Lo Stato - anno I - n. 2 - 31 dicembre 1960

2 Sinistra; Giolitti, nel quadro di idee e di metodi propri della_ sinistra. L'ascendente diretto di Giolitti non è Cavour, ma De Pretis. ·Si dice spesso, ripetendo una polemica antica, pro– pria di coloro c-0me il Bonghi che ritenevano non v,er-ificarsiin Italia la rigorosa dualità politica bri– tannica, che Destra e Sinistra storiche non erano . . . . ' . partiti ma aggregati senza principio, « consortene ». Una continuità storica La storia ha fatto giustizia di questa tesi. Destra e Sinistra ci appaiono com-e posizioni politiche pro– fondamente diverse, con intendim,enti e costumi, sot– to molti rispetti inconciliabili. Ad un vigoroso S<'nso-dello Stato, ereditato dalla tradizione assolutista, e ravvivato però da una pas– sione del diritto e clella legalità, da un gusto vivo della libertà, proprio della Destra, corrispondeva nella Sinistra un senso empirico del compromesso tra Stato e realtà sociale, un piglio più smaliziato dell'adeguare 11 principio_ al fatto, la tradizione aila esigenza momentanea, il costume antico all'inte1esse nuov-0. Da un liberalismo quasi religioso e nutrito però Ja un rispetto altissimo della iegge e della autorità, si passava ad un -democratismo scoperto, attivo, abile nella transazione, nel compromesso, nella concilia– zione degli jnteressi attraverso una larga soddisfa– zione Ji entrambi. ~ Con la Sinistra il trasformismo -diventa la tec– nica l'olitica dominante: ed i grandi maghi del tra– sformismo, coloro che -sanno più largamente mutare linea, conservando il medesimo giro di potere (De Pretis, Giolitti) sono i padroni della politica italjana sino alla crisi del 1922. Quando leggiamo (come oggi è comune) una apo– logia globale del liqeralismo italiano, quando ve– diamo •Cavour e Giolitti buttati con tanta disinvol– tura sotto il medesimo mantello, non possiamo non lamentare la grossolanità di giudizio storico che pre– ~iede alle moderne ~ ideologie» o mitologie poli– tiche. Ed è nostro intendimento, ·invece, distinguere: distinguere ciò che nella storia dello Stato risorgi– mentale fu senso civile della libertà, culto austero, anche se talvolta puritano e bigotto, della legge positiva e dello Stato da ciò •che invece fu malco– stume, opportunismo, corruzione: ciò che fu Cavour, da ciò che fu Giolitti. bibliotecaginobianco LO STATO A nostro avviso, uno ,dei miti da distruggere, nella pr-e~·entepubblicistica italiana, è appunto il mito -di Giolitti. Tutte le formazioni politiche attuali hanno nei loro antecedenti storici una vigorosa polemica antìgiolittiana. I due più vigorosi «moralisti>> poli– tici italiani, il Salve-mini e lo Sturzo, si sono .for– mati e qualificati appunto nella polemica anti-giolit– t1ana. Le elezioni di Gioia del Colle del 1909 hanno dato origine ad uno dei più vigorosi pamphlets della nostra letfcratu1 a e ad un vigoroso epiteto, ~imasto celebre da allora: il «ministro della malavita>>. La polemica di Sturzo contro Giolitti ha dato luogo a delle pagine politiche altamente costrut6ve, ravvivate da appassionato senso -della Stato, che ani– mava una critica lucida e definitiva e suggeriva spun6 e vie di soluzioni concrete, prudenti ed ·in– novatrici. Pure la sinistra estrema ci ha dato nel secondo dopoguerra un << discorso su Giolitti>> di Togliatti e da parte democristianél è stata a lungo cer•cata una equiparazione tra De Gasperi e Giolitti, visti come animati -del medesimo spirito e guidati dal mede– simo metodo. Il mito d-i Giovanni Giolitti Questo fatto dovrebbe .far m,editare. Nonostante il peso delle polemiche tradizionali, nonostante L1 posizione di critica dello Stato del Risorgimento, che era· pressoché ufficiale nei partiti del C.L.N. (tutti ricorderanno la polemica di Parri sostenuto da quasi tutti i partiti del C.L.N.) con Benedetto Croce alla Consulta, nonostante tutto questo, la figura di Giolitti ha goduto di una popolarità pressoché uni– versale in questo dopoguerra. Prendiamo due libri confine: « Il Discorso su Giolitti » di Togliatti ~cl il << Ministro della buona vita» di Giovanni A.nsaldo. L'arco del consenso è completo. E si pensi che Sturzo ,e Salvemini erano vivi operanti ed anche passabilm-ente influenti nell'Italia del dopoguerra. Ora noi intendiamo in questa rivista condurre una battaglia anti-giolittiana. Una revisione dei giu– dizi storici è una battaglia importante per la poli– tica. Il giudizio storico ha un peso determinante per il giudizio politico perché raramente la tesi dot– trinale giunge sul piano politico in forma pura. In realtà, mediatrice tra la filosofia e la politica è quasi sempre una certa storiografia, una certa visione stonca.

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