Lo Stato - anno II - n. 5 - 20 febbraio 1961

(segue da pag. 15) Nello stesso tempo un'intensa propa– ganda svolta specialmente dai comuni– sti, che si avvalevano di ogni mezzo lecito ed illecito per spingere i contadi– ni contro i proprietari dei poderi, face– va crescere la tensione anche nelle zone più tranquille e laboriose. La prima conseguenza di questo stato di cose fu che i proprietari delle zone mezzadrili, di fronte alla crescente ostilità dei con– tadini, all'indifferenza ed all'incertezza dei vari governi, al progressivo ristagno dell'incremento del reddito agricolo in molti casi hanno abbandonato alla loro sorte le proprie terre. In tale stato di cose è merito quasi esclusivo delle ca– tegorie dei tecnici agricoli rurali, ani– mati da sincero amore per la loro terra e da scrupolosa onestà, se la situazione non è precipitata ancor più sul piano economico e sociale. Una saggia politica che avesse voluto "·eramente favorire i mezzadri più in– traprendenti e meritevoli, senza recar danno ai legittimi proprietari, invece di promuovere provvedimenti che con– siderano il contadino quasi come un comune inquilino d'appartamento a fit– to bloccato, avrebbe potuto favorire la trasformazione dei mezzadri in colti– vatori diretti attraverso il potenziamen– to ad esempio della Cassa per la piccola proprietà contadina, concedendo presti– ti ed agevolazioni che mettessero effetti– vamente il contadino migliore in condi– zione di comperare la terra. D'altra parte tutta un'ampia catego– ria di piccoli proprietari mezzadrili che considerano tale tipo di rendita agricola come integrativa di altre attività, di fronte al diminuire dei redditi sarebbe stata spesso ben contenta di vendere aJ un prezzo soddisfacente la terra ai contadini. Si sarebbe forse così già per tempo potuto iniziare nelle campagne la creazione di cooperative, senza aspet– tare che la situazione maturasse fino al punto da permettere ai comunisti cli prendere e sviluppare l'iniziativa in que– sto delicato settore. Così operando s1 sarebbe forse attenuata di molto la ten– sione sociale e gli stessi proprietari ri– masti non si sarebbero progressivamen– te distaccati dalla loro terra come in realtà poi spesso è accaduto. Gli stessi suggerimenti governativi di ridimensionare e trasformare le azien– de agrarie e mezzadrili sono contradit– torie e i provvedimenti o non esistono affatto o non sono logicamente coordi– nati. Se si considera ad esempio in con– creto ii caso prospettato dalle necessarie 18 :.bL- lio.tec~gì_nobipnco _ _.,·. \ Sui poderi abbondonat1 i comunisti hanno posta uno valido ipoteca trasformazioni fondiarie che dovranno seguire all'esodo sempre più massiccio dei mezzadri dalle campagne si potrà notare la deficienza e le responsabilità amministrative in questo settore. Dato l'attuale blocco delle disdette accade che l'abbandono delle colonie mezzadrili non avviene in maniera omo– grnea, ma i fondi rimasti vuoti distano l'uno dall'altro, specie all'inizio del fe– nomeno, diversi chilometri. Così se per esempio la superficie di un comune ve– nisse divisa a scacchiera in relazione all'adoperamento e se venissero colorati in rosso i fondi occupati ed in bianco quelli vuoti, vedremo che anche le zone meno fertili si vuotano in maniera mol– to irregolare, senza che tra i vari pro– prietari sia possibile procedere ad un « accorporamento :1> che è la prima con– dizione essenziale per fondere le azien– de, dare inizio alle attività cooperative ed un maggiore impulso alla meccaniz– zazione. Quando il processo di abbandono dei fondi è più avanzato i proprietari han– no ormai subito tali perdite, la mano <l'opera si è fatta così scarsa, le attrez– zature esistenti si sono talmente dete– riorate, che i più preferiscono lasciare lc terre in abbandono. A questo punto la situazione è ma– tura per l'intervento dei comunisti i quali nel sopracitato articolo dell'Unità possono paradossalmente affermare che la cooperativa comunista « chiederà che la terra venga assegnata ai contadini appli~ando la legge Gullo-Segni sulle terre malcoltivate i>I E c'è da scommette– re che otterranno quanto chiedono. Così si formeranno tante efficienti cooperative controllate dai comunisti, che oltretutto fruiranno delle agevola- zioni legislative previste per le coopera– tive ma che verseranno parte degli utili al PCI e stringeranno con ben solidi vincoli economici i lavoratori alle sorti del comunismo. Frattanto l'iniziativa comunista si estende e si ha notizia che oltre a Cortona nella zona di Farneta, anche a Salci in Umbria, a Todi, nelle Marche e altrove le iniziative comuni– ste si moltiplicano. Altrove i comunisti continuano la lo– ro opera dissolutrice della compagine sociale della nostra agricoltura mezza– drile. Così spingono i giovani più fedeli al PCI ad abbandonare la terra e li av– viano verso le grandi città per aumenta– rt".la loro massa di manovra nei grandi centri aggravando per i loro scopi il fenomeno dell'urbanesimo. Dividono co– sì le famiglie. E tutti i tecnici agricoli conoscono bene le dannose conseguenze della sistematica disgregazione del nu– cleo familiare mezzadrile, guidato un tempo dal suo « capoccia i>, vero pater familias del gruppo, e le sempre più numerose liti non solo fra i componenti di famiglie diverse, ma spesso in seno alla stessa famiglia. A questo punto della crisi economica e sociale nulla o quasi nulla possono fare i concedenti, piccoli o grandi che siano, per alleviare la situazione, Alcune associazioni agricoltori, ad esem– pio in provincia di Macerata e di Anco– na, hanno cercato di fare qualcosa, pro– muovendo la creazione di cooperative e la conduzione diretta, trovandosi pe– ni ben presto di fronte a notevoli diffi– cc,l tà. Molti sperano in buona fede, con la tradizionale pazienza degli agricoltori, che il gogerno si decida a fare qualcosa è venga finalmente incontro alle cate-

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