Lo Stato - anno I - n. 2 - 31 dicembre 1960

30 ne eccezionale (i miei occhi fissavano soltanto la chiesa nella sua realtà con– creta) compresi, con la più assoluta e jndi'scutibile certezza che, di fronte, fra me e l'altare, in uno <lei punti cen– trali della chiesa, sospeso nell' a.ria (op– pure dovunque, poiché non era in que– sto o quel luogo stabilito), ma diretta– mente presente ai miei occhi, o diretta– mente presente a qualche altra facoltà percettiva, superiore a quella dei sensi, stava Dio in tutta la Sua essenza, in tutto il Suo potere, in tutta la Sua glo– ria; Dio in se stesso, Dio circondato dai volti radiosi delle nnumerevoli migliaia di santi in contemplazione della Sua gloria, inna.lzando lodi al Suo Santo nome». Ormai la sua vita è segnata; sente sempre più il bisogno di distaccarsi dal mondo per vivere raccolto· in contem– plazione e preghiera. Non può ritirarsi, però, fino a quando i lega:mi con il mondo non saranno completamente spezzati. Certo ormai egli vede troppo bene dinanzi a sé° per fasciarsi disto– glie.re da qualche visione ingannevole. Il giudizio sulla -realtà che lo circonda, sul mondo moderno, riflette i _suoi prin– cìpi religiosi; disprezza il generale las– sismo, condanna le mode e le filoso– fie edonistiche che sono il preludio di una nuova barbarie. Tuttavia, di tanto in tanto, subisce un sia pur leggero jn– flusso di qualcuna delle « opinioni cor renti ». Talvolta non è difficile intui– re che di certi uomini e movimenti po– litici egli .ripete meccanicamente quel che ha le~to su « autorevoli » quotidia– ni o che ha ascoltato in qualche con– ferenza. Così pure è sintomo della non ancora compiuta autonomia dal mondo l' « infatuazione » per degli scrittori se– dicenti cristiani. Ma, ciononostante, egli ormai s1 con– sidera votato a Cristo. La sua vocazione si fa sempre più distinta. Il monastero esercita su lui un'attrazione irresistibile. E quando visiterà l'a,bbazia di Gethse– mani, egli sentirà che il· destino è se– gnato. L'abbazia gli apparirà in tutto il b1b Iotecag1no1anco suo valore di centro spirituale dell'Ame– rica. Se il Nuovo Mondo non è anco– ra crollato sotto il peso della idiozia del– le oliga·rchie dominanti. ~ della insensi– bilità delle masse, lo si deve alla immen– sa forza morale delle preghiere che dal- 1' abbazia si alzano al cielo. << E' un asse, scnve commosso, intorno a cui., ciecamente, ruota tutto il paese senza cono"Scerne l'esistenza. Gethserrìani tie– ne unito il paese nello stesso modo in cui il substrato di fede naturale, che fa parte del nostro esse.re, e può a ma– lé:i pena venirne scisso, continua a so– pravvivere in un individuo che « ha LO STATO perso la fede >>, che non crede più nel– l'Essere eppure è, a dispetto del suo folle •diniego di questo fatto, che Colui che è gli abbia misericordiosamente concesso di essere >>. Thomas Merton, intellettuale, non è più; è nato il cistercense apologeta del Cristo, cantore della di'Vinità della Chiesa. MONALDO BRESCIANI TttoMAS MERTON: « Diario secolare » - Casa editr,ice Garzanti. pag. 202 - L. 1.200. LA SFIDADI KRUSCIOV DI D'ANGELOE PALADINI Antonio Giolitti, nella sua prefazione al volume, scrive: « ... il lavoro di D'An– gelo e Paladini può davvero chiamarsi esemplare, senza far violenza con que– sto aggettivo alla quasi ostentata mod~– stia del loro assunto. Si veda con quanta cautela critica, con quale scrupolosità di verifica, fino a rischiare di apparire pedanti e puntigliosi, essi riferiscono e interpretano i fatti di cui sono stati spet– tatori o hanno avuto conoscenza diretta, elaborano e confrontano le cifre che hanno "fotografato" nelle città e nelle campagne sovietiche o che hanno tratto dalle statistiche ufficiali. Insomma, essi non ci chiedono di condividere dei lo– ro giudizi, ma offrono alla nostra medi– tazione, alla nostra critica ed eventual– mente alla nostra confutazione dati e osservazioni sempre documentati e ve– rificabili ... ». Questo giudizio di Giolitti può es– sere sottoscritto appieno. E' ben rar:), infatti, in questa epoca infestata da una « sovietologia >> e da una « cremlinolo– gia >> da strapazzo (la seconda dovrebbe essere una branca della prima, specifi– camente dedicata allo studio dei som– movimenti al vertice della gerarchia so– vietica), imbatter.si in un'opera breve, agile, ricca di dati e insieme di inter– pretazioni, eppure solidamente ancorata alla realtà, come quella di D'Angelo e Paladini. I due autori hanno ciascuno dietro di sé un soggiorno di alcuni anni nell'Unione Sovietica. Ma ben a ragio– ne - come essi stessi tengono a sotto– lineare - rifuggono da un'impressioni– smo che potrebbe rivelarsi ingannatore e la conoscenza diretta dell'URSS serve loro soltanto a mettere a fuoco deter– minate questioni o a integrare l'ab– bondante materiale documentario rac– colto. Materiale proveniente general– mente da fonti ufficiali, anche se elabo– rato necessariamente con l'ausilio di con– cetti e procedimenti messi a punto da– gli occidentali per orientarsi nelk massa dei dati, quasi sempre insuffi– cienti e spesso contraddittori se non ad– dirittura falsati, resi pubblici dalle auto– rità sovietiche. « La Sfida di Krusciov » si presenta in sostanza come un tentativo di inter– pretazione della storia sovietica dalla morte di Stalin al 1960 in chiave pre– valentemente economica. Senza dare la impressione di seguire una tesi prefab– bricata, gli autori cercano di spiegare i mutamenti avvenuti in questi sette anni nell'URSS sulla base della realtà econo– mico-sociale, senza ricorrere alle sem– plicistiche ipotesi care a molti « esperti » e basate sulle rivalità personali all'in– terno del Cremlino, o sul conflitto tra « stalinisti » e « antistalinisti », tutte

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