La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 30 - 23 luglio 1961

Pag. 2 LA FIERA LETTERARIA Domenica 2.3 luµ-lio 1961 Immagine di Svevo ~l~s~~~F~U~~ia1"onci~ratul:~~ ~ti;~?a1~?~;~~~ci.a d~j pnmo romnn10, Una vita (1892), e natural– n~cntc si localiun in pat ticolarc ncll'am- ~~~ntc.\'~~~~ tac''fu,~i;~~~ccn~l~ 0 B~~;c 31 tf~fn~~ d1 Trieste, ~ ,certo qucs1a esperienza ebbe U!1 pc~o dcc1sl\O nella sua formazione; sap– p1~mo che la polemica di Alfonso Nitt1 è duaramcntc la polemica di E1torc Schmitl d~~-~~c 1 ~~bi%~"t~1 i , ~ti~1a1~~- ;1~ !~;- ~~i SI lr..1sfonna. q~1i'"!d1 nel simbolo d1 una st_rultura cap1talls11ca che sofioca ogm am– b~zione nel _piccolo _borghese, ogni tcntatho d1 affermazione indl\ 1 idua\c. E non è che la resa dcll'indi\'iduo awcn– i;a scn1a l_olla, m una tranquilln passività; a! contranc:, la lotta si sviluppa su di un piano tragico, una lotta a~sillante comi– nua, incviiabile. S,·c,o giudica il Conflitto al q~ul~ pur1ccipa il :.uo personaggio, cd e un _g1ud11.10 !!Strcm~mcntc interessalo e par– tecipe. lntu1:uno 11 dramma dclrindh•iduo c!1e conosce_ perfettamente In sua i11ferio– ntà cconom1ca, che non ignora quali dnun- 1ie. e. s~crilici do\'1-:'l an ront;irc ~e \'On~ in– -.en:51 in _quc-lla !--,truttura che ha già tolto 1~~1 J?arttcolare lineamento alle Mie a:.pi- 1.1z10111. L~ ncee!>Sit!'Idi un giudizio sulla :,ituazione sociale della media borghesia triestina con– duce com.: com,eguenza al concetto di una condanna comune, la condanna ad un la– ,oro che non ha rum-ione sociale ma è uni– c~mentc ~trmnento di dcchczza per pochi, ~;r~g~~d~i • 1 ?sol~~~~:,~nc "~i s~1N:cif1~~ tc- L'uomo, di fronte al J;woro inteso come condanna sociale, si tro\'a CO$trctto in uno staio di nctrn inferiorilà, nella s.olitudine che ~ l'csp1,cssione ultima del tempo di crisi della rlasse medio borghese. li la,oro. cui è tolto il significato di ri– scatto e s\'iluppo economico, è offerto dun- ~~~n~.a T~~f~•iiacs~:~vosp~~h~°cc~litau;;s~i~~= menle la situa1ionc dt fotto e accenna de– cisamente ad una po~izione polemica. Non sarà d'altra parte una esigenza originata dalla coscienza di una sociali là indh i duale; si tmucrà ill\ ccc cli una polemica di netta impo:.tazione borghese. Nel tentnti\'0 di ri– sol\'cre l'i11111assc in cui :.i trO\•a il suo pcr- drd,f~~a, ~~"°ag~~~~iio dic~\ef:~~din~h!in~~ sta sfuggendo, proprio con quella struttu– ra capitalislica dalla quale è escluso il pic– colo•borghcse e ,·erso la quale si tro"a proiettato per la sua stcssn posizione di m- 1ermediario. Ne deri\'a la configurazione del pa~sagsrio tra ri\!olla politica, tra lotta so– ciale cfi netta impostazione operaia, e rea– zione caritalistica. nel rifiuto esplicito di mantenersi in uno Stato in1enncdio in una dimciisionc senza futuro alla quale' la me- ~~~ab~~,h~1~ot~0bo~~cra!~~i•y;irlc~~e~~ za, \'erso la clnsse dirijentc che lo rifiuta e lo respin~c scn•cndos,, per asservirlo. di quello slrumcnto di la\'0ro che è già risul– tato una condanna. As::.1stiamo cos1 ad un disperato rilancio indi\!idualc, a\l'affannoso procedere Yerso la indivièuazione di un metodo violento di ascesa sociale. Tuttavia Alfonso non potr.\ sfuggire all:t solitudine alla qunlc la sfera cui non appartiene lo ha condannalo. Si tratta infine di un clìfetlo costituzionale del s~~cc,?~ 0 i~, 0 1'f~~c:11Zza1~ cunie11; 0 ~~~~on~a ~'!~ puto darci il senso storico. Sin.mo perciò di fronte alla effettiva individuazione di un piano sociale estremamente drammatiz-t.ato che già l'i\'cla le qualità analitiche di s,,c\'o. Sve\!O muo,·c dunque d:'\ un consape\!ole realismo a sfondo largamente sociale per situare la prima sua attività. di romanziere uno sfondo che non si manterrà. a lung0 inalterato poiché già in Se,1ilitii (1898) egli ~c;ndc~c:i1n~1'J'~i;,o;~ir<;;s~~n~~~tJ' 0 ~\zi~~~ ;;,~~~e~: di"~~~: nf1~si~i~1àp?~c~~1a vi~.