la Libertà - anno VI - n. 21 - 26 maggio 1932

26 MAGGIO 1932 LA LIBERTA' 3 Filippo Turati commemorato da Claudio Treve Sabato sera, Claudio Treves ha commemor~to Ftlippo Turati. La manifestaztone, indetta e organizza– ta dcµIa Concentrazione Antifasci– sta, ~ stata un'alta e Jervtda cele– brazione del grande esempio che il N_ostro Morto ha la.sciato agli ita– liani. Dinanzi aU.afoUa che gremiva la sala - e nella quale tutte le cate– gorie deU'antifasctsmo avevano lar– ga r~ppresentanza - Claudio Treves :l~i~=~~~~n~erd:iu~~ir~ ~aci~ tando neU'uditori.o, dominato' dal Ja– s~n:o C!,icosi' nobile eloquenza, fre– miti di commozione e acclamazi.oni frequenti. Quando egli ha suggeUat-0 nel ncme di Turati la sua magnifi– ?a o_raztone, il pubblico è scattato tn ~tedi ~ gli ha tributato, in un'o– vazto,:ie intensa e prolungq,ta, l'o– maggio della sua ammirazione " della sua riconoscenza. - La Libertà, rispondendo al desi– derio 1:tnanime dell'antifascismo, compte zLgrato dovere di riprodurre integralmente il discorso commemo– rativo di Claudio Treves. t: Una sensazione strana : mi pa– re che non io, ma lul stia per salire alla tribuna : ispido in volto, le– spalle aperte, agltate come quelle del buon artiere che si accinge a una difficile bisogna, u promo adusto, gli occhi fosforici di fauno buono, dove l'iroola sprizzava, pieni di pathos, pieni del tragico umano, cosi', appunto, come tante volte lo vedemmo salire per commemorare Cavalletti o Blssolatl, A.mendala o Matteotti. Di dove veniva a lui quella potenza di evocazione che dava luce e spa– simo ? Eloquenza enorme : voglio dl– re fuori di ogni consueta norma let– teraria. Eloquenza che trattava li dolore, li sangue, l'eroismo, li sacri– ficio come materia solida e ne face– va zampillare tutto lo spirituale, plasmandola in pura bellezza, Urica e demop.lca, che penetrava nei cuo– ri. urgendo come anelito, come ansia d.1 azione morale, come volontà de– cisa, armata. pronta per l'esempio, pronta per il combattimento. Direi questo assurdo. Lut era l'u– nico oratore per questo rito, per questa commemorazione. Non noi, che pieghiamo sotto l'o– nore tremendo, sotto il dovere, più alto delle nostre forze. Il nostro ne– crologio è in troppo gran parte 11 necrologio no,stro, un autonecrologto. Non noi, che slamo vissuti 1n lui, di lui, per lui; che abbiamo agonizza– to e slamo .in grande parte morti della sua agonla, della sua morte. Quando cio' avvenne, la sera del 29 marzo, 1n quel letto bianco, in quella camera al quinto plano di boulevard OrnaQ.o - umile come la cella di un certosino, riempluta tut– ta, dietro il capezzale, della grande immagine viva di Colei - come Egll scrisse~ - con la cui vita fu sua grande ventura intrecciare la sua vita, la consigliera, la consolatrice, Anna Kullscioff - e lo vedemmo a poco a poco sparire nel rantolo al– fine tacluto, nel polso svanito, nel– lo som,n:to fatto vitreo, nella sof– tuaa serenità dei lineamenti, come 11, ail'lne, tutta la sua intrinseca gentilezza, tutta la sua infinita te– nerezza si fossero liberate dall'ar- .matura del combattente. che non a– veva mai conosciuto nè tregua nè riposo - e le donne pie ed i !edell amici che l'avevano assistito scop– piarono in un tumulto cU singhiozzi in!renablle - quando clo' avvenne, quella sera, in un solo momento due cose percepimmo lnsleme : la vora– gine che si era scavata nel nostri cuori, per non colmarsi più, la rive– lazione, balenata improvvisa come una luce nella notte, di cio' che ve– ramente Egl! era, di clo' che Egli era stato, di cio' che Egli sarà - per noi - sempre. e: Morire è divenire > - ha detto Hegel. Egli era 11 nostro socialismo; Egli era l'Italia, Egli era tutto l'ane– lito del nostro paese ad essere buo– no, giusto, grande, libero in una umanità giusta, buona, grande e li– berata. Come l'Antico poteva dire: e: Ho amato la giustizia; ho odiato l'iniquità. Per questo muoio in esi– lJ.io >. Propterea morior in extlto.Tra– gedia, ho già detto, di un uomo, di un popolo, di un secolo.. Cb~ sarà. l'Eschilo che la tramandera a.i ven– turi? « Il più indito disertore della borghesia » Che cosa era U socialismo per Fi– lippo Turati? Che cosa spinse que– sto figlio del XIX secolo, di cui la culla era stata legata col nastro tri– colore, ed era stata ricevuta nel palazzo u!!iclale di una Prefettu– ra; che cosa spinse questo nato sulle soglie del privilegio, agiato d-1cen– so, vivido di intelllgenza, baciato dal tu,oco della poesia, per il qualeÌJI la vita spiegava tutte le seduzioni al– lettatrici, che incantavano il dott. Faust; che cosa lo spinse a darsi al socialismo, quando il socialismo non era che una oscura dottrina stra– niera e assurda, anzi il pretesto ad una torva rlbelllone di schiavi, eb– bri di violenza e di crimine, che la e giustizia > 1n solenni sentenze bol– lava come malfattori associati? Che cosa ? Un giovanile trasporto ro– mantico ? Un bisogno di viaggiare nelle terre esotiche dello spirito ? Ma come questo romanticismo, que– sto gusto dell'avventura intellettua– le sl concillano con la fedeltà. asso– luta, incontaminata di tutta la vita alla scelta