Lo Stato - anno II - n. 4 - 10 febbraio 1961

'• - . '\.,. TAMPA fatto di volgare cronaca nera è stato presentato dai gior– nali di tutto il mondo come una manifestazione di eroi– smo. L'assassinio di un uomo, da parte di un pugno di fuorilegge, è stato commentato come se si fosse trattato dell'uccisione di un tiranno. L'uomo assassinato era un ufficiale della nave portoghese « Santa Af aria»: un ma– rinaio che ha tentato di assolvere il proprio compito e dt impedire ai banditi di mettere in atto i loro loschi di– segni. Di questo uomo nessuno si è ricordato. Si è par– lato, in compenso, di Gafrao e degli altri individui della sua banda. Si è parlato di costoro come di creature ro– mantiche legate pateticamente al culto della libertà e di– sposte a qualsiasi gesto pur di strappare la propria patria dalla tirannide. Ripetiamo: un fatto di cronaca nera è stato travisato, trasformato al punto da farlo sembrare una mani/ estazione di nobiltà d'animo e di spirito di abnegazione. I banditi sono stati cantati come eroi. In questa gara alla «montatura~ giornalistica hanno brillato i quotidiani «cattolici» che non hanno lesinato i vocaboli per presentare ben aureolato il pirata Galvao. Giornali come << Il Popolo », « L'avvenire d'Italia >>, « Il Giornale del mattino » hanno dedicato colonne di piom– bo alle gesta dei banditi portoghesi. Non hanno mancato neppure di sottolineare il fatto che Galvao, subito dopo il «colpo')), ha fatto cambiare nome alla nave: ai banditi non garbava il riferimento alla Vergine. Così a « Santa Maria~ è stato sostituito « Santa Libertade ». A dire il vero, un simile comportamento da parte di banditi si spiega. Quello che non si spiega è che il gesto sia pia– ciuto ai redattori dei suddetti giornali cattolici. Ma, cer– ta gente, di cattolico non ha più nonché la ragione, nem– meno la sensibilità. Sanremo e le canzoni "proletarie,, Il festival di Sanremo è finito. Per quindici giorni la grande stampa di informazione ha avuto modo di sbizzar– rirsi interrogando sulle canzoni presentate gli esponenti degli ambienti più diversi. Anche gli uomini politici so– no stati invitati ad esprimere i loro pareri. I limiti del ri– dicolo sono stati, quindi, raggiunti ed ampiamente supe– rati. Un uomo di sinistra, tra gli altri, ha avuto modo di compiere una dissertazione sulla differenza tra le canzo– ni proletarie e quelle piccolo-borghesi. Ed un giornale della sera ha riportato tedi dichiarazioni commentandole positivamente. Non c'è da meravigliarsi. Il processo di diseducazione generale non è iniziato né si concluderà a Sanremo. La manifestazione «musicale~ svoltasi nella cittadina ligure ci ha dato modo soltanto di registrare il grado di imbecillità raggiunto da tanta gente che rico– pre cariche di. responsabilità nella vita pubblica italiana. -.-.-.-afl.-..-.-.- . . ........ - -......... -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.------------------------- Gli "intellettuali,, e l'Algeria I giornali della « sinistra democratica » hanno annun– ciato che le « riviste di cultura hanno firmato un docu– mento comune con cui si impegnano ad appoggiare le iniziative degli intellettuali algerini» contro la Francia. Naturalmente, dai democristiani ai comunisti, tutti han– no esaltato questa iniziativa che dimostrerebbe lo spirito «progressista~ della nostra intellighentia. Pochi sono stati quelli che hanno voluto togliersi la curiosità di ve– dere quali siano le riviste aderenti al!'azione « pro in– tellettuali d'Algeria>>.E pochi, quindi, hanno avuto mo– do di rilevare che l'iniziativa in questione rientrava in quella manovra a largo raggio che mira a ricostituire un « fronte della cultura>>al servizio del partito comunista. La manovra sta pienamente riuscendo. I democristiani per primi si sono schierati a fianco dei comunisti e dei socialisti non soltanto per la questione dell'Algeria, ma anche in tutte quelle manifestazioni organizzate all'in– segna della « libertà della cultura'> che servono ai social– comunisti per allargare la loro sfera di influenza in tutta 1a società italiana. L'Algeria ed i suoi intellettuali, dunque, sono soltanto una facile occasione sfruttata dai marxisti e appoggiata dai democristiani, divenuti ormai entusiasti assertori del– l'apertura a sinistra. Polizia e lotta di classe La Polizia a Roma ha selvr,rggiamentepicchiato i gio– vani che hanno dimostrato i propri sentimenti patriotti– ci e la propria indignazione per le gesta teppistiche dei terroristi austriacanti. La Polizia aveva avuto ordini precisi: impedire ai giovani di solidarizzare con i pro– pri fratelli dell'Alto Adige; impedire agli studenti di n·affermare la propria fedeltà a quegli ideali che costi– tuiscono un patrimonio di dolore e di sangue per tuttt gli italiani. Questi ordini costituivano esattamente l' op– posto di quelli impartiti alla Polizia di Milano al tem.po delle famigerate manifestazioni dei metallurgici. In quella occasione gli agenti non intervenirono per im– pedire agli attivisti del PCI di picchiare a sangue un ma– gistrato intervenuto in difesa di alcune signore ingiuriate e percosse dagli scalmanati. E non intervennero neppure per impedire che fossero messi a soqquadro gli uffici di un'azienda che non si era piegata ali~ intimidazioni de– gli agitatori comunisti. In compenso, la Polizia ha malmenato gli studenti. I-la preso a calci ed a manganellate giovani che non da– vano fastidio ad alcuno e che si limitavano a inneggiare ali'Italia. Come si spiega que.rto comportamento? E' semplice: la causa della ~ convergenza ~ vale più quella della nazione . .,,,._._. ,,,_._._. _______________________________________ ..,. . _ __________________________ ...,. . . Lo SrATO 17 ·bi··. O•ec·aginob·neo ,

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