~~ Svc\'O 1cndt'ra a fare di questa polemica una realtà di vila, ad isolare il suo indivi– duo in una soli1udine di coscienza, a farne un parlato unico, non a confonderlo nel quadro della :.ocìelà stessa. A questo ha probabilmente con1ribui10 la lettura dei grandi romanzieri nissi in cui la crisi mo– rale, nel contatlo europeo, si approfondi– sce e si delennina in modo ben di\'erso da quella che è slata la caratterizzazione del naturalismo francese. L'iniziale socialilà di S"cvo viene ora ns– sumendo uno sviluppo del tutto particolare; mentre nl primo Sve\'0 è sufficiente inse– rire il proprio personaggio in un quadro socialmente drammatico facendolo v11tima di questa situazione sotiàl~. di tiucsto mec– canismo burocratico, più lardi in Senititii, questo non basterà più: sarà unicamente ~~e~re~~~e~°o d~jnl~~na~~~. if':1:t~ 1erà. quindi di unn ctfcttiva condizione di solitudine. L'uomo non avrà. più il termine di para– i?Onc, IO senso sociale, per la sua inettitu– dine e quindi non sarà più limitato ad una lotta p1u o meno dichiarata conlro la so– cietà; ci si vol~rà. decisamenle ad una in– terna 1cstimomnnza della crisi. Cosi non esisterà. piu l'antitesi società-personaggio. ma esisterà. il persona1u1:io-socictà, cioè una vcÈsa~i~~:;1J'~e~o~es~fg\edreim~~cen~~'r~~~i~ luzione del concetto dell'individuo e borghe– se• nel primo Svevo, è ol'Tcrla l'opportunità di individuare il lento processo che con– duce Jo scrittore ad una nuo\'a concezione ~~\~e s3;i1~li~Qs[;~,~z/ drair,,~n~fffi) i\n e~~~ il personaggio di\'icnc l'unico e insostituibi– le documento di un dramma uni\'crsa\e, ~é 1:'o~ia~~gd~ f.~~~~,1f~\g~~T::~m. 0 d!f;zÌ~~ d~m~~tfz~';t:,n~~fi~· s~~a~:~~~~~tnaa~t 1 i: , a tro\'a un preciso si~ificato di e coscien– za• e in questo senso d1\'iene molto più indi– cativo dell'iniziale polemica al fine di carat– terizzare l'estremo disagio in cui l'uomo si ~u~~~- J~inf~"~1i~ifi~anre hi f~ùco~\~i~.tcm: unicamenlc la ricerca del propdo lempo mo– rale. Questo è il centro fallimentare della individualità. del pcrsonai(l:io sveviano. L'impossibilit?t. di uni\'crsalizzare la pro– pria condi1Jone morale è indice della crisi e, IO cerio qual modo, la realtà s1essa della crisi; non siamo di fron1c ad una testimo– nianza ma ad um1 nuo\'a sostanza morale che si afferma oltre la pagine come proiezio– ne individuale di un dramma universale. Ed è inollre 1:na personale chiarificazione di fronte a quella che è la caratterizzazione esternamente europeistica della cuhura irn– Jiana in questo periodo. J I dannunzianesimo, il futurismo, cani fatto culturolc tende più o m~no scopertamente ad un evidente 1en1a- t~~ d;a:~~~~g~~ll~~j~i~o d1~i~~~ic~o~;fuf1~~ Vcraa ripica:a nella provincia risokendo\'i in certo qual modo la crisi italiana; per S,·e,•o l'opera è piu complessa. La sua è una si– tuazione ben diversa in quanto csisle per lui unicamente una salvezza europea, se csi- t\iià mdcfl: ~rc:~au'd~i'i~:a~do"1fl st r:1~d·t~: !imenio del suo personaggio, anche se an- ~J: n~ncf::O~ttair;:~enJ~~~,nt~Pt~~ 3 t/1~ questo senso che S,·c,·o drammalizz.a allo estremo la propria ansia sociale accettando . per il suo personaggio una sconfitta sem– pre più inclutlabile e drammatica. Si parie dalla sconfitta di Alfonso itti che è nata ed è giust.ificata dalle condizioni della so– cietà in cui cali opera; si passa quindi alla sconfitta di Emilio Bren1ani che è più inti– ma e è ben più difficile, una sconfitta sociale che tuttavia si determina in una interna ~~r;~~1gngj f~cr~~rc~canzd{r~onf~~u!i s:;i!!à cosl come è strutturata, ma anzi di impo- tent.a mor~lc dcll'indh 1 iduo in sé a collocar- f>iic~~~- l~ri 1J,~i~~l~~~c:~aor~o~f~ 1:,1of~~~gl~~l~~ che ha colto profondnmentc la sua inc1ti– lli~i~1c, la. ~un. i_m1,01cnza, _la sua impossi– bil1_tàad m~cnrs1 nella soc1ct. che ormai si arucpla e s1 evol\'c oltre il limite dell'antica C0!:>C1cn1a borg:hcse intesa come coc:cicnza di classe din{lcntc, come strumenlo -di cf– fclti\'a e\'0lu.-ionc. Giungiamo infine, nella Coscicn::a di Zo- 11~, alln erbi cc;trema che non ~ soltanto d1 ~arattcrc morale, non soltanto economica poht1ca e culturale_, ma crisi che mette in ~~l~~o i~~i~;i ~"c11~i~d\~d~~~ 11 ~ui~~o ci;~~i~ na ora attimo per attimo la propria csi– ,1en;,~ <:creando .non solo di localizzare le grandi hncc p_i~11chce morali del suo ope– rare, ma addmttura le ragioni ullimc del proprio ai1re e co,ì facendo fis:.a unica– menlc la prcpria fondamentale impotenza a ra~p1-c,cnt:1re ,u un piano ogget1i,·o il propno tempo. Ecco quindi che i principi :.tcs~i della coscienza :.i :.postano: e dal lavoro e dall':1more intesi come clementi fon– d'amcnlali,. c!lmc bisog!ti _estremi. si pàssa alle ultcr1on. maturnz1om delle più pro– londe cost:1nt1. Cos\ nvremo l'antitesi vee- ~~~~i/~-t~ioi';~n~~~j~i~~ •.sr~,s~n~l~~~"a ~~~~~t~isF~~ z1011~dell'uomo chm:.o fra i due limiti: al g1owme manca la necessaria maturazione al \·ecchio_ jl frutto di un'esperienza brucia~ ta m ant!Cl_po_:cd è continuo rimando tra due lcrm1111 m una disperazione che non ha eguale nella Sloria della narrativa ita– liana con1cmpor.1nea. La oolemica indh•idualc si è fotta ora cs1remamc.nte sensibile, legala ad ogni atti– mo dclrcs1s:cnza, e cosi c_hc anche l'aspetto palolo1,pco c;i. fa se!nprc piu inclemente, sem- ~i~~ttYi ~;\~',~~~'. p~;~:ci!