giovanile, fino a suggel– larla con la morte 1n esilio ? Noi osserviamo umilmente que– sto soltanto : che ogni uomo ha una sua sigla personale. Al modo che ha un volto suo, ha un cuore suo. Re– spingiamo l'adulterazione della dot– trina determinista per cui ogni in– dividuo non sarebbe altro che l'u– nità d1 un gregge. Sgombra dalle e– sagerazioni scolastiche, la dottrina classista della storia è tanto più ve– ra quanto più si esercita sopra grandi numeri, su vaste collettività, e molto perde del suo valore qua~– do si voglia applicarla a !razioni n– dotte fino al :singolo. L'uomo è, con tutte le forze che lo influenzano, ma è anche con quella della sua origina- ratanrs~~a~a!iia 0 ~~~~;e~a~ut rità, alla classe. Filippo Turati - perché era lui, con Ja sua sensibilità, la sua etica, il suo genio - fu un dl.sertore. della borghesia; 11 più Incllt-o dei diserto– ri della bOrghesia e tale ri~ase se~– za pentimenti, tino all'ult1mo respi– ro 1n esilio. ~rw i~J 1 ~h ~~~o 1 iu1~~-µna gio- ventù intellettuale, ansiosa e soon- tenta, si chiedeva che cosa era nata a fare, che valeva la sua vita. II e Risorgimento > era compiuto. Ma a che serviva, oltre .che alla retorica dei discorsi uf!lciall? La patria era, territorialmente, una. Solo territo– rialmente. La patria unita non era che la e cosa > di certe consorterie. D popolo non cl entrava. C'erano i latifondisti nel sud e i primi indu– striali nel nord. E c'erano plebi. Ple– bi agricole oppresse da contratti me– dievali, bersagliate dalla fame, dal– la pellagra, dal più selvaggio anal– fabetismo. Plebi urbane e semiur– bane, per le quali l'officina cont:t– nuava l'esosa usura del campo. Gli apprendisti erano bambini di nove anni che facevano dodici ore al giorno in fabbrica, guadagnando un soldo all'ora. Lo sfruttamento non aveva limiti, nè di tempo nè di sta– gione; neppure lo temperava un co– stume scolastico. La cupa tetraggine dei giorni era rotta soltanto a quan– do a quando dal sussulto di qualche cieca rivolta, sùbito ferocemente re– pressa. risonanza che fra quelli più mode– sti, rimast1 fuori dalle oligarthle dirlgent.i, ma. non adatti a spogliar– si del tutto da quell'afflato naziona– lista e guerriero, che era la gloria della tradizione. ria > fa rampollare la Associazione I so immanl catastrofi, in cui delle pet-0: Egll è l'uomo del Partito, 111 la del Tribuno ferisce come una Nazionale per la Cultura Popolare. sue vittime fa i suol complici. Tu- fedele del proletariato. Nelle tre- frusta; ogni frase colpisce il duce, Sono scuole libere volanti per gll a- rati si eresse tutto contro la guer- mende convulsioni della lotta, Egli I Io smaschera, gli chiede ragione del nal!abetl, che la Russia sovietica a.- ra : - quella coloniale e quella euro- non gitterà. mai semi di divisione suo tremendo misfatto contro 11po– detterà pol in grande, con meravi- pea - una che continuava nell'al- fratricida Il danno sarebbe sempre polo !tallano, La canea urla. TuratI glloso successo; sono Università. Po-1 tra. Nelle viscere della guerra sen- ,superiore· ad ogni supposto vantag- supera tutti e si impone. TI duce ol polari e Bibliotechine Popolari - il tlva formarsi 11 fascismo. E disse no gio. Egli resta nel Partito, che ha. I torce ~d ~g?i frase, schiumeggia in– libro (senza moschetto) contro il alla guerra come disse no al fasci- bisogno del suo conslgllo, della sua terruziom irose, minacciose, infor ... litro - che Turati ispira, inaugura, I Bmo. Sopraffatto resto• tuttavia In opera. Vi resta, ma con la coscien- ml. Turati prosegue, non cessa chs incoraggia, regala. E' un lavoro im- llnea a difendere' 11 controllo parla- za intera, parlando, scrivendo, bat- quando ha detto tutto il suo pensie– menso senza grandi echi politici, mentare; a denunciare le responsa- tendosi per l'idea sua, lperbo llzzan- ro. Nello scioglimento della com.m1.s– ma che egli ritiene _di esigenza ca- b!lità del governi in tutti i disastri, dola piuttosto che dimin uir.la. Vi re- sione pariamentare d'ipchiesta per pitale. Predica ed ag!S c~.Non basta, J a respingere tutte le audaci river- sta perché l'autorità sua g 1gantesca le spese di guerra, che e stato 11 prl_. Questo poeta, ques.to tnbll!!o, si in- slonl di responsabilità di quel di- sarà - perché non dirlo ? - una pro· mo atto del governo fascista, de-– namora della tecmca, che e la rea- sastri. tez1one del Partito nell'ora dei rove- , nunz1a 11 prezzo pagato alla pluto-– llzzazione del sogno. Entra al Con- Alla guerra egli opponeva il suo sci Nessuno ricorda quel complesso I era.zia mvere<:onda, che aveva fi... slglio Superiore del Lavoro e le più senso lnternaz!onalista ed Il suo sen- pslco!og1co che si chiamo' l'om- nanz1ata la marcia su Roma, per perfette relazioni sono sue : quelle so di patriota. II patriota vedeva brellone di Turati ? Vi resta, per- scampare dalla resa dc1 conti, i te... sui Probiviri, que~e sulla Coopera- nella neutralità n compimento del che ha l'intuito profetico che sta son rapinati nel sangue della nazio– zione, quella class1ca sulle otto ore. destino dl emaI!.cipazione, alfine, I per suonare l'atroce destino