Lo Stato - anno II - n. 3 - 30 gennaio 1961

Il testo costituzionale non escludeva certo di per se tale interpretazione: essa aveva piuttosto contro, sul piano della dottrina costituzionale, i principi del parlamentarismo classico, così come erano stati sta– biliti dall'evoluzione dello Stato inglese. Essa aveva contro inoltre tutta la tradizione parla– mentare italiana, ma anche e soprattutto il nuovo principio di legittimità, che aveva sostituito quello liberale e che costituiva la forma politica della demo– crazia italiana: il principio cioè del partito quale portatore del_ mandato popolare e quindi quale espressione istituzionale della volontà popolare. Tale principio è .la lex non scripta della Re– pubblica, è la costituzione invisibile che si sovrap– pone a quella visibile, nonostante che la legge scritta porti ancora la vecchia regola della proibizione del mandato imperativo. Tale norma, che era servita ai primi costituenti francesi per sbarazzars,ì delle re– gole del diritto pubblico rappr-esentativo medievale, è oggi un'arma spuntata contro chi usa del mandato e della volontà popolare come di un nuovo principio di legittimità. • Lo svuotamento dello Stato, la sua riduzione ad apparato esecutivo, l'attribuzione dell'autorità ad as– sociazioni private come i partiti, vengono così giusti– ficate e mediante un adulteramento ed una mitizza– zione del termine di democrazia. Il presidente Gronchi non immaginava forse d,ì lottare contro i nuovi geni dello Stato italiano impo– stando il problema dell'autonomia del potere presi– denziale. Era ben comprensibile che un cattolico, an– che se al centro della vita politica nazionale, non in– tendesse subito la profonda contraddizione che sepa~a la presente concezione della democrazia, di derivazio– ne rousseauviana, dalla tradizionale concezione dello Stato: tutto il movimento cattolico è ben lungi dal– l'aver saputo usare della propria Fede per intendere le mistificazioni e le contraddizioni dçlla politica moderna. D'altro lato. tutto la sinistra non faceva che invocare lo « Stato di diritto». Ma questo non era che un esempio della spregiudicatezza della sinistra, ben legata invece alla legitcimità partitocratica. Si può dire che l'on. Gronchi, impostando nel quadro del parlamentarismo partitocratico, il pro– blema dell'autonomia dell'istituto presidenziale, com– piesse un atto o estremamente coraggioso od estre– mamente ingenuo: tale cioè in ogni caso da porgli contro tutte le tradizioni politiche italiane, dalla liberale legata al giolittismo, alla comunista. Tutte in modo diverso erano espressione della legittimità partitocratica e parlamentaristica: nessuna tradi– zione, salvo quellà cattolica e quella nazionalista, era disposta ad ammettere l'esistenza di un potere politico autonomo dal Parlamento. 2 bi liotecaginobianco E' dup.que ben singolare che l'autonomia delio istituto presidenziale fosse poi intesa dallon. Gronchi come condizione per l'incontro tra cattolici e so– cialisti, da lui visto nei medesimi termini e nel me– desimo spirito con cui De Gasperi aveva impostato l'incontro tra cattolici e liberali. Si trattava pe~ò di visioni superate sullo stesso piano storico; tanto che l'una durò pochi anni, essendo il liberalismo una forza politicamente non più determinante, e l'altra poi si sta realizzando, ma in termini opposti a quelli pensati dall'on. Gronchi. Sia la visione politica di De Gasperi che quella di .Granchi erano condizionate ai termini politici della situazione prefascista. Essi non avevano valutato che due Stati, due legittimità erano morte e che una terza era nata, simile nei termini, ma profonda– mente dissimile nella sostanza dalle precedenti e so– pratutto da quella liberale. Nulla della trascendenza déllo Stato poteva essere salvato in questo sistema della democrazia assoluta, del partito e del mandato. Gli uomini della generazione politica contempo– ranea al fascismo che avevano avuto educazione marxista e lungo contatto con i comunisti potevano comprendere meglio la nuova realtà. Tra i cattolici !a potevano poi comprender-equelli di esperienza fa– scista, poiché in tale esperienza i nuovi concetti parti– tici avevano conosciuto una notevole affermazione. Uomini come De Gasperi e Gronchi erano i meno adatti a comprendere la radicale degradazione dello Stato che stava alla base del nuovo regime. Il problema politico italiano non si poneva più nei termini delle solidarietà aventiniane, ultima espe– rienza politica degli ex-popolari: il vero problema non era più l'incontro di forze politiche nel quadro .di uno Stato avente una sua dottrina ed autorità, ma l'accettazione o meno di un sistema di riduzione as– soluta dello Stato alla democrazia assoluta, dello Stato ai partiti. L'on. Gronchi, affermando l'auto– nomia dell'istituto presidenziale affrontava diretta– mente la nuova legittimità, quella a cui i partiti erano legati prima ancora che a se stessi. Le intese tra i detentori del potere del partito democristiano e quelli del partito socialista erano conformi alla legittimità partitocratica, quella delle forze politiche· attorno al governo del Presidente era radicalmente impossibile. Si è creata così quella singolare contraddizione nella politica del Presidente, una contraddizione che potremmo chiamare tra la forma ed il contenuto e che ha condotto a quell'isolamento di cui parla Scalfari. L'on. Gronchi sosteneva una linea costituzionale che, rifacendosi ai valori universali dello Stato con-

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