La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 39 - 1 ottobre 1961

Pag. 2 d'Europa; e !'ii può esser certi che se Dante parlava di giardino, avc,·a in mente l'Eden, come noi. poco fa. O~gi che l'europeismo è d'ob– bligo, la comcn azione di co– desto paradiso dev'essere pcn,cguita come un nostro essenziale contributo ai bi– sogni comuni (perché il sole e la bcllen:a dovrebbero ,·a– lcr meno del carbone?); ma, bisogno o servizio che sia il suo prezzo dovrcbb'csscl'C pagato ai nnth i. E' cosa ccrrn ormai, che l'ambicnlc in cui essi ,•ivono e Jc cau-.c mede– sime della loro indigc,wa mil- ~c~;;litii!f0~0 ~fc 11 dss~fli 0 S~i progresso e dal benessere al- 1rui. Non è privo di filosofica. signilica1ionc questo ciclo del proi?rcsso che. gira e ria:im, tende alla scopcria e al godi– mcn10 della pace nella vita originaria; ma poiché, come lutti sanno, i meridionali so– no dotatissimi di talento filo– sofico. lasceremo loro anche l'ufficio d'intendere e d'im– piegare a loro \!antaggio, qu\!– sto e altri misteri connessi. E' chiaro, in ogni modo, che spcl la ai meridionali di– fendere il sud e se medesimi. Sarebbe un'altra ingiustizia andarglielo a srmttare sotto il naso, lasciandoli ancora ì:~b~~~~a cc~or,~c~i:~~tl:~~~~~ to nel cuore. La colpa (c'è: bisogno di dirlo?) non sareb– be tutta dr:i scllentrionali avidi e smaliziati, che fiutato l'affare calano a fro11e, or– frcndo la fal,;.l ricchena con cui si paga il classico tozzo di pane. La colpa è anche, e soprattullo, dei capitalisti autoctoni che non \'Ogliono impegnarsi, e lasciano i soldi in banea. come si dice laggiù, pe_rché siano impiegati negli arlari del nord, naturalmente a profillo dei banchieri set– tentrionali. E' dunque il no– stro un chiedere e pretendere , la consen ationc del paradi:.o a dispetto dei santi? li terrore a\•ito della mise– ria e il conseguente bisogno del risparmio sconsigliano i ricchi del sud dnl correre av– \'enture economiche. Qualche I timido tcn1nti\!o fallo nel passato. e soffocn10, strango– lato dalla concorrenza del nord, hanno accresciuto il sospetto e la rasscgnnzione alle forme più cnutc di ri– :.parmio passivo. Non sareb– be surficicntc lo sforzo di un ufficio psicologico istituito dalla Cassa del Mczzogiomo, perché il risparmiatore del sud acquisisse con l'urgenza necessaria, la mentalità del– l'investimento? Eppure, ripe– tiamo, se im·cstimento è pos– sibile oggi nel sud, facile e di reddito sicuro, è quello dedi– cato al turismo. Anche più necessario, quello riguardan– te la conscn•azionc del pa· 1rimonio locale, che nel giro di poche generazioni potreb– be passare in mani non ita– liane. con la consc~uenza non ignota per altre vie agli ita– liani, di farli stranieri in pa– tria. Occorre forse che, insie– me con la propnganda psi– co!oiica, ~ia istituita una cas– sa di garanzia, che assicuri il buon successo delle opera– zioni sane. Chì abbia voglia di uscire dal letargo econo– mico, se protei to, magari in forma assicurativa. e inoltre garantito dalle sopraffazioni della concorrenza dei fore– stieri, potrebbe trovare la strada cercata invano dalla Unità d'Itnlia in poi, per in– serirsi nella produzione e nello sfruuamcnto delle fon1i di ricchezza peculiari al pro– prio Paese. Non sarà difficile escogitare e \•arare prov\·edi– menti che assicurino alle fì- ji-~~:l~s~~f:11i• a~~,cnnoon l~r~prfo~ rità nello sfruttamento del Paese. non fosse che per un adeguato tempo 4i prova. Siamo certi che i meridio– nali. accertata J'cfficienza del– la protezione dai rischi im– pliciti a una condizione cffet– th1a d'inrcriorilà, saprebbero poi affron1arc i rischi perti– nenti all'audacia, all'in\'Cnti– va industriale, sia pure per la sola industria turistica, e certamente con quel rispetto. quella comprensione e quel– l'amore dei luoghi che i tu– risti dimostrano di amare e di Yolerc salvi dallo standard, che già minaccia la comples– sa originalità del sud. Ma questo è un altro discorso, che forse faremo altra volta, non senza csscrçi prima di: chiarati d'accordo con quanti chiedono al Mc7..z.ogiomo di mettersi in condizione di ospitare un numero molto maggiore di ospiti, e con maggiore comodità. Che non sarebbe un male. VLADIMIRO CAJOLI Premi ttarzotto (continua da pagina I} ta dal prot7chil!e Mario Dogliotti e composta da tf!