La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 31 - 30 luglio 1961

LA FIERA LETTER A IA Anno XVI . N. 31 SETTIMANALE DELLE LETTERE DELLE ARTI E DELLE SCIENZE Domenica 30 luglio 1961 SI PUBBLICA LA DOMENICA Fondato da UMBERTO FRACCHIA * Diretto da DIEGO FABBRI QUESTO NUMERO L. 100 DIREZIONE E REDAZIONE: Rom a Via del Corso: 303 - Tel. 687645 - Amminist.razjooe Tel. 673015 - PUBBLICITA': A.mm1nlstrazione: • LA FIERA LETI'E.RA.RlA D - Via del Corso. 303 · Roma · TARIFFA L.. 150 aJ millimetro • ABBONAl\•lENTI:• Annuo lire 4.000 · Seme . .:i re lire 2.150 : Trimestre lire 1.100 - Estero: Annuo lirP 7000 . Cnoia arretrata lire 150 - Spedizione In conto corrente on~tale (Gn.iooo Il) · Conto corrPnte oot-rale numero J/3I4. 28 La religione del nostro tempo * A µag. 6 : OHi e disegni di Guttuso Vecchie zie senza J L NE FAUT pas chcrcher midi à quatorze hcures dice un vecchio proverbio fraucese. Le due del pomerig– gio, un'ora 11011 partirolar– me11tc adatta alla lucidità, alla misura, sono l'ora meta– forico. alla quale si deve ri– mandare la composhione del– l'articolo di Giancarlo Vigo– re.Ili, La religione di Pasolini. recentemente a,,,,arso su 1111 rotocalco. No11 bisogna cer'– care in esso il me:.:.ogioruo, al1retta11to metaforico, della misura, della /11ciditit. fi-gli porco delle coucionate da caf{é letterario e gonfiare la rana fino a farla sembrare, agli-ignari di zoologia, 1111 bue. O q11el che è peggio - e questo fa Vigore/li tira11do malamente in causa Leopardi, e adoperando ancora wza vol– ta la sua caratteristica tecni– ca delle co111rapposjzio11i re- f ~;:i~~~ ;f:1~ :~~! J~f:t~ic~~= rendo alla 11ega;_io11e d'wz'al– tra, scelta con competenza di · gioccitore nel mazzo delle bri- I scale - proprio 11011 è giusta accusare il bue di 11011 esse– re 11emme110una rana go11/ìa. In certi casi meglio sarebbe seg"11itare atl accatastare di– scorsi sulla poesia, ge11ere alme110 astrailo. Intanto, se111i11ato il libro, il poeta di cui si canta e si fa giubileo aspella, pazif!nte e sicuro del risultato, elle cre– sca fa piama del «Man.otto", J ot\fj 1 ,.:gf/ 1 e11~11 c~~'t'~1~~;tma \ Non è lucido 1'i1111amorato che accorda la chitarra e can– ta melodie d'amore sviscerato sotto il verone della sua bel– la, lima addorme11t'1la. Come 11011 e lucida ...t.. per restare ad w1 orario pertinente al proverbio da cui abbiamo preso l'avvio - fa cicaln e/te tittsto nel primo 11omerigg10. 111e11rre ccrcllim110 di avviso– larci, comincia a co11lric:arc ali e corazza. a segare la quiete estiva col ~110 stru– mcltlo i11111a.::.ito. ~i(/%,~os:~ft:;,,;~:~ 1 ,~ ,fe. ~~:l~;~ I ~i:i~~~•,~a "htft dalle vecchie i P. C. RENATO GUTIUSO: • Pesca del pesce.spada• 19-19 (lccnica mista). Il quadro ha anche valore documentario, in quanto la pesca del pescespada sullo stretto di Messina oggi ,•iene praticata con tecnica diversa hita1110 che ci siamo. pren– diamo a prestito dal mali– :;,ioso proverbiario o/tralpino quest'altra massima: A' Tnr- luru sa Turlurcttc, e acco11- D ll A\. IRJI O DELJf..," A.JPJPA\. R'Jl'ATO * se11ria1110al regno di Bahe- Ch le. Oc,,i T11rl11m lza la T11rlt1- . rette che si merita, e vice- e versa a partire dal fc111111i111- ' 11ile. Bisogna accorgersi che 1 il popolo ha già cavito tut- to della vita, da secoli e 111il- peccato che la "Fiera,, ••• le1111i: q11e.sro ci ti icono i proverbi: 11011occorre che di GAE'l'ANO AHC.