La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 30 - 23 luglio 1961

LAFIERA LETTERARI Anno XVI • '. 30 SETTIMANALE DELLE LETTERE DELLE ARTI E DELLE SCIENZE Domenica 23 luglio 1961 SI PUBBLICA LA DOME ICA Fondato da Ut\'lBERTO FRACCHIA * Direlfo da DIEGO FABBRI QUESTO UMERO L. 100 DIREZIONE. ASlì\llNtSTRAZION'E: Roma • Via del Corso. 303 - Tel. 687645 - AmmlnlstrazJooe Tel. 673015 - PUBBLJCITA': A.mm.ln.1strazlooe « LA FIERA LETTERA.Rl.A » - Via del Corso. 303 · Roma • TARl1''~~A L. l~O 11 millimetro - ABBONAMENTI: Annuo lire 4 .ooo · Seme 51re lire 2.150 - Trimestre lire 1.100 - Estero: Annuo llrf' 7.000 • Copia arretrata lire 1150 - Spedizione In conto corrente ooJtale (GnJDP<> 11) · Conto corri"nle on11t1tlr numnr- 1 ' 31426 NEJL JPR.Jl~O CENTENARIO DELLA SUA N ~§CITA Omaggio a Italo Svevo (pagg. 1-2-a) 'i'HA I SLOI P~H~O;\AGGJ * La scoperta dell'ironia * di ,U,HEltTO Sl'.11,\'I e ' E" . "N GEXF.RA_LE accordo per cl~1amare •autobiografica• l'ope:-a d1 ltnlo Sv~,·o - sebbene occorra una grande disto:sione della realt3 per !i-COrgerc nel rn~au..J !)piwentato. Alfonso Nitti. protagonista di Una vira, o nel misero ometto ~~milio Brentani. prota– gonista di Scnilit-t. qualche somiglianza coll"eneri;ico cd uttivo signor Schmitz. ottimo funzionano di banca. preparato professore delle Commerciali. giornalista colto e spiritoso - quale era universal– mente conosciuto nella sua cittii. L'idea dell".rntoblt>Rrafia nocque molto dopo. nacque in-iL>t'nc colln su~ fama d1 scrittore. qunnd..) ,1pparve evidente la stretta J:>ilrentel.l fni i due_ ~erso~agg1 che abbiamo cit1~•1, non cro1c1 eroi dei due pnm1 romann. i; lo Ze1_10.protago– nista del ter1.o. Allr.ra fu chiaro che srn dai pruni m11.1 lelh sua opera l_etterana Sve\'O aveva cerca~~ di dare ,·1ta a un pnrticolnrb!,lmo pcr:,C111agglo il qunle. at– traverso trn~form~111oni molto Importan– ti, crron pcncoln~·. :-.coperte e ncono– sc11ncnti quasi m1rncolosi. nel corso d1 trentAcinquc anni riusci finalmente n,l assumNe forme. '1 1 ::na. carattere - per– sino un linguu~l!IO inLonfond1b1h. Il lin– guaggio di Zeno Cn::1n_i.cosi creato ad hoc. cosl 11,cnialc i11,·••ni1onc di uno. s~nl. tore al quole nncor:1 oi:.gi volent1en s, attribuiscono ~l'J\'t .: msupq_rnbil~ d1ffi• coltà di espressione-. Nè In vita d1 ltnlo Svevo ne quellu '1 1::llore Schm1tz sono slalE' nulla che p0!->':',il Cl-M"re paragonato 'l qu<:lla dC'1 !JUl'll lr<' c-ro1: mn cert~ nel suo toro Interiore lo scnttore scavo sm quando non pote p~rtai-e a.Ilo luce_ quel suo personag11,10 unico cd 1ncredib1le. E poiche In tcnclenta ,1ell'cpoca è _quella di negare autonon11a frn la, creaz10!1e e !"animo dello sn1 1 t.,rc. ecco fissata I 1dc_a che I persOnRAlZi Ui s,·e\'O SICllO un ri– tratto dell'::mtorc. Et:11 stc!--SO del rr.:-.h.>. nelle su_e lett~rc. 1-i confessò in .n•.:,do non equ1\·ocab1le: molti dei to1me11:1 di Zeno. sappiamo che erano 1 torm"nti di Svevo: la ram. pogna per 11011 ,Jp1..