~tii~~ (~~us~~~~!: nahs1) allo siato d1 estrema concilazionc che conduce l'individuo ai limili della coscienza a ra_scntarc I.a ~ollia. Anzi questo stato di contmua c..:c11az.1oncmorale è ora l'unico st~to conces,o all'uomo per cogliere il si– gmfi<:a~o~ella propria esistenza ridolla nei term1m. d1 una estrema soggetli\!ilà, ora che non esiste ri_ll la possibilit~ di un paragone ~~:1aun~n~ts~~~df1a ~r,~ct~~~~~~~~ ~~~oni~ fu1uro e un presente validi dinanzi aglt oc– chi, con uno speranza che corrisponda ad ~na \'era. valutazione soçialc. Esaminando Iopera d1 Svc"o da questo punto di vista resta focilc comprendere l'interesse che ebbe negli ultimi anni per lui l'o-pera di Kafka per la estrema coerenza dell'indagine e per la .tolalc • cristalli1.2azionc • del punto di arnvo. Res~a alla base delle due poetiche una dc1crmmantc e spinta li di origine una profonda coscienza di razza: la • cosl~nte • ebraica. Ormai il problema sociale da cui S,e,o era p artii~ in Una vita si è sempre pili \'e– nu.to ~t.nngendo ma non ha perso il pro– pno s1gnifica10. Si può anzi affermare che la socialilà di Zeno è cs1remamen1e pili viva della socialità di Alfonso. Preme a Svevo fis:.are la c;ensa1ione di ciò che sia succe– dendo, anche .!>C il quadro romanzesco non csi.!>ICpi.l!, e~is1c al c~ntracio ii:-aprofondo, mollo p1~ , 1 1olcnta e mcalcolab1lmente più dramma11ca anche se estremamente domi– nala. la crisi dell'indi, 1 iduo. L'ultimo tcntath•o è dunque la cominua ricerca, il con1inuo arrovellarsi in un ana- ~td:-~u~;;lt1t~111/?~!s!ni}~ r~;si;;;ri~~~ c3c~ìì ~~r ~~ll~1lmin:1~0 :dafl~c~;~;\i~a ~~~'N!iv:idi~~f~ e dann,o:.a cosa che si chiama lc11eralura. lo ~'O"ho !.Oltanto atlra\'erso a queste pagine arr:_";!,i~tc~ Cl~g~rr~i~n?.~i~:~carsi nella inca- p_ac1ta dell'uomo all'inc;crimento nella so- ~~~j~ f1 1 c\c;~~i~t~ i~d:~du~ 1 ì!e• ajP~~f~'ì= stero che dc,·c c~scrc chiorilo, 'che per fare s~ot"!a de,e l',scrc s,elalo in un continuo richiamo alla sensibilita individuale, in un ircqucnlc rimando all,1 situazione analitica del pcrsona5l'.p:io: e Ora io credo di sapere ~.al(j~f ~:k11\ 1 ?~::, 1 ~n~no~:o ~r!~ ~:~o s1 d~ì fatto che 3nchc il proprio io è un mistero ma anche ogni allra cosa ,,i\•cnlc è miste: riosa e l'a cesso ad essa e ben più difficile chcit C~~~~iitacs~~c ~~r ,•evo e il mislcro dell'individuo, il mistero della sua solitudi– ne, della sua fallila socialità. Nel chiarire quest.a estrema co_scicnza, .. •~cl giungere ai l11rnt1 della propna conomonc umana si :.pende l'intera atlivilà svcviana: lentamente :._1con:-uma la storin, dalla giovinezza infe– lice dt Alfonso Ni1ti alla senile cd ironica consapc,,olci:za .del sig1Jor Aghios, per giun~ gere a farsi s1mbolog:1a del mistero les1i– mC?ni:1.n1a_unica del dramma borghése nei primi anni del No,,ccento. .Su questa stessa base si articolano le ul~ time opere, le n,O\'elle_lunghe o brevi, con– cluse o ancora 111 abbozzo alle quali lavo– ra,a. negh ul~i~i. anni, dal Corro viaggio se11/1111e,11al:, 1.mz1ato negli anni della C:o– sc,cnza e conttnuato oltre la pubblicazione del romanzo, alla Novella del buon ,,ecchio e cJellabeli(!, .fanciulla scritto nel 1926 (in d!~<li ç;:i~s 1 netl~ c;;;~;'~~r:'a)~t~1 t~~;f;~~; d1 cui ~1 acçcnna nelle lettere, ed infine alle Memorie dc~ Vegliardo ancora in abbozzo. Le Memorie dO\·cvano costituire una vera e propria _falsa riga per la continuazione della Coscre11w, con i casi succes:.ivi di Ze_no.vegliardo! nei suoi rapporti con la fa– n)igha, concepita .sullo schema analitico già , nsolt~ nella Stf)na <h tm'associazionecom– "!erc,ale, con I collegamenti logici di am– biente a_gli altri frammenti che a\'rcbbcro dov~1to lorll'!are i successivi capitoli di una stqria 01ma1 conclusa: da Umberto al Mio oz,o e ·ad Un con/ratto. .Svevo s~a t~n:iando al racconto: si tratta ~• abb~~•• d1 hnce non ben definite, ma è 11!1poss1btlenon accorwcrsi che Sve,•o sta d1. nuovo prendendo gusto alla narrazione. G_mnto, ~I