Lo Stato - anno II - n. 5 - 20 febbraio 1961

bi D.: Fatto dunque questo preambolo storico-politico, qual'è, secondo il Suo punto di vista, il contenuto della crisi attuale? R.: Thorez ha ragione quando af– ferma che la crisi, scoppiata a causa di Casanova e di Servin, è di vecchia data. Infatti i disaccordi tra i due gruppi ri– salgono al 1958. Allora, con il referen– dum e le successive elezioni legislative del novembre, il PCF subì una scottan– te sconfitta. Il comitato centrale· esa– minò la questione, ed a presentare il rapporto fu proprio Servin. Tale rapporto costituisce una delle basi del disaccordo. Fu Servin, infatti, ad affermare che il PCF aveva perso più di un milione e mezzo di voti, os– •Servandopure che le perdite non erano state registrate soltanto negli ambienti intellettuali o della piccola borghesia, ma in particolare in quelli operai, « tra i più poveri ». Per Servin dunque la re– sponsabilità della disfatta apparteneva al partito. Thorez invece sostenne che la causa essenziale del passo indietro doveva es– sere imputata « alle condizioni obbiet– tive generali ». Per, lui infatti,« gli. sba– gli nell'applicazione delle direttive, gli eccessi polemici contro il generale De Gaulle », quando ci sono stati, « rap- _ presentano un elemento secondario ». Il gruppo di Servin e Casanova, dun– que, sostiene oggi che in primo luogo la campagna « della direzione del par– tito » contro il generale De Gaulle è stata eccessiva. In secondo luogo accu– sano la direzione di non aver valutato • intelligentemente lo scacco del 58 assu– mendo una posizione più flessibile nei conf_ronti del potere per poter sfruttare più vantaggiosamente le contraddizioni esistenti, nella borghesia francese, tra De Gaulle e Pinay, e tra De Gaulle e gli altri strati della grande borghesia. In realtà Servin e Casanova si mostra– vano contrari alla posizione categorica ed assoluta nei confronti del « NO » al referendum dell'8 gennaio. In terzo luogo essi rimproverano alla direzio– ne, e quindi a Thorez personalmente, di esser stata troppo settaria nel tentativo di realizzazione, di un'unità d'azione con tutti gli altri raggruppamenti della sinistra, politica e sindacale, (Caso ti– pico: la manifestazione per la pace in Algeria del 27 ottobre 1960, alla quale il PCF non volle associarsi). Questi di– saccordi, così come sono formulati, an– che se contradditori, si svilupperanno ulteriormente, 12 u caginobianco D.: Sulla base di quanto ci ha espo– sto, ,i deve constatare che Servin, re– sponsabile dell'organizzazione del PCF, e Casanova tra i «partigiani della pace», e gli altri nelle altre organizzazioni pa– rallele o interne, sostenendo tesi simili, hanno favorito le giustificazioni della base che ha votato « Si» o si è astenuta, in contraddizione con le direttive del partito. Mi sembra che sia opportuno chiarire, a questo punto, un dubbio che è sorto, tanto in Francia, che al– /' estero. Si _deve dunque pensare che è la politica del generale De Gaulle ad aver provocato la frattura in seno al PCF? Oppure le cause della crisi sono ben più profonde e strutturate su una divergenza ideologica e strategica? R.: L'atteggiamento e la politica del PCF sulla questione algerina, costitui– scono un aspetto, tra molti altri, della attuale crisi. Il PCF, e Thorez, non considerano il problema a·lgerino sul piano strettamente francese; si tratta di una questione che interessa la politica mondiale dell'URSS. LA DIREZIONE DEL PCF HA DETERMINATO IL SUO ATTEGGIAMENTO NEI CON– FRONTI DEL PROBLEMA ALGE– RINO IN FUNZIONE DELL'INTE– RESSE E DELLE MIRE DELL'URSS. Un solo esempio basta a dimostrarlo. Al momento dell'autodeterminazione, nel settembre 195~, il PCF_definì la pro– posta di De Gaulle « un'ipocrisia e una trappola» (dich. del bureau politico). Poche settimane dopo, dato che Kru– sciov aveva dichiarato nel frattempo davanti il Soviet Supremo che « l'URSS aveva perfettamente capito quali fossero i legami storici che univano l'Algeria alla Francia», e dato che era stato de– ciso il viaggio « distensionista » dello stesso Krusciov in Francia, il PCF ha cambiato completamente la sua posizio– ne, anteriore di solo un mese, sostenendo da un lato di aver commesso un errore, e dall'altro affermando che l'autodeter– minazione « doveva essere presa in con– siderazione ». In questo modo il PCF ha dimostrato chiaramente che la questione algerina non era• ai suoi occhi, né un affare francese, né un affare algerino, ma che si trattava esclusivamente di un mezzo d'azione a profitto della politica dell'Unione Sovietica. D.: Dato che il PCF, come suoi confratelli, segue le impostazioni poli– tiche dettate da Mosca, quali possono essere i futuri sviluppi della crisi, poùhé oggi sono contrapposti personaggi che hanno larga udienza al Kremlino? R.: E' importante infatti notare che tanto Servin, Casanova e Vigier, mem– bri ufficiali del partito, che i < com– pagnons de route », quali Emmanuel Astier de la Vigerie, Chamberon e Mare Jaquier sono molto legati all'apparato generale sovietico nel mondo. Son note 1~ amicizie moscovite di de la Vigerie, si sa che egli ha un ruolo importantis– simo, per la propaganda sovit'.tica, nel « consiglio mondiale della pace». Si sa che un personaggio come Chamberon, è il principale responsabile di tutte le relazioni commerciali ed economiche tra l'Est sovietico e l'Occidente europ('o. Fino ad ora i dirigenti dell'URSS non si sono intromessi direttamente, ma seguono con attenzione l'evoluzione della crisi, poiché, ai loro occhi, il PCF ha, in Occidente, una importanza molto grande sul piano delle ulteriori realiz– zazioni della politica internazionale dell'URSS. Da parte sua il gruppo Servin-Casa– nova sta facendo una speculazione sul– lo sviluppo della coesistenza pacifica e di distensione. Se quest'ultima prenderà maggiore ampiezza, interesserà pure la Europa, e quindi l'URSS potrebbe adot– tare una condotta nei confronti della Francia e di De Gaulle, meno rigida, nella misura proprio con la quale la Unione Sovietica vuole manovrare con il generale De Gaulle come l'ha già fatto nel passato. D.: In quale situazione dunque si troverà Thorez, il quale oggi è obbli– gato a schierare tutto il partito, senza sfumature possibili, contro il gen. De Gaulle e contro il « potere personale » (tattica del resto contraria a quella se– guita dal 58 in pot). , R.: Seguendo questo ragionamento si potrebbe pensare, su 'che base di quesu dati naturalmente, che, se l'URSS at~ tuerà questa politica nei confronti di Dc Gaulle, possa d'altra parte cercar di modificare la linea politica del PCF, modificando_anche la composizione del– la direzione del_partito. In questo caso Thorez potrebbe ammalarsi e andar nell'URSS per farsi ~urare. L'ha fatto del resto a diverse riprese. D.: In conclusione dunque si può dire che oggi T horez, per ragioni inter– ne di partito non solo entra in conflitto con la politica che aveva seguito dal 58 in poi, ma d'altra .parte per salvare la monoliticità del partito, attorno alla sua persona, corre anche il rischio di dover fare un ulteriore « capovolgimento tat-

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