•1 c rendere _ felic~ la moglie e per nvere sr101to quasi nell m1• mnp.lnarc In mot?,lic mortn. i sogni tortu– ranti della propri.i decadenza e della morte r,sicn Mli :-oprntutto ci ammae– slrano espressioni di ccrt.c sue_ lettere. dt alto ,·alo1c estct:co: ., Forse s1 accorgcra che io non ho ,cnao che un romanzo solo in tuttn In .111.1 \'Ilo , - affcmrn. zione che viene i;:.l•lleroli:uata in altra lettera a \'al~n· I.arbnucl: e Dans le coeur d'un homme 11 n'y n dc In piace que pour un scul romnn: et, lorsque l'on a ccnt plusieurs. ,~·e~·ttouJours le mcme an·c d'autrci; paNI,., "· ln realtà le co:-:? non stavano affatto cosi: e la -.ola •>Vl'tltela che esista fra ;\lfon<.o ~•tll. Emilio Brcntan1 e Zeno Co5,1m e quella Ji es:,ere il successivo schiuo di un ntratto che nel pnmo ro– manzo non è nc,1n"he n~ramente adom– brato. nel !:-econdo as-.ume da prima una certa chrnrcn:a. t>l':' venire poi contraf– fatto e canccllnto n<'lla successi,·a elabo– raziune e 0nnltn"1lt(' ... olo 111 Zeno appare nitido e perfetto. Erano occorsi più d1 vent'anni di mcclit•t?hllle per togliere dal– la contorto crisalìùl! Brcntani la buffa farfalla Zeno. an•entura. la guerra mondiale. resterà come una ridicola hurla giocata dal caso: e là do,·e tutte le più fondate ricchezze della città comm~rc1ale andranno in ro– \'ina, Zeno con un calembours riuscir.i a dimostrare a se ~lesso che un"apparente sciocchezza può ~Si,.re una speculazione geniale. Che non lo conforta di niente. perché e a differenza detlc altre malattie la viln è sempre rthHtnle "· Di questa enormn ed inutile saggezza. in Alfonso Nltti non c'è neppure un p1esentimento. L'L'r·.>"" del primo romanz1..• di Sve,•o e un personaggio e positivo>. e il protngoni!-itn cut spetta affermare al– cune idee c prin,:,ipi e leggi cui !"autore crede è un nrt1sti1 piò intcllittf'nle l' più fine del mondo eh<' lo circonda ... Lo si può pnragonnrc n un gio\'ane Wcrther. e werthcrinnn è la primo pagma del ro– manzo. l;l do,·e .\lf,,nso chiede alla ma• drc il permesso Ji obbandonare la città. dove non b1SOAnn credere e che si stia male: sono io che ._,,, male! > e Non farci mej?lio d1 ritorn11re ·1 c~~a' Ti aiuterei !ICI tuoi l:wori. lnV(ll'l'rei m:iAari anche nel c,'lmp,l. mn p,1i le,:x~erei tranquilla– mente i miei pO!'li, all'ombra delle quer– ce. respirando qul'lln nostra buona aria mcorrottn ... "· L".1:-in mcorrottn - ecco qunlche cosn di ''lii 7.eno dovrà dimenti– cnre l"ei-;istena1, p~r riscoprire se stesso! tcl il clrnmmn rii Alfonso Nitti scoppm quando (conqui!.t:llJ una rngnzzn ricca e altera) urta contr.l il dubbio che essd \'OJ?lin llbcrnrsl ~li lui. Alla confidente. che 1,tli consiJthn :il r('stnrc sul posto e di lottar('. t'J:li nt;u t'jtnl pnrtecipaz1one n qucstn specie 11 nnll'nn1: o !"amore (" dedizione. o non i- E porte perche l'in– namorata dl'Cidn lihernmcnte. L"antago– nisto gli rlmpro\'er!l cli e non :were vbh1 mai un similc im'1cc1lle > Ma come il misantropo di ~1'llièrl' in polemica contro l'amico eh(' lo vo~rc-bbc mandare a in• grazia~i il ~iudir~. nnche Alfonso rima– ne tctra,s:ono ncll1 ~un fcrmezzn. nel suo iclcnll' di purena Sinmo in.;omnu molt('I lontani dalla ri\'oluzionarin m,)d"mità cli Zeno: anche :-e Alfon!io ~itti ~1ri~·a tnh•olln con i pro– pri sentimcntì l' più volentieri se h in– ,·entn. l' C'0ciecln 11110 squilibrio all'llltro. nssomi1?,lin a!lsal più n un eroe di tbscn che nel uno di 5v<'vo. Emilio Brentmn. il protagonì!