\i\'f~EJ,I applicare la loro sapienza :;,':i~g~~~rtf 0 f~:~::'\: ~i,~::~~~~, ••• S i:, e:}Jid1:~~~o t~~{ì; ;:onpo:~i~~;o do\?;tt~~ 0 '1·ì~e;~~ li i11 circola:.io11e. un foglio ormai e.u.u- ~nè~t/iNo~sp;~rl~r~i t~~•r~j Sul bilico d_el t,e111poutile i ~~r:~io ;,.~frt ~~es~1;Ji 1 ~edei~= ihtende; ma parlo di alcuni per I? partec1paz.1011eal ~o- che è peggiorata, che non è non pochissimi. M1 C stalo s.ta_11~10s0. • ,\forzollo,. _P!1su- più quella di un tempo ecc. obiettato tuttavia che allro lt111e 11sc1toco11 La rchg1onc Chi sa che meraviglin sarà C il populismo, altro il mar– del mio lcmpo, e 11110 dopo dunque i:lal& all'origine! E :l;~r ::~t~f 0 ~i C q~hcest!ur:,~ !;~~,~~IIC~;,~1~,·,i:r d:~~tt;::ss~ dria~anoc9~ ~~~~.èdf'~!!~o~~ ~o f~:;sori~o~;~~~. p;~~~.~~~: pubblicistica: da un Bo fe- in geSlione, non ha ratto che riamentc, che ad altri uo– dclissimo, stra11a111e,ue rier- ~~~~~o~~~{ irnE~~~~cet~ ~~~~~ mini di cultura spcc1alizza- 111ethzaro 11ella si11ra~si ma \Fiera. è costume dir male, la; il di~corso al popolo ver– ~C-Operto 11dl'i111e1110com- ma che poi tulli finiscono [,~z~~~: a socictit nuo\'a rea• f~'::,:!" 0 de~i gae~,1!ta~:a1f:at 0 ~ 1 d ~:~ 0 ::::~~~a, ~:rrs:rcn: 1~;~: Ma ~o resto congenial- 1111Vigorelli, im•ecc, focoso questa fase C stata superata, mente fermo a un postulato e ditirambico. il q 11ate ci as- e può essere che questo vcc- romantico. e al pensiero di sicura che nel 111101. libro ch10 selli~analc attravc~,i • quel Foscolo che si dichia– di poesie • Pasoli11i ha so,•- ~n.a sua c_ns, eSt rema. E' dif- rava avveriio. per natura. a l'Crtita ctl ha mmicntato 11 .ci_lcoggi so~tenerc u_na P!)· quelli che si compiacciono di s11.1on~che s1 appog~1 quasi scrh·cre per i pochi, ì\Ia che qualsiasi dctcatle11tis1110auto- esclus1vamcntc, o acccntu::.- cosa vado presumendo, 10, biografico", che • f'asoli11i ha 1;.mentc, sulla letteratura: quale umana e sociale comu– restilllito fil poera Ìutti i po- della quale troppi ormai si nic;uione oso vagheggiar~. Ieri, e tutti i do,,eri ", che ha vergognano, come se igno- se debbo cor1sponderc. al n– /auo della 110.rufatma • OJ'C· rasserc che il lcrmme è tratto che di me. 1n pocne ra:.ione piena.ria dell'1101110 !", sempre stato, nella sua ac- righe sapienti, tracciò, alcuni a/fre11doci una lettura. che cezione pili propria ed o~- anni fa, Mario Costanzo. « si ri,·cla e si ara.sta c:amc getti va, lar,!!amcntc com- ~~~:acar~W:s~~~1 p .. a[~~~c1a~~~ ,ma cosmogouia e • ima a 11- 1-Jrcn$n·o d1 interessi cultu- ra •? Mi vide, Cosiatizo. co- tropologia •• e via così fiuo a rali svariatissimi. e dei pili mc • un letteratmo lindo e dire, al sommo dell'eccilazio- svariati tipi di scrittura. pinto •. md_1ffe'rentc ad ogm ne: • Nmi è la 11ruua i•olta O;!s,i poi, con tanto illumi- diverso çolorc politico; ~ o che faccio cadere il nome di nismo ,ri::.fliorante, dovrebbe rossQ o nero. per lui. fa tut- Dante in margine a Pasolini; e~ci·c facile intendersi su t'uno: purchè possa conti- :~r." /~~r i:;e :,.~;vj:},/~~a~~: ~~1e~\O l: ;~~ 1!