Lo Stato - anno I - n. 2 - 31 dicembre 1960

bib 1 LO STATO disintegrato da congi4're come quella del luglio 1960, quando non si è esitato a calpestare la Costituzione anche nei suoi aspetti più formali pur di arrestare e soffocare un esperimento del quale il « condominio del potere» in– travvedeva l'esito troppo favorevole. Tutto ciò non accade, tuttavia, _senza lasciare una traccia visibile nell'anima popolare, la cui reazione in Italia, come già in Germania e più di recente in Francia non può tar– dare a ·manifestarsi. La questione è, piuttosto, quella di impedì.re che dallo sfacelo delle istituzioni e dal deèlino delle coscienze non traggano profitto forze eversive di ogni genere, ma soprat– tutto quelle comuniste èhe sono oggi le più pericolose 11 perché le meglio organizzate, disciplinate e decise. E' ne– cessario cioè che le forze sane della Nazione, siano esse o meno già inquadrate nei partiti, trovino la via della unione di .fronte al comune nemico r.d affrontino senza tema l'inevitabile processo di rinnovamento di cui abbi– sogna il Paese per dare ad uno Stato realmente democra– tico e libero che sappia imporre a tutti, e per primi ai comunisti, il rispetto della legge e delle . regole fonda– mentali dell'ordine civile. Se ciò non avverrà, non r,imarirà che attendere puntual– mente le scadenze della storia e, con esse, l'inevitabile, inglor.ioso epilogo della tragedia che già travolse la Re– pubblica di Wei,mar. SOUSTELLE CI HA DETTO Dal Maggio 1958 la sitùazione interna della Francia è al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica internazionale. · Gli echi di quella situazione si ripercuotono in modo notevole anche in Italia, soprattutto dopo gli ulti– mi avvenimenti di Algeria. Per tali motivi, riteniamo di fare cosa gradita per i lettori italiani pubblicando il testo di una intervista rilasciata al nostro corrispondente da Parigi da J acq ues Soustelle, considerato che egli è stato per il pas– sato (dal maggio 1958 alla fine del 1959) ed è nel presente uno dei protagonisti di maggiore rilievo dell-i lotta politica in Francia. Pubblicheremo nei prossimi numeri le opinioni di altri esponenti politici francesi. D.: Quale· nesso rtttene vi sia fra la « soluzione fran– ct·se » della « questione » algerina e la strategia globale di lotta al comunismo che il momento storico impone all'Oc– cidente? R.: La relazione tra la soluzione francese del problema algerino e la strategia globale della lotta contro il comu– nismo è evidente. Infatti, l'Algeria ha una importanza capi– tale dal punto di vista della strategia globale: gli avveni– menti dal 1943 al 1944 hanno dimostrato, fin d'allora, che chi possedeva l'Algeiria aveva una piattaforma di una im– portanza strategica essenziale in rapporto all'Europa del Sud e alla Francia inte,ra. Questa verità è ancor più reale oggi con l'esistenza delle armi nucleari e con l'impiego dei razzi e dei missili. L'interesse che il comunismo nutre per l'Algeria, grazie all'intermediario cinese, russo o d'altri pae– si del blocco sovietico che offrono il loro aiuto ai fellagha, lo si può spiegare con questa considerazione: è pi_ù che evidente che il giorno in cui una base dell'i,mportanza di Mers-El-Kébir fosse nelle mani di uno stato algerino, cosi- u detto indipendente e considerevolmente ipotecato nei con– fronti dei paesi comunisti o fors'anche direttamente control– lato da questi ultimi, la situazione militare dell'Europa Oc– cidentale diventerebbe di una precarietà estrema. Daire, dun– que, a.l problema algerino una soluzione francese significa impedire che la strategia mondiale del comunismo ripD1"ti una vitto.ria maggiore in vista d'un'aggressione generale contro l'Europ?. Non bisogr.ia dimenticare eh~ il nostro continente ha già subìto delle diminuzioni, ed è indebolito per il solo fatto che è attrave,rsato da una pa,rte all'altra, da .nord a sud, da quella che vien chiamata la << cortina di ferro ». Se, dunque, dal Baltico fino al Mediterraneo questa identica « cortina di fer.ro » attraversasse tale mare passando attraverso l'Albania e l'Algeria, è certo che allora l'Europa sarebbe isolata completamente, all'eccezione della sua « fac– ciata » atlantica. Una s.ituazione del genere assumerebbe un aspetto particolarmente grave per paesi come l'Italia, la Spagna e la Francia, che dispongono d'estesissime super– fici di territorio bagnate dal Mediterraneo.

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