-tn di S,•nilità. entrn invece in SCl'!la con i .. ,,01 ("arntteri pii, re,·ul– :H\"i Jrià dichiaroll: f Sub110. CQll le prime 1>arolc che le rivol-.l'. \'Olle a\'\'isarla che non intendevn compromC'ltcrsi con una rcla1.ionc troppo -.erin,. Con questa frase ìncominC'ia il rom,1nzo. L'avnro. il pau– roo;o Brcntani ac ·.1nto alla meravi.e:liosa femminilità di -\nj!?ola si preoccupa di non dover pa~n-e uoppn caro e mette ;wont1· Ja !fi:Ua carriera. la sua famiglia La sua fami~lia ?lCl?l c~i-.te. una pover.1 squallida sorelle. t!•à vecchia zitella: la ~ua t'nrrie:-a r rnpprr~Pnl:ita da un :-o· manzo pubblicato molti nnni prima. e non seguito per inN:1.ia da nes!iiun"altra atti\'it.à Questa av Mizia n ei rapporti colla h<'lla donna di C'Ui,, morbosamente mna• morato lo spini,te flno ad accettare che essa si letth1 ad un altro e ,;?li si dia. :n modo dn creare n un responsabile• un turpe mercato che. u~comprensibilmente. non turbn afr::itto l'nn~ per altri versi (continua II pagina Z) l11editi ( o quasi) di Italo Svevo I.a <"ritiea 11011 l':-i:-itc DELLA c-ntlca itahana no1t biso– gna dir male perché essa non esiste. Curioso! Manca alt'itahano moder– no la possibilità della cntica. Non. gli maura in molti casi l 1 odio eh 'è pure una qualità del, critico, m.a egli 11011 lo cserctLa che contro cose che già 8t dunostraro,~o ntali senza il su.o aiu.Lo. La stroncatura è anzi il suo mestiere preferito. Ma dedicarsi ad ttna cosa che modestamente ·si presenta <' che pu.t esiste visto che arrivò alla luce del sole, l'italiano non sa e non può. Il suo odio sarebbe sprecato perché la cosa ancora non vive e potrebbe anzi ar:venire che il suo odio le desse questa dta: sareb– be un odio che raggm119erebbe l"ef– fetto dell'amore e allora non merita inqu1etars1. E lo scrittore italiano non si scomoda. Il vero critico sente l'importanza dette cose che lui solo legge. Queste c-osc sono importanti perché° tui le lesse. All'italiano ciò non sembra. QueUo che non arriva al pubblico 110n Ila importanza. E allo– ra l'ita liano aspetta di venir s0He– c1ta.to e quando lo è par la sua na– tura in . fondo arrendevole, perché la resistenza è una fatica di critico, cede e - senza alcun pensiero - scrive quel paio di. righi di tode con. parole di Sainte Beuve o di Desanc– tis: conserva però un'antipatia feroce per chi lo disturbò ma non la 1nani– f esta o gli serve in altre occasioni per' dqre un certo sapore atte sue turriboloto. e Questi non mi seccò ed. è un bravo uomo, perciò va lodato. Non gli im.porta di quanto scrisse ma nemmeno dr. qumtto se ne dica e perciò va lodato>. Altri (11011 si no- 1ninano questi altri) vogliono invece• delle lodi ( c/11 sollecita critiche 11el con.cetto del critico italiano sollecita delle lodi) D10 mio! Perché? Vuote essere nominato in qualche storia della letteratura italiana con poche parole che nessuna leggerà? e E non. teme iL signor critico di arrivare an– clte lui a quelle poche parole della stessa storia. od ha paura che se quelle poche parole saranno dedicate (conllnua " J)aglna Z) (}fil' lillTE'lfVIS1'.I CO.I ST.4..l'ISl.,,.10 JOYCE * s~,evo e Joyce * cli J<)IAO 'l".