Lo Stato - anno II - n. 5 - 20 febbraio 1961

tiva,· anche se costantemente dominata da una tesi: Fabre-Luce è un europei– sta, che vede nella guerra un mostruo– so conflitto civile destinato a depaupe– rare il continente, a farlo regredire dal– la sua posizione di sede centrale della storia mondiale. Egli non scorge il va– lore dell'Europa nella eroica rassegna– zione dei francesi e dei tedeschi di fronte a un destino che li porta perio– dicamente a sbranarsi fra di loro; e sen– za scadere mai in un pacifismo bolso, trombonesco, certe sue notazioni sull'ini– zio della guerra, sulla mobilitazione, sulla difesa civile, sui capifabbricato, so– no intrise di una nostalgia ironica e pie– na di acutezza, di sensibiltà ferita, per l'ordine borghese turbato dalla guer– ra, per la rovina dei sentimenti pacifici, normali, alterati da una posticcia mito– logia marziale. Sentite come sono ac– cennati questi quattro temi dallo sto– rico, a cui certe evasioni da vecchio so– gnatore servono per dare pennellate di maggiore fedeltà alla descrizione degli eventi. Alla dichiarazione di guerra si rifugia a respirare in un giardino: « So– pra una panca due innamorati parlava– no di cose insignificanti: non avevano letto le notizie o non se ne curavano. li sognatore si riposava gli occhi su questo ultimo isolotto di felicità, che la marea non aveva ancora sommerso. Per difendedo, nascose il giornale che aveva comprato per via e si sforzò di sorridere. Così poté continuare ancora un istante quel miracolo: una vita privata>. E adesso la mobilitazione, con il sa– luto e il rapido estraniarsi degli inna– morati: « Cominciano a idealizzarsi: è rm primo tradimento. L'amore vive di 1tmili scambi e di piccoli urti, attrave1·so i quali i caratteri si accordano. L'assenza crea una falsa passione il cui riflusso rischia di travolgere i _rapporti veri pa– zientemente costruiti. Quando questi compagni riprenderanno la loro catena, ri ritro1,eranno invecchiati, diversi, e for– se non avranno più voglia di parlarsi, come i trappisti che troppo a lungo so– no stati in silenzio. Simile a uno spec– chio deformante, il sublime offu,cherà le care immagini. Le donne nasconde– ru.nno come un adulterio la loro infedel– tà alla guerra; i combattenti vorranno so– migliare all'idea che ci si è fatta di !o m... Ma più orribile di tutte è la minal– c1ache si serra intorno alla fragilità del– le donne. Quelle che non possiedo1:o il fantasma di un assente, saranno dr:i vecchi, dei rif0t-mati, degli avventizi. La bellezza del mondo sta per esSC"Cab– bandonata all'assalto dei suoi rifittti >l. Lo STATO bibliotecaginobianco Ora una versione francese dell'UNP.\. della milizia territoriale che ricorda le parodie degli stivaloni fascisti di Bran– cati: « Il passante vive ancora pericolo samente, perché la notte. va a cadere nel– le trincee dove i quadragenari della Di– fesa Passiva lo raccolgono. L'autorità militare ha dimenticato da p:·incipio di vestire questi schiavi. Essi giravano in borghese col bracciale ornato di lettere misteriose. Poi sono stati distribuiti loro dei vestiti di traliccio da forzato. Così marchiati, rappresentano abbastanza be– ne il decaduto guerriero dei tempi mo– derni, la vittima anonima sulla quale crollano gli imperi e che non ha più nemmeno la consolazione di attirare le donne con un vestito pulito ed a colori vivi. Non sanno né arrestare un incen– dio, né curare i feriti. Sono stati allena– ,i soltanto a usare la maschera. Al lie– gnale di un fischietto devono camuffar– .ci. Poi un ufficiale, passeggiando per questo giardino zo'Jlogùo, fra questi mo.ctri anonimi, sordi ed asfissiati, dia: « Ed ora chiacchierate, leggetf', seguitate /11 vostra vita abituate». La loro attù,ità è zero, ma il doverli semplicemente ra– dunare suscita turbini di problemi am– ministrativi. Dei colonnelli, che non