tondo del13 sua analisi nelle pa– gme. d1 Zeno e ancor più nel Cor10,,;aggio ~~'!lm1emale 1 Svevo recupera ora la possi– b1h1à narrati\ a; ma ormai il punto centrale dcli? scoper1a è stato toccato. Alle ultime pagme del Vegliardo at1ribui\'a unicamente un valore complementare, come è possibile intuire ,dalle ull_ime lettere. Farsi! comprcn– de\'a d1 aver g1à offerto il massimo di sé ncl~e .pagin,e della Coscien::a e aveva negli uil1m1 mesi quasi una profetica consapc,,o– lczza della fine proSSll!)a.. Le ullime lctlcre con1c~gono cenm contmu1 al suo cammino conch1uso, alla sua stanchezza senza spe– ranza; una, estrema, cosciente accettazione della propria realtà. GIORGIO LUTI -------------- Lacoscienzadi Svevo * di ll'ALTE/l .11.ll/ltO A D ITA l..O SVEVO è capitata un po' la sorte toccata a D. H. Lawrence a Proiist e sotto certi aspetti ~ James Joyce: dt non aver ottenuto alcun riconoscimento itl -vita. rna di aver do– vuto attendere la m!>rte,come giusta di- ::::~1:l:;:: g,~ i:n;,:i~~L~t:::i::i~ ~a r:i;: vitabHmente subito delle alterazioni e delle deformitd, cui solo la critica seria è in parte riuscita a sottrarsi. Non a caso, del resto, tanti ostacoli e diffidenze si. son parati. proprio dinanzi a scrittori clic hanno inciso in maniera detenninante sutla letteratura europea, aL pu.nto di condiz-ionarla, di. intellettuali insomma ,che han,10 veramente favorito una sitttazione di rottura nei confronti del romanzo tradizionale, centrando in pieno la condizione dell'uomo moder no e iL suo dramma civile, la nozione di cri.si esistenziale insita nell'incomunicab ilità stessa dell'individuo, come nel suo anco– rarsi nel presente e proi.ettarsi nel pas– sato, in una e recherche,. drammatica e tragica, le cui componenti tematiche so– no quelle che ancora oggi. risultano al centro del dibattito: i nuclei. psicologici, la disintegrazione del tempo e dello spa– zio. il sesso come problematica tragi.– camen te essenziale del fardello affettivo dell'uomo. Temi q1testi che son servi.ti soprattiitto a sanare qneU.a frattu ra pro– fonda tra l'uomo e t'opera, che ancora oggi appare a noi. come l'equivoco piiL inspiegabile dell'estetica crociana, quello cioè che ha prodotto H bmsco congedo da un filosofo, che aveva riempito di sé e del suo perisiero tanta parte dei nostri. anni. verdi. L'immissione del rapporto e scrittore e linguaggio,. in quanto introspezione del-– le interne stratificazioni umane, e cioè presa di. coscienza di. quei problemi an– gosciosi. della psicologia soggetti-va che hanno accompagnato l'individuo al suo primo affacciarsi. sul proscenio del mon– do, resta ancora oggi. H momento deter– minarite del magistero di Svevo, poichè con l'introduzione di una tale problema– tica, it terna stesso della realtà, cioè del– l'uomo.storia, viene a subire un auten– tico ridimensionam~nto, tegato com'è in– timamente aUa facottd di. espressione, e quh1di di resa spirituale, di scoperta e rivalutazione interiore. Coscienza di se, ferma consapevolezza che la narrativa Ili Svevo seppe ereditare da una vita pratica tutta densa di forti qualità, di un -vivo e ·vitale interesse per quello che egli andava creando: coscien– za e interesse che si traducevano in ri– flessi intellettuali sull'opera compiuta, nel giro ampio dd propri interessi uma– ni. Per cui le attivitd pratiche, bancario, industriale avveduto, uomo d'affari, eva– devano in lui dalla loro circoscritta con– cretezza, per entrare nel complesso della vita, nell'impegno del romanziere. A tate proposito, e l..a coscienza di Zeno,. è esemplare: abbandonata l'aria tragica do• minante, il pathos segreto, la struttura archi.tettonica di e Una vita,. e di e Se- 11ilità >, l'inq1Lietudine di Svevo si. tra– sfonde tutta i.n quP.sla sorta di con/es• sione morale, in quest'atmosfera densa di oscillazioni pslc•>logiche,tutta fatta di squisito ·mistero, di sottili verità. E il e caso Svevo> non poteva che nascere do quest'opera, da un. libro cioè tutto inte• ramente e pensato>, che naturalmente la c:itica 1f0ìciale lasciò passare nel sile 1 1,– .z10. E c, vollero l'umico Joyce, e i fran– cesi Crémieux e Larba ud perchè no i. ce 11eaccorgessimo, e ci. accostassi.mo alla fine e sottile ironia de lla narrativa s ve– vimrn. Se poi ci g1wrdiamo attor,110oggi, ci rendiamo conto di quanto abbia influito iL romanzo sveviano su interi fil.ani della ,10stra narrativa: dalle radici, del reà.li .