\l,AlllVO A NCORA oggi, prendendo l'avvio dalla pubblicazione in lingua italiana di UJb:se, qualcuno sl diverte a parlare, e a scrivere. di una presunta dipendenza di Italo Svevo dal romanziere irlandese. Se non basta~sero le date, - quando. nel 1907, Joyce e Svevo si conobbero, il primo aveva appeno venticinque anni. il secondo quarantasei: e Una vita era ap– parso nel 1892 - scnzn rlprendere una polemica che per lo meno può definirsi oziosa. farebbero fede in proposito le spontoncc dlehlnrazio111 rilasciate da Sta– nislao Joyce, f1•utcllo di Jamcs, sùbito dopo la morte dello scrittore triestino. Si so che l-Ostul. , scoperto,. soltanto nel 1925 da Benjamln Crcmlcux e Valery Larbaud (consigllnll dallo stesso Jovce) c. in Italia. lanciato da Eugenio MonÌalc, ofTeso per Il silenzio dello critico sopra l.t sua opera aveva da tempo dccis0 di abbnndonnrc quell,1 ridicola e dannosa cosa che si chiama letteratura . La verità è che Svevo dev'es'!er conslderolo un pre· cursore di Joyce e di Proust, collocandosi cosi tra l più autorevoli e!'ìponenti della narrativa contemporaneo. M::i lasciamo h1 parola a Stanislao Joyce. come risulta da un'intervlsto l'Oncessa nel 1928. vale a dire all'ep0<.•11dc! trngko incidente di Molta di LIV('l\7..ll: Allorché 11110 fral('l/o mai:,oiorc Jame.,, tornò a Tri<'II,<'per /11 11cco11dn volta, nel 1907, dol)o cssrre 111atoa Pola e a Roma, non cortlitrnò ad 111.1cr,11nre alla e Bcrlilz School • come at1<'1,afatto rtci due arrivi prcc<"dentl. ma .1f mis<' n dare lr:lonl pri– rate d'luglt'se. cd l'bhC' con e olttnno an– che Italo Sveoo (Eflorp Scl1mltz). Svevo, che porlatia e scriV<'Va il lcdl'sco e il francese" quasi come l'ilaliano, conosceva uia abba11a11:a bene l'iuulcse, p~r essersi rC"calo vari(' t•olrC"fn I11uhilterra: ma vo– lci•a fare c.terd:10 rd anche arere notizie più 1>rerl11<" 111111a l<'ll('ralurn inglesc mo– derna. N011 11 può quu11ia11erc un'idea di quanlo dlfft'renri fourro maP1tro e sco· lnro. Lo Suc1Jo, C'IH• si appro.uimaua alla matttrita, ('ra 1111 ricco htdu11triale, abba– sran::a robu1110. a cui ploccva,io le co1110- di1à, dal viso con1.-•h110 e bonario. Mio fra– tello, iuvece, era allo e 111 eccilava facil· me111c: avrua vruflcfnque rrntli, sognava· dl c1111crc scrittore e doveva Invece vivere giorno per ulomo colle lezioni. Ma non fac:e,w seriamente Il 11110 lavoro. era un maestro dlsordh1ato, e le spieaa.zioni che f'gli dava dlvntivano pili che no,~ huf'– pnauero. SC' Svt'vo 1711 c-hicdeva cosa si· unijicaue il Vl'rlo t' it bronzo, eterno ,chiavo dclt'fro nlorfnlc •• mio fratello rispondeva d1 non saperlo esattamenle, ma pensava c-he Shakt'spcar(' alludeue ai muslci11l lede,chi Epll non nascondeva d'iruepnarc aolo per riplcuo. ma se l'alun– '10 aveva In. sé veramente qualcosa (Jame1 dice che non ha potuto mai imparare ad in,epnarc al vuoto), J>Oleva darsi che mfo jratello pill cht" ln.,cr,nargli lo infl"en– zaue. Nonostante le differenze, che non erano solo di razza e di na::ionalttà, l'amiciz10 fra Ira.lo Svevo e mio frat('llo deu'c11ere ilota improvvisa, percllé mio fralello, che in 11ég"ifo, quando pubblicò le novelle non le