La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 19 - 7 maggio 1961

LAFIERA LETTERAR Anno XVI. X. 19 SETTJMAJ\'ALE DELLE LETTERE DELL ARTI E DELLE SCIEi'vZ Domenica i maggio 1961 SI PUBBLICA LA DOMENICA * Fondato da UMllEl{TO l•'l{ACCHJA * Diretto da DIEGO l<'AJ:HH{l QUE.STO U~IEKO L. 100 DIREZIONE. A.... \li\lINISTRAZIONE: Roma - Via del Corso. 303 - Te!. 687645 - Amministraz1ooe Tel. 673015 - PUBBLICITA': A.mmlnlstrazione • LA f'IERA LETTERARIA• · Via del Corso. 303 - Roma • TAR.1FFA L l50 aJ mHllmetro • ABBONAMENTI: Annuo lire 4.000 · Semestre Hre 2.150 - Trimestre lire l.100 . Estero: Annuo lire 7.000 • Copfa arretrata IJre 150 - Spedizione In conto corrente postai~ (Gruppo II) - Conto corrente postale numero 1/314. 2 6 U·na conferenza olel Nobel 1959 a Prato * Considerazioni sulla poesia * ,li SA I.., J/ A rl'OHE QOASl1IIODO Per IUHile conccss:one del Poeta ripro– duciamo 11 te.sto integrale stenografico d'una sua conferenza tenuta nel settem· bre del '(J() e che apparirà nel pros.\t1110 fascicolo della ri,•ista "'Prato•· D EVO_ ringraziare l'Associa~ione Turistica Pratese che mt da l'occasione felice d1 venire per la prima volta a Prato: una c1ttii che non conoscevo. cioè cono· :f: 1 :ofa~~::~'crso la storia dell'arte e i nomi dei suo: Qualcuno potrebbe _rimpr~verarmi che dopo essere stat~ neìle maggiori Un1vers1ta del mondo a parlate di P0~1a. _ •o q~csta sera tni sia deciso a venire in una citta d1 provincia. tra ; mercanL di Prato. l\Ia so ormai pei:-_ esperienza. e l'ho già detto altre ,·oltc. che la cultura 1ta1iana, la più p1ofonda. quella che si lega alla tradi– z:one :on~ana e. \'iclna, . C viva soltanto nelle province. l'\ellc c1tta essa e stata ironizzata. I piccoli centri italia- 111, non i:arlo solo di quelli della Toscana. del Veneto 0 de: pacs1 del Sud, sono diventati delle fortezze per la ~~~~uri,~~: ci~/~~i.l rischio ogni giorno dì essere disgre- .Parlare. a voi della ·poesia d'ogg: è difficile. è un proolema cnc m,·e.ste tutta la cultura del mondo con– t~mporaneo. Parlare poi della poesia italiane è ancora p1u cLUic1le, posso soltanto accennare ad alcune correnti C'Ultvrali di que,,t'ultim'> p~:-hfo di u-mpo, cioè degli anni del dopoguerra, d. questo dopoguerra che sembra voglia prolungarsi all'infinito per gli Qllarmi continui di ordine morale e politico. La poesia per mc non è ,stata mai una ricerca d: facili armon;e del cuore e della mente o di tecniche sui moti interni privati, ma una reazione alla poetica del cosidctto decadentismo• europeo di origine francese. Questa mia opposizione non tendeva a respingere I va– lori di un tempo poetico: io non ho mai negalo il valore dell'opera di Rimbaud, di Mallarmé, di Valery, di Kafka, di Joyce e di Proust. ho solo avvertilo che nella nostra 'azione !J npetere una posizione spirituale già tramon– tata, era un cedere le armi a una cultura che tenta tuttora di contrastare uno sviluppo ideologico (è una parola approssimativa) delle nuove generazioni. Ma le nuove generazioni si sono sacrificate a un lavoro d: tecnica, riportandolo semmai (dico di alcuni poeti) a una tradizione lontana; parlo anche del petrarchismo, di un petrarchismo dove si era insinuala l'analogia del barocco. Ho tentato di riprendere dalle origini l'idea di poe– sia: dalla scuola siciliana; dal •dolce stil novo», attra– verso Dante, Petrarca e poi Tasso e poi Ariosto, per arrivare fino a Leopardi; una tradizione lineare