– rico Ciaranti e Carlo Mc:r1- no Zuco, ha assegnato i pre– mi per la chirurgia e la me– dicina. li primo è andato al– l'opera I.A flebografia verte– brale tra11somat1ca presenla– ta dal prof. Giovanni Mar– zozzi e doi suoi collabora10- ri Silvio Massinelli, Liberato Saracco e Mario Col.Pmbatti; il secondo al complesso di lavori Biochimica dei tumo– ri. Acidi nucleici e proteine del prof. Felice Gavosto e Vedute attuali s111 nucleolo e sull'ergatoplasma degli ovo– citi e delle cellt1/e tumorali del prof. Arturo. Bol<?gn~ri.. Questi i premi prmc1pah. Ad e:.si dobbiamo aggiungere quelli per il giornalismo, che ~fc~0 M~~~~i a~seir:~!p~ ~ ~ ~=, ranini per articoli di fon.do politici e a contenuto soc1a- lt~~age E~~~t~o~~ll~!~~~~j di cronaca politica e varietà; a Luigi Barzini junior ~ Ser– gio Maldini per corrispon– denze dall'estero, e ad Al– berto Ccrctto e Nicola Chia– romonte per articoli di cri- tica di costume. (I. T.} ft LA FTERA LETTERARTA Domenica l'ottobre 1961 Storia di un'intervista con Croce firmata da Ambrosini ma • scritta da Serra VERBAVOLANT (continua dn pagina 1) Barel[f dell'agosto 1927 e intessuto di complicati dubbi sul problema --della storia contemporanea e su quello della conoscenzn storica. quasi in concomi– tanza con il sa!!"~io sa Sro– ria. rronaclle e false storie. di cui il Croce j!;Ji fece oma~~io. • li Serra non deve per– dersi! _ on deve allettare viltatc! O se ne deve ri– scuotere. fu,e:are lo spirito noioso. per bene suo e cli noi tt1tti. Ha tante forze mentali e morali che non gli de,·e essere impossi– bile raccoglierle in un fa– scio. e \'ivcre energica– mente la vita degna alla quale è chiamato. Ho visto molti giovani perdersi. ma erano. in fondo. poveri di spirito. luccicanti e vuoti. Ma il Serra ha una pro– fonda serietà. nel culto del– rarte e nel sentimento del– la vita. E fra tanta ,e:entc non originale che cerca la originalità. egli è originale e non la cerca>. (20 di– cembre 1912: Grilli. 215). Attestazioni del genere avrebbero fatto inorgogli– re ch iunque. ma al Serra non tolsc.ro indipendenza di gi udizio nei confronti del Croce. E Ja discordan– za venne accentuandosi nel ·15, suffopportunità di en– trare in guerra (secondo il Serra) o di rimaner neu– trali (secondo il Croce). Finché ad csaspernrla ir– rimediabilmente soprag– giunse. nelle lettere del 2 febbraio e del 3 maj?"gio. l'asperrima condanna del Croce contro la • decom– 'POSizione mentale e morale dei nostri amici di Firen– ze>. • Leggo la Voce come un documento assai inte– ressante. Ma- non avrei mai . ìmm::i.ginato che a voi sa– rebbe tornata gradita quel– la sorta di stile. Dopo il Ìe~;~rdY1at 0 d~;!~~1°nu~:i 1 ~) siamo entrati in quello onanistico. Almeno cosi mi pare:.. (Grilli. 223. 226). Un simile verdetto. sca– gliato con simile espres– sione. ferì.il Serra. che !-e ne lam entò col De Robcrlis come di un·ingiustizia e di un errnre mal sopportabile. E difatti non mancò di di– sapprovarlo e respingerlo nell'ultima lettera indiriz– zata a) Croce dal fronte. sette g'iorni avanti di mo– rire sul campo: e Avrei avuto qualche cosa da dir– le a proposito dell'ultima lettera in cui una parola mi suona strana da Lei. Ma ora uon è più in tem- po>. (Epistolario. 581. 597) La verità è che • qu3lche cosa> glie la a\'eva già detta. e con franchezza. nell'Esame di coscienza. dalle pagine del– la Voce. E Croce, pur es– sendosi affrettato a di– chiararsene niente arTatto dispiacente <• Mi è scm– ibrato una assai dolorosa confessione>). di replica in replica. aveva finito per spingersi sino alla incre– sciosa taccia di letteratura onanistica. lanciata contro quella patrocinata dalla Vocr e spalleggiata dal Serra. Occorreva nitro per considerare finita misera– mente una vicenda ami– chevolmente iniziatasi con i miJ?liori auspici? Ce ne era d'avanzo: e Grilli lo dimostra fino alle estreme amare conseguenze. Nessuno - J?iova ripe– terlo - avrebbe potuto il– lustrare meJ?lio del Grilli 1 ventotto documenti epi– stolari del Croce. Ed è da credere che in molti punti il commento e il chiari– mento sarebbero stati an– che pilt esaurienti. se una naturale riservatezza non tera del Serra a Plinio Carli. in data del settem– bre 1908: e: Se ti càpita o-1• le mani la Stampa, vedi nel numero cli domani o nel seguente. una conver· sazionc con Benedetto Cro• cc: la firma Ambrosini, ma l"ho raccolta in buona par– te, per aver dovuto lui par– tir di subito. io>. (Episto– lario, 217). Ed a conferma dell'autenticità della • con– versazione>, Grilli cita an– che il richiamo che lo stes– so Serra