La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 41 - 15 ottobre 1961

Domenica 15 ottohre 1961 LA VIEHA l.~TTFRAHIA Pag. 5 Basse~1111 di storia: di GJOllGIO UI GI0\ 7 ..\ì\XI * L'enigma dell'Imperatore L A. RIST.\:-.IPA. per i 11p1 di DalrOttlio. del– la fortunata bio,grafia di Pt>drrico II di Sucvia di Eucardio ì\Iomiidi:mo. ol– treché nrricchirc una col– lana che va sempre più e me,gli.) infittendosi, nel tempo :-tesso che. caratte– rizzandosi come sillo,l?e di studi scientifici. mostra la tcndcnla, ~e non andiamo errati. e come vivamente auspichiamo. di ricu~arc altro posto alla produzione aneddoticR e imma_!?ino:,;:1. e infine :li romanzesco nel– la stona. ha l'indubbio me– rito. nel caso in particola– re. di riportare l':lllenzio– ne e ma,1?ari la riflessione su un~ delle figure più rappresentative ciel ì\Iedio– evo, Anche a non condi\'i– derc del tutto ridea entu– siastica del Rambaud (Cfr. L·empereur FCderic II: in Revue d,w Dcux Mondc.s: Parigi. 1887) che Federi– co 11 sia il più ,erande spi– rito di tutt.\ l"età di mezzo, s'impongono. d·altro canto. raJ!iOni sufficienti. desun– te dall,1 stessa complessità de~li attcg,:?"iamenti e delle opere del sovrano. per ri– proporcelo come la fì~ura certo più cni,1?matic;1 del :-Otedioe\'O.Ci trovinmo. di– fatti. di fronte ad una tale personalità che, al momen– to che credi:uno di a\'erne fissati i contorni. Questi si sfaldano per orTrirccnc su– bito altri e diversi. quasi in un _gioco inintermcsso di sov:impressioni e scom– posizioni. Ciò che può spic– _gare. pur lenendo nel de– b!to conto l'ovvia so.1?getti· ,·1tà dell'indagine. il per– che J?"li storici non siano riusciti sin orn. a trovare un elemento comune di di– scussione. che non sia quello. appunto. dell'ambi– guità e contl'llddillorietà di certe azioni del _grande Staufcn. E questo. sicuramente, costituisce uno dei motivi per c~1i la figura di Fede– rico li non vanti a tut– l'op:~i. come meriterebbe. I I, I•OET. I 1)1:,'I~1•01~·1·~1 * Holderlin * di Jl,\IHNO PI.\ZZOl,1,A S APPIAMO ch'egli tu poeta per destino. Entrò tra gli uomini col pudore e la remota saggezza di chi deve precisare poche verità per poi bruciare, ~ompar!re, identificarsi con la morte in un'ora qualsiasi, che può essere quella di un furioso mat– tino, o quella di una lunga sera di festa. Tale sorte può anche non interessare gli uomini: ma può gen– tilmente inserirsi nella storia della poesia come un accadimento eccezionale, dove non sappiamo distin· i:i;uere se è un uomo a scandire la verità o sono gli Del a raccontarci la loro fevola intorno alle abissali verità della esistenza. Chi e semplicemente vestito d1 sola carne, chi si avventura, un giorno, nel lume immobile dell'Essere e sa tacere per meglio ascoltare le terribili parole di un dio, può benissimo ritornare fra gli uomini e ri– durre Il t;tmo del suo cuore a una solenne ingenua sentenza: « Poetare, la più innocente di tutte le tac• cende •· Quando noi scopriamo in Hoelderlin un tale_ se– greto. allora egli ci apparirà lutto diverso. collocato nella verità. con gli occhi che sono pieni della me– stizia divina. ritornata muta in un angolo dell'in- finito. . La verità, per questo innocente e pudico esploratore dell'Essere, non può presentarsi che come parole: im– magini e suoni che fanno ressa nel cuore per con– durlo a quella originarla innocenza che è la poesia. Se gli dei possono vegliare è perche essi sono creati dalla parola