La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 30 - 23 luglio 1961

Domenica 23 luglio 1961 l. A F TE R A f E T T F R .\ 1, I A Primo incontro A ll' origirie Un libro come un altro * con Italo Svevo del nichilismo eiiropeo cli DQ,1IE11JCO Ttls.4 * * di ÌG.NA.ZIO SILONE cli B011 1 tl l'E11 1 '1'lJTl.A 'l'ECCIII mondiale e alla conse– guente crisi della società capit;ilistica. ' Certamente non sarò io a negare o sminuire l'importanza del– le relazioni tra storia e arte: ma. anche per avere in passato studiato il mar– xismo. sopporto male che cff es:-o si faccia un uso troppo !acile. nilità> era addirittura la cbelle époque>: e se in Ita– lia eravamo ancora alle prese coi Pelloux e i Cri– spi. \"Austria ci precedeva nelragiatezza e nelle ri– forme sociali. In particola– re il porto di Trieste. in cui trafficava l'industriale Ettore Schimtz (Italo Sve– vo). era allora un emporio in crescente rigoglio tra il su0 retroterra danubiano e il re:-to del mondo. spc– i•ialmente l'Oriente L ESSI per la prima vol.ta un libro cli Svevo nel. 19.18., Avevo_ circa cl~Ci(!S– sette ama e vivevo m provwcw. Qiiesto dato 'biografico ha La sua impor– tanza. Mi capitò 1.111 libro di Svevo tra le mani come potl!Va capitarmi qualsiasi altro libro: come qumtro anni prima mi era capitato sotto gli occhi H primo vo– lume della Storia della Letteratura lta– licma dct De Sanctis- (ed. Barion) e le -e Operette Morali,. del Leopardi. (edizio– ne Bietti) e, pii,, tardi. ncUa edizione Alpcs, 11cndutomi sollo banco. come u11 libro proibito cd l.!•·ci1ante. -e Gli l11diffe– renti > di Moravi:i. H O CO roSCIUTO Italo Svevo a Fi– renze. se non sbagHo nel 1926, al cGabinetto Vieusseux,. quando ero direttore di quella biblioteca. Frequen– tavano alJora il e Vieusseux > gli amici fondatori di e Sola ria> (che ebbe. come è detto nei primi numeri di quella ri– vista, al pianterreno del Palazzo di Par– te Guelfa. quasi una sede di redazione) e fra gli altri, Montale. il quale. proprio in quei mesi, aveva e scoperto > al mondo letterario italiano l'opera di ltalo Svevo, poco tempo dopo <"h(!Crémieux l'aveva additato in Francia &Ila cultura europea. Non ricordo se fu ì\lontalc a presen– tarmi l'autore del?a e Coscienza di Ze– no ,.: ma. nella labile memoria. io vedo Italo Svevo discendere da solo, annun– ciato da un uscieri'!. le scalette di quella sala del Palazzo di Parte Guelfa (non ~: ;geiai.ll ~um~~:taPa7e~e~~di s~nfr::lt:~·r:s;~ di Taddeo Caddi) dov'era la direzione L:i fnmlglla di S\'C\'0 nel 1912, n Trieste del <Gnbinello Vieusseux >, e venire verso il mio tavolo Piccolo - se non sbaglio - di statura, una chioma ancor folta ma già bianca. elegante nel vestire e nel muoversi, la impressione che mi è rimasto di Italo Svevo è di una '!Strema cortesia: la cor– tesia di un uomo che certo aveva col– tivato nella sua vita un idcnle d'arte ma che aveva conosciuto anche molta gente d'affari. molti paesi, molte persone ric– che e abili e astute. Accanto n questa impressione cc n'è un'altra: di simpatia per l'uomo e insie– me di sottile disagio in me. Se scavo nella memoria, mi pare che il disagio provenga da quasi un eccesso di cortesia e di timidezza da parte dell'autore di <Senilità> di fronte a un giovane che, naturalmente, si s~ntiva più intimidito di lui. Italo Svevo non faceva che mera– vigliarsi (dopo tsnti anni di oscuro la– voro letterario e di fortuna nel campo degli affari) della crtscente stima e in– teresse di noi giovani per la sua opern lctterarin. lo non tacevo che co11fer– mare le prove dal nostro interessamento. primo, e fortunato. quello di Montale: e lui sembrava invece considerare noi tutti, e ani:he me, come in una posizione superiore a lui, mentre eravamo soltanto principianti. Questa gara di cortesia e di timidezza. U N'OPINIONE assai dif- schive e sincere. continuò anche atraria fusa fra gli storici del- aperta. allorché in una mattina di sole, la letteratura italiana usciti dal Palazzo di Parte Guelfa, ac- fa risalìre l'apparizione dei compagnai l'ospite in piazza Vittorio. romanzi decadenti. coi per– Italo Svevo aveva !retta, non volle sonaggi menomati abulici quel giorno sedusi. in mezzo ai lette- indiHerenti disgregati an– rati. al ca!fé delle <Giubbe rosse>. Pcn- noiati. agli anni di grave sò di prendere u:i.a carrozzella. E io lo crisi che seguirono la pri– vcdo, in quella mattina a Firenze. vicino ma guerra mondiale. Ac– a un ca\•allo, imbnruccata la testa lunga cettata la cronologia. le dell'animale in una specie di bautta di spiegazioni sono a portata cotone bianco, le orecchie ritte e nere. di mano: la stanchezza per Chiamai il !iacch2raio che s'era allont8- l'inutile Strage. l'esauri– nato; comparve poco dopo, seccato e mento delle. ill_usioni ot– brontolando ai mfoi ,ichiami zelanti. con tocentes~he. 1!disgusto d_el un bicchiere di vinQ ancora in mano. da~nunz1anes1m?, la. ~1f- ltalo Svevo sorri5~: e quel sorriso mi !fs 1 ~~:n~ell~tr~~:;al;~~z~ illuminò. Svevo. Conoscevo allora soltanto -e Una vita> Adesso si direbbe che il e <Senilità>: nulla sapevo del suo mag- risalire fino a quegli anni gior romanzo che. ~otto molti aspetti, è posteriori della prima diverso dai due primi libri. Non so per- grande guerra sia una fa– chè, a distanza di anni. rivedo Italo Sve- tica improba alle menti di vo in quell'attimo di sole, vicino alla molti nostri critici se, per testa di un cavallo fiorentino, sorridere catalogare (e il catalogare paziente e benevolo. In quel sorriso di è la loro preoccupazione una intelligenza luminosa. tutta rivolta ~~~~z~a~o! ~l!s:~:ss/et\~ 1 ;~= all'interno delle co-;e e delle anime. una tura più recente _ perso– intelligenza in cui la pietà e l'umorismo, naggi annoiati indifferenti la bontà e la malizia tramavano •j fili inetti alla vita comune - della ]Qro tela, scoprii, all'improvviso, essi si rifanno immediata– l'autore di <La ,;:oscienza di Zeno>. mente alla seconda gl.ierra Intanto. per quel che ri– guarda lo Svevo, basterà dare uno sguardo alle da– te: il suo romanzo Una vita è del 1889 e apparve nel 1892: la sua opera mi– l!'lior~. in cui è preannun– ziato anche il tardivo sé– l!'Uito. Senilità. è del 1898. Sono opere dunque molto anteriori all'epoca in cui vengono di solito raggrup– pate. Esse furono scritte -cprima del diluvio> e pon– gono Svevo non accanto a Borgese e a Tozzi, ma nella sfera di quel nihili– smo europeo di cui parla– va Nietsche. Il loro rnp– porto con la società non era pertanto banale, com·e banale la teoria dello -cspccchio> dei marxisti dozzinali. L'epocn di -cSe- La prosperità dell'am– biente non impediva tut– tavia all'infelice Amalìn. la zitella del romanzo Se– nilità. di estinguersi nella solitudine. Nessuna flori– dezza collettiva lo impedi– rà mai. ed è un elemento essenziale della nobiltà del mestiere letterario di esprimere i fantnsmi del– l'animo del poeta anche se essi non corrispondono al tipo sociale prevalente del suo tempo. Infatti. la pro– sperità di Trieste purtrop– po è da tempo tramontata. mentre In derelittn 1\malia vive ancora. hl quel pnese rii provincia allora tene– va ir1 vita ,m fHo tìi c1tlt11rn la buona– nima di Don Mid1Ple F'. ir1 tutto rasso– miglicrnte ad 101 .;er,aligno moschettiere a riposo, ad Ath,H per essere pr<>ci~i: ed cm stato a suo •nnti'l 1111nspadacci110. c.r serge,it.c mar,glore dc!/'esercito. Nelle ore di ozio il sort111]ìciol1.~ si detiicava alla let– tura. Predi.ligcva il ocnere avventu.roso e q11eUo d'appendi:-e: ed acquistò lauri e tanti libri che quano'o si mise a riposo ritenne opportuno 1•0/9ere n//'util<.> il suo dilerto per la /eH11•11 e mi.~<? su quella libreria piena ,11 '11a111ie cattivi lilm. sacri e.profani. italim1i. francesi e inglesi che. be11 sceW. ailitarmw più c/!1111 cliente a riconoscere se ,tco:~I) Questo prcamh'J!".