vengono mai a vederli, mandano quo– tidianamente da un circondario vicino istruzioni minuziose e severe, le quah stabiliscono i particolari di un ozio mi– litare che basta ad occupare tutta la gior– nata: appelli, contro-appelli, rapporti, i,truzioni dei segni esteriori del rispet– tc>, conferenze sulla maschera antigas attraverso la storia. Anche l'imprevisto è sottoposto a regolamento: « Se incon– trate una donna spia, fate attenzione ai suoi anelli e alla sua dentatura. Ahimé, questa modesta avventura sarà loro ne– gata». Infine, con la nota sui capifabbricato, la dimostrazione che neppure i cittadini delle democrazie sfuggono al fascino del caporalismo: « Sulla soglia, il capo-iso– lato atterrisce i passanti. In questi gior– ni di improvvisazioni, un uomo che ar– de dal desiderio di comandare, di infor– mare, trova subito dieci uomini che. ar– dono dal desiderio di obbedire, di cre– dere. A ogni angolo di strada, il primo venuto può impadronirsi di un potere assoluto. V n bracciale giallo permette di restare in casa propria e di esercitare egualmente l'autorità; è una vocazione cosl perfetta che provoca l'usurpazione; saranno arrestate decine di usurpatori. All'alba, quando le sirene suonano il cessato pericolo, arriva una nuova onda– ta di fuggiaschi: sono risaliti troppo pre– sto e temono una seconda incursione. Questa volta i loro pigiama fanno rt· dere >. Lo storico che si sofferma ad annota– r-.: questi particolari è assai meno sen– sibile ai problemi dell'ideologia. Pro– prio in questo atteggiamento disincan– tato di fronte alle filosofie politiche ed ai suoi giocolieri, Fabre-Luce finisce col scoprire il suo fondo vagamente reazionario. La storia, intesa come con– flitto di opposte ideologie, data dalla rivoluzione francese e non più in là. Prima era soltanto storia di uomini, delle loro collere, delle loro astuzie, delle loro passioni, ed il principio mora– le del bene e del male, del buon gover– no o della mala signoria, campeggiava da solo, unico criterio « ideologico », sugli intrighi di corte, sulle •congiure d'alcova, sulle fazioni alimentate con l'oro degli ambasciatori, sugli alberi ge– nealogici spesso sfrondati da cruente ri– valità dinastiche. L'attenzione si rivol– gev.a agli uomini; tutti i cronisti seri davano alle idee quel modesto credito che si c-oçcede agli alibi, ai pretesti ra– zionali cQfl_cui malamente si ricopre e maschera ·il vero movente dell'azione. Fabre-Luce è un democratico perché non limita il suo interesse di scrittore solo ai protagonisti; anzi, egli è tanto più grande, quanto· più dirige l'atten– zione sugli uomini comuni e fa la loro storia. Ma non è certo abbastanza de– mocratico da prendere sul serio le ideo– logie politiche lanciate dai partiti: que– sto vaniloquio per lui non fa storia. La presenza corale dei poveri diavoli, che egli ha saputo immettere nella sto– ria francese dal I939 al 1944, non si ritrova più nel suo ultimo libro, « Il più illustre dei francesi », dedicato a de Gaulle. E questo nuoce all'opera, che è interessante per l'attualità del per– sonaggio, per l'interpretazione crmca che ne viene data, ma che ha minor poesia degli altri scritti di Alfred Fabre– Luce. D'altra parte, come era possibile, per uno storico che riesce a essere gran– de sopratutto nella sua sensibilità dei lati umani, fare dell'arte interpretando un personaggio che ha così pochi lati umani? Per de Gaulle tutto ciò che è intimità, preoccupazione personale, de– licatezza, tutto ciò che è al di fuori della politica e della storia con la S maiuscola, si riduce ad una vergognosa debolezza. Nei momenti più oscuri del– la guerra annoterà con sdegno: « Ogni giorno gli uomini diventano più uma– ni ». Soltanto lui poteva pronunziare la parola « umano » con una smorfia di sovrano schifo. 25

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