del Par- 1 ne ID guerra Scarnl!ica la viltà e Si adatta a dirigere un Sindacato, dell'Italia dali'alternativa di un vas-1 Uto e del proletariato ... Una guerra I la putredine degli istituti supremi quello delle Poste e Telegrafi, mor- sa.llaggio all'altro dei potentati stra- è finita; un'altra si delinea: cessat.o che hanno agito d'accordo con Ja tlflcandosi nell'equa soluzione del nleri, che era stata tutta la diplo- il cozzo degll eserciti, fatto il com- plutocrazia, armando la torma de- CotesW generose aristocrazie idea– liste erano estranee al proletariato come il proletariato era stato estra– neo e, ahimé !, perfino ostile al processo storico unitario e naziona– le. Per rompere il ristagnamento della politica italiana, la cristalliz– zazione di una borghesia consorte– sca, occorreva un verbo nuovo, il verbo di una classe vergine, che po– nesse sè stessa come protagonista della nuova storia. E poiché ogni storia è la storia politica delle clas– si che detengono la proprietà, il nuo– vo verbo doveva accampare la con– qulsta dello Stato per la innovazio– ne del diritto di proprietà. Dunque, una lotta classista per 11 potere politico avendo di mira un sistema di produzione diverso. Tale il prezzo della entrata delle classi iavoratricl nello Stato !tallano: entrata di guerra, pur necessaria, come ar,parirà poi a molti avversa– r! più avveduti - necessaria, dico, e ineludibile come le condizioni stes– se dell'esistenza dello Stato italiano e del suo svilupparsi nel gioco com– plicato delle concorrenze, che espri– meva la. civiltà capitalistica inter– nazionale, battendo alla porta del nuovo secolo. ~a~~~rno C:!i ~u~à!~ : ~~~~~~ I :fi~ 1 ~n~;~~zf:~:i~t:.a~id;lc~r!;:: fJ~i ~el~~:aui~~~~\~~ti~ig,eiaF~= ~ ~';.;~t~~e~~ c~rr~a 1 ~~!e~~au La Camera che ode i suoi discorsi ha va a Jaurès che aveva sino in ultimo I sultati diplomatici di Versailles - fasc1Smo inizi una rivoluzione, sin– l'idea che egli sarebbe un ministro supplicato che la fiamma dell'In- unanime è 11 pensiero : - Era per tetlzzando il suo penslero cosi' : delle Poste e Telegrafi quale non fu ternazionale non fosse spenta dai questo ? La delusione si esaspera e e Contro la massa non c'è che il mal, quale mai sarà in alcun Par- soffi della guerra. Percio' fu col cuo- parla il l!nguag.gio di violenza, di tiranno : tiranno da dramma o da lamento borghese. Infattl Egli era re a Zimmerwald e perché aveva cui la trincea ha fatto un abito. La operetta, in grande o piccolo stile., un socialista e portava in cuore la detto ll 20 maggio 1915alla Camera rissa si fa assordante. L'Italia e Napoleone il Grande, il Piccolo... o amministrazione socialista dell'av- che i socialisti avrebbero sempre stremata. Solo i fornitori di guerra il Minimo. Insomma, tragedia o far"' venire. Pertanto non fu inteso sem- cercato le vie più spedite per t.ron- sono in auge e fanno incetta d1 sa. Ritorno a Metternich. La rlvolu◄ pre. Forse Egli anticipava troppo. care il conflltto e senza vinti né vin- giornali. I lavoratori chiedono conto zione non si fa esumando cadaveri; La borghesia non aveva partiti politici, e, come quelli storici, cosi' alti, del Risorgimento erano finiti ai piedi del Campidoglio, cosi', col trasformismo di Depretis aveva di– chiarato di farne a meno. La lotta politica era una avara rivalità. di clientele, e tale sl perpetuava. Perché ? Una opposizione c'era pure - ed alacre e generosa. Una de– mocrazia radicale si batteva per denunziare l governi di reazione e di scandalo; una democrazia repub– blicana che aveva dato al Risorgi– mento l'impulso della iniziativa, continuava in quello stesso spirito a indicare nell'istituto monarchico l'ostacolo dl ogni progresso, la dege– nerazione dello stesso Risorgimen– t,o, secondo lo aveva pensato, nella sub1lmità del suo sogno idealistico, il maestro, Giuseppe Mazzlnl. - Se– nonché coteste oppos!.zioni, quanto si vogliano virili e generose, avevano in sé stesse un difetto dl origine. Esse sl erano formate e st perpetua– vano nel clima del Risorgimento, tra i ceti che avevano agito in quello, ed 1n quei ceti stessi non trova vano Filippo Turati, tra quella gioven– tù inquieta, fu il primo a divinare intero cotesto processo storico. E quando divinato l'ebbe, non si chie– se più se la vita valeva la pena di essere vissuta. Egli aveva trovato 11 modo di farla e una cosa ser!a > poiché le aveva dato uno scopo. Si trattava di fondare U Partito So– cialista. Gli elementi c'erano. Non si trat– tava che di raccogllerli e sceverarli. La prima Internazionale aveva avu– to echi potenti 1n ItaHa, specie sot– to l'aspetto scissionistico di Baku– 'Ilin. Gruppi di internazionalisti e di comunisti anarchici erano attivi e.d ardenti, e respingevano la con– quista del potere politico legalitario. Il sorgeredel partito socialista Al lato opposto, erano formazioni l:iel Partito Operaio, corporativiste, aliene esse pure dalla polibtca : par– tito, come allora si diceva, della e blouse >. In Romagna fiorivano dei gruppi di repubblicani colletti– visti. Andrea Costa squassava la sua chioma leonina e le manette di mal– fattore davanti alla