Lo Stato - anno II - n. 5 - 20 febbraio 1961

.. I L' a u-t or i t à del lo Stato Il conformismo - che è segno di debolezza morale e di decadenza del costume - ostacola un franco e chiaro discorso sull'autorità dello Stato. Che deve essere rafforzata e tutelata gelosa– mente in regime democratico più di quanto non lo sia in regime totalitario, dato che nel primo caso è in gioco la libertà di tutti i cittadini, mentre nel secondo la posta interessa soltanto i gruppi politici che detengono il potere. Il conformis~o dei tempi che cor– rono in Italia consiste nella più strenua difesa delle posizioni conseguite da una partitocrazia al di fuori della Costitu– zione, che vede nello Stato non tanto la casa comune da abbellire e salvagua1- dare, quanto la preda ambita della corsa al potere, in una lotta che non conosce ormai più alcuna esclusione di colpi. Un anziano uomo di Stato ancora vi– vente, che fu testimone della nostra storia politica dal 1890 fino •ai nostri giorni, suole ripetere· che la democrazia liberale cadde nel 1922 perché non sep– pe - o non volle - imporre il rispetto dell'autorità dello Stato di fronte alla rissa delle fazioni. Oggi, chi invoca non già lo Stato autoritario - definizione che, per chi gioca sulle parole, può prestarsi a tra– visamenti - bensì l'autorità dello Stato per la tutela dell'ordine e pel rispetto della legge, incorre nella censura del conformismo ufficiale, di coloro cioè che sono in corsa verso la meta del potere e male vedono chiunque ardisca tentare di fermarli dimostrando agli spettatori che essi, e non altri, sono la posta vivente di una gara sfrenata. Non solo, ma il facilismo manicheo dei conformisti della partitocrazia in– duce costoro a qualificare come fascista chi osa avventurarsi sul terreno minato di una polemica che è dura e difficile quanto può esserlo ogni polemica anti– conformista, soprattutto se rivolta ad aprire gli occhi dei cittadini per evitar loro la tagliola di rinnovate e definitive esperienze liberticide. Lo STATO bibi10ecag1nobianco In una vera democrazia, popolo, territorio ed or– dinamento giuridico, s1 integrano m uno Stato di diritto e ci vile nel quale i partiti politici as– solvono le loro naturali funzioni senza traligna- menti di sorta Sarebbe facile replicare che proprio nel manicheismo politico, nella rigida classificazione, cioè, delle idee e degli uomini in compartimenti stagni, risiede l'embrione del totalitarismo di qualsiasi color~. E' però strano, paradossale e, sotto certi aspetti, ridicolo, che l'accusa di velleità totalitarie venga rivolta proprio a coloro che hanno in animo di denun– ciare pubblicamente i mali di un siste– ma che va trasformandosi in regime oli– garchico e di contribuire perciò in qual– che modo alla instaurazione, anche in Italia, di una vera democrazia ove po– polo, territorio e ordinamento giuridico si integrino in uno Stato di diritto e civile nel quale i partiti politici assol– vano le loro naturali funzioni senza tralignamenti di sorta. Stato e democrazia Un discorso· sull'autorità dello Stato non si può aprire comunque che negli stessi termini del discorso sulla demo– crazia. Non basta cioè affannarsi à ripe– tere che si è democratici e che si vuol difendere la democrazia allargandone l'area, se poi i fatti contrastano con le parole; come contrastano quando la partecipazione diretta del popolo alla vita pubblica e la meccanica delle isti– tuzioni che sono intese a disciplinarla, è soggetta al filtro permanente ed oppres– sivo della partitocrazia ufficiale. Non si può così dichiarare che si vuol tutelare l'autorità dello Stato per adem– piere a quello che dovrebbe essere l'ob– bligo essenziale di qualsiasi dirigenza politica, .se poi, di fatto, la discrimina– zione, il compromesso, la debolezza quotidiana denunciano carenza di azio– ne rispetto alla volontà manifestata. L'autorità dello Stato, anzitutto, non va difesa, ma imposta. Il concetto d1 difesa presuppone una possibiltà di offesa che, in regime democratico no11 deve esistere; se esiste, va punita a te1.– mini di legge. Nessun cittadino, nessun partito od ente può sottrarsi o pensare di sottrarsi agli obblighi stabiliti dalla legge senza con ciò stesso vulnerare il principio del– l'autorità dello Stato. Nei regimi. totalitari l'autoritarismo dell'apparato statale può identificarsi con l'arbitrio di persone o di gruppi nel falso presupposto di una unanimità ba– sata sul terrore e sulla violenza che si estende senza ostacoli fino alla legitti– mazione formale preventiva della facol– tà di arbitrio, posto che la legge non incontra i limiti consueti della libertà di scdta e della morale comune. Nei regimi democratici, invece, l'auto– rità dello Stato promana da una legge che è l'espressione della libera volontà della maggioranza della nazione. La legge può essere cambiata, se si vuole, ma non è ammissibile che l'arbitrio vi si surroghi sostanzialmente pur lascian– do i~mutate le forme e le apparenze. Ogni pratica che vi9li tale principio, si pone sullo stesso piano di illegitti– mità dell'offesa palese, per cui l'eserci– zio arbitrario di potere sostanziale - come quello dei partiti, ad esempio - menoma la legge quanto e forse più che le violazioni eversive di sostanza e di forma. Così, in definitiva, la parti- 9

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