dell'uomo. Se l'uomo vuol cogliere Il fondo dell'Es$ere. per donarlo agli occhi eterni degli Dei. deve poetare: poiche aU-uomo è dato il linguaggio come il piu pericoloso di tutti i beni. A questo punto, noi avvertiamo che la stessa poesia può identificarsi con la vita di un uomo. diventare respiro, collocarsi nella mente come il dolce richiamo di ciò che è. Ecco la ragione per cui la poesia di Hoeldcrlin si ronda come una mctaf\sica; e lo stesso poeta. cogliendo in se stesso l'Essere, s'identiOca col poetare. Giudiziosamente Heìdcgger dirà: 11 Hoelderlin è per noi. in senso preminente. il poeta del poeta •· Per la prima volta nella storia dello spirito un poeta scopre così degnamente. e cosi tragicamente, Il suo destino: un terribile e inutile giuocoin cui l'uomo chiama se stesso e dà ella sua essenza il tremore di quelle parole che possono essere pronunciate 60\tanto dagli dei: e Pieno di merito e tuttavia poeticamente abita l'uomo su questa terra :o, E' la verità detta al sommo di una meditazione che non è più di natura filosofica. ma soltanto intuitiva. Hoelderlin ha cioè scoperto l'essere della parola. ha collocato l'uomo. o aoprattutto il poeta, nella vi– cina originaria poeticità del linguaggio. Me la parola non è soltanto suono umano; essa è quasi musica che scende dall'alto cd è li poeta a coglierla lungo li suo esilio terreno. una più ricca bibliografln. ancorchC quei pochi studi che se ne hanno siano cli notevole pregio. Ricordia– mo. innanzi lutto. l'esau– riente lavoro del Kantoro– wicz (sono più di quindici anni che il libro è esauri– to: non potrebbe la Casa Garzanti curarne una ri– stampa?): l'llisloria diplo– matica Friderici Sec1Lndi dell'Huilliud-Brèholles e la Idea imperiale di Federi– co Il (Bologna. Zanichel– li. n.e, L952) di Antonio De Stefano: Lo Stato gl1i– belli.110 di Federico Il (Bari. Laterza. n.e. 1951) di Gabriele Pepe e. infine. nrn non ultimo per impor– tanza. il saggio. ricco di in– tuizioni psicologiche. di Raffaello Morghcn (Encicl. I/al.. voi XIV). Suno ;ersioni che. coo1e :;i sa. pongono l'accento su un lato solo della perso– nalità del sovrano. quella che a ognuno degli storici è sembrata la più peculia– re e assorba in se o sovra– sti tutte le altre: chi ha vol:.ito vedere l'imperatore come depositario dell'idea imperiale germanica chi come un eretico ovvero un intransigente difensore del– la teoretica re_galista: chi altri ancora come il teoriz– zatore della tirannide o l'uomo nuovo del Rinasci– mento. Sicche posti gli as– sunti, si è potuta graduare tutta un· esemplificazione sull'azione di go,•erno del– l'imperatore svevo. La Qlrnle, giova dire, è lon– tana - malgrado i diffe– renti punti di partenza dell'analisi - dall'appari– re conseguente. donde quelle perplessità che non poco hanno an_g-ustiato i bio~rafi federiciani. Ma probabilmente certe srasa– ture. certe contraddizioni. certi estremismi porpri del princi9e ad altro non sono dovuti che alln ste~sa in– quietudine spirituale del personag_gio. ricco come appare di un'individualità nssnj ~ensibile nell'avver– tire o presentire i l mom en– to di transizione dt1.un' età all'altr:t. Dal Kantorowicz che, tra l'altro ci ragguaglia in modo brillante sulle vi– cende esteriori della vita cli Federico. sappiamo che questi ebbe una fanciul– lezza tribolata Lasciato alla mercé di · se stesso. sembra che il giovane principe vivesse la vita dc-i comuni mortali. mi– schiandosi a