– stttO italiano, alla base forse della stess a poetica del Verga, anche se per questo ultimo il di.scorso va ovviamente fatto e a posteriori li, non è possibile dissociare Svevo, come è impossibile rifiutare infil– trazioni. sveviane, più o meno appari– scenti, in uomini come Pavese, Alvaro, Moravia. Vi.ttorini, persino in Bernari e Pratolini, pur nei limiti di una ricerca ambientale. E 1ncor più vicino a noi~ per generazioni, rn Rea, e Prisco, pur temperate da i11trrislo11i. gidiane e prou– stiane, cecoviane o lawrenciane, che è quanto dire tutti i filoni novecenteschi. Ma soprattutto come scuola di coscienza, la lezione di Svevo t più -viva che mai: un magistero che P. fiducia nel romanzo, nella facottd dctt'artista di prendere da.Lla realtd vissuta, per restituire col dono dt :;~<~;~e';·r;~~~~ umrri in cui risiede l'esi- La scoperta dell'ironia (conllnua da paaina 1) tanto sensibile del falso eroe ... Altri ele– menti già perfettamente zeniani agisco– no in lui, cosi la sua decisione di e gua– rire ,. la soreUa, la povera vecchia so– rella, quando scopre che essa è innamo– rata dell'allro stravagante personaggio, lo scultore BaJli, pieno di energia e di salute; guarigione che finisce nella di– sperazione della povera creatura e poi nella sua morte. Ma stranamente queste enormità che il secondo personaggio di Svevo provoca con le morbose fantasie non hanno poi nessuna influenza nè su di lui, nè sullo svolgimento del raccon– to: il e tema> non segue tutte le e va– riazioni ,. che venti anni dopo ne sareb– bero logicamente discese, Al tempo di Senilità Italo Svevo non aveva ancora scoperto l'ironia. ALBERTO SPAINI Inediti ( o quasi) (continua da paalna I) all'altro non ---;;,terè, altro spazio per lui?"· Contrariamente a quanto pensa Prezzotini io -non credo sia l'analfa– betismo la causa che toglie la parola aL critico italiano: anzi! Da noi man– cavano i partiti politici perché man– cavamo di gregari e non avevamo che capi partito. E' il carattere della nazione questo. Ognuno nasce capo. Ed io - francamente - non credo questa sia un'inferiorità. In politica fece e fa un po' di confusione che si regola quando qualcuno finalmente costringe i grandi nostri uomini alla collaborazione sottomessa o all'uti– lissima inattività. Intanto in un am– biente simile si produce una selezio– ne severa che fa sbucare proprio il meglio adatto a 1·egnare in un paese sbnile. Non il migliore in arte. In arte risulta il più perfetto, dunque tm mostro che mangia il suo simile ( iL suo superiore) e Lo cava senza digestione ma meglio distribuito. Per questo nostro carattere siamo condannati a restare privi di critici. E' un male per la nostra cultura ed è perciò che it pubblico italiano leg– ge prima di tutto autori francesi per i quali anche tra di noi si trovano dei critici amorosi cui però la diffi– coltà principale, quella del grande amore che fa La cernita, difficile al• L'estero come d.a noi, fu evitata dal– l'opera del critico estero. Ne siamo privi proprio perché chi da noi si sente un gtLsto svilitLppato ed un raziocinio di1'itto pensa alla propria persona e non ha tempo per gli altri. Guarda la natura e se non sa fondervisi e ritrovarci La propria parte tanto peggio per lui. Nessun. altro può giovargli. Egli non vi si avvicinerà seguendo il pensiero di un altro. Costui - se sarà italiano - non saprà né seguire né precedere. Ma oramai oltre che l'incapacità alta critica L'italiana ne ha il ribrez– zo. I! nostro pubblico non legge e la critica lo lascerebbe im.passibile. Perciò il gioniale g!i dcì quello che domanda e non la critica. Abbiamo sì la presentazione di qualche capo– lavoro fatta da chi è (per caso!) ami– co dell'autore. Il pubb!ifO non legge né la c1·itica né it capolavoro. cnlomila dollari J O ORA so perché dtirante tutta la niia vit.a non 1ni sia avvenuto niente di sorprendente, nessun.a av– ventura inaspettata o, per esprimer– mi volgarmente, nessun. colpo di for– tuna. Tutte queste cose stavano per succedermi ed io Le presentivo, ma certamente con troppa energia. Ecco un Americano che si avanza per comperare iL mio romanzo per cen– tomila dollari. lo lo vedo con la sua faccia glabra e i suoi denti d'oro. Viene a tra.ttare un affm·e. Quanto? - d9manda. Io m.'accontento di po– co: Centomila dollari a patto che a l • siioi L ' occasione di