> per dire che in quel– la libreria -e I Mi/m;oolin > del Verna e -e Senelità > di Sve110 vi erano oi1011i per ln uia nnrnrale e provvide11::lale delln dl– strib112ione commerciale; <'ti il lcllore sprovveduto si rrovava tra lr mani 11110 sco11osci11ro Vcrc,a. uno scouosclulo Sve– vo. uno sco11oscluto Mournlc - che dove– va essere il primo poeto moderno a spin- Per un'epigrafe • Foglio di diario sveviana * di GJTJSEPPI~ CAS~1mu I Ldtlk~,e~~l~O };~on~~rt~:o~unrfs~l~rt~ un pomeriggio del settembre del '38. Avevo dodici anni, e mi trovavo a Trie– ste a bordo del <Corsignano > - un grosso trabaccolo di famiglia addetto al trasporto di leg:1:1mi, carrube, agrumi. ·a seconda delle stagioni. Ci eravamo an– corati in Canale S. Andrea. L'equipaggio ern giù nelle cuccctlP a tirnre il finto dopo una movimentata navigazione; mio padre si cm avviato in capitaneria di porto con i registri di bordo. L'indomani di buonora sarebbero cominciate le ope– razicSni di scarico. l\le ne stavo sob. cavalcioni in coperta. quando mi sentii chiamare da una domrn dnll'aspelto giovnne e procnce in pizzo al molo. <Mi dai unn bracciata di carrube?> mi chiese in dialetto. <Non posso - rb;posi. - llo ordine di non sciogliere i snc~hi >. <Senti - riprese invitante. - Ti pia– ce leggere?>, <'Abbastanza> dissi, in verità attratto ptù che dalla domanda, dalla spigliatezza della bella ragaz;m. <Senti. se mi dai le carru\)c ti dò questo. Ho appena fimto di leggerlo. E' un capolavoro, sa1I >. <Me lo regaleresti?,. <Be', te lo presterei. è un libro di casa. C'è la dedico dell'aulore a Re111.o Capursi. calafato. che è mio padre ... Vedi?>. nltò ngilc sulln murala del , Corsi– gnano > e mc lo mostrò. < Ma io riparto domani notte! In una giornata scarichiatnt> tutto>. La ragazza parve esitare, poi d'un tratto decise: < E va bene. Dammene due bracciate, di cnrrube. e io te lo regnlo >. e E" bello?, domnndai con un residuo di diOldenza. <Te l'ho detto: un capolavoro> rispo– se un on' melodrammatica. Sciolsi uno dei sncchi e diedi un po' più di due bracciate di carrube alla ra– iazza. Jl baratto era concluso e, certo, non a mio discapito: mi ritrovavo in possesso cli unn copia della già rara edizione del 1898, stampata presso In Libreria Ettore Vrnm. Solo più tardi, al primo anno di liceo, riprendendo più volte in mano -e Seni– lità> e procurandomi sui carrettini dei libri usati < Una vita> e -e La coscienza di Zeno,. scopers1 1I senso concreto della confusa ammirazione della rngazza trie– stina. E mi divenne! anche chiaro come quella copia di -e Senilità> dedicata n un calafato 11011 fos3e un fatto peregrino. In una lettera del 1927 indirizzata alla Casa Editrice Mor1·eale di Milano, lad– dove si tratta dell.1 ristampa del roman– zo. Svevo assicurava l'editore: -e L'edizio– ne antica è stata smaltita tutta a Trieste e credo che ogni famiglia rispettabile ne tenga ... >. Se oggi dovessi s.::cgliere dicci tipiche parole svevianc ,ja mettere :1rbitraria– mente a epigrnfc cli tutto il sno slraord1- nnrio lavoro di artista." eleggerei quelle in cui l'arte viene ricondotta alla sua virile ed esplicita funzione di ricerca e di conoscenza. sgombra da uno dei suoi più vistosi equivoci: -e lo. a quest'ora, e definitivamente. ho eliminato dalla mia \'ita quella ridicola e dannosa cosa che si chiama Jctleratura. Io voglio soltanto, attraverso queste pagine, arrivare a ca– pirmi meglio>. * <li ,lltllfCEl;/..,0 f'.l,llll;l'Cf'I M EDITO sull'aforisma inquic.tnnte cli l. Sve\'O: < Il noslro deslmo sarll di studiare la vita e di non com– prenderla perchè non nvremo saputo vi– vei-In> e non saprl'.:i dire se di quel de– stino si senta più ì'orgoglio o In trìstez– zn. Per gli intellettuali suonn certo di grave ammonimento ma è sicuro che di– penda dagli uomini In vitn viverla o ve– derla vivere? Il viverla senza capacità di meditazione e di rnpprcsentazione, for– se, vnlc il contempl11rln unicamente dal– rnrµinc senza es~f'rne minimamente in– vestiti ma è nltrcttnnto vero che una grande nrte non pntrà nrni scaturire d::i una pura, anche se intensa. ,esperienza libresca. Per l'lntt'lligenzn sussiste per altro il pericolo d'ldcntificnrc la vita con revnslonc dall'intt!ìlii;enza stessn e per• dersi in uno sperimentalismo vacuo. in una ricerca Indiscriminata di sensnzloni, in un ozioso naufr!lg10 in un vivere este– riore riabilitando dnlle accuse di volgn– rità le mnnifcstnzioni comuni del vivere quotidiano. On tutti i tempernmenti in– clini all'espansione (1~ica. necessitati alla comunicazione, è avvertita la necessila di crearsi interiormE.nte unn poesia del– l'antivitale, dello stut ico. onde non pre– cludersi la possibilità del lavoro Lntel– lcttunle. per aderire con fervore alla mansione di operai della cultura. 