ebrei. arabi. j?'reci. tc-deschi. latini. che allora formavano la com– posita compagine ,!;Ociale della Sicilia. E di tutti .ap– prendesse. come dimostrò in seguito, la lingua e le costumanze. valide a for– nirp:11 quella visione uni– versa li~tica delle cose che. in tempi di non flessibili paradigmi culturali-spiri– tuali, lo portò ad essere via via romano. _germani– co. arRbo. ircco. ebreo. con una serie di azioni spre– ,li!iudicate che _glivalsero il titolo di Stu.por mundi. Tanto che il suo ecletti– smo ~li su,e:geri un relati– dsmo etico. in virtù del quale compié atti che sol– tanto l'età cscellerata> del :\lachia,•elli avrebbe potu– to ~iustificare. Da scomunicato partì per liberare il Santo Se– polcro e, giunto in Pale- stinn, invece cli dare bal– laglia agli arabi. si accor– dò con il Sultano, stipu– lando un trallato decen– nale per la cessione cli Ge– rusalemme. Soltanto F'ran– cesco l di Francia, tre se– l'Oli dopo avrebbe avuto l'impudenza di trattare di– plomaticamente con i ne– mici della Fede Ancora in anticipo di tre secoli sui grandi sovrani assoluti del– la Rinas~enza. Federico creò in Sicilia lo Stato mo– derno. Distrusse il baro– naggio che limitava la sua sovran\•il. e non si sa co· me. dE'bellò le forze sara– cene che, dopo lo sbarco dei Normanni. s'erano riti– rate sull'erte montagne dell'isola. Le radunò tutte, non le distrusse. ma le tra– sferì in blocco nelle Pu– glie. che a quei tempi era– no una terra desolata. con– cedt:ndo loro (e sembrò una profanazione} la liber- ~1a.r~i:~~!~~. s~~z~~io\~t!~: vrano assoluto. di gravarle del testatico. Ne ricevette in cambio una devozione illimitata e servigi concre– ti: C'Osi lo vediamo. dopo di allora. lui, l'Imperatore del Sacro Romano Impero. sempre circondato da trup. pe musulmane fedelissime. Se le portò anche appres– so per liberare il Santo Sepolcro. con gran mera– viJ!li:1 dei sa\·aceni che lo fronteggiavano sull'altra sponda. Ed è probabile che Federico già pensasse di servirsi di loro tanto nelle lotte contro il Papato. quanto contro i Comuni. ess-endo quelle indifferenti alle scomuniche e estranee alle beghe e alle rivalità delle varie città. r..Ia come è possibile dire. sia pure per sommi capi. della ine– sauribile e geniale azione di governo esplicala dal– l'imperatore per In costru– zione del suo Stato assolu– to in Sicilia? Basterò ac– cennare che creò un eser– cito stanziale: una marina, che per potenza rivaleg– giò con Genova; che tolse al clero qualsiasi compe– tenza nell'ambito dello Stato. Anzi per sostituirli con uomini fedeli alla sua persona. creò un'università laica. quella di Napoli, che gli doveva fornire funzio– nari di fiducia. Le Costituzioni di Melfi, a parte il valore giuridico della compilazione. sono un àocumento politico di estremo interesse pcrche in esse è deftnita tutta In struttura gerarchico-ammi– nistrativa dello Stato fe– dericiano. cioè a dire quan– to di più vicino al con– cetto moderno di Stato ru possibile •realizzare nel Medioevo. Si è detto che i modelli che ispirarono Fe• derico Il furono quelli dei sovrani assoluti d'Oriente. Ora. da una burocrazia co– si complessa non poteva uscirne che una ferrea po– lìtica fisc~le, La çostante preoccupazione di saturare l'erario statale. per fron– teggiare le future guerre contro i Comuni, condusse Federico ad attuare una serie di misure finanziarie che soltanto Colbert, tre secoli dopo, seppe inqua– drare in una logica politi– ca