Lo Stato - anno II - n. 3 - 30 gennaio 1961

b <lelh cultura cosmopolita europea, ma ~enza che alcuno sia animato da un palpito di vita. Quanto più brillanti e '.lVvincentile memorie di quegli scrittori ~taHani che ebbero le stesse esperirri7.ef Di un Ardengo Soffici, per esempio. A rendere più sgradevole e pesante l.i lettura interviene l'enfasi usata nel p:u·– lare degli emigranti russi, di Lenin, dei capi bolscevici e dei primi episodi rivo- luzionari. Qui la retorica è talmente <macc:tta e « sovrapposta > agli avvcni– rnenti narrati da divenire controprodu– cente. Ehremburg riesce, in tal modo, a rer,– rlere ~impatici quei pochi controrivolu– zionari che egli si sforza vanamente di delineare sotto un aspetto urtante. C'..o– me quell'ufficiale che, gioendo alla no- . tizi.a di una sconfitta dei bolscevi:c1, così si esprime: « I cosacchi gliel'h:Ìn In Francia la destra • fatto vedere... Ma come si fa a parlare con quella gente? Sono dei de!inquen– ti! >. Un linguaggio che non piacerà agli intellettual, abituati a cantare le « gesta > dei sovietici. Un linguaggio, però, che pur nella sua <:rudezza non si discosta dal vero. Il trionfo del leni– nismo non ha, forse, segnato nel mon– do il sopravvento dell'odio? FAUSTO BELFIORI letteraria • SI b.urla dei pappagalli ammaestrati J <t disimpegnati» a/fermano la libertà e varietà d'ispirazione del/a vita contro le tesi monotone delle sinistre impastoiate obbligate della propaganda tra i temi ideologici e le direttive Qualche anno fa L'Express scopriva con orrore che esiste in Francia uno sti– le letterario di destra e che degli scrittori come Roger Nimier, Anto.ine Blondi,n, Jacques Laurent (il quale ha firmato anche con lo pseudonimo di Ceci! Saint Laurent tutta una serie di fortunati ro– manzi fiume), vanno catalogati a destra anche se non sempre le loro convinzioni politiche traspaiono dai libri. Per L'Ex– press era sufficientemente indicativo, in mancanza di una esplicita manifestazio– ne d'impegno politico, l'adozione di un certo modo di scrivere, di un certo at– teggiamento di fronte al-la vita. Temoi– gnage Chrétien rincarava la dose decre– tando che Nimier, Blondin, Laurent, an– davano considerati - e quindi messi al bando - come una avanguardia mili– tante del fascismo. La differenza che questi scrittori in– tendevano sottolineare nei confronti dei loro colleghi di sinistra era semplice– mente quella del rifiuto di qualunque asservimento a formule politiche; auto– ri disimpgnati, essi intendevano con– tinuare a scrivere in un Erancese puro, per il piacere intimo di raccontare bene delle invenzioni capaci di divertire e di incantare il pubblico. I problemi sociali non li interessavano, gli ideali della de– mocrazia li facevano sorridere di com– patimento, il mito della libertà era fini– to per loro nella fossa dei poeti assassi– nati in Francia, con puntualità stupida ed esasperante, ad ogni nuova ondata giacobina: da Andrea Chénier a Robert 26 aginobianco Brasillach. Essi si erano uniti in una rivista, La parisienne, il cui unico in– tento programmatico si riduceva al ri– sultar piacevole rispettando la sintassi e rifuggendo dai •luoghi comuni di ltfl progressismo diventato accademico, ob– bligato, bugiardo e conformista, Si ri– trovarono nella famiglia de La parisien– ne, o'ltre a Nimier, Blondin, Laurent, il commediografo Félicien Marceau; Mar– ce! Aymé, che aveva già messo in ridi– colo gli speculatori della resistenza nella commedia La The des Autres e nel romanzo Uranus; il romanziere e stori: co della letteratura Kléber Haedens; il critico Robert Poulet, che vi pubblicò un suo significativo « Adieu au fasci– sme »; J acques Perret, un fedele del- 1' Action Française, e Miche! Déon, che non ònnega la stessa provenienza anche quando rifiuta, come i suoi amici, di e~sere immischiato nella piatta stupidità dei partiti politici di destra ora esistenti e nel piccolo cabotaggio politico in cui si esercitano i loro dirigenti; Paul Sé– rant, giovane romanziere e saggista, che con eguale curiosità e spregiudicato an– ticonformismo si è dato a ristudiare gli aspetti lettera;ri del fascismo francese e le dottrine esoteriche di Réne Guénon; ed allo stesso ambiente appartiene Louis Pauwels il cui saggio Le Matin des ma– giciens, una intrnduzione al realismo fantastico_che fa luce sulla singolare per– sonalità di Georges Ivanovitch Gurdjieff, sta avendo proprio in questi giorni un successo strepitoso. Le consorterie di sinistra definirono questo gruppo di scrittori come dei « ni– chilisti di destra», lasciando intendere che non ci si trovava più di fronte alla vecchia destra anchilosata fra i buoni propositi e le tasse di successione da pa– gare, fra gli ideali edificanti e fuori mo– da e gli ultimi interessi di <:asta da di– fendere, la, destra trombonesca delle ca– ricature coHa sua patetica attenuante di sentimenti eletti, con la sua morbida poesia di mondo che scompare senza separarsi dal bagaglio inutile di tutte le sue nobili illusioni, ma di fronte ad una destra cinica che non crede più a .niente. Sopratutto di fronte ad un:i destra spre– gevole, perché non si rassegna affatto a togliere il disturbo dignitosamente, in punta di piedi, come piacerebbe .ai so– cialisti, e che si ostina invece a conti– nuare a vivere, tranquillamente disinte– ressandosi di avere o di costruirsi una «dialettica». Poi Vandromme, esami– nando in un libro recentissimo gli aspet– ti della destra letteraria in Frnncia, nota a questo proposito: « Quando la sinistra dice: questi scrittori non credono più a· niente, ciò significa in realtà che essi non credono ai dogmi che la sinist;a venera. Non so.:o non li considerano affatto co– me brani d'evangelo, ma se ne fanno béffe, ne sottolineano la vanità, l'incon– sistenza, smascherando così quel/' ipocri– sia che è uno dei caratteri tipici della sinistra». Lo studio Vandromme è mvece un tentativo di spiegare cosa creda la de-

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