ne fece in unn re– censione (nella Romagna del mag~io-,z:iu~no 1909: ora nel rr volume de,1!:"li La tomba di Serra sulla clm a del Cah 1 arlo nves:-c trattenuto il Grilli dal rendere pubblici ulte– riori particolari biografici serria111 Né ormai. essen– do ventila disgraziatamen– te a mancare la sua testi– moninnzn. sarà facile re– perirli presso altro super– stite di quel periodo che. ngli occhi nostri. par già tanto rem~to..; • Eppu:-e un piccolo con– tributo alla storia del rap– porto Croce-Serra voglia– mo azzardarci a recarlo anche noi. prima che passi in giudicato una osserva– zione del Grilli a ,propo– sito dcll'jnizio di detto rap– porto. Per fissarne la data cer– tamente nel 1908. ma sen– za escludere di poterla an– ticipare di un anno. il Gril– li cita il brano di una Jet- Scritti) del volumetto di Prezzolini su la storia spi– rituale di Benedetto Croce [:J~bi\:':cl~ss~ip~I~~- l~O:j; fermarne le linee>, il Prez– zolini r,veva tenuto )'oc– chio e in particolar modo a una intervist:t. che fu pubblicata dal nostro col– laboratore Luigi .,c\mbrosi– ni. e che riproduceva una conversazione dello scorso autunno>. Sennonché il Grilli, a pie' di •pagina, an– nota e lamenta: • Peccato che la "conversazione" Ambrosini-Serrn non siasi potuta trovare. 'Per quante ricerche ne abbia fatto. Anéhe dalla Stampa mi è Stato risposto che alla data suddetta. e poco ,prima e poco dopo. non incontrasi nel giornale cenno di tale scritto>. Come mai? Personaggi atomizzati nel teatro diBecket Il mistero. a parer no– stro, vuole e può essere chiarito con abbastanza semplicità. Tanto che c·e da domandarsi perchC, non avendone ritrovata traccia nella Stampa. contraria– mente alla indicazione del Serra al Carli. ma aven– done d·altro canto accer– tato J"e,;istenza nella cono– scenza dimostratane dal Prezzolini e sottolineata dal Serra stesso. il Grilli non abbia proseguito nella ricerca della • conversa– zione>. Dov'era andata a finire? Sparita. perduta? Se nou nella Stampa. in Quale altro giornale o ,pe– riodico era stata pubbli– cata? (c9nt1nua ~ pagina I) sta ed all'opposizione indi– viduale. I persona!!"gi della tragedia veca sono invi– tati dal Fato ad un dia– logo. che rimane tale an– che se è impari. cd in que– sto dialogo, che è vana ri– bellione o illuminata ras– segnazione. essi divengono appunto eroi ed acquistano un·imponente statura. I personaggi di Samucl Beckett sono invece inerti: non protestano. non sof– frono. subiscono privi ,per– sino di rassegnazione per– ché insensibili. Li ha resi insensibili una lebbra. un cancro dal quale sono in– ternamente ed esternamen– te corrosi: ed infatti sono rpallidi. disfatti. (?iagati. mandano cattivo odore. non si reggono sulle gambe. Hanno tutti un male inde– finibile e incurabile. che ha bruciato il nucleo più vitale della loro persona– lità. Quat·è il significato di questa umanità di Samuel Beckett? Perché essa. seb– bene appaia cosi sgradevo– le. Ci affascina? Perché ci santiamo così direttamente interessati a questi perso– naggi immondi. che nor~ riescono mai a spiegarsi chiaramPnte sebbene ~en– za alcun pudore parlino sempre per confessione? Noi pensiamo che la ri– sposta debba essere cerca– ta anzitutto nella storia del nostro tempo. 11 pre– cedente del teatro di Sa– muel Beckett è costituito dallo scoppio della bomba di Hiroshima. Lo scrittore irlandese ha prefigurato il mondo e l'umanità quali diverranno se le energie atomiche continueranno ad essere. sia pure sperimen– talmente. impiegate a sco– po di distruzione. I personaggi di Samuel Beckett sono nati in una nube atomica (in quella nube ::i.tomica che noi pa– ventiamo): la loro inerte traj!edia è questa: questo e l'orrore del loro corpo piagato: questa la miseria del loro spirito restituito allo stato larvale. Essi sono i rampolli di una diabolica follia. che minaccia la nostra civiltà alle sue basi umane. E Samue! Beckett è un gran– de drammaturgo perché attraverso le elementaTi vicende di persona~~i apparentemente semplici. consueti. quotidiani ha sa– puto rappresentare il mon– do che quella diabolica fol– lia potrebbe sostituire al nostro mondo. rendendoci tutti simili a Vladimiro e ad E3:.raj?one: ombre di persone .stampate sa un muro, vacillanti e gementi netr Pstremo sussulto di una milJenaria forza di inerzia ormai prossima a estinguersi. GIOVANNI CALENDOLI Sbagliere.mo, ma la •conversazione>, lunj?i dall'essere stata smarrita. era