Lo Stato - anno II - n. 3 - 30 gennaio 1961

b tività verso gruppi economicamente e socialmente deboli. Ma quando tale do– vete passa a gruppi che deboli e sprov– veduti non dovrebbero essere, vuol dire che vi è quakosa di errato nella con– dotta generale della politica economica del paese che ha risucchiato energie e vitalità e capacità proprio a quei gruppi dei medi ceti che era vivo interesse di una sana democrazia potenziare, conso– lidare, arricchire, attraendovi anche i ceti ad essi inferiori: ma poiché da noi tutto è in funzione di un marxismo ca– muffato di falsa pietà sociaie, così si continua l'equivoco. In breve periodo, l'a-ssicurazione. obbligatoria, consideran– do solo i piccoli commercianti, potrà essere per essi benefica: ma in lungo periodo, specie se arriveranno alle assi– curazioni a.Jtri nutri.ti gruppi sociali, lo dubitiamo fortemente. E specialmente essa non avrà servito che in minima parte a risolvere quei problemi di strut– tura e tecnici del piccolo commercio che sarebbe stato opportuno affrontare, in sede governativa, in modo molto più a1:tento e con visioni decisamente mo– derne. Finché il commercio rimarrà la trincea di rifugio degli esuli dalla agri– coltura o dei disoccupati senza qualifi– ca, quel settore produttivo andrà ag– gravando i suoi guai. A noi, dal di fuori, non resta che commentare il tutto con un nuovo invi– to aU'impegno personale, perché il com– mercio torni ad essere in Italia quello che è sempre stato: punto di incontro di intraprendenze, di intelligenze, di capacità programmatiche: tutto ciò può essere reperito anche in un commercio di piccole dimensioni, purché i commer– cianti si rendano conto - ed i migliori già ora lo sanno - che l'hnprovv1sa– zione non serve a nulla e che nessuna assicurazione preserva dal fallimento gli incapaci. Ma il discorso non può pro– trarsi a lungo. Ad un a-ltro contributo a favore della società statalizzata corrisponda, per giu– sto contrappeso un rinnovato slancio di energie individuali che annullino e iren– dano positivo l'episodio sul quale abbia• mo parlato. I giovani dèi arrabbiati Sulla nv1sta « Tempo presente>, di– retta da Ignazio Silone, Gustavo Her– l_ingha chiesto una buona dose di fru– state col « gatto a nove code :1> , per gli angry young men della letteratura in– glese. Come sempre, certi intellettuali neo-illuministi sono pronti a svelare una sottintesa vocazione alla carriera dello sbirro - nonostante le loro campagne per tutte le libertà - quando i conti non tornano come essi vorrebbero. Può sorprendere, comunque, questo capovolgimento di giudizio, se si ricor– da che ai loro primi segni di vita i gio– vani « arrabbiati > inglesi furono guar– dati con non poca simpatia dai nostri critici di sinistra, dispostissimi a sco– prire in essi la manfestazione di una ennesima « protesta sociale»; ma non sempre gli uomini, siano pure angry, si comportano come vorrebbero i radi– cali ed i marxisti, ed allora di punto in bianèo - secondo l'accusa lanciata da Gustavo Herling - viene denunciata la solita « mentalità fascista » che, nella Lo Stato inobianco Non sempre gli uom1m, sia pure angry, s1 compor– tano come vorrebbero i " progressisti ,, ed allora viene denunciata la solita•• mentalità fascista,, migliore delle ipotesi, merita il « gatto a nove code ». Che è accaduto di tanto preoccupante? In effetti - come è già stato rilevato su queste pagine - in Italia si è abitual– mente male informati sulle tendenze culturali che si manifestano nelle altre •Nazioni, anche vicine come quelle euro– pee; o per meglio dire, ci giungono sol– tanto dei riflessi abilmente manip?lati dall'editoria e dalla critica di sinistra per convincerci che il « progressismo » fa da padrone su tutti i fronti. Quando si parla di « arrabbiati > si ri– corda facilmente Osborne, ma in realtà fra gli angry è assai forte la corrente di coloro che non si sono mai abbando- nati alla protesta ringhiosa e· sconclu– sionata dei personaggi osborniani (anche nei quali - però - è possibile incon– trare nostalgie d'ordine metafisico), ma hanno cercato una via spirituale e reli– giosa alla loro ansia di ribellione, pur rimanendo condizionati da alcune sco– rie romantiche che ne limitano la chia– rezza di giudizio. Quando i marixsti ed i « progressisti > in gene1e si trovano di fronte a questo aspetto per loro sconcertante della pro– testa - che non punta al « problema so– ciale » ma chiede più vasti orizzonti per l'anima dell'uomo stretta nelle an– gustie della vita tecnicizzata - non pos– sono fare a meno di reagire bruscamente 23

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