Lo Stato - anno I - n. 2 - 31 dicembre 1960

8 LO STATO La • • cr1s1 delle istituzioni La storia della Germania di Weimar nel primo dopo– guerra, in particolare dopo il 1930, che rivela sconce,rtanti affinità con le cronache recenti della Repubblica italiana, non può non suggerire preoccupanti considerazioni a chi sia realmente pensoso dell'avvenire della nostra democrazia e del sistema giuridico su cui essa si fonda, soprattutto tenendo presente che la nostra Costituzione è quanto di più simile sia dato di immaginare all'ordinamento della Re pubblica weimariana. Si deve prendere atto con sincero compiacimento, perciò, che il migliore e più moderno pensiero liberale si dimostri anche esso .sensibile - come rivela chiaramente il Bon Valsassima nella rivista ufficiale di qud partito - al sin– tomo più grave e peri~o'loso della crisi parallela dei due ordinamenti e cioè al problema delle istituzioni. I « reiterati voti di sfiducia di un Reirhstag mcapace di esprimere maggioranze omogenee e governi stabili », se· i11Germania ed in Francia appartengono ormai alla storia del passato, sono purtroppo cronaca attuale in Italia ove è lecito auspicare che non si dpeta quanto già accadde in Germania dopo il 1930 e cioè: « con il radicalizzarsi della lotta politica a favore delle ali estreme si ebbe un susse– guirsi, a rapidi intervalli, di voti di censura determinati dalla collusione fra le opposte fazioni eve1sive, concordi nell'aggredire le formazioni ministeriali costituzionalmente ortodosse e ligie al regime. Un atteggiamento puramente negativo della maggioranza dei deputati - che non era autentica maggioranza parlamentare, né poteva divenido per la assenza di qualsiasi positiva intesa ·tra i suoi com– ponenti di destra e quelli di sinistra - costringeva i suc– cessivi governi a dimettersi ed il Presidente del Reich a formarne di nuovi, inevitabilmente minoritairi innanzi ad un Reichstag diviso fra irreconciliabili fazioni ». La · logica delle cose La radicalizzazione della lotta politica è fenomeno or– mai in atto in Italia dopo gli avvenimenti di luglio che, mettendo in mostra il vero volto del comunismo, h~nno sospinto notevoli frazioni di non rassegnati elettori a po– larizzarsi il 6 novembre su posizioni di dest,ra. In sostanza, non è più un miste.ro, oggi, che i comu– nisti sr.atenarono l'offensiva. contro il Governo Tambroni per il timore della sua efficienza sul piano amminis·trativo che li condannava a perdere credito e voti nel Paese. Non bibliotecaginobianco è più un mistero nemmeno che il conflitto fra opposti estre– mismi non ebbe luogo in luglio - po.iché i cittadini videro alle prese le forze dell'ordine e le magliette a irighe del partito comunista italiano non già queste ultime ed i gio– vani del MSI - ma appena adesso va iniziandosi nelle Università, nelle strade e nelle piazze, chiaro sintomo di quel che potrebbe avvenire nel prossimo Parlamento ove prima non si trovasse un valido rimedio. A proposito di che non sembra inopportuna la sede pe,r sottolineare l'inefficacia del ritorno al centrismo più o meno mascherato per arrestare e contenere un processo di radicalizzazione il quale trae origine dalla diffusa coscienza che il sistema, quello dei partiti e di uno Stato che ne è prigioniero, è inidoneo a misurarsi con la ferrea organiz– zazione comunista, è tuttora capace di cedimenti come quello di luglio e quindi è suscettibile di essere travolto da un movimento· di piazza. Centrismo di ritorno Il concetto della forza morale della magg10ranza demo– cratica in funzione di piattaforma comune di resistenza, proprio del punto di vista liberale, non si discosta, sotto questo profilo, dal concetto socialdemocratico e r-epubblicano dell'apertura a sinistra con l'immissione del PSI nella mag– gioranza, se non in quanto quest'ultimo appare una più moderna edizione, riveduta e corretta, dal vecchio centri– smo degasperiano. Quel che prima di luglio poteva, infatti, appainre una operazione politica possibile - la cattura cioè del socia– lismo e la sua conversione alla democrazia attraverso un processo di collaborazione con la democrazia cristiana - è oggi fuori del campo delle ipotesi -immediate, pos-to che l'operazione presupponeva non soltanto una destra. in crisi e f.rammentata, ma soprattutto un PCI imborghesito e quasi rassegnato all'ineluttabile. Senonché i comunisti si sono dati carico di smentire l'unico postulato dal quale si poteva far discendere il lo– gico corollario ed alla loro azione - che ha saputo, sul piano sentimentale e idealistico della Resistenza, convogliare forze eterogenee e spesso anche non consapevoli dei propri atteggiamenti - ha subito corrisposto la reazione eguale e contra;ria della raccolta delle forze dissenzienti sulla destra.

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