stata, fin dal 1919 ri– stampa~a nel primo volu– me delle Pagine sparse crociane a cura di G. Ca– stellano (Laterza.Bari). e poi. nel 1943, era stata ri– trascrittat ed inclusa nel rprimo volume delle Pagi– ne sparse (Ricciardi, Na– poli): e- li ha conservato il suo posto anche nella se– conda edizione del 1960 (Laterza. Bari). Non cor– risooncle. infatti. al testo dell'• intervista> riprodot– Ja d'l pagina 273 a pagi– na 283. sotto il titolo Di– scorrendo di sé stesso e del mondo letterario, e prece– dentemente pubblicala da LuiJ?i Ambrosini non più nella Stampa, forse per la sua eccessiva lunghezza, ma nel Marzocco dell'll ottobre 1908. come reso– conto di • una conversa– zione. che qualche mese innanzi. aveva avuta col r-----------,1 Croce in Cesena. in com- GIORNALE Artistico Lct- pagnia del Trovanelli terarlo accetta collaborazlo_ (dotto locale. molto stima- ne poeti, prosatori, ambo- to: cfr. Grilli. 224). di Re- scssl. ,•alorlzzando merlle- nato Serra, e di altri ami- ~~:1. su1~rt:e~:~ 1 ieat~ciJ:iio~ ci>? • L'intervista - pro- 29 Napoli. se~ue l'avvertenza edito- ,_________ _,, ria.le premessalc nelle Pa 4 gine sparse - fu stesa dal– J'Ambrosini e dal Serra, cd e. pel pregio letterario, Ja più notevole che si ab– bia a proposito del Croce. sebbene né le parole né il tono del discorrere sia– no punto i suoi. e taluni giudizi. cosi come sono for– mulati, non gli apparten– J?ano > Curiosa avvertenza, per un·int,ervista di cui nel contempo si riproducc\·a il testo. come se fosse o.rigi– nale. tra le P<tginc sparse scritte e pubblicate dal Croce. In realtà, essa non solo non apparteneva (né corrispondeva) al Croce. ma neppure all'Ambrosini. che pur !"aveva firmata. A raccoglierla e a scriverla era stato. ·e: in buona par– te>. Renato Serra. E la di– sarmonia col Croce aveva cominciato a rivelarsi fin da a11ora. Cosi forse stando le ('()– se. qùale migliore confer– ma, di QLJt?llafornita dalla preziosa testimonianza di– retta dl Fausto Nicolini. potevamo auJ?urarci circa la validila della nostra proposta' i\Ia. a titolo di curiosità. vuole anche essere notato che l'inten,isla. nella Bi– bliografia crociana (Bocca. l\•lilano. 1956) del Cionc. è registrata a pagina 121 co– me pubblicala nel Marzoc– co delrll ottobre 1908 e a pagina 312 sotto la data de) 4. Non così nel sagj?"io bibliografico crociano del )Iicolini (Banco di Napo– li. 1960). dove a pag, 166 c·e la data giusta dell'll. Si direbbe che una certa aria di mistero circonda ostinatamente 1•intervista. contribuendo ad accen– tuarne la singolarità: tutto par congiurare per ren– derla pii1 problematica. tenendone il testo. non meno deffautore. semina– scosto uella penombra. E9pure chi <pongn at~ tenzione soprattutto al ,toni del discorrere>. non pu,ò :;tentare a riconoscer– vi l'intervento deJ Serrn. Quando mai il Croce si espresse con quel non so che di soave. qui diffuso iJ\ o,e:ni periodo? Nicolini ne parlò, qualche anno dopo. con l"Ambrosini. quando lo conobbe in casa Croce; e ne ebbe la convalida. Del resto. aggiunge e pre– cisa. e che rinlervista fos– ~e stesa non dal solo Am– brosini. ma anche dal Ser– ra è. detto esplicitamente nella breve avvertenza premessa alle ristampe in– serite nelle Pagine s-par)e>. Come. poi. l'intesa e la collaborazione tra r Ani– brosini e il Serra giunges– sero al punto. • quando Ambrosini era stanco del lavoro> (Epistolario. 302). da richiedere !"aiuto del Serra. è risaputo per di– chiarazione stessa dei due autori. Lo stesso Grilli. valendosi di lettere inedi– te. ha fornito nuova con– ferma che. e: fino a quasi tutto il 1913. Ambrosini fu solito sottoporre gran par– te de' suoi scritti all'ap– provazione. al giudizio, alle correzioni (ritocchi. aggiunte. tagli e anche stesura di -pa,gine intere) di Renato Serra: dal quale anzi trasse di frequente la ispirazione e la traccia del lavoro. Solcva dire Rena– to che solo non sapeva muoversi a nulla: stimo– lato da altri diventava fe– condo. abbondante. gene– roso; e Ambrosini non mancò di sollecitarlo>. Ma quel che riuscì alrAmbro– sini. non riuscì al Croce. la cui pressione ed insi– stenza dovettero. al con– trario. per quanto ami– chevoli e Jusinghiere, pro– vocare in Serra quasi uno stato di preoccupazione e di disagio. cui non seppe sottrarsi che tirandosi in– dietro e dnunziando al la– voro già <Progettato. In quanto all'intervista, • ne~suna ma1;aviglia - prosegue il Nicolini - che il Croce la