parlare su Italo- S,·e,·o ci viene dal centenario della sua na· scita. i\la questa occasione e so– lo marginale perché Svevo non è come un quadro messo in softitla e parlato m salotto al momcnlo opportuno ma, lo scrit– tore trieslino, è, ormai. un passaggio ob– bligato nella storia della lc11era1ura ita– liana e forse europea. Dagli studi critici emerge subito, a pri– ma vista, una classificazione quasi unanime di Sve\'0 come uno scrittore che rifle11e la inquicla realtà interiore sulla scia del • monologue intéricur •· Sve\'0, per unani– me consenso non chiuso in una visione pla– cida che accoglie, senza turbamento, il de– stino delle cose ma è intravisto come uno scrittore c_he lf?vasa, nelle sue opere, la cs1slenza 1rrcqu1cta dell'uomo. la fatalità senza scampo del • complesso •, la dram– maticilà della sentimentalità tirala sino al– lo spasimo, la crudcllà di un'analisi psico– logica in armonio con la 1eoria Freudiana. L'ambiente triestino della seconda melà del– l'ottoccnlo, il decadentismo di una certa cult~ra. le speraryze della nuo, a civiltà, la particolare s1tuaz1one dell'economia e della storia di Trieste non vengono naturalmen– te trnscuratc ma S\'evo è "isto essenzial– mente come uno scrillore che, pur inter– pretando l'epica della grigia causalitiidella nostra vita di tutti i giorni (Monlale), af– fonda le sue pili originali e autentiche ra– dici in una psicosi convcracnte e scanda– gliante sino alla più allucinante analisi. Ma non è dn credere (come qualche \'olla ·ci è accaduto di leg~erc) che tale processo interiore e classificazione soggetli\'a dell'arte di Sve\lo neghi la teoria della impersonali– là che si andava ad annunziare come una nuova tecnica m\rrativa in quel lcmpo e, che acquisterà, poi, una funzione più de– ter:ninante di .una semplice tecnica nar– rativa. La teonn della tmpcrsonalità fon– data s~I disc~no plastico che, .nella logica successione d1 un aesto dcscn,,a compiu– tamente la vicenda strutturala su istanze narrative tulle, ugualmente necessarie, vie– n~ ~atta propna da Svevo e, senza essere d1ch1arata, si sgrana nel tessuto dei suoi rom~nzi. Questa impersonalità per la qua– le mente ~ ba!lale e gratuito e oani cosa ser\'e per esprimere un contenuto è sola– mente un procedimento tecnico pe'r Sve\'0: procedimento tecnico da non confondere con l'autobiografismo teorizzato da • La Voce li. Essa consiste, nella intenzione dello scrittore, di un logico schema narrali\'o non improvvisato, necessario per scanare la vuo~a ricerca e per pe.nncttere una pro– blemallca SCRnata tn limiti c"idenli: limiti den1ro i quali fare muovere le ,,icende e i personasz:gi. modellare i sentimenti e le an– sie, spriafonare le malinconie e le dolcez- traduttore sia scelto lo scrittore che io mi so, perché non voglio eh.e H mio romanzo sia scritto male anche in in– glese e che la pubblicazione avvenga entro H termine più breve visto che sono vecchio. L'Americano acconsen– te. Si va dal notaio a firmare il con– tratto ed io vedo l'atto che somiglia ad un atto ipotecario che nna volta firmai. Solo qui accanto allo stampa– tello: Oggetto l'immobile ... è scritto: /l mobile ... La Coscienza di Zeno. Il notaio domanda esitante: Restiamo alla cifra di 100.000? Bisogna decide– re perché altrimenti bisognerebbe anche aumentare i bolli. lo sono de– ciso: M'accontento di centomila. Chissà che se aumento anche di un dollaro solo la faccia glabra non s of– fuschi e l'Americano non si rassegni cli comperare un romanzo rac~oman– dato dal Corriere della Sera? Ecco firmato ed io esco col check di cento– mila dollari. Si capisce che una cosa immagina– ta con tanta precisione non abbia bi– sogno di succedere. 1 uovo impiego degli aeroplani J O HO scoperto un nuovo impiego per gli aeroplani: Farne l'ordigno per rendere più salutari te passeg– giatine che i vecchi possono conce– dersi. A noi non manca solo il movi– mento ma anche l'eccitazione che proviene dalle cose. Le cose viste le rnille volte ad un occhio giovine cambiano aspetto perché nel giovine organismo trovano ogni giorno nuovi germi che rinnovano l'bnpressione. Da noi vecchi occorre la cosa nuova perché si abbia il sentimento nuovo. Ecco che ogni giorno i.o esco per la mia passeggiatina di un'oretta e che volga a destra o a sinistra rivedo le cose che si sono già impresse nel mio poco mobile sentimento e te so tanto a mente