1 011 era una semplice reazione all'edonismo e a Jr accidia che convinceva l'Alfleri o fnrsi legare· alla poltrona del suo stu– dio: quel gesto è come il simbolo della volontà dell'uomo ~uperiorc di conciliare I contrari onde essere integro, unire nel– In venerazione del proprio cuore Hnchelc con Lia. Ogni schiarita di sole sulla casa di faccia. ogni sentore vegetale da un pros– simo giardino o da una remota selva, ogni eco di voce umana, conosciuta o sconosciuta che sio. è un attentato per Hnchele. ogni pnu~:1 1lclla nostrn corsa per fissare un attimo della bellezzn tra– scorrente. ogni di:aucco da noi di una vicenda che ci ebhl' protagonisti o spet– tntori per farne C'l,t:).!ctto di medita:done. ogni tuffo negli .1bi .. ,i delln memoria od evocn;~ione !nntn~:tiC"U dell'inconoscibile che che ci sta innnnzi. è un tradimento per Lia. Ma d:.tlln ncchezzn degli agguati in cui si cadde ~ dei trndlmenti che si sono consumati, di pen de la nostra ric– chezza cli nrtisti. l!: r.lì stessi rimorsi del– l'uomo dì nvC'r sncr lfic ato nlln u visione• nnche pnrte di ciò d:c era dovuto nll'c es– sere•. è fino a.Ile radici della pinntn che vnle n renderne le linfe pili vivnci e calde. 8 aprile 1Sl37 ITALO SVEVO ocre ucrso il fallimento la min cultura. rra nccademia. antica e risorgim1mtale - wtti. caduti dal c;eio e senza preavuiso in quella libreria di paese: e che. a prima vista sembrava potesse soddisfnrr solo i lettori della Ncr',ini ilt11strata e lr let– trici della Salaui. In q11esto modo ca$uale compii Le ,nie migliori letture. o,111do fondo alla. vec– cliia libreria mi MPitò tra le mani -e Le Illusioni perdute• ,. i -e Contadini> c i due maggiori libri ,li Balzac, tanto tem– po prima di /epf11!'.•' quei romanzi che• si potrebbero dcfi111rc i suoi. libri popo~ lari 1111 po' comi.? i primi mclodrammt del Verdi. Leggevo a caso. ,,incché in q1tel tempo ciel/a mia vita fJVi•va senso solo il leg– r,cre: ché, quanto ,t porre u11 ordinr, sta– bilire una gerarchi•, di gusto e di valore, snrcbbe staln ,m rnmpito dcll'ntili<>nirP. ahimè. clic dovetit1 ridurmi ad amare ben pochi libri. ~cmpr,• · di meno e acl abi– luarmi a restare IC'traoono alle mode ed ai COfltinui ban:ti ,;l•flima,iali della rza– scila di 11uo1ii ;;(,1!no,a11ti neni. -e Senilità• mi .,.,,mc inco11tro in que– sfo ospitale e ir111nc,•111e staro di 17rnzia. disposto a 1111tcIP 11rovc ed irnprt'se cul– turali. A11zi. per prC'cisare il ricorcfo e collocare Sve110 ,11 ~110 posto nella me– moria, lessi e Setiilitil > q11n11do oià 11 mio gusto comiitciava a ra0ì11nrsi a a riconoscere buono•! rattivo, bello e brut– to. A vcvo già di(l(•.-110 la lezione di Dc Sanctis e quella. inn10 cnn11i11cen1e. mo µiìi esasperata del rroec e del Breviario di Estetica. f11co,irrn110 inoltre 17iri qual– che fatica a leoo1.?r11 ti'1rn (iato ,rn libro. I furori per Dost{)1t:11:ski. per Gonol. per De Foc - clie 1111 cx capitano di caval.– lcrin dalle ma11iuc asbur17iclle mi an– tiava lcg17e11do 11 1mntarc in.o:iemc alle pr1111e scanvolgewi r,a17ir1<' tiri Sai11t– Simo11 - mi 'fllt•vano esaurito com,_• lcllnre. Orn non ero pili. in grado rii brrc come acqua la -e Storia di 1111n Capinera• che pure insieme alle.> mie sorelle eti alla carissima madrc mi alleva ridollo nllr lar,rime. Storie di quel pencrc a Nofi ne accadeva110 ancora; sebbene rominciass, a capire che nli. ac ..lrlenli della vita reale crn110 1111 metro ia/.<:o per misurare il valore cli 1111'opcM rl'Clrte. -e Sc"ilità > mi trovò rlu11q11c prcpa– rnlo cd esperto l<'ttore. Ma tutta la min l'Spt>rirtiza fu Jra11r11111atn Aprirt' auri libro ccl essere costrl'tto a lcooerlo insino all'ullima papirin e all'ultimn riyo, !!of– frire J)l'r quella dmrna volpare e a(ra– sci11a11ti> - tant-i r:i1Jer$a ed a11rnhife dlll/(1 crudele ad11ft,.ra ciel G1oua11ni Epi– scopo - fu l'azin11,• cli forza che Svevo compì sul mio spirito. Clii fosse codesto Italo Sucvo. donde venisse. quale posto occupnsse nelle pa– trie.