci poniamo la domanda: se ciò dovesse verificarsi, :r:ac,coglierà ancora una volta il Segretario DC quasi sola– mente messe di applausi e soffocati borbottii? Staremo a vedere. La realtà congolese La soluzione del problema costitu– zionale congolese e le asserite immi– nenti « trattative aperte » per la conclusione del confiitto algerino, sono due avvenimenti suscettibili di capovolgere la situazione politica in– ternazionale a favore dell'Occidente. La conferenza detta « della Tavo– la Rotonda » svoltasi a Tananarive, nel Madagascar, non sarebbe stata possi'bile se gli Stati Uniti non aves– sero, da lungi, creato le premesse dJelLasua riuscita. La chiave del suc– cesso è stata la posizione assunta dal K atanga, lo Stato confederato congolese che fornisce il 65 per cen– to del reddito nazionale. Senza 1:a adesione del Prestdente Ciombe, si sarebbe corso il pericolo di far ri– durre il Congo a territorio sotto tu– tela dell'ONU, il che avreòbe signifi– cato gettarlo in pasto ai filo-sovietici afro-asiatici, attraverso una Com– misstone amministrativa di dubbia costituzione. Ciò che ha interrotto il pericoloso giuoco tra potenze occidentali nel Congo, è stata l'·avanzata dei lu– mum.bisti sino a Luluaburg e in dire– zione di Léopoldville. ,Per alcune ore il Dipartimento di Stato considerò la possibilità di intervenire direttamen– te e, infatti, ordi'nò rt,d una. sua for- Lo STATO ag1nobianco za navale incrociante nell'Atlantico sud-orientale di approssimarsi alla acque congolesi. Ne facevano parte, fra l'altro, d,ue unità da sbarco con un migliaio di' fanti di marina. L'in– diano Dayal, infido rappresentante di Hammarskjoeld nel Congo, sotto la ferula delle intenzioni america– ne, si affrettò a secondare la rica,c– ciata dei lumumbisti: il cònseguen– te dirottamento della fiotta ameri– cana era la dimostrazione che la manovra dlegli .afro~asìattoi «li1-0ln impegnati » era fallita. Un'altra lo– ro sconfitta è stata l'occupazione dei porti di Banana e di Matadi da parte dell'esercito nazionale congo– le.se. Si tratta degli unici due scali marittimo-fiuviali sull'oceano, quin– di, due strozzature logistiche per chiunque si inoltri nell'interno. I Congolesi non hanno mai cessato di denunc'i:are che attraver-so quei due porti, sono passate tonnellate di materiale bellico di cui, poi, si è tro– vata traccia nella Provincia Orien– tale controllata dai lumumbisti. Il problema era connesso a quello del– l'uso degli aeroporti. Pertanto, riac– quistato il controllo d'i Banana e di Matwdi, il Governo di Léopoldville ha immediatamente posto come con– dizione per il loro ritorno all'ONU che il presidio internazionale fosse costituito da truppe scelte d'accor– do con esso e che il traffico aereo in– terno fosse controllato da ufficiali congolesi. In tal modo, ogni possi– bliità di rifornimento da sud veniva preclusa aj lumumbisti. Giusta.men– te, il Governo di Léopoldville sospet– tava che così come il Sudan chiude un occhio sul transito di materiale bellico sovietico sul suo territorio, materiale proveniente dall'Egitto, le truppe sudanesi di presidio a Ba– nana e a Matadi chi:udessero l'altro occhio sui rifornimenti via mare e via aria diretti ai lumu.m·bisti. Questi, gli episodi più eloquenti, di quanti se ne sono registrati nel Congo, dell'estenuante braccio di ferro fra potenze occidentali, per ac– caparrarsi le immense ricchezze minerarie dell'ex colonia. Nei nume– ri scorsi, ab·biamo analiticamente esaminato le violente contraddizioni dei singoli interessi. Se non che, mentre i contrasti occidentali, tanto cospicui quanto sotterranei, divam– pavano pericolosamente ,il Comu– nismo internazionale si arroccava nella Provincia Orientale, minac– ciando tutte le posizioni avversarie indebolite da lotte intestine Per ca– pire l'Lmportanza di quanto è, poi, accaduto a Tananarive, bisogna ri– salire ai termini dei colloqui tra De '7 I

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