facesse inclu– dere tra i propri scritti. Comprendere negli scritti -propri non solo le inter– viste stese ,da altri. ma anche le lezioni universi– tarie, le arringhe forensi e i discorsi politici (tutti componimenti raccolti e magari raffazzonati ·rispet– tivamente da studenti, cro– nisti di giornali e compi– latori degli atti .parlamen– tari). era ed e un ;us re– ceptum. Perché poi il Cro– ce tenne ad avvertire che l'intervista in questione era stata scritta non da lui. ma dall'Ambrosini e dal Serra? Per l'ovvia ra– gione che si conosceva da tutti che. abitualmente, Je sue interviste erano scrit– te interamente da lui (do– mande e risposte). ed egl: non voleva che Si attrf– buissero a lui sia la forma buissero a lui sia la for– ma letteraria (dlversissi~ ma dalla sua) di quella .parti.:::olare intervista, e si credesi:;c suo qualche giu– dizio critico. ch'era in per· fetta antit('si col suo effet– tivo pensiero. Tale. per esempio. come. del resto, e avvertito in una nota, rattribuitogli ,z:iudizio sul– la critica desanctisiana. D'altra parte. come mai il Croce avrebbe potuto riconoscere se stesso la dove J"Ambrosini o il Ser– ra. parlando di lui. scrive– vano: - La sua eloquenza era quella degli uomini pci quali la meditazione ru continua, e paion fan– ciulli innocui tratti die– tro un pensiero despota che li comanda -? ~la il Croce. lungi dall'essere il fanciullo innocuo che si fa comandare da un pen– siero despota. e quindi dogmatico o cristallizzato, era. sin dalla sua prima ,l!:"iovinezza. un tutt'altro che innocuo. anzi un fero– cissimo autocritico. che c9nsiderava le soluzioni date da lui a questo o a quel problema. come tran– seunti e sempre suscetti– bili di perfezionamenti. sviluppi e magari ro\·e– sciamenti. (Esempio cospi– cuo Ji rovesciàmento il suo ultimo ,l!:"iudiziocritico sui Promessi sposi) >. Rest:i il fatto che. du– rante la sua laboriosa e pugnace esistenza. Croce non ricusò di concedere anche altre interviste: ma nel raccoglierne il testo e nell'includerlo tra le pro· prie Pagine spnrse si li· mitò proprio a quella sola il cui stile e fl cui pensie– ro piU differivano dal suo. tanto da doverla in parte sconfessare nel momento stesso che. • pel suo pre– gio letterario•• ne ricono– sceva la singolarita. Val– ga. comunque. l'averla ri– scgnalat3, ad indurre alla rilettura e alla rimcdita– zwne delle riflessioni fìna• li sul suo modo d1 esami– nare e giudicare gli autori contemporonei: • lo non scrivo per lodarf" o per combattere un autore. Di un autore come uomo non mi euro mai. Mi curo solo di definirne 11 tipo men– tale e di cavarne le con– seguenze che mi interes– sano. Inde irae. Gli scrit– tori non sopportano di es– sere oggetto di una cosi fredda espcricnta spi ritua– le. :\Iolto meno poi tolle– rano rii essere definiti ... >. Sunt larrumae rerum. Ed e da rimpiangere che il Croce. terminata la Cri– tica. non· abbia scritto, come si era ripromesso in quell,l lontana intervista. il • libro con le ('Sperienze e le curiosità del suo me– stiere: Le confessioni di un critico>; per quanto. spar– se nella sua opera. cc ne abbia. in realtà. )asciato innumerevoli e non dimen– ticabili pae-ine. ENRICO FALQtJI RACCO'NTIRADOITTI DARENA IO MUCCI * Valery Larbaud e gli adolescenti * rii n17·01uo OltAZI P OSATO il casco di esplo– ratore dell'Europa, Va– ler\' Larbnud, non più in ve:.tc dcll'arcimi!ionario Olh•icr Bamaboolh ma in quella di sollilc psicologo e ;d~f~:i~~~a. ri~~~~~~e in~~~~ tro - discreto e :.ignorilc - con un libro dO\·c la fa\'ola dell'età acerba :-;cmbra di::,– :.ol\'crsi nelle penombre di una pungente realtà. Enfa11- 1mes, che oggi appare nella magistrale lraduzionc italiana di Renaio Mucci per i tipi dell'editore Casini, col titolo di Jldolescent,, celebra i11fat1i nelle :.uc pa!i]:inela bre\'C sta– ~ionc che O!lcilla, inquieta, fra i sogni e i miti e la prima– \era del :.cntimento, e i pri– mi turbamenti del senso, le prime scintille delle passioni e gli interrogativi suscitati uovcllamcntc dall'intelletto. Il libro è costi1uito da una omogenea serie di racconti chc presentano altrettanti quadri di vit~ giovanile - nel collegio, in r,,miglia, durante le ,1ncnnze cs1ivc, ccc. - do– \'C, sullo sfoudo dc\l'ambicn- ~~gi~j~~i0;,0,!iv~ft~1 .. cd?~~ ~~f~ protagonista che parla in pri– ma persona, narra o si con- !~~~~i, J ~c'::t~~icnt~cg1i.