volle mal lcaucrc agli alunni. le por• tava invece mat101crfttc allo Svevo, per leoaerullelc ncf!a. villa di Servala. IL giorno in cul cc,h lesse • l Morti•. l'ul- lima novella dt • Gente di Oubhno •• la. signora Svevo, che pr~deva anche lei le::ioni col ma r110, col.re dei fion nel giardino e U ofJrì a mio f ratello. Anche lo Svet·o. durante que1te lezioni, mostrò a mio frnr<''lo due piccoli volumi con delle pao11 uiallounole, rilegati m blu, intitolati U,ia olla• e • Senihtd •• perché li legucsse. ma C'ome un tentativo, quasi a dire: • Sono slato 11erittore anche io"· Erano due roman::i 11critti diecl anni prima. Questa lirubama dC"llo Svevo era tanto 1>i1t 11tra11a anche perché a quel tempo l'opera letteraria dt mio fratello era tut– t'altro che brtllanle: un volumetto di tren· rasci conii, qualche articolo in riuute sconosciule, e tre breri racconta ne • La Jat_tona lrlatid('sc • !letrunanale agricolo, dt_1amalo per QIOCO dai ,uoi amici dà Ou– blrno d giornalt' d<'i porci M,o fratello le&!lf' 1 romanza e durante la le2.1one 1eouen1e O.Ut'ruO che era molto 111gi11s10 C'he Svtt•o fo.rse ionora.to . Mio fratello 11011 ha ma, lodalo a metà, 0 but- NELL'INTERNO C'onl1·ih11li rii lqnazioSIiane Bonaventura Tecchi Domenico Rea Giuseppe Cassieri Leone DeCastris WalterMauro Francesco Grisi lafo uilt fu porle. Secondo la sua abitu• dine esprcsac apcrramenle le 1uc idee !lu!l'1nco111prc111l011r dei critici. Lo Svevo si moslraua ,rupefarto nel 11c11tirelodare i 1uoi romon:I qutui dimentlcari e hi ma· uicra coal esplicita, Accompaa110 mio fra– lello ucrso ca,a, parlando delle 11uc am· bl::ionl letterarie dch,sc, ed era molto commosso, rocco,uò mio fratello. Mio fratello comlnciò a far sapere aali scolari che mo1trouono di comprenderlo, C'he cui avevano fra loro un vero roma.n,– z1erc e molto oric,inale. Giun,e ad ammet– tere che Svevo era l'unico ,crtttore tta– hano che de1tasse 111 lut deU'intereue. Ma la oente non •i conutn1c ,cd anzi uli rise 111 faccia. Quando ec,ll m1 parlò di que,to, definl quc11e peraonc • 1en11·illetterate > e rifiutò le loro opinioni e U !oro g,iudi.z10 con una e11preuionc di di.rpre:.zo alla Rabelau ... ... Tolto la conferma nella sua qualitd di artu!o e la 1ph1ta a per1eoulre che lo risveoliò dal suo 101tno lctaruico, Sve• t·o deve poco a mto fratello. Non c'è da pensare, piuttosto. che Joyce debba qunlche coso od llalo Svevo? Do– mande Inutili. lo sappiamo bene: t,erché certi tenomenl sono nell'orla e, prima o poi, Hnlscono col tarsi chlarl. Per intendere QLl.!~to ,·iaggio. bisogna rifarsi a ritroso d:ll punto di arr1vo. Ze– no e u1ù1:,pra ,;ati:;i; che un uomo me– diocre fa d1 :-e ~t••-.cirl.Incapace uomo di affan ( tutta la ·ma ,·1ta trascorre sotto la \llt<!la d 1 un an11mmst1atore pron·1da– mente impostogli d 11 padre nel testamen– to). pessimo viohn:sta. pervaso da ".oghe morbose. tormen1,ito dalla paura d1 am• malar.11 e troppJ c,•t,ole per l'Urarsi. de– ciso a gode1e la ,·i~a. ma pieno di a,·a– riz1e !'ìent1mental1 ,.