borghesia. Gior– nali rivoluzionari pullulavano da ogni parte : la e Plebe > di Bignami a Pavia, 11 e Prox.imus tuus > e li e XX Secolo > a Torino, 11 e Fascio Operalo > ad Alessandria. Una sen– sazione diffusa di ribellione popola– re era per tutto. Turati era. come il centro di tutta questa materia in– candescente; vestiva la t,oga e di– fendeva in tribunale 11 Partito O– peraio e cosi' quasi automaticamen– te rompeva contro la borghesia ra- fiamma arriva a Milano. E' 11 1898 ... Gli operai e le operaie della ditta Pirelli tumultuano. Turati è !ra loro, fronteggiando la forza pub– blica e predicando la calma. Invano. Repressione sanguinosa. Un centi– naio di morti. La repressione sl chia– ma Bava ~ccaris e Pelloux. Tutti i partiti del popolo - dai socialisti al cattolici - sono dispersi sotto la raf– fica. Arresti in massa. E' arrestata la Kuliscioff. Turati accorre in Que– stura per la sua liberazione. E' trat– tenuto malgrado l'immunità parla– mentare. Tutti i e capi > passano -davanti al tribunale di guerra per cospirazione. Tutti sono condannati. Turati riporta dodici anni e va a sostituire il Barbato nella cella del mastio di PallM1za. :~~ezit;inJ:tea pj(l~~; u~a -~:! Libertà ~;;.'?i:~ 1.db, ~:f;t~~~~~~ff°esite~e:~; « per riempirla d'azione» Ma 1 partiti popolari In breve tempo riprendono. La stamp_a demo– cratica fa il debito suo. Un e omni– bus > di leggi reazionarie determina l'ostruzionismo parlamentare.Pram– polini e Bissolati rovesciano le ur– ne per evitare una votazione di so– praffazione. Elezioni protesta. Fi– lippo Turati è rieletto. Un indulto li– bera, fra i condannafl a pene meno gravi, Anna Kulisclof!. Pelloux ca– de. U"nequivoco ministero Saracco cade. Cade Umberto I sotto i colpi di uno venuto di America con un suo gran sogno di giustizia In cuo– re : Brescl. E 11 Successore giura, compunto, il rispetto della Costltu– zione.... La reazione è vinta. Torna Turatf dal reclusorio e rlprende o– limpico come un mo !l suo lavoro. e Critica Sociale , riappare, e Heri dlcebamus >. le sue relazioni con gU epigoni del marxLsmo, con Federico Engels, Plechanow, Vittorio Adler, e par– tecipava al congressi internazio– nali di Bruxelles e dl Zurigo. E fon– da la e: Lega Soclallsta >. In quel tempo, dopo una lunga corrispon– denza epistolare, si incontra con Anna Kuliscloff. I /tori cttaprtle, una sua poesia per l'lmplccag1one di So– ,fia. Petroska.ja, 11 ha congiunti. Ella veniva dalla Russia, aveva portato 11 verbo della e: sempll!lcazlone > fn popoli ignoti nel Caucaso, poi era stata a Parigi, da ultimo a Napoli. L"unione decLseTurati alla lotta. Ci vuole una rivista di largo respiro, di amplissima collaborazione, ferma nel principii, libera nelle deduzioni, per estinguere la sete di cultura della nuova generazione. Filippo Tu– rati rileva da A. Ghisleri 11 e Cuore e Critica > e ne fa la • Critica So– ciale >.'Intanto, le linee del partito Che cc,sadicevamo ieri ? Una clas– sono gettate. Un comitato promoto- se nuova entra nella storia d'Italia; re è fondato ed è dotato di un gior~ 11 suo primo compito è di essere; es– nale suo di propaganda e di orga- sere per agire. Autonomia al !lne nizzazlone : e La Lotta di Classe >. d1 una conquista. La libertà per n prirllo congresso socialista è In- < riempirla di azione >. Se il matti– detto a Genova (1892). Tre giorni no è stato romantico e rivolttziona– storici : la separazione dei soclallsti rio, il meriggio sarà ripieno di ape– dagli anarchici ne è il !atto più sa- re. Turati continua a vedere con oc– liente, l'" opera~mo , invece si e- chio d'aquila. La vita dà a sé n pro– volve rapido nel socialismo. II Parti- gramma. Dai campi, dalle officine to Soclalista è nato. Su tre princl- sale la voce del bisogno che ha tro– pli : la lotta di classe, la proprietà vato la. via del più pronto soddisfa– col!ettlva del mezzi e strumenti di cimento. Migliaia e migliaia di spon– lavoro, la conquista del potere po- tanei scioperi di contadini, tra il litico. 1900 e il 1904-, abbattono i vecchi Quale, meravigliosa, primavera di ~r~::rett.!e~~r::~t!1fa ~f~~a?ella1a~;: ~~~: 1 ~j~ c~e S:~~~Z:f 0 ~~inec~; ro gratuito, le « corvées > del tra– vita era bella ! Come gli uomini era- ~or;:v~i~~!on~g~i~· 3nac~~P~; no generosi ! Blssolati, Prampolini, quasi silenziosamente, che non è ~a:frJ•J?:f~~~!fnhal, c~~~r;~~~ 1 :~t~a rfe\faC::~~lac\~iftài1!J~~~rp~: con Baldinl,. con Balducci. Napoli vanzando altre più superbe. Le' le– ci dava una fioritura ardente di gio- ghe operale fanno migliorare i a– vanl, serrati intorno alla ~ Propa: lari, Il fissano collettivamente, sla ganda >. La Sicllla con Barbato, De selvaggia concorrenza interproleta– fellce, Garibaldi Bosco esprimeva i ria del krumlraggio si viene argi– s.uol e Fasci > di rivolta. Su tutti, FI- nando. Le Leghe si federano e na– llppo Turati, folgorante con la pen- sce la e Confederazione Generale na, CO?, la par~la, stupe nd o di stil e, del Lavoro :>.Il lavoro delle donne D:1erav1g_lioso d anim3;. Intranslgen- e del fanciulli, le Cooperative di !1sstmo m dottrina. L anno segu~n~ Consumo e quelle di lavoro integra– e .il congresso