Lo Stato - anno II - n. 3 - 30 gennaio 1961

biL Delude l'autobiografia del "santone" sovietico llià Ehremburg è tra gli scrittori so– vietici più conosciuti in Italia. Molti suoi romanzi e saggi, infatti, sono stati presentati al nostro pubblico dai soliti editori tanto entusiasticamente attemi a tutto ciò che viene prodotto oltre corti– na quanto indifferenti all'attività crea– tiva di quei poeti e narratori che si ten– gono distanti dalle congreghe di si– nistra. Ehremburg è venuto più volte nel nostro Paese sempre accolto con tutti gli onori nei salotti « letterari > e nei circo– li di cultura frequentati dagli intellet– tuali che giocano ai « borghesi progres– sisti » appoggiando ogni iniziativa co– munista, firmando ogni manifesto del P.CI e gareggiando nell'ospitalità quan– do a Roma, a Milano, a Torino o a Ve– nezia capita un rappresentante della civiltà socialista>. Ehremburg, dicevamo, è venuto spes– so da noi e ha trovato sempre chi lo ha calorosamente salutato, chi lo ha fre– neticamente applaudito, chi lo ha elo– giato come « un grande esponente del– la cultura nuova». Eppure tra le per– sone per bene, -tra coloro che hanno un senso non equivoco della dignità del– l'uomo e dei compiti morali dello scrit– tore, Ilià Ehremburg non dov.rebbe tro– vare credito. Perché egli fu tra gli « sta– linisti » più duri, fu tra coloro che più si adoperarono a favore del « culto del– la personalità > del dittatore georgiano. Mai una volta dimostrò la minima auto– nomia di giudizio: ogni suo articolo ogni suo discorso, ogni suo libro, ogni suo intervento in sede di partito fu in appoggio delle tesi del sanguinario Dgiugasvili. Grazie al suo atteggiamento « pieghe– vole >, grazie al suo guillarismo e aI suo ottimismo pro-1"egime,riuscì a superare ogni epurazione. La rigidezza di Zda– nov trovò in lui un difensore. Per ogni angheria commessa contro le manife– stazioni di poesia,· di arote, di cultura non conforme ai canoni del « realismo socialista > egli trovò una giustificazio– ne. Fu, per dirla con Zdanov, un per– fetto « ingegnere detle anime > e· Stalin se ne servì, all'inte-rno, per eliminare ogni fronda nell'Unione Scrittori e, al– l'esterno, per far propaganda a favore dei numerosi organismi di • pressione creati per favorire la penetrazione co– munista in Occidente. Lo Stato inobianco Le memorie di Ilià Ehremburg sono piatte protagonista, trasformismo· politico la coscienza del come addestrato al . peggior E' nel giusto quindi, chi definisce Ilià Eheremburg un opportunista. Fu con Stalin fino al giorno de'lla morte di questi. Poi si uniformò al nuovo _clima: con Malenkov, prima, con Krusciov poi. Dopo aver fatto il duro, lo spietato; do– po essersi adoperato in ogni modo per contribuire all'affe-rmazi,,.)nedel dogma– tismo staliniano e zdanoviano, si è at– teggiato a tollerante ed a ribe'lle. Un suo romanzo, « li disgelo >, fu portato a termine in fretta per fornire la prova del suo mutamento. Lungi dal cadere in disgrazia, come era successo ad altri romanzieri che si erano troppo « com– promessi » con il defunto dittatore, egli seppe rimanere sulla cresta dell'onda. L'abilità trasformista, l'attitudine al ca– maleontismo lo salvarono. Anzi, egli conservò la sua posizione preminente, la sua funzione di elemento-guida degli scrittori sovietici. !Dal titolo del suo ro– manzo prese nome, addirittura, un pe– riodo della politica culturale nell'URSS. Ne « Il disge'lo > trovò l'avvio una stagione letteraria che, però, ebbe vita corta e che si concluse bruscamente con la condanna di Pasternak per il suo « Dottor Zivago >. Ma aru::hequesta vol– ta Eheremburg si era ben guardato dal compiere passi falsi ed azzardati e sep– pe adeguarsi senza difficoltà alle nuo– ve direttive. In ·questo modo Eheremburg si è as– sicurato una vecchiaia tranquilla. No, egli non è un tipo romantico alla Pa– sternak; le nostalgie ed i rimpianti li la– scia agli altri. Egli è inquadrato nel re• gime, è in pace con Krusciov e per i suoi libri può sempre contare su buona tira.ture. Alle nuove generazio11i è additato co– me maestro ed egli si compiace dei pri– vilegi che gli vengono concessi e del « rispetto > di cui è circondato come « vecchio bolscevico >.. Si sente, ormai, un « santone > del socialismo ed ama raccontare la sua vita in termini di leg– genda: la leggenda del,l'artista rivo1u– zionario, formatosi nell'avanguardismo parigino, tempratosi alla lotta nella let- tura dei classici del marxismo, votatosi al sociaHsmo per la cieca fiducia, per la devozione ri.!)Osta in Lenin, i.\ « cal)O infallibile ». Ehremburg, dunque, ha iniziato la sua autobiografia e noi italiani abbiamo avuto il non ambito privilegio di poterlo leggere nella nostra lingua prima anco– ra che venisse stampato in caratteri d– ri'llici. Oosì, « Uomini e Tempi», la prima parte della vita di Ilià Ehremburg, « scritta da lui medesimo>, è stata pub– blicata dalla comunista « Editori riuni– ti>. E' un libro, ad esser sinceri, che non riesce a conquistare il lettore. L'au– tore ci presenta se stesso tutto preso nel– la prima attività sovversiva, intento a distribuire vdlantini ed a parlare con le compagne di scuola della necessità di r:ombattere i traditori menscevici. Ma la na-rrazione è piatta ed il quadro è monotono. Il primo punto cattivante del libro sta nell'intervento della polizia che finalmente toglie di circolazione il gio– vane esaltato. Ma lo zar, « autocrate di tutte le Russie », purtroppo, _çra un li– berale e la punizione per i sovversivi si risolveva in qualche mese di prigio– ne: a differenza di quel che avvenne con Stalin e avviene tuttora con Kru– ~ciov. Per la eccessiva clemenza dello zar, Hià ritorna presto in libèrtà ed il racconto autobiografico riprende, per• ciò, la sua strana andatura. Di tantn in tanto ricorre a certe forme di sentim,.,n– talismo deteriore, come quando fa l'apo– logia· delle prostitute (e di Fellini per « Le notti di Cabiria »). Ma non c'è un momento felice nella rievocazione di quel:li che, probabilmente, sono stati gli unici anni sinceri della sua vita. Ci aspettavamo più vivacità, almr.nn nelle pagine dedicate al periodo pa,rigino. Forse, pensavamo, il ricordo della bohè– !Ile artistica della capitale francese, alla qua,le r.g-liha par,tecipato, servi.d a scuo– ter:lo e lo spingerà ad abbandonare il modo burocratico da resocontista. Inve-• -:e, tutto si mantiene al solito livello. Ci passano dinanzi i maggiori pe-rsonaggi 25

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