• letlere. 11011 mc lo domandai. fm. .portrlnfe era la miti privata. personale scoperta (come ml era accaduto per il Verna) e q11a11do iu se1711ito seppi del clesti110 dell'imo e dell'altro, credetti. di capire per la prima volta che oli sbagH commessi ( e che .•i va,1110commet.tendo) dalla critica rnilltuute sono wla impu.: tabili nlla co~tantc l11capacità di affer– rare it vero 111 1111 momento i.11 cui esso rrppnre (( fuor tempo•· i( fuori modo 1,. di apprczznre la vesa11tc plnsticltd della tiostra Lingrrn. Vc•roa era Clpparso un provi11ciale dia· lellalc; Svevo 1111n scrittore improprio e snrc1mmaticato. ,.. orse che il Dc Sanctis è riuscir.o a persuadere della epicità deL suo stUc cert.e re.-rfe dttre, certe orcc. cllie Jrat1ccsizza11f P Sarò staio ,rn i.11nc- 1mo. d'accordo; mn 11011 riuscivo a capire come st potesse flttbi.tarc della vocazione svevfrrna, elci suo ,wrrarc fo11dato suUa -e cosa> e suL e fatto>, italianissimo, del suo procedere per n.fcli:::io11i di sc111imc11 Li, della sua capacità di ridurre 1m'os– sessionc amorosa ad wia chiarezza quasi matematica. SvCvo era dtrnqul! eia tempo u11n pietra miliare tiella mia cultura; e tale doucua restare. Il mio h1c?11tro con Lui /IL utile e tempestivo a farmi c·apirc due cose: che l'arte dello scrivere ~ scu:n nppcllo e· elle lo scriv ere è tm nostro intC'riore pro– gresso i.IL c1tl 1lc,1sun altro può dettar legge. Il momento simbolico di ''Senilità,, A t\ 1 CHE in Senilità, come 11el primo ro– man:o dì Suevo. lo vera spm1a uma11a. la raoionc str1111uralc. è: un rntento rea– listico e conoscitivo: lo studio della vita, ae1 suoi rapporti Ol!Cttri e seorctl, della sua Olltl– lità e delle sue lepgi sconccrta11t1: ma. que– sta volto. contratto in un m~mento di par– ucolorc interuilò e lligtlifica=1011c. In Una Vita. la visione del mondo lii in– quadrava In una tema1ica va111a e comples– sa e a QUC.lita necessild rlsuJ111va 1olora .su– crÌficato l'abbandono pumo dell'arte. 11 mo– mento succeulvo è invece llVOlto llU di un unico motivo fondamentale, l'amore. che lit pone uso .stcsllo co~c un,itaria .strutt~r? o cui si riconducono gh al1ri 5pars1 mot1v1 dt 1 spira:::1onc. Svevo, ad evitare il "e11cr1co stato d'onimo del vinto prlmogemto, alquan– to astratto e bisognoso di puntelli e di ar– chitetture in cui realt:::arsi con l'opporm_no d1s1occo, qui. forte di quell'esperienza, lii~ dwidua quella personallld . 11e1 r~rmlnl dt una situa.:-1one precisa e circoscruta. Pro– llpe lta u n callo umano. senza ~ntervcnlrc st~ di es.so per ridurlo e propor.:-tonl 11arro1lvt, pfa cché qutllc propor::1oni si reall:::ono pr~– hminarmenle, nd loro porl!i. E ti libro ~– suita come dOV('Va. un momento succe.ss11;0 e 1ni.ensivo della sua visione del mondo: anziché cuerc una distra::1011e dallo lltato d'ammo fondamentale, è un rioD:ontare 1a vita da un parlicolare angolo v1swo. su un metro più breve mo ptù denso e UJtole. In questo senso. è polese la linea d1 con– tinuita t' di niolg,mento che .. nella lllor1a della narro1ft•a n:ev1ana. congmnpe 1 due primi roman::1: ed è palCllt atrresl lo svi– luppo dello poetica d1 S~nilità r1speuo .a quella di Una \'ita. Nella ricerca. d1 una n11- sura dell'ideale. 1roppo d1stont1 e d1.!flc11- menle avvlclnoblli erano rf111as1I I due ele– menti df'IJo pr ima poe tica sve~1ana, ruomo e Jo vita. E se renali.sì - 1ermrnc nuovo di mediazione - era vals a a smussar~ _lo loro dUtan:a oaare-dendo quell'u111forn11ta 5con- 501a1a a('U esr.sten::a e rucvonaone 111c11v1- duatc fir,ure e-, di contro, mtnlmizzando la ner,atlvità de/l'eroe t matur.andolo alla fi– nale acce-110:ione di un ordrnc, tuttayia lo dtfficollà Slt".S.'lfa che, sul piano 1ecmco, SI rivelat·a olio ,criuore dotievo sugge-rfrgh uno riassunzlont nuor:a dtt termini de-Ila sua fondamrntale dtaletuca. Un r1avv1ctna– men10 de-i pioni con1tulivi dello llua v1ce-nda morale - la iuta colta 11el più con~.re10 ma– nifestar.si di un ca.so e l'uomo r,ta ml.:tal– mrntc r