di R~gto Em la • no la Lega, che attirando la vecchia tnonfo di Pramp~llni, trionfo dell~ Mutua, prepara il regime delle assi– sposalizio _nel socialismo del prole curazioni sociali; quando il su!!ra– tar~a~ dei campi con quello delh~ gio permetterà al proletariato di dl– o!f1cme : miracolo tutto Italiano • sporre dei Comuni e degli Istituti scoglio contro cui s1 rompe ancora che ne dipendono si formerà una l'onda oceanica del bolscevismo triplice possente èhe ad un tempo TUSSO. presiederà le guarentigie del lavoro, La lotta contro Ja reazione ~f5;;iond~~fo~:~frt!ttad~e~~/~~c;g;~ Troppo precorreva sull'ambiente. citori >, dacché la guerra porta in delle promesse loro fatte durante il Ja rivoluzione non si fa tornando al Il « riformismo » ~~a1:db~~J~~~:rad 1 slti1~~r:ia ~~ 0 J: ~~~~~~n~ 1 ia 1 ~~~:t:l~\: t~~df~t; ~~:o~ ;o~e<;ri c~ 0 e ~=~r~eJo~: e la sua leggenda ~i: 1~e~te~'1!f1n;:edesJa 1 ~~f1,if~~~ 'f::::J: c~~ : 1 d~~~t~ffi~f!fr::;~iu~ ~ssop:o;:~~~~aun:n=t~~= C'è una leggenda del suo e rifar- rà : e anche per noi la patria è al tati che ricalcitrano ad entrare col dubbio, quel discorso si puo' consl– mismo > che dovrebbe omal essere Grappa >. loro gradi e medaglie di guerra nel- derare come la protasi fatale d1 sfatata. Egli era un marxista ed un Si', la guerra era più !orte di lul. la umiltà delle loro antiche posizlo- quello che poco più di un anno dopo posltlvista. Dichiarava Egli stesso cm stessi istinti di opposizione che ni, o le trovano occupate. Rancori e pronuncerà Giacomo Matteottl che alcun! dati irremovibtll della essa esaspera, si volgevano contro ,furori, agitazioni e scioperi. Il par- sua cosc!enza ii aveva ricavati da di lui. Tripoli ha fatto passare il go- t1to ha la febbre; le sue flle sono in- La corsa fra !:O~r~o~~~~•- ~ftovi~~vi~n~~ i~ ~:1~l. i:r:~r;~ 0 inC::-rn~f~!ia1: ~~:!'\;~1: 01 ~ ~~tfr~ }~~~ l'assassinio e la denuncia trasforma. n socialismo non è una lo sposterà. assai piU lungi, al bol- ma e l'e.ssenza. Dove è la severa Viene 1n mente 11dialogo dl ve- rivelazione di Dio, è una lenta crea- .!:icevismo.Ma egli reputa che la con- dottrina marYJsta del suo statuto ? spaslano e di Elvidio conservatoci da zione degli uomini. Ogni atto libera- cezione sua del socialismo, per dodi- Quella Jllum!nata, cosciente rispon- Epiteto : e Non >'enite oggi al se– t.ore contiene il socialismo, in quan- ci anni ripudiata dal Partito, ripara denza della oggettività delle condi- nato_! - ?oi me lo potete impedire, to è coscienza dell'ingiustizia e sfar- nelle masse dei lavoratori organi%- zioni di fatto e della subbiettività ma !mche 10 saro' senatore, io verro" zo di riparazione e la riparazione zatl. Turat1 passa intatti attraverso volontaria che vi reagisce coscien- al Senat,o. - Se voi cl venite, sia al– conseguita diventa mezzo di ripara- rielezioni trionfall. Ma egli non fa temente ? Istinto ed Intuito si chla- meno per tacere ! - Se sono pre– .zione ulteriore e maggiore. che affinare U suo lealismo al Par- mano e volontarismo > : e non è che sente, non posso che dire clo' eh& e Quando questo esercito sarà tutto in ai:;mi- Egli scriveva sin da! 1893- allora la borghesia sentirà la necessità, per prolungarsi la vita, ò.! concedere le riforme ... E le riforme da lei concesse la seppelliranno >. Come mi diceva Nullo Baldini, che, anche lui, ba predicato di esempi più che di teoria, Turati era un E– ducatore perché era un realizzatore, perché reputava che il fatto educa. e Dal rea!e all'Ideale > tuonava Giovanni Jaurès. La riforma non e mal un fine. Es– sa dà la gioiosa coscienza. d1 una forza calma, poderosa che sl accre– sce con l'esercizio, ed arma la volon– tà di accrescerla per esercitarla an– cora, più oltre, instancabilmente, perché la millzla e la lotta sono di ogni giorno. Pertant,o la riforma è creatrice. Vana paura che Ja riforma addor– menti sopra il suo letto di più o meno facili allort,~rché l'c lncon– tentabll!tà è 1n ondo al cuore dell'uomo>. rls~re~!i~V!e~:111 P-~~:~ mocratlco leallsslmo, scrupolosa– mente rispettava le autonomie - potevano votare talora cont-rodl lui. Il grande popolo del lavoro a lui re– stava consa;pevolmente, fiduciosa– mente fedele nell'a!ione. Il popolo ammirava Turati che mai gli si mo– strava in veste di cortigiano; piut– tosto, il contrario. Intuiva che con Turati e per Turati esso, il popolo, non sarebbe mai stato il corpo di manovra per alcuna avventura per– sonale di dominio e di gloria. Da questo consenso veniva a Tu– rati quell'autorità tutta sua, disar– mata e possente, radicata nel Par– tito e spaziante assai oltre le chio– stre del partito della quale Egli, con religiosa modestia, mal si indurrà a prevalersi rispetto al Partito - per– ché Egli credeva nel Partito, adora– va 11 suo Partito, e ancora più quan– do il Partito si scostava dal suo con– siglio, dal suo Insegnamento. Ma il dissenso vivo è sempre In– torno al metodo, intorno alla inte– grazione degli sforzi sul terreno po– litico ed economico. Per Turati il fi– ne ed il mezzo si compenetrano; gli atti risolutivi della storia non sono che lo sbocco di innumeri atti pre– paratori. La