Lo Stato - anno II - n. 5 - 20 febbraio 1961

• • cr1s1 nel partito comunista francese di Il dissidio che si è monifestoto oi vertici del PCF tro Thorez e il « clon » diret– :ti.vo da uno parte, Servin e Cosonovo dol'oltro, deve considerarsi qualche cosa di di– .. verso doi contrasti per il potere che smuovono periodicamente le acque delle formazioni comuniste in tutti i paesi. Poiché i « casi » del PCF hanno avuto spesso ripercussioni anche all'interno del _.Pç:I, il nostro corrispondonte da Parigi ha intervistato sull'argomento uno dei maggiori specialisti di politica comunista ed uno dei più profondi conoscitori del PCF, HEl'IRY BARBET. •Henry Barbet fu segretaria generale del PCF dal 1929 al 1931, e, fino al 1934 ,membro del Presidium e segretario del Kamintern. . Uscì, in seguito, dalle file comuniste, pur continuando a svolgere una intensa at- :tj:vitò di studia su una materia e su un mando nel quale visse « dirigendo ». D.: La crisi che è scoppiata in seno al .• .. .PCF ha colto di sorpresa l'opinione pubblica francese ed internazionale. Ri– !Ì<'ne giustificato questo atteggiamento dei circoli responsabili? R;: La crisi ha effettivamente sorpreso • l'opinione pubblica non comunista. Ma .bisogna d'altra parte sottolineare che .__ p_er quel che concerne l'opinione pub– .bJica del partito, si tratti dei militanti, • drlle sfere dirigenti del PC o anche delle organizzazioni parallele come la COT, il movimento della pace, la gio– ven_tùe gli studenti comunisti in parti– colare, la cosa era pressoché scontata. D.: Si tratta dunque di una crisi rea- • • le,:-è n_ondi un contrasto, tra differenti · personalità del partito, che possa facil– mente rientrare. Per illustrare meglio il valore di questa frattura in seno al PCF, • penso sia utile che Lei rintracci il decor– so delle precedenti « malattie ». .R.: L'attuale crisi, profonda e reale, si può paragonare soltanto a quella del 1939--1940, del « patto germano-sovieti– co » cioè, quando una parte dei mili- •. tanti non volle giustificare ed approvare •iì patto tra Stalin. e Hitler. Dopo la Liberazione ci furono due Lo STATO bibliote~aginobian_•O altri tipi di crisi. La prima soprattutto, quella che portò all'espulsione di Mar– ty e di Tillon, fu una crisi personale tra i due e Maurice Thorez. Una specie di «: reglement des comptes », che il partito definì del resto: « crisi di discri– minazione tra i dirigenti ». Marty e Til– lon, comunque, rimproveravano a Tho– rez, da un lato di non aver preso parte alla lotta politica e militare che il par– tito menava in Francia nel periodo del– la occupazione tedesca, e dall'altro di aver insistito troppo, quando rientrò in Francia da Mosca nel dicembre del '44, perché il partito assecondasse ed aiutas– se il generale de Gaulle invece di assu– mere una sua linea politica attiva in vista della conquista del potere. La seconda crisi post-bellica portò al– l'espulsione di Auguste Lecoeur e di P1erre Hervè, perché costoro avevano criticato apertamente i metodi di la– voro e di comando di Thorez. Ma tut– to: e due le crisi non ebbero larga riso– nanza e furono superate facilmente dal PCF. D.: Prima di esaminare il fondo del problema attuale, anzi per meglio com– prenderlo, non crede che sia necessario parlare della composizione « qualitati- HENRY BARBET ,. va» dei quadri del PCF, composizione clie ha una importanza estrema nell'at– tuale crisi? R.: Già prima della guerra, grazie al « fronte popolare» ed all'evoluzione ge– nerale del PC, un certo numero di in– tellettuali aveva dato la sua adesione al partito; fu subito dopo la crisi del 39-40, che il PCF si è lanciato, a pro– fitto dell'URSS, nella battaglia politico– militare clandestina contro l'occupante tedesco. Al momento della liberazione il partito ha accentuato ancora di più questo suo orientamento antitedesco, e fu grazie a questa tattica che raccolse l'adesione di vasti strati intellettuali e borghesi, accogliendo militanti più scio– vinisti che non comunisti internaziona– listi. E' proprio in questo contesto che Marce! Servin è entrato nel partito (1943), dove fece una rapida carriera in mezzo a quelli che noi chiamiamo i « neo-comunisti ». Quanto a Casanova, se è vero che egli ha iniziato la sua carriera di militante rt·sponsabile subito dopo la liberazione, a differenza degli altri, egli era già iscritto al PC prima della guerra ed era stato in quel periodo segretario partico– lare di Thorez. Da notare, comunque, che i giovani, quelli che son saliti alla direzione nel dopoguerra, come Servin, Casanova e Vigier, sono stati tutti for– mati, completamente, alla scuola di Thorez, e cioè alla .;cuola staliniana adattata alla Francia. Ed è proprio sotto questo aspetto che la crisi attuale è as– sai più originale e molto più grave delle precedenti, poiché è scoppiata in seno al gruppo stesso di Thorez. Quest'ul– timo è accusato ora, dai suoi stessi « fe– delissimi » di applicare un metodo, un orientamento ed un sistema nefasti per lo sviluppo del partito. 11

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=