Lo Stato - anno II - n. 5 - 20 febbraio 1961

Agli occhi invece di coloro cui spettava formare l'ideologia del nuovo partito, fu cosa spontanea ade– guarsi al generale prevalere delle correnti· demo– cratiste e classiste ed interpretare il termine « demo– crazia cristiana» come l'accettazione, da parte del Cattolicesimo, del democratismo moderno. Noi leggiamo infatti nella nostra Costituzione votata anche dai democratici cristiani, che la « so– vranità appartiene al popolo>, sicché i poteri dello Stato appaiono come aventi la propria legittimit~ nella sovranità popolare. Ma se poi vediamo la costituzione materiale che vige effettivamente in Italia, noi vediamo che ci ·troviamo di fronte a una prassi politica che ha il suo fondamento nel mito della sovranità popolare: la partitocrazia. Presupposto della legittimità del potere del par– tito è che il popolo esprima una volontà e che que– sta volontà, affidata al partito, costituisca per esso un titolo all'obbedienza degli organi costituziùnali. Attraverso la prassi la DC è giunta a ritrovare la ideologia politica della DC •murriana e quindi a po– ter riesprimere, in nuova è più cauta forma, il mo– dernismo politico. • Nel recente convegno organizzato a Bologna dall'ufficio culturale della DC, l'attuale DC è stata posta chiaramente in relazione di discendenza di– retta dalla DC murriana, proprio in contrapposi- zione all'influenza leoniana. • Ora se - posta la motivazione leoniana - •de– mocrazia cristiana indica soltanto un modo nuovo per intendere la perenne azione di educazione e di , elevazione popolare della Chiesa, il termine di « de– mocratico cristiano » sembra pressochécoincidere con il termine di cattolico, così non accade se prendiamo democrazia •cristiana nell'accezione murriana del termine. Qui allora si dà. una discrepanza tra i due ter– mini in quanto la dottrina della sovranità popolare, che vede nella volontà del popolo la fonte della legittimità del potere aei governanti e quella dei loro atti è stata più volte condannata dallo stesso su– premo magistero ecclesiastico. Tale discrepanza non è rimasta al livello dottri– nale: anzi, proprio perché essa rentava la propria nuova giustificazione in nome della prudenza po– litica, (affermando la necessità di tenere in debito conto l'ipotesi, cioè le circostanze di fatto) essa si è principalmente manifestata, •appunto, come prassi politica. Le alleanze con il fronte marxista sono in realtà giustificate, sopratutto, con argomenti di fatto (ne– cessità di equilibrio politico, di preservazione di un governo, di ovviare a maggioranze difficili),ma m. 2 bibliotecaginobianco realtà discendono da una precisa pos1z1oneideolo– gica che è appunto il democratismo o la sovranità popolàre. Accettata infatti tale tesi nei termini mo– derni, è inevitabile che essa si colori poi del peso che in essa hanno la classe ed il partito rivoluzio– nario in quanto contenuto pieno e necessario della volontà popolare. E tutti coloro che affermano la sanabilità della DC sol che l'on. Moro non ne fosse più capo, non tengono conto del fatto che non a caso l' on. Moro è a capo della DC nonostante egli rappresenti sol– tanto la minoranza della maggioranza. L'on. Moro esprime le conseguenze politiche di posizioni ideologiche universalmente accettate, perciò coloro che gli si oppongono non gli si possono op– porre in termini di principio, ma solo in termini di opportunità. L'abilità politica dell'operazione della « convergenza > sta appunto nel fatto che essa ha permesso all'on. Moro di obbligare la maggioranza « dorotea » ad accettare una politica fatta di cautele e di sfumature e tendente a determinare gradual– mente uno stato di necessità e di inevitabilità della apertura a sinistra (tanto che un doroteo di destra, il Taviani, ha precorso lo stesso La Pira nel realizzare l'apertura ~ sinistra nel suo Comune). Dunque, nel caso della DC, non ci troviamo di fronte ad una posizione prudenziale, ma ad una ideologia che si dissimula sotto una posizione pru– denziale. Non è cioè per motivi puramente materiali e tattici, ma per motivi ideologici e formali che la DC vuole l'apertura a sinistra. Così come, appunto, per motivi ideologici la ÒC– murriana voleva la collaborazione con i socialisti. • L' "apertura a sinistra,, Nel precedente articolo abbiamo dimostrato la piena identità 'ideologica del socialismo con il co– munismo. Ambedue accettano formalmente la me– desima ideologia: il ,leninismo. Alla medesima ideologia essi uniscono una cooperazione politica organica. Ai primi inizi della tematica « nenniana » del dialogo con i cattolici il Segretario del partito DC di allora pose, così come .lo stesso segretario socialdemocratico,on. Saragat, la necessità della rot– tura del PSI con il PCI sul piano delle amministra-· zioni locali, delle cooperative, dei sindacati. Nessuna di queste fratture è avvenuta. Ovun– que è esistita la possibilità di una maggioranza so– cialcomunista, tale maggioranza è stata preferita dal PSI a quella di centro-sinistra; non. solo la DC, ma persino il PRI ed il PSDI sono statj posposti al PCI. Alle offerte di unità sindacale della CISL con i sindacalisti socialisti della CGL (il « nuovo unio- .

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