__, materiali che gli 1m– ped1:-cono d1 abbn'1dunarst -:- egli s1 :,a~ va faC'cndo In propria cancatura e ri– dendone per prim ,. E' la grande ruga romantico ncl1"11m1•1- sa di non essere ne un eroe. nè '.Jll <1rt1~ta. ne un uomo d"azione, n(' un :.:r,1~cle amoroso - m~ e m grado di ap,H<'ll~He tutte le grandt QU!llita unrnnl" (' \'~r-,.o se Sl('S~O ha p1el~I per questo squll1\i:-10 fra I~ capacita d1 ,•edere il bene e l"•ntapac1ta d1 seguirlo. N SAGGIO Ol C~IOHGIO LU'l'I SUL PRIMO ARRATORE JTALIANO DELLA CRI~l • • un.a, inttnagine di Italo Svevo Si è spe!-t:-0dett,> che l'ironia è un"artc a doppio .tonde). s, C\'O lrn un numeri) incakolabde d1 ,!11pp1 fondi nella sua arte. R1dC'I<' d1 -.e ,!p ... ,o puo essete Jlcl una cosa l'ro1ca ·la ::e ~1 usa di que~to pron1tt1 n·e11{1 j)l!' i nqlll:-tare la donna amata. ('CC'ola nuov'l scoperta: una donna non ama ruomo eh<! ta fa r1dere. E co:-1 a poco a poco tutte quelle che possono ~embrai-e conqui~t ... • di Zeno. s1 sperdono e si annullano; l'lr,1111a si rh·olge con ma;:gwrt" f<'rot:ta: Cf'n\:"f• ~ ,;tf>;;._~~ P fini· sce col d,!'>trui~er~ ,.nche quei fal~1 n– fu~1 chl· embr;t\·;1 avere creati: nel– J"amore non e'(' :h.• il np1ego sulla donna meno bella e rn~no desiderata: nella passione .peccam1nn,;.A lo stesso bisogno di comphcare le! :--1,c;c. di creare ostacoli e d1fficolta ine!-li~1c11t1, fa di ques~i osta– coli e· d 1 q11c.;1e 111!:colta realta insupe– rabili. tutte Jc ,.;rJndi e piccole realta della vita si dissolvono in una masche• rata comica ed a.man. PcrslnC? la grande N EL CE:,,.TE,ARIO dllla nascita. d llal(? ~,c,·o. alla luce du nuon importanti ,ontributi crilici (in particolare !'atti• \Ìtà ai Bruno Maier e Leone dc Cast.ri!ll. polr.l non apparire Kratui1a una forrnula che per mc re'lla alla base della comprcn· ,.ione .:ti1ica dt'!l'opc1a del Tri~tmo: Italo \'l'l'O è l'unico unrratore 11alia110 che abbia c//ct111 amcutc fC11t1to e mt.:r,,rctato la ;:rn11· 1'~a~d:!~a~ 1 d~ 0 ",~:11•:~~,f,:r~"~,,~j~;'?;;"fg· ~":, ima 1m1J0~:.1hilltt1_:.ociole. ma a 11:i ric.oudu– ccrrrlula a, ur111u11 po,•cr1 de.ll' autobiogra(ia, .,cnl'endo 11 diario dei g1 ori11 dispualr per la borgheùa curopc4 elle precedettero e :.e– ,tmronn 1mmt>d1ata111t>11u lo pr,ma guerra mo,uh,te U n~oH• 1dc_eche Klungt'\ano dal mondo ~t'rn1..iniu~ i: ,, allcrma,ano m Francia, la d1ffic1lc :,;11uM1onc economica, la lotta per i mcrc.tli eurupci destinata a .P(:trtare i po· poh alla pnma a:uerra mondiale. non toc– carouo la cultura bora:hcsc italiana che non ne ebbe piena coscienza Furono questi in– ,cce i,:li elemc-nti dccishi della poetica s,e– nan:> Pt'rche ,e,·o era triestino e in Tric– ,1c M 1ro,o a par1ccipare dt'lla crisi del mondo auslro-un.i:~nco, di un mondo che anela, a -.emprc p1_òesaurendo la · propna funzione d1 coordmamento centro•europeo. Triesle fu la ciuà i1aliana m cui l'eco della crisi economica fu piu sensibile, e più acu10 il di-.agio ddl'uomo _difronte a1 nuo,·i pro· hlemi ... ociJli I a wh1udine del bo(i:he~c. la di..,~rnta .1-.,tn~a di una ragione Ji \'ila, di un.1 fede ,ohd.t d1 fronlc ~, c-1 o11n delle' vecci11e urutture ec:or1omid1C', ~i rifo,.uono dunque ncU'opcra dell'ebreo Ettore S... hm1t.z con iJ ~,c,,.i forza con la quale alcuni anni r iu _inrdi dc.