~fft:::nt~ige~11~ ~u:~~r;~~~~~•:;i ~~of \~~~~~~ :.ro11e e11or111edi Dante ha nuovo ~ complesso di mfe- ;ceb:c:~;~~e s~~~:~~;~ ~i ~~: m'ulo il suo peso su lui, co riorità • nei riguardi della riarc la sua fisionomia~. me divcname,ae su Eliot e politica e delle ideologie. Se Confesso che il primo im– su alrri poeti co111empor.a11ci non sbaglio. è una novità pulso fu quello Ji tralasciare stra11ieri; in pili, Pasoli11i, da dell'ultimo dopoguerra. An- la limatura e correzione dei ztalia110, e stai-·o /Jer dire da che le malattie, le affeziom ~~;~ ~•e~\,~aier~n~:~~a/~ ½~~~:~:,~": ~~d~:;a aa f;::,~ ~:;:/ 0 :~c:i:tii~b~;~~~c:m~~~~ e conoi:ccre di persona Ma- tare alfe ~ue origini dame- dclcrminati. Ma non dunen- ~~~nt~~~tt~z:~1 ~~lo ,-~~~~lo~: sc/1e l'i111ero discorso della lichiamo che questo settima- bolognese. che andò apposi- /lCJltra JJOC~la,11111csta11do la nale si dièhiara, nel suo sol• tamente a Firenze a picchia- propria voce s11 un i11crocio totitolo, • settimanale delle re un suo critico. Franca, Da/Ile-Foscolo (e ,\lau:.o 11 iJ,. lettere delle arti e delle mente, l'Odiosità di quel meillre i poeti viii O meuo scienze•; così come • Rcn- • letteratihq lindo e pinto •. "puri" ira le due guerre· ave- d1con11•. riprendendo ba bo- d1 un'1mroai:mc nella quale 1•a110i,,1po~te1ta ~a loro 1 1 oce ~1gi~~~jlìa~~~u~taal ;~Hì~~i-:n~ io potrei compiacermi di rm– chiudere un a\'versario che mi fosse particolarmente an– tipàlico, mi nvev11fallo pru– dere le mani. L'interessante sarebbe ~apere se Costanzo supponesse che lo sua inap– pellabile liquidazione del sot– toscnllo (-:oncludeva mfalli con un • pollice verso •) po– lesse essere conosciuta dal medesimo: si dovrebbe sup– porre senz'altro d1 sì. sareb– be ~ssurdo supporre il con• trano: ma a volte mi "iene il sospetto che chi scrive di– mentichi la destinazione pratica del proprio gesto. o che anch~ un bersaglio polc• nuco finisca per divcntRrc un puro emblema di passi• ,·nà. incapace di reazione. i\la perchè mi sono ridotto a un aneddoto così persona– le? Per dire che, se la sorte ci ,;sparmia a volte ruini– liazionc d1 piacere a certi uHìciali • rabdomanti della mediocritil • (il che, pratica– mente, sarebbe come situar– si a un livello di rcperibi– htà, di rav,·isabìlità addint– tura abissale: ritro,•arsi nel pili smarrito [ondo del piu ~ratuito e provinciale dilet– tantismo) ci può. per com– penso. condannare a dare nell'occhio a Mario Costanzo, in vena di mordicchiare an– che qualcihc innocuo • ap– partato~. Pensate infatti che mi conciò a quel modo a tre anni di dis\anza dall'u– scita dell'opera che gli sug– i::erl il ritrallo suddetto; e che- nessuno poteva a\'erlo pregato di recensirmi. Ma non C che 10 gli voglia tanto male; probabilmente lui se la prese con uno che, con me, non aveva menle a che fare. Scambio di pcr:sona: o,·verosia di tipo ·umano. Le rantonate della critica sono note a tutti, e non c'C!:b1so– ;?no di fare della polemica, per affermarlo. Ed è sempre stato cosi. Non confondete• mi, ora. con certi ribelli Pi– tulh. da. osteria letteraria. lo !,Orlo capace della p1u c:iuta e prudente' sfumatura e distinzione critica. ì\'la se qualche a.nno fa ridevo dei ~~i\~!o~ididG1~r~ro ~~:~i.•~: ricordo bene anche dei tanti recensori del • Sole ::. picco • di Cardarclli che. nel 1930, cadevano in ginocchio, ado– rando, d1 fronte. a quella sua pallina che si intitola , Lago•, la cui ci\azionc• uno riman– dtwa all'altro. E pensare che Carda.rclli aveva creduto di seppellire D'Annunzio con e·semplari di quella portata! Contro i quali non avrei ma– g-ari nien1e da obiettare, se non celassero appunto l'am– bizione del saggio di stile in– superabile .. A .llor:n.se ili me– moria non mi tradisce. non furono molti ad avanzare riserve sul, limite di quel– l'arte; pbchi si dimostrarono liberi dalla suggestione del mito c::.rdarelliano · giil in atto; un mito, a --.miogiudi– zio, beni poco affascinante; perchè era quello di un dit– tatore da caffC.. A ,,cn1'ann1 ammiravo lo scrittore. e qUJ'i libro, di quel momento; i"::i! senza bisogno di ,convalida– re la mi::. ammirazione con la vergogna di cedere a quel– le volgari sùggestioni del pettegolezzo leUerario. Ri– cordo una specie di stron– ,calura che, de ~ Il sole a picco•, premia,to al •.Bagut– ta • dt quell'anno, stese Flora su • L'indice •, un iiornale letterario diretto da Gino Sa,·iotti, e sul quale scrive– va anche Paolo Milano, Cre– do che Flora applicasse con eccessivo rigore e senza le convenienti sfumature la ~ua definizione di Cardarelli come all'incirca di un puri– sta e neoclassichcggiante, o addirittura di un gramma– tico: ma era obbiezione d~ fare, anche se in diversa mi• ~ura; dA Adattare e prospet– taré in altra. maniera. ma da (are, S1 doveve d1'nunoi11t che Cardarclli covava unn poetica dell'rnibizione, po– tremmo dire; in quan10 in– flessi pralici e concreti risu\– ta\'ano nell'opera. diretta. Se volessimo ripetere il suo at– teggiamento sbrigativo e dc– fi1Jitorio, liquidatorio senza appello, potremmo avanzare l'idea che non si poteva com– battere D'Annunzio (e non parliamo di Pascoli; ma per il grande presuntuoso eh Cornclo Tarquinia il poeta romagnolo era squalificato in 01artenza, non meritava d1 essere combattuto: mct soltanto sfottuto con battute ironiche. o con pochi abbo1.- 7,i di idee critiche. che non furono mai sviluppate. Del resto, anche De Sanctis fu da lui liquidato in una co– lonna di giornale, in uno dei suoi pili brevi elzeviri); non i:i poteva, dicev-mflo, com– battere convenientemente D'h.nnunzio·combinando Leo– pardi con Nietzsche. Mi pare di sentire qual– cuno scandalizzarsi per la mia 1 irri\'erenza verso colui che, per tanti anni fu diret– tore di questo settimaoale; ma gli obietterò almeno che non mi sento un maramaldo, che non dò, vilmente, a un morto; se. lui vivente, in una puntata del mio primo ,Colèdoco•, uscita sul •Caf– fé. cercai di vendicare un poco, con qualche mia ob– biezione e qualche ironia, le troppo facili obbiezioni e ironie antipascoliane di Car– darcllì. Ma non credo che esse riuscissero a giuni;::erc all'orecchio di colui che era ormai rammollito, e da tanto tempo. Ma credo che sareb– be stato vano, ad ogni mo– do, cercare di obiettare qualche cosa anche a un Cardarelli in possesso del suo intelletto. Dopo il Premio Pu.ccini-SenigaLlia * Raccontie romanzi di LiberoBigiaretti * di E1\IRICO FALQlll A NCORA una volta ci si deve rallegrare che il • Premio Senigallia » per la noveUistica. volen– do in quella di l\fario Puc– cini onorare la memoria di un narratore probo e tenace. vissuto sempre lon· tano dal chiasso e dall'in– trigo. sia stato discusso e assegnato con -una discre– zione e con una franchez– za del tutto contrarie alla tecnica reclamistica oggi imperante in troppe altre istituzioni del genere Eppure C discrezione non disgiunta dalla intra– prendenza necessaria a ta· rantire la validita critica della segnalazione. Perché ad una segnalazione, tra tanta baraonda. si riduco· no in definith·a l'intento. lo sforzo. il vantaggio di un premio come quello conferito, in Senigallia, a Libero Bigiaretti per la sua raccolta di Racconti (Vallccchi. Firenze. 