Lo Stato - anno II - n. 3 - 30 gennaio 1961

Per gli illuminati del ''Caffè '' antidemocratico chi • carne ' e Nel centenario del Risorgimento solo i radicali ed i marxisti si preoccupano di operare una revisione, naturalmente tendenziosa, delle ·scialbe leggende insegnate a scuola L'invito alle celebrazioni per il cen– tenario deil'unità 'd''\J.talia, in questo biennio 1960-1961, è stato finora accol– to dalla sola « intellighentzia » di sini– stra. Si registrano, è vero, delle ecce– zioni, ma esse non sono tali da modifi– care la natura di un fenomeno fin trop– po chiarn. Non è - tanto per rimane– re -.ml piano dell'editoria, al quale in– tendiamo principalmente riferirci - la apparizione solitaria di qualche illustra– tissimo, quanto anodino volume di edi– zione più o meno statale, a poter con– trastare l'efficace battaglia che le nu– merose e ben studiate pubblicazioni del– la sinistra stanno conducendo sull'argo– mento risorgimentale. La « intelligheu– tzia » di sinistra ha ormai abbandonato da molto tempo, specie in campo sto•• rico e di critica politico-ideologica, le pubblicazioni stile « amici dell'Unione Sovietica », o « pa.tigiani della pace >. Ha assunto tutt'altra veste, la veste « se– ria » degli accademici e degli studiosi. Per quest'opera senz'altro impegna– tiva, gli scrittori di sinistra trova.no gio– vamento nello stato meschino in cui la critica dei decenni passati ha ridotto la storia conteIT1~ranea, partlicolarmente quella. d'Italia. La storia degli ultimi se– cdli, come ci è stata insegnata a scuola e ripetuta in mille occasioni, è un abbozzo inesatto: tutta una serie di leggende e di fole adatte al più a divertire gli in– fanti. Per essa, Garibaldi, Mazzini, Cn– vour, o altri «grandi» del pcriodo ri– sorgimentale, non ci appaiono niente af– fatto più seri di Cappuccetto Rosso o di Pollicino. Paradossi a parte, la « storia :> risorgimentale, cosl come è stata tra– mandata, non è una cosa seria. Né sia– mo noi ad affermarlo, chè potremmo es– sere tacciati di « reazionari » o essere comunque .acqusati di « dir male di Garibaldi»: lo affermano invece, so– stanzialmente, i ponderosi volumi della 28 L.u tecaginobianco editoria di s1mstra, trattando gli argo– menti con spregiudicatezza, incurnnti di danneggiare le aureole di cartone a tanti « vitelli d'oro» della storia patria. Ma di fronte a questo impegno, co– loro che s'·illudono di non giovare alla causa del ma·rxismo non sanno fare al– tro che sfornare di tanto in tanto qual– che volume, che se esternamente si pre– senta ricchissimo, per il contenuto non va al di là del tono limitato e puerile usato fino a icri dalla storia patria. Si continuano a rimestare i « ti.em– m'innanz » e i « che l'inse », a ripre– sentare le vecchie leggende che hanno reso somari in storia gli .uomini di. tan– te generazioni. La critica di sinistra, ri– petiamo, non teme di bucare qualche paHone gonfiato, non teme di raccon– tare, finalmente, non diciamo tutta - che sarebbe pretendere troppo - ma almeno buona parte della verità. Na– turalmente, non basta esporre un fatto vero; è necessario anche collegarlo lo– gicamente a una causa e a una conse– guenza, inquadrarlo in una insieme più vasto: e in questa seconda fase Inter– viene l'intcrpretazione tendenziosa che ci si prefiggeva di operare. Con una si– mile tattica - raccontando prima i fat– ti storici realmente accaduti, senza gon– fiarli o deformarli, e limitandosi poi a intervenire con la voluta· significazione ideologica soltanto in sede di critica - la sinistra viene a trovarsi su un piano infinitamente più agevole dei suoi av– versari (o presunti tali) e finisce per far prevalere le proprie tesi. Da ciò scaturi– sce il « progress·ismo » di un Goldoni o di un Manzoni, che gli altri, i non pro– gressisti, non riescono efficacemente a sfatare. Soffermiamoci - non a lungo - su • un esempio: la « Collana di periodici italiani e stranieri » edita da Feltrinelli, che ri'stampa giornali, libri e riviste del XVIII e del XIX secolo. Bastano pochi titoli, fra opere già pubblicate ed altre in preparazione: « Critica sociale>, « I pc.iodici popolari del Risorgimento », « II Caffè », « I giornali giacobini », « Riviste liberali piemontesi », « Perio– dici democratici e socialisti », « Le ri– viste del positivismo italano ». Come si può facilmente osscrvare, sono tutte opere che si prestano egregiamente alla bisogna: basta aggiungere alla già equi– voca lettura una adeguata presentazio– ne, un commento preparato con astuzia; e il gioco è fatto. Cosl, gradualmente, tutta la storia dei secoli scorsi si avvia a diventare una sorta di « antico testa– mento » in preparazione del « nuovo », in anticipazione delle tesi presentate al– la opinione pubblica dai marxisti di oggi. Ma, scendendo ancora nel particola– re, si registrano addirittura casi in cui il volume ripubblicato si presta in ma– niera specifica a fungere da sostegno « culturale » a battaglie combattute adesso sul piano contingente della poli– tica.· E' un po' il caso del «Caffè». In politica, negli ultimi mesi, è cessata la massiccia azione de,J partito comunista, per lasciare la strada sgom– bra all'azione più duttile degli « utili idioti ». In questo momento i comu– nisti sono abbastanza tranquilli; è il lo– ro turno di ciposo, mentre altri, meno sospetti all'opinione pubblica, lavorano con maggiore efficacia. Sono i demo– cratici di sinistra e i radicali, che con– ducono a favore del PCI la battaglia per l'apertura a sinistra e contro il co– lonialismo, contro « le torture » dei « paras » - dimenticando le gole taglia– te, le oscene mutilazioni e i massacri dei terroristi del FLN a.Jgcrino e ancora « contro il fascismo » (posto sul tappeto ad ogni occasione). A bene esaminare questi temi, non si scorgono i soliti slo-

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