economica. !stituì mo– nopoli di ogni genere, ta– riffe protettive. fondaci per la riscossione dei dazi cli confine. Si serviva di tutte le forze spar!le nel mondo per realizzare l suoi fini. Fondò città: Aquila. r-.'IOntelcone. Augu. sta. E che dire della sua corte di Palermo. dove convenivano scienziati. f\. losofi. legisti. poeti? Ama– va la poesia: è il caso di ricordare la Scuola poeti– ca siciliana? Non aveva pregiudizi di razza. i suoi maestri erano arabi ed ebrei. Tuttavia. e qui comin– cia la contraddizione1 Fe– derico è il più tenace epi• gono del Medioevo. In lui rimase sempre viva nella mente e nel cuore l'idea agostiniana, trascendente, universalistica della sovra– nità imperiale. Alfredo Rambaud scrisse che Fe– derico li precorse Lutero; Enrico VIII. il fondatore della Chiesa di Stato; Car– lo \·. il distruttore di Ro– ma. r-.Ia ci sembra che, al proposito. sia più plausi– bile la tesi di Antonino De Stefano. Perchè l'impe– rialismo di Federico Il, contrariamente allo impe– rialismo moderno ch'è di natura politico-economica, è essenzialmente religioso. E. infatti. la Monarchia, nel Medioevo, non è l'og– getto di una preferenza politica: è un istituto co– smico. dove l'imperatore è. come dirà Dante. e aliquod unum quod non est pars ,. Sul la scorta della teoria della luna e del sole, quel– In stessa che fu adombra– ta da Papa Gelasio, Fede• rico nega il concetto di satellìte proprio dell'Impe– ro. per considerare al con– trario i due nstri vicini ed e_g"uali. Dopo di ciò appare dub– .bio che Federico fosse un Lutero ante litteram. Di– ciamo meglio che egli fu un autocrate e un teocrate. un tiral)no nel significato più ampio della parola. on poteva sentire come Lu~ero. anche se in fondo la sun lotta contro la Cl1ie– sa offri - come dice il Pepe - materia alla for– mazione dello spirito scet– tico del Rinascimento e al– la formazione dello Stato e della coscienza moderm: non poteva sentire, dicia– mo. come Lutero. quella libertà d'indagine che pro– vocò il libero esame e la concezione liberale della vita. Non dubitò un istante di servirsi di tutti gli stru– menti più disparati per combattere il Papato: non per distruggerlo. bensì per ricondurlo nei giusti limiti che gli convenivano e ri– pristinare l'antico ordine fondato da Dio. Fu detto un anticristo per la lotta feroce che combnttè contro la Chiesa e i suoi alleati. e per la spregiudicatezza dei suoi disegni e per l'in– transigenza laica del suo Stato. Ma tutta la moder– nità di sovrano la esauri in Italia. mentre in Germa– nia fu debole e dimissio– nario (Cfr. Kantorowicz). E sotto questo aspetto la sua personalità più che mai re'ita nebulosa. Moder– nissimo nell'amministrare la Sicilia - la sua pupil– la - non capirà che l'lm– pero, così come non lo capl Dante. era un mito ormai definitivamente sca– duto nelle coscienze. IL PRIMATO La E.ua Standud lt1li1n1 ha 11primato ntlle \endite eom– pltuu•e dei prodotti pttrohftn 1n Italia. M1hon1d1 tonnellatt per milioni di con!umaton. Una tradmone d1 effic1enz.anei ,.,.;,.. , n,11',ho J,.,11, q"''"'"'• d, •1•• p,odono. 