Lo Stato - anno II - n. 3 - 30 gennaio 1961

::stra, in un libro che ha suscitato molte cr·itiche presso gli stessi interessati. L'ac. costamento di sc-rittori politici come P.ierre Boutang, Alfred Fabre-Luce e Maurice Bardèche, i quali, pur essendo tutti decisamente nemici del « sistema > e quindi a destra, hanno orientamenti spesso assai diversi, è sembrato un pò superficiale, se non arbitrario. Altre fondate proteste riguardano l'omissione -di numerosi autori di cui sarebbe stato -indispensabile par.lare: Lucien Rebatet, che con il romanzo « Les deux E' ten– .dards > ha lasciato una delle opere più valide di questo dopoguerra; André Fraigneau, che è considerato il vero maestro da tutto un gruppo di giovani scrittori ed ha stabilito una atmosfera, un punto di riferimento con Les étonne– ments de Guillaume Francoeur; Henry Massis e Jean Madiran, due saggisti di rigida ispirazione cattolica; Jean Larte– _guy, che, pur essendo tenuto fuori del– l'ambiente per il suo· conformismo de– .gollista e resistenziale, reste-rà il vero romanziere dei paras e dei combattenti di Corea, dell'Indocina; Raymond Abel– lio, ed altri fra i dimenticati, tolgono al lavoro di Vandromme quel carattere <li completezza, che pure sarebbe stato .così necessario. Infine anche la tesi cen– trale del libro, in cui si teOTizza il « di– simpegno > sul piano politico di molti fra questi scrittori, appare nettamente superata da quando anch'essi hanno fir– mato il contromanifesto degli intellet– tuali francesi, e si sono decisamente im. pegnati nella difesa dell'Algeria fran– -cese, con una rie.ca produzione lettera– ria di cui abbiamo già dato notizia su questa rivista. Tali difetti non tolgono a « La Droite lJUissonnière » di Poi Vandromme (edi– ta da Les Sept Couleurs, 1960) !'-indub– bio merito di aver riaperto il discorso, con vera ricchezza di idee, di saporite e giuste osservazioni, su un argomento di estrema attualità. Il problema dell'impegno politico si presenta in modo completamente diver– so per un letterato di destra o per uno di sinistra. A sinistra l'impegno è per– manente: sino a che la rivoluzione non abbia trionfato il suo unico tema è -la sovversione, ,l'attacco contro la società borghese, attuato direttamente, per divi– derla sulla denunzia dei suoi inevitabili aspetti negativi, o· indirettamente, mi– nandola nei pr·incipi morali, secondan– done la dissoluzione interna con le sug– gestioni di un sempre più accentuato lenocinio; quando poi la dittatura del Lo Stato inobianco proletariato si è affe-rmata, sono gli or– gani burocratici della propaganda ad impartire agli scrittori i compiti da svoL gere. Per lo scrittore di destra il tema non è la rivoluzione, ma la vita, cioè qualcosa che abbraccia un arco estrema– mente più ampio di interessi. Arco che si deciderà a restringere sul tema politi– co solo nel momento in cui sentirà l'ac– qua alla gola. Noi dobbiamo ringraziare gli scrittori di des·tra per la loro capacità di r,ifiuta•re,in tempi normali, l'angustia dei temi politici, perché è proprio in ra– gione della loro mobilità di fantasia, della loro libertà di ispirazione, della lo– ro apparente frivolezza, che noi conser- •viamo del nostro ~ondo, dei nostri at– teggiamenti, dei nostri problemi, dei nostri ricordi ed esperienze, una imma-· gioe lucida, varia, amabile, piena di sfu– mature e appunto per questo degna di essere difesa. A destra non ci si batte • per una ideologia;, ci si batte per la vita: e noi sentiamo quindi come nostri affini gli scrittori completamente aperti al gu– sto sempre così diverso della vita, ivi compresa la fervicla ricchezza dei suoi grovigli e delle sue contraddizioni, e per i quali Dio, l'amore, la natura, i viaggi, le vacanze, l'avventura, la