Lo Stato - anno I - n. 2 - 31 dicembre 1960

bit LO STATO -che partano dal superamento del prin– cipio assicurativo come espressio:11edel– lo sviluppo in Italia e nel mondo dei sistemi di sicurezza sociale e del con– dizionamento, più necessario in Italia che altrove, della politiica di sicurezza sociale ad una politica coordinata di sviluppo economico. Una nuova politica di sicurezza so– ciale è resa oggi ancora più urgente da due fattori, che tendono a modi– ficare in meglio o in peggio l'attuale situazione. Uno è di carattere tecnico: l'automazione, che può dare incalcola– bili vantaggi, ma anche provocare, an– zitutto con la disoccupazione -tecnolo– gica, gravi squilibri; l'altro è di poli– tica economica: il Mercato Europeo -Comune che già oggi viene utilizzato per suggerire un « blocco delle spese sociali» e che quindi può seriamente m•inacciare il sistema previdenziale ita– liano. L'adeguamento delle previdenze sociali italiane al livello « racc0tman- dato » dal Consiglio d'Europa costitui– sce a questo riguardo un obiettivo in– differibile per il nostro Paese. La riforma deve muoversi contem– poraneamente su due piani. Deve, su un piano quasi empirico, tendere ad accrescere continuamente le prestazioni sanitarie a tutti i cittadini; includere nella protezione quei m,ilioni di per– sone che non hanno ancora alcuna as– sistenza; abolire le « carenze >> che col– piscono gli assicurati nei pri-mi g10rm di malattia e dopo alcuni mesi di go– dimento delle prestazioni. Ogni realiz– zazione in questo senso è un passo avanti per la tutela della salute, ma contemporaneamente rende più urgen– te una ,riforma sanitaria generale per mezzo di leggi organiche del Parla– mento. Tante volte, anche senza un piano· organico, le leggi approvate dal Parla– mento e le proposte di legge rimaste tali, da qualunque parte politica pre- 19 sentate, hanno fatto compiere un passo avanti in questa direzione. Anche nella legislatura da poco iniziata crediamo sia molto difficile tirarsi indietro e re– sistere alle pressioni che le esigenze co– muni esercitano. !Da ciò una certa fi– ducia, che l'inderogabilità delle solu– zioni rafforza, nella possibilità di otte– nere leggi ·e interventi nel senso desi– derato e richiesto dalle obiettive ne- cessità. Come alter-nativa a questo indirizzo, ne esiste solo un a-litro: è lo indirizzo finora seguito, che può portare soltanto ad un progressivo aggravamento dei mali che tutti conoscono, e che sono ormai ampiamente documentati. Si può volere questo aggravamento an– che proclamando a parole una volontà rifonmatrice, che poi si esaurisce nelle commissioni di studio, che figliano una vera pletora di sottocommissioni e pro– getti, in tale misura da colma-re gli archivi. 1 - (ségue) OPIN I.ONI SINDACALI È attuale il p_roblema della doppia contrattazione e si deve evitare ogni soluzione affrettata che p·(!trebbe deter– minare ripercussioni negative nel mondo del lavoro La contrattaz-ione collettiva dei rapporti di lavoro si può articola-re a questi diversi livelli che corrispondono alla sfora di competenza che le parti stipulanti vogliono dare alla -trattativa: 1) nazionale confederale 2) 3) 4) nazionale di categoria nazionale di settore provinciale (di categoria 5) aziendale o intercategoriale) E' opportuno subito precisare che il proble·ma del livello della contrattazione o delle interfe.renze che possono nascere ddla loro adozione in for·ma .non coordinata sorge soprat– tutto nel settore •-industriale ed ad esso ci vogliamo unica– mente ri.ferire in queste considerazioni. Nel sistema corpo– rativo generalmente gli accordi inte.rconfederali riguarda– vano specifici istituti di interesse comune a tutte le cate– gorie produttive nonché gli aumenti retributivi di caraittere ·generale. Per la pa,rte normativa la contrattazione avveniva invece a livelìo di ~ategoria mentre la parte retributiva specifica era di competenza provinciale. Contratti aziendali raramente esistevano e normalmen– te · integ.ra -vainole norme dei contratti di categoria oppure rigua•rdavano specifiche situazioni aziendali. Erano comun– que stipulati normalmente dalle organizzazioni sindacali inquadranti le singole aziende ed i lavoratori interessati. Nell'i1mmediato dopoguerra con l'accordo 6 dicembre 1945 per l'Alta Italia ed il successivo accordo 23 maggio 1946 per il Centro Meridione, nonché con gli accordi del 27 ottobre 1946 e 30 maggio 1947 si diede una importanza preponderante agli accordi interconfederali che assunsero un ruolo determinante non solo per quanto riguardava la regola– mentazione dei rapporti di lavoro, ma anche per quanto concerneva la vita economica della Nazione. Infatti gli accordi interconfederali su accennati regola– mentarono la parte ret,rihutiva di tutti i lavoratori di cia– scuna categoria produttiva, ed è evidente che la dinamica di una disciplina generale retributiva può essere determi– nante nella vita produttiva del Paese. Dopo la scissione sindacale dei lavoratori gli accordi in– terconfederali continua1rono a regolare ·la vita economica con i successivi accordi di rivalutazione del 1949 e del 1950, con l'accordo di scala mobile .ad indice nazionale del 1951 finché si arrivò all'accordo del conglobamento del 1954 che è l'ultimo accordo retributivo a carattere generale. Vi sono stati successivamente l'accordo del 1957 sulla scala mobile e del 1960 sulla parità retributiva fra il perso– nale femminile ed il personale maschile, ma questi accordi, pure avendo una loro notevole importanza, non hanno avu-

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