~d~~~~~: è ricomposto dallo scrittore con una straordinaria mac– strìn: fluida, agile la narra– tione; improntato a grande semplicità il discorso; poche ba11ute di dialogo bastano a tratteggiare un tipo, a pre– sentare una siluazione, ad :idombrarc un conflillo di sentimenti. Slanci generosi, affetti tenaci, innamoramenti fiiii~ic~i 01 fa 0 ~t 1 !sf1. cas~~è/bi 1 ;, umiltà, gelo.;ie, invidie, mali– zie e malignità so11ilissimc, turbamenti del cuore e del senso: il mondo dei piccoli è, in definitiva, l'inconsape– vole specchio di quello dei grandi; e lo scrittore giunge a qucstn conclusione tacita– mente, con la veracità e pun– tualità del suo racconto. Co– me implicila appare la sua denunzia dell'incomprensione dei grandi nei riguardi della crisi dell'adolescenza, età de– licatissima, le cui esigenze non si risolvono con J'espe- ~~iJet:io I rogpo d:~•~9~~~da~~~ oppure col ricorso al ,•ecchio sistema del precettore o della govcmante. Il problema mo– rale ed educativo, insomma, è toccato dallo scrittore in modo indirei to, senza appa– rente intenzione, ma, in ef– fetti, è perentoriamente 1i– chiamato. li primo racconto - e Rose Lourdin • - evoca la \'ita di educandato in un collegio si– gnorile. e si snoda su due piani: quello esteriore, for- 1:nalistico, apparentemente in– significante, e quello intimo, segreto, costituito delle varie individualità In conflitto. li racconto ha il carattere della confossione: Rose Lourdin parla e la sua parola rifh.!tte vicende esterne e interne: aspirazioni, ansie, crisi, sim– patie, avversioni. E, attraver– so la confessione. passano fi- Fa':\~~;ia~~ ;(~~~~~~ ~~:: cemcntc ritratta nel fisico, negli a11ea:giamenti, nel gu- s10 del proibito!): i 'parenti non a\'\'Crtono lo 5\'0lgcrsi d'un piccolo ... d1-:im– ma :.cntimcntale che :.i con- ~i1iud:n coJi1S:nf~ri1~ ilnt~~~Ji~~ moci - e con una partenza, c-hc divide Julia dal e !ligno– rino • Milou, e che nessuno dei parenti :.ospc1ta trattarsi d'un romantico addio. Ma le acq,1c non pos-.ono cc;– serc :.empre cos·1 quiete, le1- tcr.1lmcn1c parlando, quando :.i tratti d'uno scrittore che ha militato nell'a\anguarclia: non bi:.ogna infatti dimenti– care che Valer, Larbaud è !,,1310 qucll'nnJcsignano 1.he nei p1imi lus11i del ,cc olo ha aperto la porta per la quale do\'cvauo passare Apol– linnirc, Ccndrar.., i\-1orand per avviarsi a quel cosmo,10/iti– smo che ebbe nelle lettere francesi cd europee i suoi bei giomi. Vogliamo dire che Valer)• Larbaud non poteva non ri\·clar:.i anche in questi racconti - almeno una sola \Olla - un audace inventore di rantasic, un nostalgico cui• torc dell'irrazionalismo im– maginath•o. Ecco, pertanto, in qual modo dà inizio al racconto intitolato e L'ora con la figura,: e La p1ima sera bella ha piantato le ten– de nel giardino cd ha posto di sentinella un rnggio nd ogni finestra della casa. S'im– magina una cerchia di gole rosa, uno sp.uardo az7urro, una sorella alta, bionda, che si china con1rolucc •· Questa è l'irreale atmosrera in cui è immerso e un gio\·anet10. seduto in poltrona, che at– tende il suo maestro di sol– rcggio •; e la lunga e tediosa a11csa ecco tramutarsi in un fantastico cd inopinato viag– gio e sull'oceano del 1empo •• e le \·cnature del marmo d'un caminetto divenire a poco a poco una fantasmagorica fi– gura che conpuce il sogna– tore attraverso immaginarie meraviglie. Tuui gli ingre– dienti del barocchbmo a\•an– guardis1ico. manipolati, non di meno, con ~usto e mac– !-lria, sono profusi in questo racconto. Completiamo il rapido esa– me con un cenno nlle pal ti– che figurine dt Dolly cd Elsie, unile daUa fatalità d'una im– possibile guarigione: quanta finezza nel sorprendere e ren- ~f~ol~a i:a~~t~ 1 rta cod:l~cua~~~ ,•ivacità sono descritte le mi– rabolanti avventure di tre ra– gazzi - eroi eta burla - Mar– ce!, Arthur e Françoi'ìc, che nel giuoco scoprono le loro ~~lmNé ~~~g~~~te~e~iemS~~; il piccolo mondo inquieto delle collegiali ~inevrine di Plainpalais; cd 11 quadretto degli scolari intenti a prepa– rarsi ai compiti delle vacanze estive rievoca suggestive me– morie di tempi perduti. Tradurre in lingun italiana questo piccolo gioiello lette– rario non era cosa priva di difficoltà; ma Renato Mucci col suo coscienzioso impegno e la sua consumata esperien– za in materia, nonché col suo finissimo gustò ha ottenuto il felice risultato di una pro- ~hi~~~i~c~1o c~~f1~n~iri~~~~ ra di Va!ery Larbaud. , El. ~far., Facnia · I.e <.uc poesie sono la tra\Cri,ionc, appena appena alzata di to– no