morte . ed il dolore, hanno un significato indi– pendente, una ragione di esistenza auto– noma rispetto a i programmi lineari del marxismo, ed anche rispetto alle neces– sità, sia pure urgenti, della difesa contro il comunismo. Gli intellettuali di sinistra sono come dei pappagalli ammaestrati, sapientissi– mi, che strillano a noi, dalla loro gab– bietta ideologica: « Voi siete supe.rati, perché non sapete conrtapporci una gab– bia più bella della nostra! >. E sono tal– mente .fieri di essere ingabbiati, che scambiano per un vuoto culturale tutto il vasto mondo in cui ci muoviamo noi, uomini di destra, che non vogliamo gabbie per i nostri sogni, per le nostre passioni, per i nostri movimenti. Ma chi ha mai prescritto che si debba subor– dinare e inquadrare ogni moto dell'ani– ma a una direttiva politica? Se questa è la condizione per essere « moderni >, noi preferiamo essere all'antica; e reazio– na,ri, se .\' « impe~no sociale > deve essere l'unico angolo visuale da cui guardare il mondo, per poterci considerare a buon diritto « uomini del nostro tempo>. Miche! [)éon, in una pagina del suo romanzo Les gens de la nuit, quasi di– strattamente ha riassunto il clima della destra letteraria a cui ha aderito: « M, tornava alle labbra i' eterna questione: perché sono io che soffro, perché queste coppie, questi uomini, queste donne che passeggiano sui viali lentamente, hanno la fortuna di conservare un cuore libero e leggero? L'ingiustizia sociale mi in– digna moderatamente: é secolare é il frutto e la posta di un certo grado d, civilizzazione. Sotto di noi penano degli ':'Omini, ma noi peniamo per degli altri al di sopra, di cui non sappiamo nep– pure sempre ii nome. E' già un sacco Jj tempo che il mito dell'Eguaglianza n~n commuovi! e non entusiasma più nes– suno, e noi non abbiamo saputo sosti. tuirgli niente. In compenso, l'ingiustizia che crea dègli esseri vulnerabili nella lo– ro sensibilità, e degli altri totalme~te invulnerabiii, o quasi, mi urta e mi ri– volta>. In fondo, interessarsi delle pene d'a more, delle sofferenze che procura il rimorso, delle anime assetate che cerca– no Dio, della gente che si annoia e tro– va triste che la vita passi senza portare nulla di imprevisto, non rappresenta un impegno fraterno ve-rsoil prossimo, mu. nito almeno dello stesso va,lore di uma– nità, di attualità, di partecipazione, che , le sinistre attribui,scono a\.l' « impegno sociale>? Qui si potrebbe agevolmente chiudere il discorso; ma in tempi come questi, dediti al vezzo della diserzione, non vorremmo rischiare di avere offerto un alibi ai vigliacchi. Rifiutare Ia·monotonia di un impegno politico continuamente espresso a chia,re iettere, non significa che non si debba poi scendere in campo quando occorre. Il « disimpegno > degli scrittori di cui stiamo parlando non è una scappatoia per evitar di esporsi; è una rivendica– zione polemica di libertà, a cui ha quasi sempre fatto seguito qualche scritto po– liticamente impegnato in difesa della libertà, dell'occidente, con~ro lo schie– ramento ottuso e fazioso di sinistra. Ma per avviare decentemente un discorso politico sulla libertà è bene aver prima creatq qualche esempio di espressione libera. Solo la falsa libertà delle demo– crazie partitocratiche, dei pa,rlamenti os. sessionati dal mito « sociale >, si riduce a una categoria della politica. Le -libertà reali vivono essenzialmente fuori dei parlamenti, delle sedi di partito, delle « case della cultura>, dei luoghi sterili dove si discute. Le libertà reali sono ,là dove si prega, dove si ama, dove si la– vora, dove si soffre, dove ci si rallegra, là dove vivono gli uomini normali, GIANO AccAME 27

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