Lo Stato - anno II - n. 5 - 20 febbraio 1961

nista » dei respons(IJbili DC in ma– teria di politica estera, è sintoma– tico il fatto che tre membri della direzione centrale - Forlani, Do– nat-Cattin e Malfatti - figurano tra i promotori di una serie di ini– ziative pro-F.L.N. algerino, unita– mente a qualificati esponenti socia– listi e radicali. Iniziative, quindi, apertamente rivolte contro la politica estera di un paese alleato dell'Italia, in favore di una forza politica dichiaratamen– te schierata con il cam.po neutrali– sta, quando non sia, attraverso al- cuni suoi membri di vertice, diret– tamente manovrata dalle centrali comuniste di Mosca e dì Pekino. La direzione DC, in altre occa– sioni pronta a richiamare all'ordine quanti avessero assunto iniziative • politiche di rilievo non concordate o amrrov-ate dagli organi del parti– to, non ha creduto di dover interve– nire nei confronti dei tre membri. La quale· cosa sta chiaramente a dimostrare che essa approva la loro iniziativa, e la considera per/ etta– mente in linea con le direttive di po– litica interna ed estera della DC, ol- tre che pienamente compatibile con la disciplina di partito. Siamo convinti che il consiglio na– zionale DC avrà ampia materia di discussione. E' da augurarsi -che ancora una volta il massimo organo deliberante della DC, dopo il congresso, non elu– da i fatti, per rifugiarsi in generiche ed ambigue affermazioni polivalenti, che ad altro non servirebbero se non ad una ennesima copertura dei pia– ni a breve e lunga scadenza del se– gretario del partito e del presidente del consiglio. La conferenza di Parigi Il « vertice europeo » di Parigi, ha sbloccato la situazione nella Comu– nità. Il fatto rilevante è la s,utura politica fra De Gaulle ed Adenauer, fra i quali si era incuneata nei mes-i scorsi l'azione frazionistica del Fo– rei:gn Office. La Gran Bretagna era riuscita a fare ·della questione di Berlino, del disarmo tedesco e della riunificazione delle due Germanie, un problema verticale, la cui solu– zione, anche di compromesso, avreb– be messo in mora l'intera Comu– nità europea. Tolto il pilastro te– desco-federale, il MEC sarebbe sca– duto in breve ad appendice del Commonwealth. E neanche preferi– ta. In queste condizioni, Adenauer si era ridotto a tenere con i denti la situazione, tanto che quando il Presidente Kennedy nel suo mes– saggio sullo « stato dell'Unione ,> aveva omesso la questione di Ber– lino, a B.onn si piombò nel più ne– ro pessimismo. Se anche gli Stati Uniti si fò'ssèro mostrati agnostici, la Germania . federale si sarebbe trovata isolata e, torse, costre-tta a venire a duri patti con quell.--1,co– munista. Le prime avvisaglie si erano avute alla fine dell'anno con il rinnovo del trattato commercia– le tra Bonn e Pankov e tra Bonn e Mosca. La questione dei transiti da e per Berlino, infatti, ne aveva messo a repentaglio la firma e si era temuto, dopo il clamorosa ab– bandono delle trattative da parte dei' sovietici, che una nuova crisi stesse per insorgere. Ma dopo il messaggio sulfo «stato dell'Unione», Kennedy fece seguire dichiarazioni « ad hoc» su Berlino e la ques-tio– ne tedesca, dissipando ogni dubbio e consentendo ad Adenauer dì vol– gersi ai problemi che si andavano accumulando ad Occidente per ef– fetto del « nuovo corso » di De Gaulle. A indurre il Cancelliere a 6 bibliotecaginobianco prendere in considerazione le pro– poste francesi, non era p•sicologica– mente estraneo il timore che la nuova Amministirazione americana potesse, ad un certo punto, trova– re un'intesa con Mosca, cedendo su alcuni• settori. In tal caso, bisogna– va trovare sul Continente stesso, addirittura nell'ambito della Comu– nità europea una situazione di ri– cambio che coprisse il vuoto diplo– matico che eventualmente si fosse formato sia a Washington, sia a Londra. De Gaulle, cogliendo la palla al balzo, con notevole anticipo di pre- • visione, era andato negli ultimi me– si p-roponendo l'istituzione di un organismo co·munitario che avoca,s– se a sé la prerogativa di elaborare una politica unitaria, di modo che di fronte agli alleati atlantici, la Europa apparis-se come un blocco indifferenziato, sicché gli interessi di uno Stato fossero tutelati in so– lido dagli altri cinque. Naturalmen– te, aggiungeva De Gaulle, per sor– reggere questa politica è necessario crearsi un supporto di forza mili– tare, ciQè mostrare di non temere se nella NATO ad un certo punto, per necessità storiche, si dovrà pas– sare - come sosteneva Spaak - da un'accezione puramente di! ensi– va, ad un'accezione più politica e, addirittura, economi-ca. con sacrifi– cio del potere di dissuasione delle forze armate atlantiche in Europa. Un primo nucleo di questa forza europea di particolare vocazione politica, concludeva De Gaulle, può essere costituito dalle dotazioni nu– cleari francesi, cui possono aggiun– gersi i progressi tecnologici degli aitri Paesi della Comunità. In pra– tica, era il rilancio su altre basi e in una diversa situazione politico– militare, della famosa CED, la Co– munità Europea di Di! esa, già ap- provata da tutti i Paesi della « Pic– cola Europa », meno che dalla Francia, la quale, anzi, con il Go– verno Mendès-France l,a seppelli nel 1954. Di fronte al pericolo di vedere Germania e Francia integrate in una stessa struttura organizzativa, la Gran Bretagna ha mosso tutte le pedine di cui dispone nel Conti– nente. Soprattutto l'Olanda, la quale per la sua opposizione ai pro– getti all'esame, ha rischiato di far fallire la con/ erenza. Anzi, se non si è raggiunto un risultato imme– diato e più vasto è proprio sull'at– teggiamento del Governo olandese. « Ma questa resistenza - ha detto al termine dei lavor~ un portavo– ce - non potrà durare a lungo, perché a maggio e, più in là, a set– tembre,' quando con evidente perio– dicità, il "vertice europeo" si sarà noovamente riunito, l'organismo isti– tuzionale che di fatto confedera la Europa comunitaria sarà in ! ase avanzata di lavoro ». In altre pa– role l'Olanda mostra di essere, alla fin fine, pronta ad accogliere l'evo– luzione del MEC in senso politico. Il declino della linea Mac Millan, ha avuto gravi ripercussioni in Gran Bretagna, dove alla Camera dei Comuni anohe suo figlio ha vio– lentemente criticato il Governo. Ad un certo punto, il derputato di Hali– fax ha detto del padre: « I progres– si •della pace nel mondo sono stati tanto maggiori, quanto minore è stato l'intervento del Primo Mini– stro ». Effettivamente, la Gran Bre– tagna si è fatta sorprendere dagli eventi: la mancata elezione di Nixon ha scombinato l'intero giuoco del Foreign Offl-c,e, il quale contava di conciliare Stati Uniti ed Unione Sovietica sulle posizioni britanniche. Il Presidente Kennedy, invece, ha dichiarato apertamente che il suo

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=