Lo Stato - anno II - n. 8 - 20 marzo 1961

Gaulle e Mac Millan, 'i due massimi campioni del MEC e dell'EFTA; al– l'esito del vertice europeo, di Pa– rigi; al viaggio di Harriman in Eu– ropa (mentre il suo aiutante Ken– nan Williams si recava da Kasa– wubu e da Ciombe, nel Congo); al viaggio di Von Brentano a Washing– ton, nel corso del quale, fra l'altro, gli è stata posta la questione degli aiuti ai paesi sottoroiluppati, a co– minciare dal Congo. Tutio questo travaglio diplomatico ha preparato il successo della Conferenza della « Tavola Rotond•a » di Tananarive. Infatti, l'osso duro era Ciambe. G'iustamente, il Presidente del Ka– tanga, o chi per lui, si è sempre preoccupato di non lasciarsi coin– voigere in « pateracchi » suscettibili di contaminare anche il suo Stato, l'unico che si è salvato, grazie anche alla fermezza dei Belgi, dal cata– clisma. Invano, per molti mesi sia Kasawubu, sia Mobutu hanno ten– tato di persuadere Ciombe ad inter-. venire 'l1Jd un,a con,ferenza « della Tavola Rotonda », cioè a ottenere che mettesse a disposizione della ri– costruzione del Congo le sue risorse finanziarie; ma il Presidente del Ka– tanga si è sempre schermito. Ovvia– mente, un'operazione del genere non era ancora maturata nell'ambito delle grandi potenze oocidentali, cia– scuna .tenacemente abbarbicata al progetto di eliminare ogni concor– corrente e di godersi da sola i frut– ti del suo armeggiare. Se non che i mesi sono passati senza la chiara prevalenza di questa o di quella cti– plomazia e con la morte di Lumum– ba si è toccato il fondo della dissen– natezza: si era lavorato per mesi solo a vantaggio dell'Unione Sovie– tica. Messisi d'accordo gli Occiden– tali, i Congolesi s'i sono ritrovati amici nel giro di poche ore. Ora il futuro sembra assicurato: aiuti del Katanga, aiuti degli Occidentali, riorgani,zzazione dell'esercito, elimi– nazione al momento opportuno del bubbone comunista di Stanleyville, integrazione sempre più stretta con il mondo libero. C'è da domandarsi s,e valeva la pena tutto questo sconquasso, se era il caso di scor– narsi in maniera così indecente per el'iminare violentemente i Belgi dal giuoco a tutto vantaggio del C01111U– nismo internazionale, quawdo era molto più . semplice trovare a tavo– lino una soluzione di reciproca sod– disfazione. Ma la cervice britannica è sempre stata dura. Ci voleva il fallimento del Congo, ci voleva la prova provata che la Piocola Europa non si può prendere sotto gamba, per arrendersi all'evidenza. Insom– ma, per saggiare la resi•stenza del MEC si è chiesto un sacrificio di vite umane che non torna a.d onore della nostra intelligenza. Se questo è il nostro « plafond » politico-intellet– tuale, siamo perduti. I casi congoiest, hanno anche ma– turato la questione algernia. L'In– ternazionale Socialista, .manovrata da Londra, ha finalmente cambiato politica, giusto in tempo per salvare l'Algeria dalle grinfie comuniste. E allora si sono messi in moto i vari Bourghiba, terrorizzato di fare la fine di Masaryk, si sono . messi in moto gli stessi Nasser (che ha dato 'il suo consenso alla fine della guer– ra, nel corso di un colloquio con Krim Belkhacem, ministro degli esteri e vice presidente del Governo provvisorio algerino); s'i sono messi in moto i vari Maometti marocchini: cioè, tutto il quadrante filo-laborista gestito dal Ministro britanniico delle Colonie, Mac Leod, manovratore del « risorgimento » afro-as'iatico. Si chiude, dunque,' un capitolo fra i più stupidi della politica occiden– tale: mi:gliaia di morti inutili, de– cine di posizioni ideologiche perdute a favore dell'Unione Sovietica, lar– ghe fette del prestigio dell'ONU cal– pestate dal Comunismo internazio– nale, miliardi sprecati. Se fossimo stati più uniti, più con– vinti che la partita con Mosca e con Pekino è all'ultimo sangue e all'ulti– ma sciocchezza strategica, tutto ciò non sareb 1 be accaduto. • Bene sta facendo, quindi, Kenne– dy, che a muso duro riprende le fila de'lir-0rgan~azi•one JOoofdentaEe. Itn Europa vi sono troppo apprendisti stregoni. Evocare il diavolo dalla bottiglia è facile. Ricacciarvelo è im@resa di rara riuscita persino agli stessi specialisti. Qualificazione e industria Il fenomeno della carenza di ma– nodopera qualificata e specializzata per le industrie ha toccato da tem– po la Germania Federale con punte acute, e da qualche anno si fa sen– tire anche nel triangolo industriale italiano Genova-Torino-Milano. E' questo un fenomeno che, sommato ad altri di natura tecnica e finan– ziaria, minaccia di alterare gli equi– libri degli investimenti e della pro– duzione; fatti questi <J,egn•idi tutta attenzione in un momento in cui difficoltà generali di mercato mi– nacciano di rallentare il processo di espansione . economica dei paeSi del– l'Europa occi,dentale, Italia com– presa. Le ragioni che giustificano il f e– nomeno di cui sopra sono varie e mutano da paese a paese. Mentre, infatti, per la Germania Federale si può parlare di contrae- 8 ecaginobianco colpi « lunghi » della guerra, nel senso che le « leve di lavoro » che vengono immesse in questi anni nel circuito produttivo risentano del vasto basso tasso di natalità degli anni che vanno dal 1939 al 1945; per l'Italia si deve parlare, preva– lentemente di carenze nel settore della qualificazione professionale e di insuff cienze nel ramo delle scuo– le ad indmzzo tecnico-industriale. Se è vero, infatti, che le leggi ap– provate gli scorsi anni dal Parla– mento in materia di apprendistato e· di qualificazione professionale hanno dato risultati positivi nei settori delle attività terziarie, del commercio e dell'artigianato è pure vero che le stesse si sono rilevate non del tutto idonee a far fronte alle esigenze del settore industriale. La ragione dj tale fatto deve ri– cercarsi nella difficoltà delle piccole e .medie aziende del settore metal– meccanico a fornire agli allievi ed agli apprendisti una base di no– zioni sufficienti a rimettere gli stessi con favorevoli prospetttve di rendi– mento nei circuiti produttivi dei grandi complessi industriali, basati su cicli lavorativi altamente mecca– nizzati, che si differenziano in modo sostanziale da quelli semi-artigianali delle aziende di cui sopra. Quanto poi alle scuole tecniche, si deve dire, che nonostante gli sforzi che il Ministero competente e gli entt locali hanno compiuto in questi ul– timi anni ,per aumentare il numero e le attrezzature, l'uno e l'altro si sono rivelate del tutto insufficienti a coprire le richieste di personale spe– cializzato. Per tale motivo, di fronte alle ri– chieste sempre più pressanti dei grandi complesSi industriali, presu-

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=