ido110 n elle .s ue negative tmphcon- di com1cltd, cosi l'elemento traolco si dr– .:c - lii poneva come la cond1::lone migliore d'uno più coerente e produttiva ricerca del– la propria tecnica costruUit.:o. In Uno. \ 1 ita Sueuo aveva Inventato. ad ouencre fl distacco da sé, 1m s1lltema 01 rapporti che accentuasse e dcfonna.sse 111- sfcmc quella sosto11::a biografica e aveva creato in rol r,uisa un personaggio ou1ono1110 eh.e espnmeuo appunto narrativamente il bersaglio realilltico ~ell'autore, il suo bll!O– Qno di ridurre fusugando, l'ccce.sslvo faca– h.tmo della µ'ropria creatura. Ora svevo crea un personaggio che. partendo come l'altro do una zona di autobiografico senst– bihtà, si ponga anch·euo come. costitu..:-10- nale debole::.:o di fronte olla vita: e ti lo me-ne ad agire, inventandosi un fine edt1Ca- 1ivo come schenno e pre-lClllO srru1turolc di 11arra::ione. Alla archite1turo estnn.seca– menle- narrativa del pnmo romanzo Ja ri– scontro l'oSllunto sperimentale del secon~o. La ., trovata.,. dcll'educa:ione di Anp10!111a consenle allo scrillore di concentrare 1t peso del llUO impegno morale auomo alto svolge-rsl di una l'llemplare avventura. epi– sodio fondamentale- a cui tutto lii nolloccia, in cuf si npropone e si svlll,ppa II carauerc del nuovo pro1agonillta. A r,encrare qui l'accolltamento dei due piani -narrativi e ciol? a rendere 11.1trin.seche le rela:ioni tra la vuu e l'eroe, mtcrvlene l'analisi, ch'è il modo, l'invenzione art1llt1ca - e spesllo poetica - di Svevo: quell'inten– dere, p1uuosto che giusuficar!!, il reale. (llll– solr:endolo nell'esame 1111er1ore, La vita. cioè, poueduta e 11lumi~ato no~ In ~ome O:t conquistate e superiori 17rust1fico:1oni ed ideallid. ma consumata e .soOerta In un·acu• ra vigilan:o morale. Ma l'analisi non è llOl- 1anro lo s-trumento eh.e U creatore oaopera per ncreare e suolgere la conslsten::a umo- :gli d:!n~;~~a~f1:is~~~:r1~u::o::1i1~~earv:~i caj~ fidare i successivi auep glame-n ti della sua impe-rl!On(lle prellenzo; e altre.si la tens_lone che accomuna i va-rl el ementi narrauvt; la vera unità p.•dcolog1ca e- poetica del Toman– zo. Il suo arco di 5volgimento si nutre a, colori dive-f'Si ma complemenlarl. dt l!Jumo– curc graduate: la distanza tra ironta e- tra– gicità che nel pnmo romanzo stentava a colmarsi 111 rare pause rfcos1r1111tuc, qui S1 riduce ad un T'apporto più c1rcolonlt: e mor– bido i cui termini 50110 lo com1cita e la dra~maticirà anahtico. Sicchè, come la Jun– .:-ione distruthvamente realfatica dell'ironia di A. LEON'1J UE fa\S'l'RIS viene qui llOSlitmta da un'aria più leggera colora e s, lltlincola dalle strettoie- di uno ineluttabilità 11s11olu1a. E 11 tessuto umano dell'eroe si fa forse più scorno, ma phi. es– sen:iale. LI l'autore ne aucva scampo.Sta e Jrugata la d1lc111mo1ica llOstanza morate, 1u– st1gondola con lo disllofuzio11e ironica, q111 ne accompagna e commenta il dramma con bonaria - talvolta sorridente, talvolla p1e- 1oso , partec1paz1011e. L'eroe non è più. ruo- 1110dalle grandi illu.fionl. Se ne- couru1sce qualcuna quando, prima dell'azione e net prepararsi ad cslla, egh crede di potersi creare delle riserve che, prelim111armcnte, non impegnino a fondo la sua el!istenza . .t::, in definilwa, appunto quei capitoli introdut– tivi ci sembrano lo parie caduca del roman– :o (e sono quelli .scritti ai tempi di Una vita), proprio pcrd1è quell'im=:ialc scetticismo cgoillt1co dd Brcntoni -ritiene ancora qual– collo della presunta superiorità del Nltti: e qui l!Olamcntc il corret11vo ironico e Sarca– .stico del narratore si riallaccia olt'attcggia– mento corrosivo operante in Una \'ila. Ma, da quel mome-nto, Emiho diventa l'eroe- dt un·esistenzo debole e sconvolta daQli even– ti, eppure 5cnza pretese, dole-nte. Non nutre Jcnncnli grouolani di nbell1011i t1ta111che, mo dolorosamente incontra il quotidiano problema del vivere. a cui si rasl!cr,na, vi– vendo. E' elle propno quel problema non estne più, o almeno non se ne consegue u_na di– llperota cosclen:a. Ellllo è scontato; si vn,e, si soffre, si guarisce e si spera. Non c'è nau– sea che- renda