9 La ESSO celebra il 70° anniversario l ,u, grondt. llf~on,~:a:1ont chr co/Jabor/J.alla s11luppo tt'OltO· mico del PotJt con 1n1t.Jt/mtnl1 produlllL'I pc 1l fau,ro 110/10/'ID. Ltl JIJA ITAl,IA,1 1 A lJELLA C0.11,JIElJIA ,JllJSlt'ALE * • Nel '' Rinaldo campo,, protagonista ID Modugno * ,li GUH 1 El,I.U t'AIJE.1'D01,I L A RIVISTA e la com– media musicale italia- 1rn nella loro evolu– zione ,generale. sia pure denunciando in qualche caso i se'l'.ni dell'insofferen– za. hanno seguilo fin op:gi 'lln orientamento di com– promesso fra la linea che potrebbe dirsi di Broad– wn_v e quella che potrebbe viceversa àeflnirsi di Pa– ri,lli. La prima è chiaramente identificabile per il suo fa– sto spettacolare. per il lar– _go impiej?o del balletto e probabilmente anche per una pili viva sensibilità ai temi di vita contempora– nea. Ln seconda è ,più com- posita cd incerta, perché discende clalr • Opéra co– mique,. e insieme dalla tradizione fertiliS!.ima de– _g-li e chansonnicrs >. ap– prodando alla e féerie, a sfondo erotico. tori dello spettacolo. sono stati suOlcientementc ete– rodossi nella scelta de.e-li attori. Non solo hanno co– stituito una coppia inedita e abnorme di primi attori con Domenico !\lodugno e Delia Scala: ma hanno ri– levato dalle lavole del pal– coscenico minore due co– mici. come Franco Franchi e Ciccio I ngrassia. che non possono esibire alcuna pa– tente di nobiltà mondana. Anche la scelta dep:li at– tori ha una funzione inte· grativa. concorre a creare un'atmosfera compatta. Il dialetto. che Questi inter– preti adoperano. insapori– scc- il testo, lo rende più eloquente. ca~e ,2ià depredate due suoi compari travestiti da poliziotti borbonici. i quali minacciano duramente i derubati di arresto per avere accolto un j?aribal– dino. I poliziotti. natural– mente. :iddivengono senza troppi indu.l?i ad un'ami– chevole composizione. oro– mettendo di tacere me– dhrnte un·equa ricompensa. Una tale poetica non può tramutarsi che in una Ontologia. Infatli, l'Essere non può rivelarsi che nella poes!a, anzi non è che poesia in quanto è coro di cose, memoria di parole. La poesia è perciò fondamento; e se tale, è essenzialmente verità. DI qui il destino tragico del poeta che viene a ricor• darci questa condizione di fondo, per poi pagare, con l'apparente inutilità del suo linguaggio, le sostan– ziale distrazione degli uomini dalla loro origine. Elogio della ''Scala d'oro,, Il significato di e Rinal– do in campo>, la nuova commedia musicale di Ga– rinci e GiovJmnini rappre– sentata nel Teatro Sistina dalla compap:nia di Dome– nico Modugno e di Delia Scala. è principalmente quello di prescindere dal– l'orientamento di tale evo• luzione e di attingere in manie?·a più o meno diret– ta alle fonti di una tradi- . zionc schiettamente italia– na con intellit!enza. con abilità. con 1ZllSlo c. sopra– tutto. con senso teatrale moderno. Infatti e Rinaldo in cam– po> non è da nessun pun– lo di vista uno spettacolo provinciale: anzi. a nostro avviso. C dc!-linato a ri– lScuotere dagli spettatori stranieri un sncccssn map:– p:-iore di quello ottenuto dagli spettatori romani, perc!le tutli gli elementi di colore folcloristico. che in un teatro italiano pos– sono a:,parirc risaputi. as– sumono oltre frontiera. co– me l'esperienza in.segna. persino il sapore di una rivelazione , Rinaldo in campo, ha senza dubbio un preceden– te illustre e non trascura– bile che è costituito dal e Carosello napoletano> di Ettore Giannini. Ma rap– presenta anche un pro– p:resso. Dis,2"razia ,·uolc che il 2io\·anc cd avvenente bri– gante Rinaldo Oragonera 1n una di queste sue incur– ~ioni furtive si imbatta nella baronessina Angeli– ca di Vlascutari che. ere· dendolo veramente un eroi– co ,2:aribaldino. si innamo– ra perdutamente di lui e lo insegue fin nel suo ri– fu~fo montano. Qui Angelica, comi:: era fatale. scopre la effettiva attività di Rinaldo: ma non per questo desiste dal suo amore, anzi ne è an– cora oiù infiammata e de– cide di convertire il fero– ce brigante alla fede pa– triottica. in\'itandolo ad arruol:u~i nelle milizie di Garibaldi. 