1961). l\la C sej!m1lazione che vuol essere conferma di stima: J·aver fotto convergere la scelta su questa a prefe– renza che su altre rnccol– te è attestazione di fiduci.i verso un·nutentica vocn– zione. non strarip:rntc nH1. consapevole cd esperta dei propri limiti, .inzi che vcr– ~o effimere vistose improv– visazioni. inuzzolitc nel correr dietro a tutti i ri– chiami della moda. dal più tt 1 uce al più ~iocherellnto. ~e diffcrcnt,c è lo testhl10- ni:tnza offerta clnl Bigia– retti con questa rnccolta novcllistioa. rij!;uardo alla elabor.nzionc dei motivi e– dei sentimenti. nonché dei modi e dei procedimenti. della propria narrativa ro– mnnzesca. La raccolta va dnl 1934 con A causa della piorwia al 1959 con L(I tartarupr,. lunj!;'o un arco d'anni che :.bbraccia tutta la sua at– livit.i narrativa. da prima dell"inizia!c Esterina (1942) a dopo J fìpli (1955) e a dopo Leopolda {1957). E dei temi e dc,e-li interessi. delle tecniche e dc.Ile pro– ve connaturali al suo scon– solalo mondo tra prolclrt– riato e piccolo-borghese e al suo sommesso giucti1;io tra malinconico cd iro 111 co. ci presenta quelli che. in un certo senso, a parer no– stro. debbono considenirsi gli <studi•· sia prelimin:a– ri e sia marginali. ,.1Uali sono ,·cnuti svol,l?"cndosi at· tra verso un sussegui r-:-i e un intrecciarsi d'cspcri.m- 1.e e di riflessioni. nei ca– ratteri e nei franJ?ent.i. nel- le soste e nelle riprese dei suoi romanzi. Tuttavia questi Raccon– ti. e non solo i tre più lun– ghi (La scuola dei ladri. Lcontina. Leopolda: ,l!ià pubblicati. nel 1952·1957. come romanzi-brevi). non hanno la frammentarietà e la mo1'(1entancità. de 11 o <studio•· sono bensì con– trassegnati dalla forma au– tonom:i e conclusa. che vie· ne I or o dall' es~ere stati ideati e scritti prevalente– menie come veri racconti. pei- quanto nella misur:i e nella stesura dell'elze– viro di terza pag,ina. E la particolare destinazione non ha certo mancato di influire sulla -perspicuità della fattura, condizionan· dola e agevolando cosi la disponibilità. di una più scaltra sostenutezza stili– stica nella dimessità del discorso narrativo di Bi– ,e-iarctti. peraltro vijtile nell'aderire con delicatez– za ai vari problemi, nrn senza complicazioni e sen– za ostentazioni. Ai fini di una storia del– la sua formazione ideolo– ,l!ica cd estetica sarebbe perciò stato utile conser– vare ai racconti l'ordina– mento cronologico corri– spondente alla loro com– posizione. così da consen– tire di metterne in rilie– vo i caratteri e i passap;gi. gli sviluppi e i-mutamenti da periodo a periodo, eia situazione a situazione. quali del resto risultano dall'analisi della sua coe– va produzione romanze– sca e quali anche noi non abbiamo mancato di csa– mint1.re (Novecento / et.lc – rario, VI, 48-59), secondo il rapporto di coerenza morale e letteraria che fa di Bigiarctli un autore in· cline verso un tipo di ro– manzo. partecipe (come si C visto nell'ultimn prova dei Jtiyli) della confessio– ne autobiogrnfìca e della nnnnzionc mcmori11listicn. ciel ~iudizio cli costume e cieli' indagine psicologica. dell'intimo sentimento e dell'ambiente storico, pur dentro limiti che non pos– sono essere oltrepassati e pur con titubanze che non possono essere eliminate senza nuocere alla sensi– bilità dell'originaria fran– chezza. Per tali ragioni sarebbe stato di aiuto disporre del– l'itinerario seguito da Bi– giaretti In quella specie di <studi• preparatori che sono le composizioni di un' clzeviristica narrativa rispondente nl vnrio atteg– .J?iarsi del suo estro e del suo impegno. iVla il Bi· ,eiarCtti avverte cli aver