Lo Stato - anno II - n. 3 - 30 gennaio 1961

L'assicurazione obbligatoria • • a favore dei commercianti Diciamo subito che, sotto più di un aspetto, questa assicurazione era attesa e desiderata. Più volte invocata anche dalla Cbnfederazione del Commercio, ora essa è una realtà giuridica, e tutto il meccanismo che dovrà consentire la pre– stazione dei servizi assicurativi si sta già mettendo in moto. Così, l'ultima grossa fetta della popolazione che esercita una attività produttiva autonoma di mode– ste dimensioni è passata nella grossa area degli assicurati obbligatori. • E' ben noto che i beneficiaci sono es– senzialmente i piccoli commercianti, i quali esercitano ò il commorcio al dot– taglio in sede fissa o quello ambulante. Essi rappresentano oltre il 66% delle forze di lavoro addette al commercio e oltre il 75% delle aziende commerciali è nelle loro mani. .Piccole aziende, con scarso volume di affari medio, con po– chissimi o punti dipendenti (900.000 azienFfe con 1.650.000 operatori), troppo numerose e in via di continuo accresci– mento nùmerico (negli ultimi nove an– ni una media di 30.000 nuove licenze all'anno!), il cui ti•tolare si trova a di– sporre di un reddito che è appena pa– ragonabile a que'llo di un operaio in– dustriale comune (circa 60.000 al mese), ed infine neUe quali l'occupazione è crescente ad un ritmo assai più rapido che nell'industria (negli ultimi sette an– ni essa è cresciuta del 42% contro il 21 % della industria). co·mmercianti e consumatori /Di fronte a queste aziende ed a que. sti piccoli commercianti sta una massa di consumatori sempre più esigente, mu– tevole di gusti e umori, desiderosa, per ogni dove deila penisola, di ottenere tutti quei beni che i cittadini possono avere, consumatori che osservano com– piaciuti l'evolversi delle tecniche distri– butive verso forme moderne come i grandi magazzini, vero (o presunto) pa– radiso dello spenditore, specie se donna. 22 01011otecaginobianco I piccoli commercianti sono assillati da urgenze psicologiche della società attuale che non ha quasi più nulla di quello che era prima deUa guerra, sono premuti da adempimenti fiscali sempre più pesanti, in rapporto al loro volume medio di affari; hanno il fiato grosso, e- non riescono a pensare con serenità al loro avvenire. D'altra parte vedono che altri piccoli operatori come i coltivatori diretti e gli artigiani hanno già ottenuto assicurazioni e pensione: e, dopo una certa riluttanza iniziale, anch'essi pren– dono quella strada. A,IJ'inizio, si è detto, essi avevano una certa esitazione, perché il vero commerciante è individualista, è intraprendente, vuole fare da sé tutto, non ama la costrizione. Ma ha dovuto cedere, •perché i termini economici della sua impresa sono quelli che sono, e ca– pisce che da solo non ce la fa più. Na-. turalmente al principio lo Stato nicchia, poi ascolta, infine concede. E cosi cen– tinaia di migliaia di piccoli commer– cianti vengono obbligatoriamente assi– curati contro le malattie. Poi sarà la volta - essi ormai lo sperano, ed· è lo– gico sia così - della pensione, cioé del– !' assicurazione contro l'invalidità e la vecchiaia. Così il mondo del lavoro autonomo, del ceto medio operante e produttivo viene totalmente ad affiancarsi, ad assi– milarsi a quello del lavoro dipendente, degli operai e degli impiegati e dei contadini. Un evidente processo di esten– sione del primitivo concetto di assicura. zione sociale è in atto da tempo nel no– stro paese, e si finisce coll'essere tutti paganti per tutti ·gli altri, in un giroton– do solidaristico che annulla in se stesso gran parte degli iniziali benefici. Libertà e socialità, Ma lasciamo da parte le considerazio– ni contabili; accontentiamoci di qualche osservazione d'ordine morale. L'eccesso delle assicurazioni obbligatorie costitui– sce, secondo noi, un diretto attentato· a quella residua sfera di autentica libertà individuale che ancora sussiste neUa no– stra società. Non si rimane neppure più padroni di scegliere il proprio futuro, di prevedere rischi, di approntare difese. Se la tutela dei dipendenti era assoluta– mente logica ed accettabile, lo diventa meno la tutela di quelli che dipendenti non sono, ma che, iniziando un'attività •economica in proprio hanno per lo me– no dimostrato della volontà attiva e della capacità personale a « creare > lavoro e ricchezza in modo diretto e personale. LI volersi assimilare ai veri proletari è un passo indietro, non in avanti nella civiltà. Il mutualismo assistenziale di livello privato non incontra più fortuna. Il sole è adesso lo Stato. E' così altri ado– ratori entrano nel Gran -Tempio. Vi è qualcosa di penoso in tutto que– sto. E' una vera crisi di sfiducia, di cui l'assicurazione per i commercianti è I'uL timo episodio,. verso le forze personali, verso le iniziative di gruppo, verso la libera determinazione del proprio stato avvenire. Pericoli futuri Quest'atteggiamento rinunciatario, cui fa riscontro la fatale arrendevdlezza « socie! > _delloStato, o meglio del Go– verno, che così crea nuovi gruppi di cointeressenza politica, è sommamente pericoloso per la stessa esistenza di un regime politico sociale libero e respon– sabile alla base. Stiamo creando con le nostre stesse mani un simulacro di so– cietà sempre più statalizzata, che, allor- . quando sarà del tutto compiuta o quasi, passerà fatalmente nelle mani degli ere– di naturali, i comunisti. Con i quaH i piccoli commercianti o cambieranno me– stiere, come la Russia insegna, o diver– ranno impiegati pubblici in magazzini di Stato sempre meno provvisti di ·beni differenziati. Con questo non si vuol dire che l'as– sicurazione obbligatoria non sia, entro limiti ben precisi, un dovere della collet-

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