11 poeta sa: gli uomini vanno sordi nell'Essere e riescono a ridurre la parola a un mare di fango. Nella sua solitudine, egli è con tutti poiché è nell'Es– sere che parla in lui. Mentre tutti gli altri uomini, Ignorando rEssere. sono le apparenze e vivono una metafisica solitudine. li poeta è in\'ece con gli dei, può Interrogarli, può coprire la terra delle loro parole e dei loro gesti. rendere omaggio al tempo e alla vita con somma tristezza. « Ciò però che permane lo rendano i poeti•. Si giunge a cogliere quell'essenza della vita poetica, che in Hoelderlin si era maturata attraverso una se– greta saplent.a e un luminoso viaggio in un mondo perduto. Questo mondo Immobile e scomparso nella neve della sue stessa bellezza (e non si saprà mal se bellezza rivelata o alta verità dell'Essere) fu la Grecia, antica e sovrana terra ove gli dei, per la prima volta, tra j] pallore della tenerezza celeste e i brividi deJreslstenze terrena, insegnarono agli uomini come rompere Il 6ilenzio e rivelare !'~sere attraverso Il l!nguagg!o. Quel giorno era nata non soltanto la poesia, ma si erano avvicinati agli stessi dei gli uomini dal volto festoso: era nata anche le maledizione di esistere e di cantare sulle loro tragiche ombre svanite: era nato ti dolore di attraversare la terra con un cuore che ama e dovrà pure spezzarsi, perdersi quasi come In una ferme notte. Collocato alla sommità dell'Essere, questo poeta che vive come veggente, ed espia sulla terra tutta la sua terribile Innocenza. non ra che rientrare. ora per ora, nella essenza della poesia: non può che cantare se stesso come un tempo umano che si scioglie nella eternità degli dei, unici testimoni di ciò che è, poetici abitanti di un Infinito che ritorna a vibrare, anche 6e non scoperto. nel cuore degll uomini. La poesia di Hoelderlin fu ed è un atto di amore rivolto alla reale, Immutabile condizione in cui sono cot:ocett gli uomini, soprattutto quelli che, malgrado l'odio per Ja poesia, abitano poeticamente su questa terra. S ONO ilumt.rso fino ai ca– pdli w:i libri pii, dispa– rati, .wicofa11do, c o 11 1111a faccia tosta impareggia– bile, da Petrarca a Rabe– lais, a Einstein, a Proust, a /.L. Corbusier, e non m'è par– so vero, titillato nei miei se– greti gusti di lettore di storie pt.r f'mfa,•zia, di scegliere, nel serto di libri che aspetta– no suf mio ra,•ofo una rece11- sione, questa serie N. 9 de .. la 1wova scala d'oro• (Utet, 196/J. So110dieci serre, di dodici, di quattordici, anche di qui,1- dici volumi ciascuna, rigoro– samente graduate all'età del roga-u.o a c11i si rivolgono: cmque serie in grande for– mato ver i ragazzi da sei a dieci anni, cinque serie in sedicesimo per i ragazzi da undici a quindici anni. Un totale d1 ce11toquara11tatre ,•olumi. Un i11tero scaffale della libreria di famiglia ap- ~;::~~~~ ::gf: 111 atf1:~~o. co~;'~ (grazie alle illustrat.ioni di Hateldi, Gustavmo, Riccobal– di, Nicco; Brsi, Terzi, eccete– ra, eccetera) nel terra-di– s1ena degli altri volumi, a ,,olte aridi e disabitati pro· prio come w, Sahara. I nostri ragaui possono ar– rampicarsi agevofme111e sui piuoli di questa cscafa d'oro•, piantare il naso