raggruppato per argomen– to questa riassuntiva scel· ta dei suoi l'llCCOllli, <o quanto meno secondo una certa :i.flìnit3 e parentela di motivi. senza tener con– to dell'ordine cronologi– co>. a ciò sentendosi au– torizzato dal fatto che tut– ti (anche i quattro già stampati in ,·olume e cor– rispondenti ai tre citati con la giunta di La dome- 11ica) <sono stati riveduti e in gran parte riscritti negli ultimi due anni•. i\la quanto c'è di _giusto in un simile operato? Questa. del rivedere e ritoccare. fin quasi a ri– scriverlo. un proprio com– ponimento di anni addie– tro in occasione della suc– cessiva e spesso assai t.ii - lazionata ristampa. in ve– ste rammodernata, quando non trasformato nella stes– sa sostanza e struttura (se in rispondenza a muta– menti inferti nel profondo e perciò più discutibili): questa, dicevamo. C tenta– zione cui pochi autori san– no sottrarsi. sembrando loro di. poter essere accu– sali di trascuraggine. di inerzia e di abbandono r.ei confronti del proprio lavo– ro e nell'atto. in cui. ri· stampandolo. vogliono iw vece salvaguardarlo ddla dispersione e dalla dimen– ticanza. ::\la è accorgimen– to assolutamente inganne– vole sulla legittimità di uno svolgimento storico e artistico. che. solo se con– servato nella sua testuale inte_grità primitiva, può fornire quegli elementi di raffronto e di controll,,. che costituiscono la doca· mcntazione indispensabil? per fissare e valutare l'iti– nerario percorso da cn au– tore . .-\ che pro alterarli e disordinarli? Equivale a camuffarli. e cosi a n.a– sconderli. a sopprimerli. se la revisione è spin[a sino al rHacimento. E non per nulla Bigiarctli ha sop– presso decisamente. a dH· fcrenza di altri, la ùata– zionc originaria. Tutti e trentuno i Rac– conti snranno perciò da registrarsi sotto gli ultimi due anni? E si dovr3. di conscg11enza. riconoscere loro il valore di un supe– ramento delle preceden– ti esperienze romanzesche. che sarebbero state (chi sa dove. e chi sa come) ripu· diate e scartate oer poter fare finalmente ritorno su posizioni realistiche e da queste riprendere il cam– mino? Un punto di arrivo e un ounto di partenza? Non risulta. c per nostro eiudizio insistiamo. al con– trario, nel considerarli un accompagnamento. pili li– bero. più rapido. più con– ciso. della produzione ro– manzesca. nella quale i tre citati romanzi-brevi trova– no posto tra il '52 e il ·57_ L'abbiamo ~i~ oi'servato; Bi!'iaretli non è un sag– gista e ..neppure 'un me· morialista che si improv– visa romanziere. e uno scrittore che. dopo alcune spontanee prove poetiche in verso o in prosa. viene svolgendo un suo sempre pili deciso estro cd impe– gno nanatlvo attraver– so procedimenti psicologi– ci non orid di riscontri sociali. E neanche in que– ~tc narrazioni più sue-cin– te il suo stile, dimesso ma ;i.ltento. un po' tri~io ma esatto. C più lirico che analitico. più descrittivo che. riflessivo: esso risulta quasi pili documentario. ne 11 a destinazione. di quanto non sia letterario nel l'espressione. i~~:j;~~ <:'~:x~:~m~i~;~~cf:.:: I !~:c~i~'i:s:;:~! ~tci~~~e;a~~v:; soltoliuealllre so110 tlel sot- I e scienze •. La senetll, l'am• toscritlo. I.e pare111~-i fa11110 piczza del1'1mpcgno culturale 1 11 Il EZZO/.,/.\ ,'I * IJ\l 1 11 O L ls Il I.