inconciliabile il distacco tra vit~ e l!Cntimcnto della vita. Perciò l'analisi 11 011 corrode per poi rlcostrmre; esamina e mette a nudo questo continuo processo di pcrdua-acquisto ch'è l'esistenza dell"uomo. I caratte-ri ne risultano arricchiti, non mai precari e-sospesi. LI la vita era uno scatto. un llupremo imprevillto, un improvviso gioco di luce quasi gratuito ed eleme-ntare, in un univerllo bmo e senza pe-rché; QUI la vìto è un continuum, un imprevi.sto che non atter– ra e che si ricompone nell'accettazione del– la col!ciem:a; e l'uomo non la inte-rroga o uccide con la sua disperata mcopacità; la percorre con la sua imprcpara::fonc, la vive con la .sua te-nue speranza. Il momento di– struttivo e polemico si fa meno urgente. perché meno oppressivo e astratto si pone il momento romantico. Non è che Svevo at>– bia rinunziato a lottare contro ! vinU che cali creo. mo es.fl, per legge interna e ne– ccuaria, cresc ono e si maturano: attraverso l'infelice educa:ione alla morie. l'eroe dt Svevo rinasci:', hi Senilità. doloro.!lamente adatto a rlntm:ic meno rotali e definttive. Tale rinnovata condizione umano, elle /10 nomt' appunto ..,aenihtd ... si pone come la nf'ce.ssaria. in.sosutulbile condi:::1onc della n– nascita dell'eroe di Svevo: l'unico 111 cui la rinunzia è un fallo di vita. naturale, accet– tabile. Ed è il mito poetico, 11 felice modo Inventivo. linea, del romanio, la rap1one dello mirabile proporzione delle sue parti e U tono della sua mu.slca sepreta. E' armonia di colori e di immagtnf. equilibrio mtenso di figure. atmosfera unilarla in cui amore. gaiezza, sofferenza, Qrigiore, mai vissuti e colti in oggeltlv1stichc, ella.sperate accentua– zioni. sempre lii dispongono in un re17tstro di serena 8 distaccala contemplazione, come visti da un occhio elle sa di non potersi ab– bandonare al godimento della lo_ro tndlv1- duale, immediato prepnan.:a. Emilio Bren– tani, liberatosi dcU'agganc10 ad una mora– htd. tradizionale, passata, In cui non sa pfu credere, ini:1a a vi.vere sprovveduto, senza difesa alcuna. /mmancabtlmente deve elise– re preda della vita, oiacch"é, se non sa T'lfiU– tarc, nemmeno sa fondersi e abbandonarsi ad e5sa. Si costntisce un complesso di sma– nie e di apparenti -raffinatezze, da esperto conoscitore, mentre brutalmente quella vita gli rivela il fango e la mediocrità. Ma egli non lii ribella· vi si odaUa. reaglllce, si ri– solleva. cade,' si o/fende, si disprezza. l"ln– chè anche le sue mediocri speronu e il tentativo di sostituire alle tn.cond1zionate Illusioni compromessi più limitati, più pro– duttivi, non gli si rivelano un s11ueguirs1 di dolorosi fallimenti. Allora, infine, risorge a contemplare lo. proprio tnJaruia immatu– rata con lo sguardo indulgente del veccltlo elle non ha avuto giovinezza, e sogna d1 averla avuta per oggrapparllf o quel rtcor- ~?; n:::, ;~~~h~~. ~: .s~i~~"~'!,v~~~t:o,:o~~~e; sprecato l'età clic dovevo vederlo vincitore. E' nato vecchio, ma infine amo credere in un passat.o che non esislc, di cui arbltrario– me-nte gli torna il fascino e la dolcezza. Que– sta è la sua .scnilfta; è uno s/oldarsl pro– gressivo della sua .smania di giovinezza. quando questa, ridotta dalla coscienza aue sue giuste proporzioni, gli si e rivelata 111- capocità e fallimento. Un cadere de1Le tllu- sloni. che, abbandonando la tragica 11ss1ta di 1m destino. d ammorbidisce e diventa cottumc e ocqutsLo della cosc1c11za. t:milfo Brentani no,t sa viuere come uli altri. .t::, aiunlo davvero, alla vccchima, comprende come la 01ovh1ezw sin trascorsa htvano. Vo– lente condliione umana, rimpianto, che sta per diventare col!clcnw e stato d'animo, e tn1an10 lii crea .simboli per cui vivere. Al tcrmme del !ttttr,o camml110, dopo L'esi– to m/elice dell'avventura d'amore, dopo lo. morte impictosn di Amaha, tma sercnlta come rasseu11ata e cauta -rlchl11àc, in Seni– lità. il circolo sc11thnentalc in cui. Svevo lia disposto la storia dolente del suo eroe. Una consapcvotez:a negativa, mo almeno capace di. simbolici accomodamenti, salva t'esl.sten– za di Emilio, e cioè gli fornisce la