verbale, della sua vita quotidiana. Purtroppo (o for· tuna1amente) per lei, la sua \·ita non ha grandi drammi, che possano diventare gran– di poesie drammatiche, n grandi dolcezze, che le ispi– rino poesie d1 amore a brac· eia aperte per la vita. Resta una cronaca r rusta, anche se ~incera, simpatica. ma nulla piu. E adesso. cara signora, la prego di non inYianni una bus:ta piena di poesie OiPl. sctlimana. Sarei costrella a cestinarla. Qui debbo rispon– dere a 1ut1i. Gep. Aglrifoglio, Jlncom; Troppa roba tutto in una volta, bambina. Siccome ">Ci, appunto, una bambina. non posso che dirti: scauita, JC:1 brava, scri\'i lanto, SCl'I\ 1 tutto quel che ti passa per la lesta e il cuore, e metti lutto da parte; poi \·erra il giorno in cui riguarderai il pacco accumulato, lo sfolti– rai, butterai \Ìa moho di quel che contiene, terrai qualcosa che ti apparir• riu– scito, esemplare (te ne accor– gerai da sola, quel giomo. te lo dico io che non aHat al– cun bisoa:no di g_iudici!J. Infi– ne cercherai un editore. E lo tro\·erai, anche d1 ques10 sia ~icura, se quel a1orno tu sarai sicura di a\'er scriuo quale-osa di buono, di \·cra– mcnlc buono. Ma mi rac· comando, quel a:iomo non mentire a te stessa, è la cosa più importante da fare, quel– la di non mentire a se stessi. Hai capito bene tutto? Al– lora, buon la\'oro, e fatti vh a più a\!anti nel 1cmpo. Spero di essere ancora qui io a risponderti. Maria Man., Boara Polesi– ne: Il paesaggio della tua terra è presente in entrambe" le poesie. E ci sci tu11a cu. mollo aio\ ane, molto piena. di te stessa. gia. mollo fur– ba nella scelta e nel rifiuto delle parole. Attenta alla tua furbizia. E attenta alla tua \'Cna, indubbiamente autcn- 1ica, seppure tenue. tulla femminile: il mio consiglio è di studiare, di non pensare a di\entare una poc1cssa. di vivere come tulle le altre raga7.ze e di riserbarti solo qualche ora tutta per te. Non \Olcr strafare, Mi umile e sempre sincera con te stes– sa. Hai del buono da dire. Dillo! Auguri, e attenzione .., U. I.., Napoli: La sua poe– sia si divide in due catego– Jic: da una parte, la pro– duz.ione \'illimistica, dall'al– tra quella che dcscri,·c, elen– ca con slancio i desideri. i c;ogni. A mela ci sia lei. con la sua cultura non molto :.o– lida, i suoi ,•ersi imitati da Pavese. Penso che la. fragi– lità della sua poesia con~i– Sla nel fatto che i problemi in essi e cantati • non sono autentici. Lei \'uole cose fa– cili da avere, eppure ne par– la come di miraggi; e dispe– ra di una ,·ita della quale non sa cogliere nessun lato piacc\'olc, genuino, e non sarebbe difficile. Si guardi dentro, curi la sua oseudo misantropia. E \'eda di fan.i una ragazza, se ancora non cc l'ha. Mieli. Col., Roma: Hai vo– glia di conoscenni? Pro\'a a r:an,a, ma anchra tenue, ap– pena profilata. Ricc, S. Toul., Roma: I suoi studi filosofici traspaio– no anche 1roppo evidente– mente. A parte 11fatto. a lei certo noto. che filosofia e ~~: s:=1ofi1:~~ c;;~a,d~:; alla poesi:3 i! tono, . il dram_– ma, non il lmguagg10, che e <;peciali~tico. e_non _mai P?C– tico. &:gui11 1 suoi studi e tena:a la poesia come hobby, almeno finché non finirà da sola di encu un puro divcr– ~hv sentimentale. Quel gior– no, non a\· piu bisogno di ~tudiare filosofia. Cad. El- Cagliari: strane poesie, con buono e meno buono tanto·confusi che con– \·i\ono in tma stessa compo– si,ionc. L'atmo!->fera e auten– lica e \·alida, ecco: la resa Mili:nica e inferio all'atte– sa. Come se quef che deve dire pa-.sa'ìse attra\·erso uno .5,tretto cubicolo. dal quale c~c incuruto. sbiancato. Lei tende a s1ilizzàre, a com– porre cla'l.,icamente. Fon.e doHebbe Jasciar5i piu an– dare. la~iar">i piu libero. Pro\·i. Ma intanto, auguri di buon lavoro. mi pare che ne \ erra del buono. Fr. Sgr., Palermo: ~iente male la tua lunahissima com– po:.i,ionc. E non li do l'ossi– geno, come si da ai mo– ribondi. ma un é:onsia:J10di quelli che ,;i u\ano dare ad amici, anche se conosciuti da poco. ~iente pe~simismo. se , uoi con1inuarc a la\'orare con (;C\'erita e misura. Forse. ti suggeri~o. sei adatto per la prosa, per la narrati\'a anzi, e '>Cnzaabbandonare il \Crso pronHi alla riaa inte– ra. Vedi che ne \·ien fuori e poi ~appimi dire. Ouesta rico~tru,ione mitoloa:ica po· trebbe es,;cre un poemetto in pro._a coi fiocchi. Qui e cost rischia di farsi lunia anticamera per la brucian1e conclusione, la do\ e dici cose \'ere e toccanti nella loro