(; ,I Ma di necessità. con que– sto aoprezzamento. ci ri– chiamiamo all'insieme del– la sua produzione roman– zesca. secondo è venuta a manifestarsi lungo il filo di quella e qualità di di– scorso morale esemplifica– to. di riflessione. di inter– vento ncJ costume• che. a giudizio dello stesso Bi– giaretti. resta la qualità cui p11r si· riavvicina. per quanto cambi i suoi modi e i suoi schemi. il roman– zo dft lui prediletto e da lui perseguito anche altra· verso l'esercizio dei rac– conti br,vi. E $e i ventotto premiati a Seniiwllia aves– sero con'-ervato le date orieinarie di composizione, ne a\.·remmo visto corri– spondere l'assortimento e l'allineamento a quello del– le varie esperienze roman- 1.e!-che. meglio di quanto la presente ristampa. con i suoi mutamenti e con i suoi ra,J?gruppamenti, non lasci scorj!;'ere sotto il bril– lio della nuova paj?ina. finedira topografia J,nca, 1!1entc, sah•e nell uno e nel- • • parte i11tegran1e, 1111•ctce. dr!l- I sono, almeno 1.ntenzional- pCr la chiare:.;;a del turista. I altro ca~o. . _Si tfew: agg11111gere tmu sola I re:!~ 1~~~ 1 ~r; 1 ~~~lr~p:t~; 1 ~~e~ c1ta;:1011e,fJCr fare 1/ v1e110: ! sto foglio, non· lasciarti !uor- 111Pasol1111 • e la p1w1ta d, I ,·iarc dagli avvicendamenti •Amici e 11.-.m1c1 {;1-eme·ute Ilel,01·a tutti glt 11omi11iche riesce a I della cronaca. non preoccu- sror1111re. 110n la propria fo- parti che debba veni:e sai- O glia leoparditma,. ! Anche valo a tutti I costi 11 rap– qu~to ormtll rfl.,u,,uo ,l!J!HO porto con l'uflicialitil e con NEW YORK. 16 luglio 1961 UE SCRITTI sulla mia corrispondenza con il prof. Piero Rebora (nel n. del 18 giugno) con– tengono affermazioni inesatte. citazioni inesatte. d'i111erpu11:.wuc. 1·c:.).1111,1t;- ~:t:~~~~~~ ~~d!,e~~ad~n~~~; 1•0, e stato a,::: 1111110 al )O • I 1mnem_e con I rlati pili ne– toscrillO, u segnare lo stf/- I ce~san d1 informazione. an– porc e il sopra~~aflo 11011 I che qualc_he avvertimento, certo del /etlore dell'art1cCJIO qualche stimolo a non orec– ma del let!orc. 11011111111cmu· 1 chiare discorsi. cadenze. for– re de, Canti. (le/ lzbro m1cor I mule, maniere e tendenze fr~~o . d'i11c/110~1ro . d1 cm I ~h~r~~m~oss~u: 1 :0~:gu~feunl~~ n~Jart1colo s, pari~, ma uo, beramente. senza sentirti St canra, )I fa gmb,leo. schia,·o di nessuna gergah- E' stato derro che /'lralta I tà d1 parola e •di concetto. non lza altua/111entc gramli ti :i:ergo della presunzione poeti, e qualcuno ha soggum- crillea C ancora troppo dit- ro sc/rerz.osamenre che la i~~~c: am;:::~::~:~e~ d~~~!"; mancanza oflende gra~emeu- cornpaUa sul panorama ge- re l'onorata e mai cosi folta nerale un'afa di parole e di schiera de, critici, costretli ad involuzioni rigirate all'intl- accotaMare e,me,;imi discor.s, n_110 che soltanto u_n'esplo• sulla pot!$1a. ,:euuc astrallo sione a1om1ca potréhbe forse fuor che pei poeti, Ora, non d1ss1pare. E insisto a ram– sembra giusto forZAre la va- maricarmi che anche i pro– canuz del genio col piede di fessatori di idee socializzanti punti di vi;;ta ine:=:atti: n'ln so se per mancanza di intendimento O o per bisogno di o:-curar la polemica. Occorre che li corregga. N,ln è vero che non ho voluto pubblicar la corri– spondenza con gli Amici di Don Clemente Rebora. Chi lo di.ce ebbe da !Ile una lettera che cosi si esprimeva: ·-- No caro avvocato e presidente; la ragione per la quale non possq pubblicar le sue lettere e la loro verbosità; contengon gli stessi errori di quelle de( dd Rebora, ma son più lunghe; e non credo che 1rovere1 un editore di noula o di libri che m, darebbe lo spazio uecessano. Ma s, '""' r1e.,ce a t1·ovarlo. prego. faccia