Lo Stato - anno II - n. 5 - 20 febbraio 1961

quei partiti o a quei candidati che, -quantunque non professino prihcipii opposti alla dottrina cattolica ed .anzi prendano il nome di cristiani, nel fatto si associano ai comunisti e· li favoriscono nel loro agire». E' dunque presa in considerazione da questo de– creto la cooperazione con i comunisti di uomini o gruppi che si dicono cristiani. Qudlo che abbiamo detto prima non fa dubbi sulla estensione alla col– laborazione con cooperatori formali con i comunisti di questo divieto. Dunque: è formalmente e specificamente proibita alle forze politiche che si dicono cattoliche ogni cooperazione con il PCI e con il PSI, cioè con i due partiti che professano l'ideologia marxista-leni– nista e lavorano per la sua realizzazione. Se essi cooperano, in ragione di quanto detto prima, si assume in modo universale ed assoluto da parte della Chiesa che essi violino le condizioni richieste per la liceità morale della cooperazione con un ingiusto, e se ne deduce che la loro azione ne risulti immediatamente subordinata al fine comu– nista, sicché ai cattolici non è lecito votarli così come non è lecito votare il PSI ed il PCI. Se, dunque, gli elettori cattolici genovesi o mi– lanesi o fiorentini avessero conosciuto con chia– rezza le intenzioni della DC, non sarebbe stato loro lecito votare le liste democratiche cristiana nella ultima tornata amministrativa. Cattolici e democristiani Si è creata così una condizione di piena frattura tra il cattolico ed il democratico cristiano. E' tale condizione sanabile? Non da oggi andiamo esponendo i motivi che ci inducono .a rispondere negativamente a questa domanda. Non da oggi a coloro che dicevano che la DC è un blocco di forze senza idee, ci accadeva di dìre che questo è possibile solo per brev-etempo, nonché la natura aborre dal vuoto. Oggi la DC ha delle idee, per quanto stinte e di seconda mano: e queste idee hanno il loro fondamento in Rousseau. La cooperazione che la DC cerca con le sinistre è una conseguenza necessaria della valorizzazione di esse che consegua alla sostanziale subordinazione alla loro ideologia: il democratismo si subordina necessaria– mente al classismo. Una presa di posizione frontale della Gerarchia potrebbe forse indurre a qualche tentennamento. a qualche lentezza, a qualche esitazione: ma poi il processo riprenderebbe inarrestabile. Perché non . basta contrastare il male: per vincerlo definitiva– mente occorre far entrare in campo il bene ed il vero. 4 biblioteca·inobianco Oggi fermare le conseguenze della ideologia democratico-cristiana significherebbe soltanto riman– dare la DC indietro, a posizione che ha già abb:in– donato e che ancora necessariamente abbandone– rebbe. Chi spiega solo con gli interessi il cammino della sinistra DC sino all'egemonia ideologica del partito, non intende la sostanza del processo che è in primo luogo ideologica. Non a caso la destra .DC, che idee non ne ha mai avute, rimane stretta– mente e rigorosamente subordinata alla sinistra e ne anticipa persino e in ogni caso ne esegue e ne subisce la politica. Senza ritorno all'interezza della dottrina catto– lica, dottrina ampia, umana ed universale, e ad una forza politica a questa ispirata, la situazione poli- :: tica italiana non è sanabile. Oggi, dunque, la contraddizione tra il cattolico - ed il democratico cristiano, nel senso che questa pa- 1 rola ha assunto nell'Italia del 1961, si è fatta pal- - mare. Guardiamo il caso dell'on. Durand de la Penne. J Egli aveva avanzato il principio di diritto naturale - (sia quello che nessuno è tenuto ad agire contro la sua coscienza sia l'altro che la violazione di un contratto per opera di una parte scioglie l'altra dagli obblighi assunti) ed il principio della conformità alla dottrina cattolica ed ai doveri verso la Nazione che erano pubblicamente ed oggettivamente violati dall'apertura a sinistra a Genova. Ora che questo fosse, cioè che la Chiesa disap– provasse quanto era avvenuto a Genova, era un fatto pubblico e notorio, in ragione della posizione assunta dal quotidiano del!'Arcivescovo. Cosa risponde la DC? Che l'unica autorità com– petente a giudicare della politica del partito era il partito stesso. Ora questo principio, di derivazione totalitaria, non negava solo i diritti della coscienza individuale, ma anche i diritti della Gerarchia eccle– siastica. Affermando che l'apertura a· sinistra era contro la sua coscienza di cattolico, il Durand de la Penne non esprimeva un giudizio personale, ma un giudizio della Chiesa genovese, cioè un giu– dizio cattolico, nel senso più ufficiale del termine. Sono questi due diritti che il quotidiano del– l'on. Moro ha con tanta sicumera negato: ed ha con ciò concorso ad approfondire quella chiarifica– zione dei rapporti tra il cattolico ed il democri– stiano che è tanto necessaria. A chi spetta tale chiarificazione? Certo, il primo diritto in questo campo è quello della Gerarchia: e ogni cattolico fedele non può: non desiderare che la Gerarchia parli. E questo ab– biamo detto e scritto più volte. Ma è anche neces– sario dire che, per quel che attiene alla sostanza

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