forza non è la violenza. In paese libero, l'educazione deve di– rigere alla forza, non alla violenza. La rivoluzione sarà tanto più !orte quanto meno violenta. Il socialismo è un Istinto che diventa coscienza e si fa volontà : c!Ge, opera. Una classe, come un uomo, ha da essere il fabbro della sua fortuna. Non ci sono san ti in cielo, non ci sono de– miurghi in terra. Per c1o' respingeva l'avventura, U gioco di azzardo, per– ché respingeva l'irrazionale. Questo tuttavia esiste. E lo sforzo è ap– punto di denunziarlo e di ridurlo Sotto l'impero della ragione. Tutto cio' che è stato, ed ba servito, ten– de a cristallizzarsi. Lo sciopero di– venta un mito, e clo' che era stato un beneficio, cristallizzandosi ln mit,o diventa un impaccio. II suo dissidio da Sorel è veramente insa– nabile. Egli è un democratico, un laico, un razionalista, un socialista, insomma, della grande linea evolu– zionista rivoluzionaria di Marx. Per– cio' Vis..."e 1n una atmosfera incan– descente di polemiche : aggredito, si difese, irruente ma sempre mos– so da un solo amore, quello della causa, scevro da ogni preoccupazio– ne personale, puro da ogni pensiero di supremazia, schietto, liber.o, mo– desto, di un solo linguaggio in piaz– za o al congresso, nelle assemblee del Partito o del Parlamento. Sem– pre col popolo e non con la popo– larità. Approvava tutte le collabora– zioni che credeva utili e leali, igno– rava ogni compromesso di coscien– za. La sua etica era una rivolta con– tro la menzogna, la ciarlataneria la demagogia; la sua ironia velava' la carità intima che gli fioriva In cuo– re con la rellgione llluzr,..inatae ra– zionale dell'uomo. tlto. Un'idea di avventura perso- la strepitante attesa d1 un miracolo mi parrà giusto. - Ma se voi lo 41- nale non ha seduzione per lui. Rl~ esoterico. te, io vi faro' morire. _ Ho !o mai L'immolazione d ll'Uomo allaCausa creduto di essere immortale? Fac– cia ciascuno clo' che dipende da lu.L Voi mi farete morire ed io so!!riro' la morte senza tremare. > Ecco : al congresso di Bologna lo statuto del Partito è mutato. La vecchia guardia, dall'intlessl.bile Co– stantino Lazzarl a Filippo Turati, sena le file; la vecchia guardia muore, non si arrende. Ma è ridotta ad un pugno e sarà soverchiata. Il Congresso si svolge come un rit,o di Illuminati affascinati da un mito : la Violenza. Ogn1 parola è in ese– crazione della. guerra e 1 più non sentono che l'appello al mezzi di vlolenza, introdotto in tre passi nuo– vi nella vecchia carta, non è che in– flusso della guerra che arde ancora nel loro sangue. Filippo· Turati non ha un dubbio. Il suo discorso è un epico corpo a corpo con quel 'mito e violenza. ,, che si illude di essere e forza >. - • Chi di voi - esclama - si e trovato alla testa delle rivolte della fame ? Chi ha risposto all'in– cendio dell'c Avanti! >? Tutte co– teste apologie verbali della violenza non sare.nno forse un servizio per coloro che hanno la forza e si pre– parano ad. esercitarla senza pietà contro 11 proletariato ? Nella sua passione Turati trova accenti d1 pro– fezia. Come Ezech1ello, vede e an– nunzia le ruine, la disfatta, la rea– zione più crudele, incombente sulla RoUma proletaria. Che vale? n de– stino è il destino. Turati è vlnt.o. Turati è alla colonna. Ma.il sociali– smo e l'avvenire si illuminano di quell'atto di !ed.e. Ho già detto che Turati non la– scia 11Partito. Dopo 11Congresso di Bologna precisata lealmente alla di– rezione del Partito l'autonomia di pensiero e d.1 propaganda che egli e la minoranza rivendicano nell'am– bito dei principll, ,egli si spiegherà con un manifesto agli elettori mila– nesi : e Noi non siamo usciti dal Partito, perché slamo socialisti chf> vogliamo agire da socialisti. Le stes– se deviazioni e gli stessi errori del Partito sono ai nostri occhi un mo– tivo di più per rimanere col Partito, per esercltarvl una !unzione critica e moderatrice profondamente ope– rante ... La milizia soctalista non è soltanto milizia df idee, gioco di a– strazioni teoriche : es3a è sopratut– to una volontaria consapevole e per– sev erante immclazione di sé stesst alla cau.sa. Separarci dal Partito So– cial ist a potrebbe significare sepa– rarci dal proletariato organizzato, dall'esercito per 11 quale e col quale combattiamo e con clo' condannare nol stessi all'impotenza politica... o peggio gettare in quelle masse pro– letarie la disunione, la sfiducia, il disorientamento ~. Avete ben udito: e La milizia so– cialista non è soltanto una milizia di idee, gioco di astrazioni teoriche, essa è sopratutto una volontaria consapeYole perseverante immola– zione dl sé alla causa >. Dite : non è questo il vaticinio del suo epitaffio ? Suo e dl quanti al– tri? cc Al potere ! » ti di guerra e di distruzione. Intere tu le~~r~r7~~:~~1 ~~~t!;ga turpe ~~f;~~e d~ai: 1 ~~~!\ sè~~~~~cl~~ il calcolo furbesco, l'intima frollag.= .sti distacchino il governo dal fase!- glne del morto regime costltuziona- smo. Come ? Pochi mesi dopo 11 con- ~of~g;fett~~l 8;~~ f ~@:! r:e!so c~lt~~o~ia~m;el~~ct:!