Lo Stato - anno II - n. 3 - 30 gennaio 1961

bi Strategia di una offensiva La l 1 • co ,uszone di interes~i sempre pm « mondo horghese >> e rilevanti fra la presa di PCI, rafforza essenziali della vita , 1 • quest ultimo su settori nazionale S'è visto, sia pure con analisi soltanto abbozzata e limitata a poche fra le tante esemplificazioni possibili (e te– niamo esplicitamente a sottolinearlo), come le imponenti articolazioni stru– mentali del P.C.I. nel mondo della grande editoria, diano luogo al dila– gante successo dei letterati e delle cor– renti culturali più o meno scopertamen– te caratterizzate « a sinistra ». Si è cosl consentito ai comunisti di esercitare, praticamente senza remore, la loro in– fluenza sulla involuzione del nostro co– stume fino al punto in cui il grosso pub– blico si è abituato a considerarli e ad identificarsi in essi, in quanto interpreti del gusto moderno. Per analogia lo stesso fenomeno si è vorificato, e si verifica in aumento co– stante, con il cinema e il teatro. Sostan– zialmente la sola variante è che, essen– do i frequentatori di sale di proiezione molto più numerosi dei lettori di gior– nali, riviste e libri, statistiche alla ma– no, il cinema ha oggi in Italia il prima– to nella diffusione dei motivi informa– tori della ideologia comunista fra le masse. L'intuito di Togliatti Anche qui però le cose marciano se– condo un ben concertato piano politico, e il doloroso primato del Cinema ita, liano non deriva che in minima parte dalle predilezioni del pubblico. Nel 1960 la produzione cinematografica italiana ha dato il suo più cospicuo contributo al progresso del P.C.I., ma si è trattato dell'apice di una parabola che ebbe ini– zio a Roma nell'estate del 1944, prima ancora che la guerra fosse finita e che 12 caginobianco II i primi produttori dei films « a tesi» si rendessero esattamente conto di quel che facevano. In quella estate lontana Togliatti, intravedendo i vantaggi che sarebbero venuti al P.C.I., da una diret– ta partecipazione alla ripresa del cinema, « distaccava » i suoi uomini ritenuti più idonei, perché imparassero il mestiere e si impadronissero del campo. In quel primo gruppo di funzionari di partito, trasferiti d'autorità dall'apparato attivi– stico alle ·macchine da presa, c'erano re– gisti e attori improvvisati, molti dei quali si sono persi per istrada, durante gli anni successivi, ma i meno sprovve– duti erano fin da allora destinati ad una brillante carriera, .spianata innanzi a loro dalla organizzazione pubblicitaria di partito. Può essere indicativo ram– mentare il caso dell'allora Segretario del– la F.G.C.I. Carlo Lizzani, che lasciò la sede delle organizzazioni giovanili co– muniste al Palazzo della Piccola Farne– sina, pochi mesi dopo la liberazione di Roma, per tentare i primi documentari, su commissione del P.C.I. Oggi Lizza– ni è diventato uno dei registi più quali– ficati del cinema italiano, specializzato nella polemica classista. E' difficile dire in quale misura i films di Lizzani ab– biano contribuito alle predicazioni ma– terialiste e alla demolizione dei valori religiosi, familiari, patriottici, e morali in genere, che tradizionalmente si op– pongono al comunismo: sta di fatto che questo regista ha ,raccolto gli incensi, per anni, anche di quella critica che ave– va il dovere di denunciare il veleno insito nelle sue opere di celluloide, e· che comunque ha rinunciato alla opportuni– tà di definire i limiti del suo successo entro una non opinabile mediocrità di stile. Comunque l'ex dirigente della F.G.C.I. è in compagnia dei più signi- ficativi nomi della cinematografia italia– na in questa gara alla demolizione siste– matica di tutti i valori più validi della nostra società nazionale, e quasi sicu– ramente non è stato nel 1960 il meglio pagato, e forse nemmeno il più zelan– te fra i registi di films patrocinaiti dal P.C.I. Luchino Visconti con il suo « Rocco > totalmente trapuntato da intenzioni ideologiche, Pietrangeli con la sua stuc– chevole oleografia sulla libera prostitu– zione, Francesco Maselli con la sua ti– rata contro « i delfini » di provincia, espressione presunta di una borghesia decadente e corrotta, e gli insistenti ri– chiami all'odio civile impliciti nella compitazione cinematografica di Van– cini, di Pontecorvo, di Puccini, hanno spinto la nostra produzione cinemato– grafica ad un grado tale di adegua– mento alle tesi propagandistiche del P.C.I. e di fiancheggiamento massiccio della sovversione in atto nei confronti degli ordinamenti civili, da chiedere fi– nalmente l'intervento del potere giudi– ziario. Miopia volontaria Resta ora da stabilire perché i pro– duttori italiami trovino tanta facilità nel mungere miliardi alla alta borghesia per servire la causa dei comunisti, e nell'ot– tenere dallo Stato i cospicui finanzia– menti che servono di fatto alla sua de– molizione, e non ne trovino altrettan– ta, e non vi tentino neppure, per fare dei films puliti, onesti, drammatici quanto si voglia, ma ideologicamente proiettati su altri orizzonti. A questo proposito si può prescindere dai nomi di grandi industriali del cinema come Rizzali, Ponti, De Laurentis, Cervi e Jacovoni ecc. ecc. e in primo luogo da

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