Lo Stato - anno I - n. 2 - 31 dicembre 1960

J.O ~TATO 21 IL PORTICO IL TR.ADIMENTO DELLA POESIA Dal Par11aso marxista alla retorica dell'uomo di pena, il conformismo è la sigla dell'impotenza Non è da oggi che lamentiamo il tradimento ±atto dai poeti al1a poesia, né ci si può dar torto; dnattl pm tempo passa, p1ù gli scontenti aumentano: e vengono proprio dalla sponda che per noi è sinonimo di decadenza e di de– generazione; quella dei conformisti ad ogni costo, coscienti e incoscienti che siano. Dunque il discorso diventa, per questa convergenza delle delusioni, i-e non più facile, certo più necessa!fio ed impellente: un discorso senza mezz1 termini, se qualcosa si vuol dire che si avvicini alla verità. La poesia italiana contemporanea è. facilmente definibile: quando si escluda la enorme pletora dei mediocri o dei meno che mediocri, quei pochi poeti che restano (si contano sulle dita di una mano, o poco più) sono chiusi nel giro delle esperienze poetiche dell'Eu– ropa moderna; quanto dire che s-imuo– vono, in fatto di estetiche e di poeti– che, fra quelle del simbolismo e quelle del marxismo. Il Croce, avverso alla poesia simbolista e decadente (né qui è il caso di stabilire con quanta legitti– mità lo fosse), andò diritto alla fonte, e senza passare da Ungaretti o per Montale, negò valore poetico ai padri della lirica simbolica e decadente eu– ropea, da Mallarmé a Valéry: sottin– tendendo. naturalmente, gli ep1gon1. Tuttavia non si può negare che Un- bibiiOecag1no garetti, o Montale, o Quasimodo, o Sa– ba, siano poeti e poeti sinceri, che la loro aderenza al travaglio della spiritua– lità contemporanea sia immediata e sofferta. A parte la retorica dell'uomo di pena, che tanto è piaciuta alla cri– tica, si deve pur dire che l'opera di Ungaretti rappresenta un profondo e distillato senso del dolore, un dolore che parte non tanto e non solo da in– teressi o da riflessi personali, quanto da un'aderenza al tempo presente, al suo dramma sempre più accentuato, al sen– so della solitudine e della dispersione che esso dà all'uomo. E Quasimodo non ha forse avuta una storia inte– riore intensa, mossa da una attenzione continua ai valori del mondo d'oggi, <:osì intensa da impedirgli per lungo tempo quella effusione lirica cui pure era portato naturalmente? Senza ecc:es– sive varianti, le stesse considerazioni si potrebbero fare tanto per Umberto Sa– ba, che tendeva ad una cristallina di– stensione espressiva, quanto, poniamo, per Montale che non è mai riuscito ad abbandonare le pastoie dell'analogismo di più stretta osservanza. Dunque poeti. e poeti sinceri; se piace il termine, pos– siamo anche dire poeti « impegnati », ché ciascuno di loro non solo è proiet– tato sulla società del nostro tempo r.on ansiosa attenzione, ma difende valori etici, spirituali e sociali bene concreti e talora politicamente definiti. Va natu– ralme.nte chiarito che ci siamo, fin qui, riferiti alla poesia lirica, non alla nar– rativa; per la quale il discorso diver– rebbe molto più pesante e desolato. Par– lare di poesia riguardo alìa impotenza espressiva di un Moravia o alla incon– sistenza estetica di un Pasolini sareb– be infatti tempo perso; con questi nar– ratori, e con quelli che seguono le loro orme, un problema d'arte non esiste, anche se la prosa oggi è la beniamina degli scrittori. E a tal proposito ci vien fatto di ripensare a questa considera– zione del Leopardi sulla prevalenza della prosa sulla poesia nel tempo mo– derno: « ... laddove leggendo le prose antiche, talvolta desideriamo quasi il numero e la misura, per la poeticità delle idee che contengono (non ostante che per numerq e per ogni altra qua– lità, la prosa antica tenga della versifi– cazione); per il contrario leggendo i versi moderni, anche gli ottimi, e mol– to più quando ci proviamo a mettere in verso dei pensieri poetici, veramente propri e moderni, desideriamo la liber– tà, la scioltezza, l'abbandono, la scorre– volezza, la facilità, la chiarezza, la pla– cidezza la semplicità, il disadorno, lo assennato, il serio e sodo, la posatezza, il piano della prosa, come meglio ar– monizzante con quelle idee che non han– no quasi niente di versificabile >. L'ap-

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