Lo Stato - anno I - n. 2 - 31 dicembre 1960

LO STATO 27 '71f!\~ LE MASCHERE CINEMA LE EVASIONISBAGLIATE DELL'AMERICANO IN CRISI E' stata sempre l'ambizione de.i regi– sti americani di origine europea quella . . . . ' d1 comporre un ritratto, quanto pm pos- sibile arguto e coerente, della società statunitense, o .almeno di un esemplare abbastanza « ti pico » di americano me– dio, un ritratto di volta in volta com– piaciuto e bonario (come nel ca,so del- 1'italiano Frank Capra), ironico e sfug– gente (come in quello dell'austriaco Billy Wilder), trasognato ed epico (co– me nelle «ballate» dell'irlandese John Ford). Ultimo della serie giunge il franco– americano d'orig,ine russa Jules Dassin, già noto per due felici opere girate ne– gli Stati _Uniti (« Forza bruta » e << La città nuda»), per il suo temperamento di ribelle e di anticonformista e per qualche buon film realizzato in Europa (da « Rififi » a « Colui che deve· mo– rire »). « Mai di domenica » è scritto, pro– dotto, diretto e interpretato dal nostro reg,ista, una sorta cli divertente e scon– certante «a-solo», ce:ntrato però su due personaggi: lui, Omero, intellettuale statunitense bardato di teorie e di sche– mi di lavoro, che giunge in Grecia per scoprire il << vecchio mondo » già in– ventariato in anticipo sul suo taccuino e per ridimensionarlo secondo i suoi in– fallibili principi; lei, Ilya, una prosti– tuta greca piena di vita che incarna gli ultimi bagliori di una famosa civiltà. Omero vuole appunto giustificare la cal– da vitalità della greca alla luce degli alti ideali culturali dell'antica Ellade e cerca di redimerla, di riscattarla dalla sua placida amoral.ità con una cura in– tensiva a base di .Mozart, Shakespeare, bi l Picasso. La. s:ria finirà con la ribellio- ne dell'allieva che rifiuta le iniezioni di cultura propinatele dal pedante maestro e spezza le catene per tornare alla sua libertà. Omero .incomincia a intuire che forse la vita non è contenuta tutta nel suo trattatello di « sociologia » e che la tecnica delle « human relations » è un dogma un po' fragilino; si prende una sbornia, butta a mare il suo taccuino d'appunti e riparte in pi_roscafo. Il discorso non manca di una certa spigliatezza ed è sostenuto da una rid– da di trovate e di gags abbastanza di– vertenti. Dassin è un acuto pittore an– che quando scherza: Omero è molto meno macchietta di quanto possa sem– brare, incarna alcune fisime dell' ame– ricano « tipo» - l'ingenuo ottimismo, il << complesso d'inferiorità » nei con– fronti del vecchio mondo considerato alla stregua di un << grande decaduto » per mancanza di senso organizzativo, il desiderio di beneficare l'Occidente, di riorg~mizzare, di stimolare ovunque e comunque la produttività - fa una specie di amena antologia di tutti i lucghi comuni sull'America e sugli americani, luoghi comuni che conten– gono un pizzico di verità e ci aiutano a guardare con più simpatia all'attivo velleitarismo Ji questo intellettuale « targato USA», agli .ideali, facili co– me slogans, dell' << American way of like ». La riprova dell'esattezza di questo ritratto ce la dà proprio Dassin, ame– ricano europeizzato, ma sempre ame– ricano, e proprio suo malgrado, quan– do, senza volerlo, finisce · per cadere nello stesso errore Ji prospettiva criti– Cé\to nel suo paesaggio. La sua intui– zione ùella Grecia moderna, <lella fi gura della prostituta, vera epigone della dea Venere che sorge dalla spu– ma del mare pura e linda nella sua immoralità, sa di letteratura lontano un miglio, è frutto di un ennesimo sche– ma, lo stesso che dettò a suo tempo gli incredibili profili di meridionali ita– liani del film « La legge ». A stare a quanto ci dice Dass.in i g,reci sarebbero un popolo eternamente giovane, pieno di ladri e straccioni che sprizzano poesia, che sanno il segreto della << vera vita». Sempre a detta di Dassin questa ricetta consisterebbe nel- 1'.infischiarsene, non prendersela, tirare a campare, crogiolarsi in una placida a.moralità che nessuno ci impedisce di chiama•re immoral.ità, e . soprattutto cantare. Dassin ha sempre simpatizzato per i r.ibelli, per gli eroici evasi di << Forza bruta », per i gangsters francesi di « Rififi », per gli esuli ortodossi di « Colui che <leve mori.re », per i san– guigni popolani de « La legge ». Il suo desiderio d'evasione, di cercare un or– dine vero al di là delle convenziqni, un ideale semplice àl di là di quelli prefabbricati sfocia in questi conati anarchici d'estrazione letteraria, media– ti dalla Francia o da una cultura d'ac– catto. Così i suoi slanci morali, come quelli di molti artisti incapaci di vera « spe– ranza >>, possono addirittura tradursi in « divertimenti » innegabilmente im– morali. Come questo « Mai di dome– nica », arguto scherzo che finisce per idealizzare una prostituta, l'unica eroi– na romantica che gli artisti di oggi riescano a cantare. LUCIO DANI

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