pos.s1bi– lttd di acceuare se stcuo ai marolnt di una vii.a i cui condiz1onamcnti gli Testano tltt– tora e.,tranci, sotto il cauto prcLcslo delta 11cntlìtci: • Anni dopo cr,lt s'incantò ad ammirare quel periodo della sua vita, il pH1 Impor– tante, il più luminollo. Ne visse c_ome un vecchio del ricordo della r,loventu. NeU(I sua mente di letterc1to ozioso, AnploUna subi una metamorfosi strana. Conservò 1naHern– ta la. sua bellezza, ·ma acquistò anche tttttc le qualità-d'Amalia che morl in lei una .se– conda volta. Divenne triste, sconsolatamen– te triste ed ebbe l'occhio limpido cd mtet– lcttuale. Egli la vide dinanzi a sé come su un altare. la personifica:zronc del pensiero e del dolore e l'amò sempre, se amore e ammirazione e desiderio. Ella rappresenta– tia tutto quello di nobile ch'egli In quel pe– riodo avesse pensato ed osscruato .... Co.,I, questa 5econda soluzione del • mate di vivere,. della sua creatura lii pone come il limite estremo di questa primo fase del– la ricerco di. Svcuo: una fase ,1cgattva Cd indlvidualisticamente risolta. pur se implf– citamente resa a più organiche soluziont. Giacché, cosi a fuoco e centrai.a e -reahstl– camentc colta quella vita rinnovata, cosi pensosamente r,11unto al termine della sua vicenda il protauonisla, il suo approdo ae– finitivo pare tuttavia -ridursi all'elu.slone Qt un dfalor,o cui or,nl altro sviluppo è negato. La misura dell'ideale pare comunque ot– lf'1tuta; l'eroe acrf'lta la vita. ii T"aueo11a, sprra; quella rcaltd tcndr a divc11tarr elr– menlo della .ma C06Clenza. Ma é misura ap– parente; è rimando a plh. complete soluzlo– n1, è .liOStan:lalc lmpos.s1b1lflà di proseguire au ctuclla via. Solo nel sogno ovvc,iiristlco. ncll'ult11na accentuazione del mito della se– nrlità, come disposizione naturalmente eva– slua, ideale e ,reale dimenticano la loro e/– fcltiva distanza: -Quella figura divenne persino un sim– bolo. Ella uuarclava sempre dalla ste1111,1 11ar1c, l'orlz::onte, L'avvenire da cui parti– vano I bar,liori ro.,st che sl rrnerberauano .li·ulla 11ua faccia ro.!.sa, gialla e bianca. t:tla aspettava! L'l111111or,lr1concrclaua Il so'b'no ch'calt una volta cwcva fatto accanto ad Anr,iolina e elle la /lolla del popolo 11011 aveva compreso. Quel simbolo, f!ltO, magnifico, si T"tantma– va talvolta per ,ridiventare donna e aman– té, se,npre per6 do1111a triste e penS1crosa. SI! Angiolina pe11sa e piange/ Pensa come se le fosse stato s-piegato il segreto dell'uni– verso e della propria c1istenza: piange come se uel va,to 111011donon avcs,e pii~ trovato neppure un "Dco arat1a.s" Qualu11que .-. E' 1i sogno, stupendo, di 1m'A11ololh1a rieducata all'amore r alla soclalllll:. J\'la (! sogno, e 1111st1ca cor1.solozione. L'astratta vt– sionc 1ocialc dell'ultimo Emilio. a11=:1cllépor– si com e arrivo e risoluzione, denunzia aol– ianto l 'elltgcn.za drammatica di una nuova misura Interiore. Tutto ciò 110,i i11tacca l'arte di Senilità,· che proprio nell'espressione di questo d.ram– ma e nella stessa lnucnzlone del suoi limiti simbolici va cercalo. Ma, mentre concorre a motivare l'apporcrttt sfleniio, spteoa le ra– g10111 e la 11eeess1ta, nell'omblto della T"icer– ca svcviana, di tm'arte umanamente plu compless11 e storicamente più sianlflcante: qtlella e/te .,o.,.oe sull'csfoe11za costtttmvn dell'uomo di Svevo, di scoprire e appro/011- dlrc la storicltd, 111 neccuita del T'apporto tra sé e l'esistenza, come dramma della so– cietà e dl'I destino; d1 rfnr,enlrc in se stesso. nelle proprie co11dtzlo11t. lt1 po.ssibllltà di una nuova dtmenslo11e, critica. organica, d.1 quella rcalld sfuogente. Ii simbolo dl Seni– lità (nella sua duplice /11nz1onl' morale e tecnica), mentre T"isolve in tnclnlltorfca eva– sione l'acco111amcnto ad infinitum di quei lcrmml non conclffntl, scopre vlepplu rc.s1- r,en:a .storfctstica di tlltto Il commino dt Sucvo: che .solo attravcr.-;o tm'espcrll'n::a e una cultura slfc11.e1osamr111e l' rtrammat1ca– mente sof)erlc, Qhrnr,errl a costltulrsl una ;,~~f.1 1 ~~~,~~r\n, critica, tutta Interna 1111sura

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