nefl'« albero della co11oscen:.adelle cose ,. (un albero non più allego– rico, ma col suo tronco ru– aoso, con le sue rame fra- 1 * di UAIUO DIJJLL'A.ltCJO stagliate, il suo fogliame den– so) e penetrarlo fino al piri nascosto frn.110, assorbirlo fino al più fuuevole aroma, liberi di far su e gill lungo la scafa, ora trattenendosi su un pmofo, ora su un altro, secondo elle si interessmo di poesia o di narrativa, di arti o di scienze. Da Omero a Dante a Tas– so, da Shakespeare a Poe a Steve11so11,vi so110 alfi11eat1 giudiziosamente i 110111i pU1 grossi della fetteralflra di ogni ,,aese. Invece di fJMlare con la propria voce (a volte troppo difficile), invece di narrare col proprio giro di frasi (a volte tropvo i11vo/11- 10), Andrea da Barberi110, Ceri•arlles, Mefviffe si affida– no (id11ciosame11te . alf'i11ter– med1ario (Diego Va/eri, Ma– rino Moretti, Cesare Angeli– ,,;, tanto per fare qualche nome}: sicché la storia di Guerrino detto • il Meschi– no•• fe avventure dell'Iridai• go spagnolo e del suo scu– diero, le peripezie di capita11 Aclrab sulle peste de/fa ba– lena bianca, acquistano 1111 andamento pii, fmeare, w, tono più intimo, come giw,– gessero dalla voce d'un 11011- 110clte alle solite e sgualcite favole di Perrauft, Grimm, A11dersen, l'una ricalca/a sul– l'altra, avesse sostituito del– le storie più veridiche, e it racconto vibra dei colori e de/fa tenerezza d'un interno domestico: libero il nipotino, superati i quindici a1111i,e come mosso da queffa soffc– citat.ione, di affro111are An– drea da Barberino, Cervan- ~~afe, A~~l,~il~~a:id~~~!tb;,;r~j Vincenzo Erra11te e Fernando Palazzi, ideatori e dire11ori della collana, che vedono raggi11nto il loro massimo scopo. Il compito dei géuiton (quelli che si preoccupano di sottrarre il figlio alla lusin– ga circèa dell'edicola di gior– nali e schiodarlo dalla lettu– ra del giornalino, tutto {11- mcui e 11ie111earrosto), il compito dei ge,1itori è reso molto più facile. Gli basta 1•edere il marchio dei vari tratti della « scafa d'oro• (un marchio arancione: « ver raga:.zi di anni sei•, un mar– chio verde: • per ragazzi di a,mi sette• e cosi via) e sce– gliere il tratto adeguato al– l'età del proprio ragauo. L'ideale sarebbe che i ge– nitori costmissero questa • scafa d'oro• partendo dal primo tratto; ma siamo tran– quilli che i genitori d'un ra– ga:.io di dieci anni saranno subito spinti a comprare i quattro tratti precedenti, vroprio per vedere la scafa piantata solidamente a terra, pn·ma di aggiungere, anno per am10, i tratti successivi che la porteranno a svettare alta, Una scala che si installa prepotememente a casa no– stra, utile a nostro figlio, uti– le al fielio di nostro fielio. La prova del 11ovc del suo interesse 1'110fatta io, per– sonalmente, con questa pe- 1111/timaserie destinata ai ra– gazz.i di quattordici a1111i, uscita testè, e articolata sui 110111i di Luigi P1dci (li Mor– gan1c mageiore), Andrea da Barberino (Guerrino il Me- schino), Théophife Gautier (Capitan Fracassa}, Herman Melvilfe (M.:tbvDick) e Jam<!S Fe11imore Cooper (L'ultimo elci mohicani). Ha cominciato mia moglie, librata di solito in letture di cospicua altitudine (questi giorni è impegnata a scalare l'Himafaja-Proust). Ebbene, mia moglie ha lasciato in asso All'ombra delle fanciulle in fiore e, dopo un'occhiata clinica, s'è scelto 1111 piuolo di meuo: Musicisti dei tem– pi moderni di Marina Spano. Appresso sono venuti i miei ragaz.z.i (dico raeaui, ma sono emrambi universi– tari, facoltà di lettere, u110 di venti, l'altro di ventrm an– no). Imbibiti fino all'osso di storia dell'arte, fatti • ma– cri • dalla r111ni11azionee in– digestione deffe opere di Stringer e Ricci, Adolfo Ven– !llri, Mario Salmi, non si so– no fatti. scrupolo di salire suflo stesso piuofo, per con– tendersi Tavolozze e scal– pelli di Laila De Micheli, Iie– tame11te sorprc:.i di trovarvi illustrazioni clre non co110- sceva110 11ea11clie di vista. li carattere italiano del– la commedia musicale di Garinei e- Giovannini non , deriva soltanto o in misura determinante dalle due no– te fondamentali del suo te– ma, briganti e ,Earibaldini: ma soprattutto da una struttura più profonda che sorre_gge l' intero spetta– colo. E' italiano il tema della rivista: ma inconfondibil– mente italiana nell'ispira– zione è anche la musica dovuta a Domenico Modu– ,zno e sono italiane le idee coreografiche essenziali (il balletto dei briganti. la danza dei bastoni ecc.) E Questi diver~i fattori dello spettacolo concorrono sen– za contraddizioni venie un'unità organica in tutti i suoi particolari. Le e macchiette > ed i perso– nagii comici sono anch'es– si di estrazione italiana e, per dare loro il necessario rilievo. Garinei e Giovan– nini, registi oltre che au• In e Carosello napoleta– no•. che nella storia della commedia musicale italia– na è destinato a rimanere come un prototipo. è evi– dente la preoccupazione di nobilitare e di sofisticare la materia folcloristica. di cintellettualizzare:- le fon– ti dialE"ttalj con continue allusioni, con sottintesi ironici e con frequenti ci– tazioni di modelli stranie– ri. In Garinei e Giovannini questa preoccupazione è oramai assente. Essi sono più cordiali e spontanei ).Ton sentono la necessità di _g"iuslificarsi suJ piano del gusto. Credono senza riserve nella materia pr.i– ma C"on la quale costrui– scono il loro edificio Pro~agonista di cRinaldo i~1 cam'po _> è un e simpa– tico> bngante. Rinaldo Dragonera. che durante la marcia dei Mille in Sicilia si presenta preferibilmen– te durante le ore notturne con un braccio fasciato co: mc se fosse ferito, nelle case che sa animate da sentimenti patriottici. chie– dendo piuttosto energica– mente sovvenzioni a nome di Garibaldi. Non solo. Ma. estorta in tal modo una prim.;:i porzione di denaro. c_gli se ne assicura imme– diatamente una seconda porzione non meno cospi– cua, inviando nelle stesse ~inaldo Dragonera alle prime non si sofferma nep· pure su questa possibilità. perché considera e:aribal– dini e borbonici alla stessa stree:ua stranieri ed op– pressori della natia Sicilia. ~on. un sentimento di va,o indipendentismo (egli è, sotto questo aspetto. un Giuli.mo addolcito e ro– mantico): ma alla fine è t:Avolto dall'ardente pas– sione della testarda ragaz– za e, mentre si trova in ~ittà con la camicia rossa mdo~so per un· ennesima operazinnc furtiva. finisce col divenire un autentico combattente prendendo Il s~io oo~to dietro una bar– ricata Psicologicamente la vi· cenda è dise,rnata con trat– ti sommari: ma, mediante u!' int~rmezzo di e opera d_1 pupi> abilmente inse· nto net conte~to dello spettacolo. Garincj e Gio– \'annini conferiscono al racconto il tono popolare di uni:i canzone di gesta. rendendo eloquenti tutte le aoo_rossimazioni dei per- sona,2q1. Lo i:pett;:i.colo è coerente, (Continua'; paa:. 6)

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