che quasi non le -vedo più. Potrei fare lo stesso movimento nel mio cortile. Ma se fosse posto un aeroplano a mia disposizione i primi dieci minuti del mio passatempo sa– rebbero dedicati ad m1a volatina che mi porterebbe lontano, Lontano. E dal nuovo punto salirei su erte sor– prendenti. Sassi, piante, case nuove. Faccie nuove. Non quell'aspetto di noia che hanno i miei vicini quando mi vedono: Ecco il solito vecchio che finge di muoversi! No! Le nuove fac– cie avrebbero la sLessa sorpresa della mia. Eppoi quale fatica per evitare o per ricercare il sole e la via più fa– cile o la più faticosa secondo lo stato deL mio organismo. Davvero che l'in– venzione dei fratelli Wright trove– rebbe una nuova applicazione. Pec– cato però che se anche mi si ponesse a disposizione un aeroplano io non accetterei di andarci! Quarlo viaggio a Lon,lra ECCOMI di ritorno dal mio quarto viaggio a. Londra. Finora di 4 si- 111.iliviaggi non fissai nultà mentre prima nei tanti miei lenti movimen– ti fra il Cor.,o e la Barriera Vecchia osservai tante e tante cose. Oh! gio– vinezza! Epp1Lre io crC'cloche dal mio pensiero .,vani una .~ola co.,a impor• tante: l'ammirazione rii se Rtesso. Og– gidì ho il medesimo metodo: nella mia mente gli oggetti si rineuono con la Rtessa vii-acitii ma pas.lfano i;ia via e a me non imnorta niù nf(attn di ritenere le immng;n; rhp in mp de– starono. Avz:ienP riO fon:p perché sentendomi portato a rnmmerciare in altre cose. mi ~pnto aliPno dal com– merciare o dal tPntnrr ,t; rnmmPrria– re in idee? In fondo tutto il viaggio, cor,w in qpnprp tutta ln min vita. fu abbellito da os~ervazioni curiose che dissi ai miei più pros.1rimi vicini con la parola più efficace che ricercai. ma perché tramandare rosnrvazione e la parola ai po.lfteri per dare loro an~ cora la fatica di Pliminarle? E di tut. to it viaggio - tn quanto mi con– cerne - non ric:ordo altro che l'i.m# pressione forte che ebbi correndo at– trai;erso rJtalia. la Francia e l'Inghil– terra. Attrai;ersando tanta vita che io non a mo pur mi commossi e a tutti i campi vici.ni e lontani augurai di cuo– re di dare doppia mes.se affinr-hr i popoli siano ricchi e buon i. \Ji,rrllanea J L PESSIMISTA è un mtelletto lo ottimista un temperamento. Gli. ottimisti si dividono certamen# te in trascendentali come Leibnitz ed in reali~ti. Gli ottimisti realisti sono inferiori ai trascendentali. Verrà it tempo in cui l'uomo non temerà più di morire. Il presente può avere il futuro in germe. non in azione. Nella mia sciocca vita non capi.sco come mi possa accadere una cosa co– sì seria come La vecchiaia. Un amico mi domandava se mi do– lesse di non aver raggiunta La gloria letteraria cui in gioventù ambit;o. Per un istante nella mia grama vita fui grande: Ora che la mia vita volge alla fi– ne, io so essere distaccato daL mio nome, e la gloria di altri è anche mia. e Ma,. insistette l'amico e la tua parola non la dicesti"· Per amare la propria parola bisogna averla det– ta, e sia proprio la mia e non d'altri. Non bisogna parlare di male di pancia, eccettuato in epoche di co– lera, perché solo allora tutti. si spa– ventano e nessuno s'indigna. Le persone di cui si conquista l'af– fetto con un imbroglio non si ama- 110mai sinceramente. lo mi ricordo che un moribondo non accettò nep– pure di parlare con delle persone che lo amavano perché egli aveva fatto creder loro di amarle. ITALO SVEVO Priryrn pubblicazione nel mondo, a cu– ra d_, Carlo Zannerio. Esclusività di • Occidente li. Riproduzione vietata. tre persona,g g i * di FU.A.MJESCO GIUSI ze: in una parola fare erompere la vita ~csiia ~:a~~o~cis:.li p~~~~:~~~. ~~~t:J~: mo le figure cosidctle minori che fanno da contorno ad Alfonso Nitti. ad Emilio Bren– lani e_ a. Ze_noCosin_i(rispettivamente i pro- 1agomst1 d1 Una Vtta, Senalità, la Coscien~ :a di Zeno) è facile accorgersi che esse rispondono alla teoria della impersonalità. Questi personaggi laterali non sono fantoc– ci o inutili comparse ma ser\'ono per il progresso del romanzo cd entrano in scena secondo un lempo assegnato nel luogo op– portuno. 