de– solazione. Scri\'imi ancora. St'r. Luc., Roma: Cultura ancora confusa. idee forti ma contrastanti tra loro, forma di scrittura che ten– de sempre alla prosa: ceco l'oroscopo, per quel che ne pos~o capire io, a leggere le tre paa:inclle. C'è del mani– ksto anan:hiéo e del morali– smo di solitudine. del rac– conto sbagliato e della poe– sia in germinazione. Prima di mc, sia lei a mc1tcre or– dine nel caos. Al/. Soc.. Roma: Bra,·o, niente polemica. La poesia che mi im·ia e bella e la metto da pane: il resto che conta? La cultura che non fa poesia, per un poe!ar e solo 7.avorra; quelra che fa poe– sia. ebbene, quella non è piu cultura ma poesia. Ma at– tento sempre alla misura. al– la sincerità, a non cadere nell'astratto, a non costrin– gere il verso alla perfezione. a non estenuare I sentimenti fino all'impalpabilita. La sua poesia già matura corre per queslo molti pericoli, tulli salutari ma... pericolosi. Mi mandi altro da leggere, di piu e \frO •. di meno steri– lizzato Yoglio dire. anche se magis1ralmcn1c s1erilizzato. E buon laYoro. CAROI\TE g~~"'.,';;,; a~a R~,!;~~"'c~~ ~~~'ì LaFiera risoonde cognome poi. Assodato che t'n lettore e abbonato crl!!- non mi sparerai perché in monese ci ha scritto ch1eden– illtra r!snosta sono stato pa- do informazioni sul premio recchio brusco, vieni e par- d: poesia ...Ponte Sisto .. ban– lercmo di queste altre poesie dito da queste colonne (ma che mi mandi. Che, ti confes- non solo da questel nel set– so. seguitano a piacermi po- ter:nbre del 1960. Il premio co. Ma che male c'è a non era garantito da una giuria esser portati per la poesia? composta degli scrittori Ac– E' un pregiudizio borghese crocea. Petronj e Caproni e la e supremazia dello :.piri- comporta\·a ai ,•incenti un lo>, con annessi lellcrari e premìo in denaro e la pub– altra paccottiglia, inteso poi blicazione dei manoscritti a questo spirito in modo lanto cura dell'editore O. G. Pa– ridicolo. Mi sembri un'otti- guni. ma persona anche se non L·abbonato ci !a sapere che crei atmosfere liriche. Forse dopo un anno ha scritto allo • ~~ir u\~~!~~ PR,~~~~afiropc~~ I editore e che la lettera gli è non ho la barba, né nera né !t~~artitocs~~n~~co~~\to~.o~-:~ lantomcno bianca. Sono nato vuol sapere come deve rare ~ri~a~\!;.~r? S~! ~~r:- !~~~~ per riavere i mano Scritti in ~~rd~~~- aspet1a risposta, n- ~~~;ii~~e c~~::1 11 :~i eq~~l~- "o~~ turalmcnte. non \'orrebbe an- C. Fia., Firenze: La sua dassero perduti. poesia cita Cemud:i e Lorca :-lon possiamo che consi– c Stcfan Gcorge. Almeno gliarglt di nvolj?etsi ad Ac– uno, Lorca, lo conosce sino crocea. via Canino 22. Roma. a imitarlo molto evidente- che quel premio orgamzzò. mente. Detto questo, non di- .\fa il nostro abbonato non scuto dell'autenticità del sen- deve dimenticare che i mano– timcnto che le ha dettato scritti inviati molto diffic.il– qucs1i ,·erii. l\·li sembra, a mente vengono resti hliti. se n:re almeno sembra, un tan- non altro perche non fanno llno retorico. Che ne dice? mai buona fine. e non deve Fur. Brugn., Ve11e4ia: Lei inoltre dimenticare che non ha tante grafie (e nessuna si mandano mai in giro deUe calligrafia, aggiungero per poesie senza trattenersene scherzo) e altrettante per- copia. sonalità, non ancora saldate, Detto questo. non ci :resta fuse. Nell'incerto della sua che augurargli. per questa anima nascono \'crsi sinceri volta. buona fortuna. Il pre– c \'ersi poco sinceri, alcuni mio « Ponte Sisto,.. ad ogni di~creti e i .Più gratuiti, opn- modo è sicuramente finito nel ch1. Che dirle? Riprovi più niente. e solo il nostro abbo- avanti. In lei vedo una spc- nato ci pensa ancora. 1111111111111111111111111111111111111111111111111,1111111111111111111111111111■ XVII SELEZIONE "SIA,, (Concorsi 1961) UO:\IA:\ZI - :XOVELLE POESIE - TEATRO Cl•iedere immediat,unente il Regolnmtmto n EDIZIONI II SIA., - Bologna, Audlnot, 10 Nel e Marrancio> - secon– do racconto - fiorisce un idillio tra un'irrequieta e ma– liziosa giovanetta di assai mo– des1a classe sociale, ed un BArrco DI SANTO SPIRITO ~i~if,~~b~e•~t~g}~ 0 m111~~~~~ i suoi riflessi derivanti dalle prerogative di classe, ha qui un particolare rilievo. Tanto vicini ai figli, ma di essi qua– si ignari - per quanto con– cerne la loro vita intima - POND.A.TO fo:ltl. ,eoo DIREZIONE CENTRALE E SEDE: Roma, Via del Corso, 173 TUTTE LE OPERAZIONI ED SERVIZI D BANCA, BORSA, CAMBIO EMERCI

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