pure, faccia pure; a patto che s1nn r1prodo1te rnue inle– aralmenre quesla compresa. lnollre, quelle del Rebora son di dato precedente. Lei non ha fot10 che seguirlo. Se j!!i A miei. di. Do-n Clemente Rebora possono ottenere di pubblicar quella corrispondenza: o se la ,·oglicn pubblicare nel bollettino dove si aff ..ettarono a fa:- c-onn~c-erP un "r•·nrc> fi,..I 1·1-r.1• ihrr- c-he nhh1a trat.t.:ito con ;i.morè e c-1,mpètenta dello :;crittore Rebora. !accta.no pure; non mi parrà vero sentit se: ,i, [ettori giudicheranno. come io giudicai. quelle, loro lettere ventose e confusionarie. Dire che io non ammetto' c'oni;ersioni e riferir il mio pensiero a metà.: e lascio,,al• dizionario italiano la definmone di questo proèedimenlo. Quello che io scrissi anni fa è questo: che tutte•le eonversioni per cui abbia– mo docurrienti. come quella di Sant.'Agostino'o di Tolstoi o di ·Renan non sono subitaneé ~he in. apparenza: esse appaic•no invece il resultato dh un lavorio del pensiero alle volte durato a luhgo'; e la data della conversione non e che il cader dell'ultima goccia di un lungo stillicidio. per così dire. Nel caso del Rebora questo è poi evidentissimo: la sua vita fu una lunga attesa, con molti sforzi di trovare quello che poi lo soddisfece interamente. E la storia non consiste poi altro ctie nel narrare quel cammino. Anche Papini credente s'indugiò a lungo sugli erramenti sessuali di Sant'Agostino. no? La conversione. in som,ma, non cancella la storia. Ecco q_uel)o che io veramente scrissi, sebbene non abbia sott'occhio le mie parole, ché'· i miei conlradittori si l!Uardano bene dal dire dove le hanno trovate: ma io le ricordo. Ci vorrebbe troppo •tempo a correggere tutte le distorsioni che furon fatte del mio pensiero, -e ~mi contento di ;:iuesta prova. Ma il-punto essenziale è che con questi mezzi si C cercato di intorbidare le acque d'una questione. che è stata l'inizio di questa polemica. e che è la sola che importi, ed alla quale si deve tornare. lo domando dunque ai miei contraditiori come domandai al - pro– fessor Piero Rebora: < E' veramente important.e saper se l'affitto dell'appartamento di via Tadino 3 fu pagato da Clemente Rebora, o no? :.. lo dico di no. e E' eiusto o iniquo denunziare quello che potrebbe, ma nÒn fu provato. essere un errore. )Il un libro di più di 300 pagine?•. Io dico che è iniquo. < E' possibile che Clemente Rebora andasse a dormire in via Tadino 3 soltanto per studiare. oppure ci stava perché vi aveva una persona che considerava con grande affetto e di . doti straordinarie d'animo?•· Io dico che questa ipotesi è più ra_gionevole dell'altra. la quale 1rii pare frutto d'ipocrisia inutile. La questione nacque così. Non altri– menti. E non nacque per colpa mia. II primo che espose la dottrina dell'affitto pagato dalla famiglia e della ragione degli studi fu il l)rof. Piero Rebora. Tutto il resto sono divagazioni verbose e spesso anche Inesatte. sai~~- che \~aps~~~~~~~;;";~d~i! ~i~;u;ad'?~o a:t~ri~~~e 8 ab~~i con Clemente Rebora era intestato al suo nome e che essa ne. pagò $Cmpre ·regolarm.e:nte l'affitto personalmente., < Venti anni di prove. di riflessioni •: ecco che cosa rappresentano. anche per l'autore. questi racconti: un vasto repertorio di mo– tivi narrativi. nel quale. integrativamente a quello dei romanzi. si rispecchia cosl il suo mondo come il S"tlQ ritratto,

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=