\·e,ano rinc11ersi nell'opera afkmna LJ,ia vita, Scnitlta, La coscienza di Zeno, c;ono i tre roman7i in cui S\'e,:o raccolse il suo nroblema: quello dell'uomo che non sa e non può in,e1;n.i nella società a cui ap· part11.:11e. L'uomo, per Sve\'O, è portato ne· ce,~anamenlc ad esnminarc la propria fun– ,ionc sociale cd t distru110 dalla propria analh,1, dalla propria m_quieta r.roblematica che è mdlce di una cn,1 non più soggettiva ma uni\'en.nle AnC'hc i mou, 1 della narrativa s,e,•iana ~ono p1ofondamentc unitari: l'antitesi gio– ,inezza-,ecchiaia, uomo-lavoro, viu-morte, amor<•odio, re'itano "-<"mprcimmutabili nel con.o della ,ua s1oria. Ed anche l'ambiente e _ un~ sol(I. _ quello della piccola borghesia 1ncs1ma,_ d.:1 piccoh impiegati, _dei com– mercian11, 11mondo bancario, 11n1mo delle piccole e medie aziende. Si tratta del mondo au1entico dclln piccola borghesia italiana. un mondo del quale la cultura ufficiale ita• liana in QU(ili anni non \/Olle tenere conio alcuno. C\1tando accura1amen1e di affron- 1arc il problem_a ~ella propria sopravviven- ~~·C\':~~~/!\,~-1~~'ia~11f1"':ro~f~~~3~Ji~i~~ che il nascente fascismo t"ra "enuto ponen– do. E pure, <icbbt'ne il fascismo 1enda a na– sconderne e rimandarne la soluzione, la crisi csis1c in profondo anche in Italia e S\/e,·o ne e l'unico Interprete nella sua analisi bio– (Zranca di. una sconsolante rcallà. I ·c-...·mp1rtd1 S\'c,·o non andrà tutta,·ia 1wri'111< tJ ,;11-10 riiu I miti na.lionali an· dr,inn-> J\ ,·llendo~1 e impoverendo, tanto più il .!tlnl.Cro europeismo svevtano avrà eco in Italia. Dopo il 1925 Svc,·o :,ara l'unito nar– ra1orc a cui auardt>ranno le nuo\'c gcncrd· z,om nella sp('ranw di afferrarne l'iuscgna• ;n~i~t~al~do1~ri::"t. 1~:1~~1~n lanu~f,us:; 11aliana nel più ampio quadro della cultura europeo. ~icamenle gli anni d1c \edono la criM :!:i~~~n~n~~ 1 W~~~1:1i~~ 3i'~f~~!ii:; 0 Jc~~ la co'!cicn1a $inwola dell'individuo. Svc,o. in lcalia, per le par1icolali condizioni della sua lnrma7,1one ccntro•europea è l'in1erprete unico del contemporaneo sconvolgimento eu– ropeo, del traa:ico processo e,olutivo che inevuabilmenle do,·e,•a condurre ad un nuo– \'O dimensic,namento sociale. Si trauera di un dimensionamento ar11cola10 m gradi e forme ben di\'(.rse: m Germania e in Austria assisteremo al formarsi di nuo,e correnti culturali. ~trumenti attit>i delle forze econo– miche e' ~li1iche che hanno condotto al :~ 0 rl~~ia~~lra ~;r~ne~'J~cs!~~d~u~~~~: sia di contro ai primi moti socialis1i e di qui nC'CCSsariamen1e al fascismo. S1iamo a~– .!tistendo quindi ad una crisi profonda che tra\'olre la mtdia classe bora:hese, lo strato intermedio che divcrrJ il capro espiatorio della situazione, faccndcxi strumento incon– scio della vlolema e della oppressione della classe dominante. Da on lato twrcmo i a:randi orsanìsmi eco– nomici che distrua:llono la funzione singola ~h~idi r~~I~ f~~l~nr~ile. 1 ad1?1~tt~~ul~zi~:i: luppo delle nuove forze popolari che hanno trovato una loro prima organizzazione sin– dacale e polllica In cui orientare i principi teori..:i di cui ,1 \ano ~cr.1te per acqui.!tire la loro co,;~1cnt.i d1 ci.,s,c, lialo S,c,o, mo• \'endo dagli evidenti prc,uppo.!iti della cui• tura europeo contt>mporanca, \iene cosi a trovarsi nece~sariamcn1c al di fuori delle con.temporanee <:5perien1.citaliane; lo s1esso \Cn<;mo 'ila articolandosi in Italia in ma– mera del tutto divcn.a, pur e~scndo inter– prc_le, m al!ro modo, della ~tc-.,a crisi. Il ,cnsmo porla all'estremo il_ dato regionale 11 ripieg:amcnto reaionnlf..,t1co dello c1isi' C!