di poeti che hanno avuto una posizione spirituale speci!ica nel loro tempo. La posizjone spirituale è quella che indica in ogni secolo la personalità d'un uomo, d'un poeta. Ho evitato un internazionalismo della poesia, come è avvenuto nei campo della pittura. La più recente generazione italiana. nel tentativo di rinnovarsi, ha dei contatti con la poesia degli altri paesi dell'Europa, soprattutto con la poesia del mondo SALVATORE COMES E LA NUOVA "DlDATTAGOGIA,, * Responsabilità della cultura La generazione alla qua– le appartengo ha comin. ciato presto a dubitare della propria cultura. Non a\·e,·amo ancora preso ?ar– te alla prima battaglia. quando qualcuno ci accusò e ci convinse di aver tra– dito. I chierici tradiranno sempre. fu la conclusione dei:,Ii epigoni. i qdali. co– me -=i sa. arricchiscono la parola dei maestri soltanto di eccessi. E tutlo il no– stro ufficio fu ridotto. 11011 alla costruzione e all'invc~ ramento della cultura no• stra. ma alla dimostrazio– ne analitica che la cultu ra ereditata dagli a,•i rap– presentava un fallimento irrimediabile. Di analisi in analisi. siamo giunti alln disoccupazione integrale. e ci sentiamo tanto lontani dalla cultura. quanto rana· lisi e lontana dalla sinteH. Tuttavia l'età analitica sembra ormai sul fintrc. co– m·e vero che da tempo cor– re insistente il richiamo alla , responsabilità». Si pal"ia di responsabilita del sapei-e. responsabilità del– la cultura. responsabilità senz· altra specificazione. forse dimenticando che. dopo aver messo in dubbio * di IILADIJIIRO CAJOLI o addirittura in ridicolo la cultura e il sapere in no– me dei quali vorremmo es– sere responsabili. è come ~e ci proponessimo di \'C· nerare un dio sconsacrato. Gli ideali di cultura per– seguiti dagli avi risponde– ,·ano a metodi e a fini ir– riproducibili e, perciò. og– gi antistorici: oggi ed an– che ieri. per un tempo lun– ghissimo. m cui non fum– mo messi in guardia con– tro la genericità di una cultura non più radicata nella storia. L'ideale più alto. quello umanistico. ero contraddittorio. o perchC inteso a controllare esteti– camente ili eccessi del– l'istinto ricondotto al pa– ganesimo. o perché ridot– to ad esser fine a se stesso e. insieme. strumento e mezzo che annobilisse la vita ,·egetntiva. i\ta non ce ne accorgemmo. In parole più semplici. il professìo– nalismo della cultura. l'uo– mo colto per mestiere, l"ar- * te e la sapienza intesi co– me ornamento pagato dal– la società succeduta alla signoria o alla corte rina• scimentali. corrispondc\·a– no all'affermazione balor– da. che poteva esser colto solamente chi facesse pro– fessione di cultura. e al– l'assurdo. che un mondo colto non potesse abbassar– si alla ,·ita attiva. né la vita attiva elevarsi mai al– la vera cultura. Questa la malintesa ere– dità rinascimentale. che e cosa ben diversa dal rina– ~cimento. La scuola che ne deri\·ò fu appunto la custo– de del feticismo umanisti– co. per cui oggi langue il concetto medesimo di uma– nesimo. che non sarebbe mai dovuto scadere a una mC'ta professionale. perse– guita mediante programmi scolastici. statali e non sta– tali. dipendenti da un'illu• sione prospettica e funzio· naJe della società che li esprimeva. la scuola italiana (appun– to. l'educazione civica). ri– chiama una somma di con– cetti. memorie. illusioni e rimpianti che. per dirla al– la maniera sorprendente del Comes. costituiscono proprio quell'idea di cul– tura