Lo Stato - anno II - n. 5 - 20 febbraio 1961

Fabre-Luce va alla ricerca della sua personalità, ma non ricava niente che non appartenga al mito: « Qualche te– stimone, forse, potrà raccontare la sua giovinezza. Ma dubito che pos_saappor– tarvi un qualunque dettaglio pittoresco. Questa vita privata sembra essere stata sopratutto la preparazione di una vita pubblica. Quelli che si sono azzardati a evocare i loro ricordi hanno calcato tutti sulla stessa nota: la sua solitudi– ne ». Fabre-Luce non si lascia sfuggire il personaggio e lo inquadra nell'unico tratto che lo può spiegare: « L'amba– sciatore Duff Cooper noterà in lui una certa « incapacità ad essere felice » e vi vedrà la ragione dei suoi insuccessi. Abbiamo inoltre la testimonianza dello interessato. De Gaulle scrisse prima della guerra, in un libro discretamente autobiografico: « La felicità esclude il potere. Bisogna scegliere e la scelta è ctudele ». La conclusione del periodo è meno convincente del suo inizio. Non à sembra che de Gaulle abbia mai esi– tato fra felicità e potere. A osservarlo bene si ha l'impressione che il «cilicio» non gli sia sgradito. Questa è forse l'unica importante no– tazione psicologica del libro; il resto sono fatti ma che si capiscono in tutti i loro aspetti positivi e negativi, nella loro grandezza e nella loro aridità, so– lo tenendo sempre ben presente questa spaventosa diagnosi: « incapacità ad es– sere felice ». Il dramma dell'ipocondria, di un carattere chiuso ed isolato, pesa sulla nuova costituzione francese stu– diata da Debré. Un tentativo nuovo, moderno, di superare gli schemi della partitocrazia, il linguaggio e le distin– zioni abusate di destra e di sinistra, il necessario rafforzamento dell'esecutivo, si fondano sul prestigio di quest'uomo antico, di questa riedizione elefantesca e laica di Giovanna d'Arco, ma sono al tempo stesso appesantiti da tutte le sue limitazioni, i suoi difetti. Il più illustre dei francesi esce dalle pagine di Fabre-Luce come una monumentale, marmorea, figura di inibito: -una ana– lisi che ricorre alle risorse dell'arte, dell'introspezione psicologica, per illu– minare un fenomeno, a volte grandioso e a volte sconcertante, della storia at– tuale. GIANO AccAME ALFRED FABRE-LUCE: « Un francese risponde » - ed. Longanesi 1948. ALFRED •FABRE-LUcE: « Le pl'l!;S illu– stre des França~s » - ed. Jullia:rd 1960. 26 bibliotecaginobianco Moràvia e la «Germania provvisoria» Uno degli strumenti propagandistici più validi per la politica culturale del partito comunista è costituito dalla ri– vi~ta ~ Nuovi Argomenti». Questa pub– bltcaz1one, che ha una periodicità bi– mestrale, è diretta da due •scrittori non is_critti al p.c.i., ma che hanno appog– giato sempre le iniziative dell'estrema sinistra: Alberto Moravia ed Alberto Carocci. Questi due « intellettuali » so– no considerati tra i più fidati dai diri– genti comunisti che hanno avuto modo di metterli alla prova in ore particolar– mente cruciali. Viene ricordato a tale proposito che, al tempo del XX congres– so del p.c.u.s., quando le rivelazioni di Krusciov seminarono il dubbio anche in vecchi attivisti, fu proprio « Nuovi Argomenti » a pubblicare un lungo sag– gio di Palmiro Togliatti tendente a ban– dire ogni esitazione e a riaffermare la continuità della 1-ineaideologica marxi– sta che aveva trovato tanto in Lenin quanto in Stalin degli aggiornati e scru– polosi sistematori. Sempre nello stesso periodo, quando sembrava fosse posto in discussione al– l'interno del movimento comunista in– ternazionale il concetto dello Stato-gui– da, fu ancora « Nuovi Argomenti» ad ospitare gli scritti di Mario Alicata e Lucio Lombardo Radice che, attaccan– do violentemente le tesi dei « deviazio– msu » riconoscevano -sempre nell'URSS la guida del « fronte rivoluzionario» di tutto il mondo. Ma le testimonianze del filocomunic smo della rivista diretta da Moravia e Carocci non termmano qui: dall'au– tunno tragico del '5b, che vide la rivolta dell'Ungheria soffocata nel sangue, al luglio del '60 che rimane nella storia d'Italia come un momento in cui la "iolcnza di piazza riuscì a prevalere sul diritto, in ogni occasione « Nuovi Ar– gomenti » si è trovata a fianco dei co– munisti nella lotta per imporre soluzio– ni marxiste a problemi della politica e della cultura. Esempi recentissimi non mancano: l'ultimo numero, appunto, è interamente dedicato allo svolgimento <li uno dei temi propagandistici di mag– gior impegno per il comunismo interna– zionale: la Germania occidentale. In questi ultimi anni si può dire che mai una volta Krusciov abbia evitato il problema tedesco nei suoi discorsi di politica estera. Ed il motivo è facilmen– te intuibile: la Repubblica federale rap– presenta l'estremo baluardo delrEuropa Occilentale; è divenuta la trincea più avanzata e in grado di respingere ogni attacco del massiccio blocco dei paesi so– cialisti. Per Krusciov, la Germania di Bonn è un ostacolo insuperabile che compromette i suoi disegni egemonici su tutto il continente. La lotta dei co– munisti operanti al di qua e al di là della cortina tende a indebolire in ogni modo il prestigio che i tedeschi hanno saputo riconquistarsi dopo la disfatta. !l fi?e. esen~iale del comunismo è quel– lo d1 1mped1re che al « miracolo econo– mico > si accompagni una vigorosa ri– presa nel campo della cultura: ripresa che non potrebbe non essere contrasse– gnata in senso chiaramente antimarxi– sta. La preoccupazione dei comunisti è che la grave, angosciosa depressione mo– rale e spirituale in cui sono caduti i te– deschi all'indomani del conflitto possa essere definitivamente superata permet– tendo alla Germania di assumere la con– creta ed assoluta leadership di tutto lo schieramento anticomunista ·mondiale. Non è Kennedy, infatti, il vero ne– mico di Krusciov, ma è quel gruppo di politici, di economisti, di tecnici di sani intendimenti cattolici che fino ad oggi hanno impedito ogni infiltrazio– ne dei sovversivi negli organi statali di Bonn. Fino a quando la Germania sa– rà saldamente nelle mani di questi uo– mini l'URSS si troverà nell'impossibi– lità di attaccare frontalmente l'Occiden– te con successo. Il piano comunista, dunque, è preci– so: concentrare ogni sforzo contro la Germania; impedire che gli autentici anticomunisti trovino una loro consi– stenza ideologica e si muovano su una vasta e precisa piattaforma culturale; se– parare i cattolici ponendo loro contro, oltre ai socialdemocratici, anche i pro-– testanti che fino ad oggi si sono mante– nuti su un piano di collaborazione; te– nere in piedi Io spauracchio nazista che serve a ravvivare i sospetti verso i tede– schi dei malati di antifascismo cronico. Questo piano non è segreto; anzi, de– ve essere compito dei responsabili del– !' apparato comunista «volgarizzarlo> al massimo. Per questo motivo la rivi– sta di Moravia e Carocci ha dedicato un intero numero alla situazione tedesca, vista e presentata secondo gli schemi kruscioviani. Non è la prima volta che « Nuovi Argomenti > si interessa alla Germania. In passato aveva pubblicato dei « raffronti > tra la repubblica di

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