>~ce1bnndola cd approlondcndola. Verg3 è m questo senso 11massimo interprete in lta~ia d! ~n tc~.tallvo di sa!vczza sul piano rcg1onahst1co. I mtcrprc1e d1 una provincia ~he. può ei.c;erc avul~a dal quadro generale 1tal1ano e che. pur nccltcggiando 11con1em• paranco. ll)O\Ì!1'00I_O europeo,_ lo ricuce in propon1on1 pm limitate, po1chc e ,cnuia a mancare una _base oa1ionalc sulla quale po1esse rifìcllers, nt>l ..uo 'iigmficato cHet• tivo la situa1.ionc cen1ro-curopca Svevo, al concrario, oon appartenendo in cffe1ti al quadro italiano, riesce proprio per ques10 ad in~rire il problema italiano nel f; 0 ~~~~~~~~ ~a~i1/dclrncoén~i~~~a 0 i! 11ca,al di I:\ d1 quella si1ua11onc panicolare che :ive,·a _portalo alle C'iperien,e i:strema– mentc hm1tute del naturalismo italiano. vcvo appar1iene cosl alla sensibilità euro– pea che hu compreso il fallimento dei prin– cipi na1uralis1ici e cerca di superarli con– duccnooli ;ille cOn!>evuen,e CSlremc. Soprat– tutto egli rimane ,mcolato alle cspcnen,e del ~ond,o tedesco poiçhè la borghesia ger· manica, m una s1tun1..1oncanaloi!:a se non parallela a quella italiana, subisce anch'essa in questo periodo una profonda trasforma• 7ionc _ 3:'' iandoi.i ,·er.,o un unità economica e polll1t:J che fino ad allora era sempre manc-ata III\CCC d1 spos1arsi come in Italia sul piani? rcgjonalc, si tenta di mantenere u.n ~cr.enco prnno universale e cosi facendo 111 !"'Plt'ija ven,o una esperienza di upo in– d1\/1dunlls!1cu,, .esasperata all'estremo. E' in :i.O.!tla~za 11 ll[)ICOprocesio di lutla I'• avan– guardra,. europea. . Sve\ o s1 trova nl ccntrn d1 quc~te due l\nce: da un lato la crisi del mondo O~il:et• !LVC? .del !1a1urnlismo, dnll'altro l'espcnenza md1v1duallstica portala ai limiti ultimi delle ~uc ~nseau~nze, ai C;Onfinidell'csperimen1o (rcud1aryo~ ~1 traila d1 due dimensioni entro It: qu~h e in auo un processo c\'0luli\'O e d1 cu, .S,·c,·o <: il tipico intcl]lrcte di con– fine. Già lo Stl"'i.!tO 'lopirito analitico d1 S,·cvo pone m d1scui.s1onc le nsullunze estreme del nnturalismc cd è 'lollltomatico vedere co– me del na1urallsmo celi accctli unicamente le cspcncnzc di cara1tere piu ampio, csscn– z1a!men1e da carattere sociale e documen- 1ano. Fin dal 1866, nello scritto Un mdividuali– sta, ~ delinea.lo il concct10 di una colletti– , 11a 1r :c.lcmc-n1 c- _con la quale l'individuo si tro,,a d1 neccss.'1a m lotta, una collcttivilà che trasforma_ l uomo scn7a 1ener conto del• le sue aspi,nmoni, del fine sociale a cu 1 sa– rebbe desunato. L'uomo subisce profonda– mente la tirannia della collettività e in fon~ d~e~~ ~~~:~o .. vl:C~aYiie~~ ~ 0 co 1 s~~~t~ra~~ ~urante il difficile percorso. Questo concei– lC? ,da lotta i~di".idunle di contro alla classe d111gcn1~cnp11_nhstica,qucsia eslrcma man- ~F DO~~ fun~o;i:~!to,dcàcJy.:~~ ~~:~

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