che sentivamo di a,·er tradita o che sapevamo di non poter più i1n-erarc mediante i soliti program– mi di lontana origine uma– ni:-tica. rJ fatto che cultu– r:t e c1nsmo appaiano una medesima cosa. e che sia stato necessario attribuire a una materia apparente– mente nuo,·a come l'edu– cazione civica. l'ufficio che un tempo si attribuiva alla cultura senz'altra specifi– cazione. dimostra che ~i vorrebbe ripartire da un punto di arrivo unh·ersal• mente accettabile. Non si parla di cultura perche pa– re ormai che essa significhi separazione e distinzione: si parla invece di civismo, pcrche esso potrebbe si– gnificare unificazione e so– lidarietà. Si noti che rurn– ver:::alità dell'educazione civica. chi voglia appro– fondirla. è ~arantita dai continua a pag. 2 anglosassone. dato che la Franc!a, che è sempre stata conduttrice della cultura europea, è in periodo di deca– denzo. Un altro errore si è voluto giustilicare in sede sperimentale (avete sentito parlare di sperimentalismo . come termine filosofico e prima avevate sentito parlare di ermetismo). Ogni nazione deve cercare di rimanere nella propria tradizione. Ho detto che la poesia intelligente è soltanto tecnica, è un gioco della mente. è la poesia più facile da 6criverc. Il poeta che si serve della intelligenza rimane nella sto– ria della letteratura non come un minore (e i poeti mi– nori sono anche dei -grandi poeti), ma come letterato, nel senso più laterale della parola. Se noi, in ogni nazione, dobbiamo ricordare. nel cam· po delìa cultura, quei pochi uomini che sono serviti alla civiltà. non cerchiamo mai i nomi di questi lette– rati, che qualche volta. riaffiorano nelle esercitazioni dell'esame di laurea. La poesia si conquista col sacriricio, non può essere scritta cQn distrazione o evasione, come diario, in altri termini, perché i poeti sono legali al proprio tempo, ne rispecchiano o le angosce o i desideri o i sogn1. il dolore o la gioia; non c'è poesia pura. Se io dico Saffo, penso al tempo di Saffo, perché nella lirica della poetessa di Lesbo c'è anche il costume del suo tempo. E considero Omero costruttore della civili.a greca; Omero non po– teva giocare con le tecniche o con le poetiche. li mondo di Omero è civile nel senso più alto; e si può dire che non e,ista poesia che non sia civile. Su questo aggettivo può nascere anche un equivoco, perché l'idea di poesia civile ò immagine dell'Ottocento roµrartu,tto, cioè a dire esaltazione dell'C!'oe. Oggi que· sto non si può dire. Anche un altro grande poeta, Catullo, uomo del suo tempo, non modula astrattamente i -suoi sentimenti. ma ha una corrispondenza precisa col mondo circostante. E che cosa rappresenta, a che cosa tende la poesia di Dante, che ho i,empre indicato come punto di riferimento, e non certo per la reto.."lica dell'amore ve~o Oaate che si trascina attraverso il tempo per ragioni politiche e morali? Una modulazione petrarchesca secondo la critica stilistica è più Importante di una invettiva di Dante: l'invettiva di Dante e la modulazione petrarchesca sono sullo stesso pi<.1110 di creiiZ.ione. La critica, :n sostanza. ha s.empre operato sul contenuti. Ho parlato di •conte– nuti formali• perché soltanto attraverso la torma si arriva alia creazione. Io non sono un contenutista; il dissidio della critica nel dopoguerra o la sua assenza ha lasciato in disparte una generazione e ha {atto continua– re gli esercizi degli ermetici su un piano