1 •Fanti•, i fattorini della banca Maller e C.; Maraherila l'amante dello scul– tore Balli, amico di Emilio; il tedesco in Una burla riuscita (una novella da consi– derare atlcntamcnte come giustamente dice Dc Benedc~ti); Guido, l'estroso violinista che porta vm la fidanzata a Zeno e gli altri mille personaggi di contorno non \'engono evocali. infalli, improv\'isamente ma ven– lJ~>nocliiam~li per una funzione ben pre– cisa ad 1:5s1asscanata. servono per deli– neare e, m un certo modo, ingigantire le figure centrali, i protagonisti. Essi e mino· ri • sono in funzione strumentale e nelle loro "arie disponi_bilit~. (a vol!e anlagoni– st1, _a volte persomficaz10111ambientali) han- r0p~1rs~~~~r:iec1!c~~?.!fl'.t~n~~sti~~~bm i~h~u~~ ~h1amano Alfonso, Emilio e Zeno ma che, m realtà_, restano srmpre lo stesso unico protagonista. Le . \'icende alle quali S\'cvo sottopone quesl1 ire sono formalmente di\'erse e si tra~ano in situazioni spesso opposte ma tutti. <; tre stranamente si somigliano. Si som1ghano nel sentimento di acce11azione della ,,ita che teorizzano, che, anche, spie- 11:;_lno "!,3 ,che, alla fine, non comprendono. Si som1allano nella presa di coscienza del non;io .(non-io rappresentato quasi sempre dal! amico: !"!a no_n solo dall'amico) e nel– la _1mposs1b1h_1à d1 poter giungere alla sin– tesi dell:1_soc1evole~a. del gusto, della fede, della fehc1tà che nmane sempre misteriosa• mente lontana. Si somialiano per quel di– ventare eroi-miti. chiusi in una solitudine, nea3:1a :11Ja.speranza. Si somialiano perchè des1ma11, s1!1dal primo momento, ad esse– re crocc~s~1 C<?n,Quella loro aria di rifiu– t~re la _g101ad1 ,,n·~re. In questa funziona– lità dc1 personai(l:1 minori nei confronti dei tre si muove il aioco della resa narra– tiva_ e si sviluppa la dialctLica di S"e,•o. ~gh. auarda qucs1c comparse necessarie con 1roma, co~ ur- certo piacere della satira, senza c~tt1vcna anche quando è costretto a fare 11_proçessC? e, Sve"o, comprende e perdon,a 1 • m!~on li proprio perchè riman– izono, m defimll\'a, dei meschini che trion– fano. _Ma ~en dwersamente S,·e\!o esamina 1 suoi eroi: non solo li aiudica ma cerca allucinatamentc (a_nche attraverso un pro– cesso-profilo carka1urale, ne,--ra.stemco e. Qu_alche ,olla, umon'tt1co come nella to– .!>Crem.a dr Zeno) di liberarli dal dolore e da quello staio umiliato e caparbio ::.u· pcrbo e ,·eraognoso che li portera, Ìatal– m~n1e. nelle re~ioni profonde della co– scienza. L~ dottrin~ della psicanalisi e la metodo– log1a Freudiana guidano S\'evo alla n– cc;ca dei tre in questa regione dell'mcon– sc10. e nel_ grnnde .deposito degli istinti, dcgh affetti e dei ricordi. Alfonso, Enuho e. Zeno sono qu1, come le anime purganll ~~ ~~~~: ~~~lt i~iol~~:; :r 0 e~ 0 nz~ 1 t~~i~ici~~ allearsi. con la. , 1 ila che, per una raaione o per un allra, nmane nemica decisa a per– petua_rc, in eterno, la loro condanna. ln quesl~ lentativi .di uscire. di nnnovarsi, 1 tre nmangono, 1rreparab1lmcn1c, Jeaa1i alla realt~ dcali iMmu. dcg:li alletti e dei ri– c?rd1 e, .nella imposs1b1l11a d1 , incere la y1ta ncm1 a! ~asc<?no. 1_nessi. i comples~1. 1. monoloah1 mlenori, 1 confliu1. le Jas11- d1ose tensioni emot_hc. i malumori più o meno passeggeri e, infine, le ,ere e proprie ne~ros~ a co!1tenuto infantile e sessuale. La sohtudmc diventa d'obbliao, il rifiuto d1 dars_i una. vita ulla fine, emerge d3ll'intemo ~ s1 pro1ct_1a • ruori •, l'inettitudine (Un 11_,etto era , li titolo iniziale di U11avita) SI tra.duce 111 abbandono al latum che me– sorab1lmen1e, co.slringe, i tre a cadere', per ec~s~o o per d1fe110, in attcgaiamcnti me– schm1 e senza log:ica. T~le man canza di nonnaliuazione e di ordmamen.to ~i verifica nei rrc per un di– fetto cost!tu z!onale che S,·e,·o !ace: il d1- fct10 cos11tuz1onalc che ha come epicentro la man1:anza di unu bussola direzionale ca– pace d1 assca:nare . ai _dii_1ary11smi psichici ~el~os~~~~i~to a:cene~1: 1 ~~W-'i~!t\'~rids;~~u~i~ nam1sm1 che sono nell'anima e nell'uomo e che nory possono essere l'anima e l'uomo se r-on s1 vuole, mostrnosamcnte, fare di– ,•cm~e la ~a~te il tut_to e trasformare l'istin– to d1 d(?ml_mo,le i_mbizloni s~suali, le prc– occupaz10111 morah, . in fotahtà tiranniche, sgorgate dal subcosc1en1c e sfuagitc al con– !,h!~o della raaionc, uniche padrone della Il dramm_a non ~ da Svc\'O precipitato ma annuncialo all'inizio e filtrato Jenra- ~~fc'i~é. c~~;~i~:?, aW~~~~!~c~~ '~~!~~l~sì~: r-a11 e 1cnta1!v1 d1 salvata~gio. E, alla fine il drfimma s1 concludcl"a latalmente con t;i s7on Ila, con il suicidio, con l'amarezza· 6i1i~~i~~~ddi· t~o~unnl~e~it~~n la non-con~

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