~n\~ s'illudono, corteggiando, di addome- J?arola d'ordine : e Al potere >. Non st lcare la belva e sono essi che .s1 e raccolta. Non lo poteva essere. a- addbmest!cano. Una commissione nacronlstica al clima t,orrldo delle g~~if"t~e~ia~! s:Ore:;~a!av~~:;~fé r:~~~liv~~r~t;a~ft~ s;i3~ah~re~ alla prima riforma elettorale con una stoica i mpassibilità d ottrinale e cui 11 fascismo con un grOSSopremio rinunzia ad influenze.re le larve al al partito di maggioranza cerca dl governo : Oiollttl, Bonomi, Facta, assicurarsi il potere. Filippo Turati che si succedono. Una parte del contrasta, indomito, indomabile. Va– gruppo parlamentare reagisce, e fa namente. E' con quella legge che il voti di una politica più attiva, con.. governo farà le elezioni. Elezlonl d1 forme alle tremende cirtostanze. In sangue con cui il fascismo al po– luglio 1923, tra una spedizione di- tere suggella il suo destino dl struttrice contro la Federazione del- crimine. F'ra gli altri è nel ricordo le cooperative di Ravenna d.1 Nullo appassionato d.i tutti l!a.s:s.a&amio Baldini e l'ultJmo conato di uno ~ir~~I dèl 1 }ivi,~!~~:~n~ ~ 'a'!: f; 1~r~~a,:nd~i 1 i~~:~~fe:'%~ti:~~ nunzta. Ognuno al suo turno. Anche dichiara al sovrano le sue responsa- se la vlttorla è all'assassinio • bllità. Era il 29 di luglio. Turati non A chi il turno? manco' di segnalare all'Interlocutore ch;•1 0 u~~ ~i; 1!a!p~ff:,a~fi~tog 11 °:~ 1 1a;lr.11f~c~~od!d!.':t~~~/ai!. ao~~i~= l.?Jcontro intrepidamente, che nulla ne affretta la convocazione per as- ~ro~l~c~i.rctm:en~~i!o~1.tr::hcoè 0 11 :u:~~cl~tf~~e >.?n~~ ~~ni~ ~~ tiglio spirituale di Turati. Esule 1n spulslone, è 1a sclsslone. Intorno a patria, bandit-o dalla sua terra po– Turati si -5tringe ormai poco meno lesana dopo lunghe avvisaglie di in– della metà del congresso. Nasce ll sulti e di aggresslonl sanguinose, Partito Socialista Unitario del Lavo- ~:1'~~; ~ flaè ~ie1ovn~:,: ~~;i~~; ~tr~[lv:~ag~~·or~~~~~~et~~~~~= socialista, oggetto di tutti gli od.il e !ltico: G. Matteotti. k~~f;, 0 ~gae:~~g1;l~t~o:an~g~i;~: D 28 ottobre Mussolini è arriv-ato tarlato del Partito Socialista Unita– a Roma e la Camera puo' diventare rio. Attivo, severo, inflessibile, to– U e bivacco delle camicie nere >. Ec- stlene tutta l'organizzazione, racco– co Mussollnl e Turati. Ecco Mussolt- glie con dlllgenze. implacabile e de– nl e Matteotti. Ah ! Quall abissali nunzia su e Critica Sociale > e su antitesi ! Del tre quello che è il • Giustizia > uno per uno 1 misfatti e proletario > è Mussolini. Che cosa dl e un anno di governo fascista >; vi dicevo poco fa? Il classismo è anima dappertutto la battaglia per dottrina vera nella collettività. e le urne. Ludi· cartacei di eroismo. puo' non essere più vera nell'indi- Compiute le elezioni di sangue la viduo... Camera è convocata. Un trucco par– lamentare obbliga, a tradimento, Il. improvvisare la discussione sulla veriflca dei poteri. Chi è preparato? Lui, Matteotti, è sempre preparato. e Paratus ad omnia >. Inclstvo, po– tente, narra) svela, documenta e, fra !l lurore del deputati dé!la or!mlna!e maggioranza, conclude chiedendo la invalidazione della maggioranza. Il fascismo al governo Fu mai Mussolini socialista ? Tan– to vale ch!.edere se 11socialismo e la rivoluzione possono torcersi a<luna gtust!l!caz!oneteoretlc• di !stlll\1 bruti, cupidi e vendicativi, macerati nella miserla. Se il socialismo e la rivoluzione possono essere una ma– schera Intellettiva di frenetico e– goismo, una esplosiya espressione del bisogno di salire per dominare, pèr offrirsi tutte le soddls!azlonl personali, calpestando ogni cosa sa– cra, una forma, in!lne, di prostitu– zione sadica, che si offre, lusingan– do, a tutti gli atavismi perversi dif– fusi nélle !olle. La potenza dell'In– ganno sta in clo', che quello stesso e Ed ora - dice a qualcuno - pote– te preparare il mlo eloglo funebre. > ._ Dix.it >. Sapeva. Appena qualche giorno dopo, è il ratto, Il nefando as– sassinio, 11 cadavere tatto a pezzi ed occultato. 10 giugno 1924. In a– gosto, Filippo Turati sarà chiamato a riconoscere gli avanzi ritrova.ti tnelle forre della campagna romana del suo figlio sp1rituale. ~~ t~ fn°[~~c;~~os!.v~~~i~.rtO ~v~: L'Aventino chi, in una opposta sensibiUtà. mo- Ed è l'Aventino. Parlamento sbra– rale, sente la lacerazione di una nato come sbranato è stato il cor– pro!anazione bestemmiatrice, l'o!- PO di MattottL n popolo tutto spasl– !esa dl un travestimento abomine- ma e piange. Turati è sull'Aventln.o vole, ciarlatanesco, delle verità che e fra 11 popolo. Con là commemora– per lui sono un indeclinabile impe- zlone di Matteotti su l'Aventino, ple– rativo del cuore, una religione d1im- na dl tutto il e pathos >della nazlo- Ahimé ! Il mostro fascista è ingi- molazione, una Immacolata santi- ne e di tutta l'effettualità politica gantito. L'orrido seme da cui si è tà. Una assemblea, un congresso, u- di essa, Turati consegna al fati d'I– sviluppato aveva già mostrato i suol na collettività possono ingannarsi talla la requisitoria suprema contro filamenti, in certi modi onde si era anche lunga.rnente,per scontare lun- il bieco regime, per tutte le giusti– propiziato l'intervento, forzando la gamente poi l'inganno dl cui sono zie dell'avvenire. Più tardi si dirà.: volontà del Parlamento. Ma nella state vittime... protesta morale, non polltica. La si– guerra si è irrobustito. E nel dopo Ma se camma Prampolinl, se F1- tuazlone era rivoluzionaria e fu elu– guerra, come una belva affamata, lippo Turati, se Giacomo Matteotti sa dall'Aventino e da Filippo Tura– si pianto', e outsider:> di tutte le a- furono socialisti _ noi neghiamo che ti. Antico vezzo della comune in– gitazioni, deciso a volgerle tutte allo mai Mussolini sia stato socialista. sufficienza, quello di farsi dei de– appagamento del suoi istinti di Tra queste anime, l'incontro sarà miurghi per rovesciare su di loro la preda e di crudeltà. Soffia pertanto sempre un dramma_ u dramma del- colpa che è delle cose e delle possl– dentro a tutti I movimenti per esa- la luce e delle tenebre, del bene e bllità. La moltitudine che andavano sperarli. Tra la reazione e la rlvolu- del male: fuoco di crimine, astro di ad inginocchiarsi, piangendo, al 5\o~!fr!\1a;~~~~!~i~!net~i l~rtieol:~ martirio. fg':i~~~v~~~e~!~~:11~ f~~:~~s;i:~ gli industriali ed agli agrari. Quan- L'onore Immortale del primo cozzo vesclare l'iniquità e rlstab111re la do l'agitazione proletaria, come una spetterà a Filippo Turatt. La vla è giustizia. I parlamentari - essi - t~=~z~~rlfz~;r*?{i:&~:'.:F,; im 1 nJ!L1"dJ!1 ~~ 1 :7l f:ir t'.{;; !f Jiti<~E~:i?1~r:r ~1t :.~ La lotta si esalta. La reazione pu– re. La reazione si chiamava Crispi. La Sicilia proletaria brucia. i casotti del dazio e tira alcuna tardiva rap– presagl1a delle usurpazioni feudali del suoi oppressori. Stato di assedio. Tribunale di guerra. De!ellce, Bar– bato, altri, condannati a molti an– ni di reclusione. Il continente ri– sporuie con le agitazlonl. Lega della Libertit contro le leggi di eccezione. II partiti socialista è sciolto. Ma Crispi cade. Breve ripresa liberate. Turati è eletto deputato .Entra alla Camera e pronunzia il primo discor– so : date la libertà. alla Sicilia. Quel giorno, quel discorso sugge1lava fi– nalmente l'unità Italiana nella uni– tà del proletariato Italia.no. La ri– volta che non è se non Il fremito del rinnovamento di una classe, non si mortifica; essa sale, sale per tre anni - dal sud al nord, varia di for– me e più spesso, informe. I moti di Lum'gtananon sono d1rpenttc,tl; la e senza intermediari. L'Istruzione professionale cresce autorità alle i– niziative e giustifica la rivendica– zione del controllo operaio nella fab– brica. Ma le conquiste dirette non possono essere abbandonate alla fluttuazione Incessante delle lotte dirette di classe. Troppo spesso sa– rebbe lavoro di Sisifo. La riforma di– retta, cioè, tende alla sanzlone della legislativa. Ecco il riposo festivo, ec– co la legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli. Questa espansione pro– letaria e di natura; non è U coman– do di nessuno. Non è un plano dit– tatoriale; è la vita. Turati non fa che difenderla. La ciasse fa da sé. Ma ancora ha bisogno di cultura. Ed ecco Turatl apostolo di cultura popolare. Il suo arsenale è nella So– cietà Umanitaria, fondata da un bizzarro filantropo milanese. Tura– ti ne sviluppo' un programma, che doveva avere in Augusto Osimo l'e– secutore più fedele. Dall'c: Umanlta- Di fronte alla guerra butta nelle braccia della reazione, ~~~o ea~l~~~étf:bra d~::i~~~\ d va. Salvarono l'onore levandosi con– cupida di rappresaglle. Diventa la terra; come una disperata che sl tro il furore delle bande e la con- ~!~~f ~~~~c:ued!!-J{~!~if~~l rf! trascini a ginocchi, implorando pie- f~~!ad:if! 1 as~;fa~•ugeJ 0 ;~\~e~e; 0 ~!~ La guerra - solo la guerra - pote– va vincerlo. Perché la guerra è il trionfo dell'irraz!onale. La guerra é di essenza l'antisocialismo. La guer– ra è capitalistica. La guerra rinfo r– za tutti i poteri autoritari dello St:i.to borghese; coercisce l'autonomia del– la classe proletaria; ne compromet– te l'opera faticosa di elevamento, obnublla 11 suo senso di classe; l'as– servisce ad una vicenda, ad essa e– stranea., di superamento di concor• rènti rapine internazionali attraver- clno, il manggnello, il pugnale, P tà. so: quello e politico ,; quello gludl- ~trf1\~g~~s~~~a ~c~nacli~; 1 a:::s 1 ; La trincea parlamentare ~Ì~;t~~ 1 } 1 ca~~~~~oss~ongfu~rz~a~~~ cooperative. Le case del Popolo van- C'è appena una trincea, sulla qua- termina nell'orrenda farsa di Chie– no in fiamme, i leghisti sono truci- le si poss~ battersi, e, :li caso, mori- ti; il pro::esso pollt!co viene sospeso f~:~a \a ~~;1:1te1~;o~lb}~r;~~c~éllii ~~~e~b;~m1c9e2i, P,i-~1:'arrtnbt:1~~ l a.lg I ~a~i1:2~~1 colpo di St1to del 3 gen- ~~~~:;;~, ~~nuf cc:r~Ctri,1!1r~~sgo~ 0 ~e:= ~~~~!i~1c:av~~fa~t~;~~\ee: 1 r:t~CJ~t ca~~ ~·e1f•o~~ìi~1~~;::a~~ ~ri~~~~~ ti mml:steri e con lo stato maggiore la Camera. un ~iva<:co fascista. Il valle. Assassinato il candidato Piccl– dcll'es!:rcit-0. Le bande si .istrul~co- I suo, discorso si ms~nve fra 1 titoli nini, assassinato il deputato dell'au– no, si <loi.anodel mezzi plu rnffma- deha patria per 1l riscatto. La paro- la Matteotti 1 assassinato il deputat-o

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