pscudotonnale: una generazione che possiamo chiamare bruciata. Un fenomeno che non è soltanto italiano: è stato francese, si ritrova oggi m lvner.»ea. Questi poeti gli americani li chiamano "'be:itnik.s •- cioè a dire gli sconfitti. i &'lI)raf· fatti. Che cosa cerca questa generazione? Tenta di par– 'are col mondo, ma dietro non hai dei maestri: e questo contatto è sempre di origine intellettuale. Io sono stato a New York, in un caUC di questi beatnik;;» (come divisa esterna potete immaginare gli esestenz:aHsti francesi del dopoguerra e i nostri esisten– l.ialisti). I contenuti di questo movimento, che c'è anche m Inghilterra, Ei0no vari: c'è da una parte un tentativo d: epica, una ricerca di comunicazione e nello stesso temµo l'astrazione, cioé a dire l'altro volto di questa dispcraz:one dell'uomo contemporaneo, che arriva a scrivere de: versi su trattati di toloso!ia, di meccanica, economia politica. Ma noi sappiamo che la poesia è ricerca di un'altra economia: della economia del lin– guaggio. Questa generaz.ione deve costruire un nuovo lin– guaggio, un problema che si pone continuamente attra– verso il tempo. Due generazioni al massimo possono stare tranquille e scrivere poesie, posso dare una indicazione nella no.::;tra letteratura: il tormento di D'Annunzio. cioè a dire del poeta che non poteva ricevere lezioni dal no- continua a pag. 2 J. A. Gros: "'B9naparte al pan te d'Arcale• - (A pag. 3: Il mito napoleonico ncl1'Arte) Le prime rappresentazioni a Roma * La semplicità di Pirandello e , la macchina di Brecht * di f.JO, ...l.X.Xl CALE.XDOLI Due spettacoli hanno avuto luogo a Roma nella stessa serata: Schweyk nella seconda guerra mon– diale" di Bertolt Brecht nel Teatro Elisco e La ragio– ne degli altri di: Luig, Pi– randello nel ~catro della Cometa. Come sottrarsi al– la suggestione d; un con– fronto? Da una note\·olc parte della cr!itica Bertolt Brecht - anche facendo astrazio– ne dalla sua ideologia po– litica - è considerato co• me lo scrittore che espri– me attraverso la sua ope– ra la più avanzata conce– zione drammatica e_ la più progrechta ipotesi d: strut– tura teatrale. s: sa quali siano i pilastri di questa concezione e di questa struttura: personaggi dida– scalicamente simbolici che rappresentano opposte po– sizioni morali e che. me– diante il loro vicendevole giuoco. immettono lo spet· latore nell'ingranaggio di una polemica. della quale fin dal principio e già pre• disposta la conclusione. ob– bligatoria. Il teatro di Ber-tait Bre– cht e e vuole essere una lezione» svolta in linguag– gio scenico, naturalmente una lezione di socialismo. anche se d: un socialismo tendenzialmente liberatorio. che tenta di nascondersi le conseguenze rataE della pianificazione statale. (Ber– tolt Brecht è l'ultimo ed :1 p:ù tragico fra i romantici del teatro europeo: com– batte cd insegna a ra,·ore di una dittatura. oci:ando La d:ttatura come una irre– frenabile prepotenza istin– tiva. Non è casuale il fat– to che in •Schweyk nella seconda guerra mondiale Bertolt Brecht abbia ripre– so. sia pure da un proprio punto d: \'ista originale, ma non radicalmente di· \'erso. il personaggio e i te– m: delle A\.·veR..,ture del buon soldato Schwevk dell'anarchico Jarosla,· Ha– sek1. :'Ylacome è contorta, ela– borata e complessa questa lezione» di Bertolt Bre– cht! Essa è il r:sultato di una paziente opera di in– tar-sio é di mo5a':co. che il profondo senso teatrale dello scrittore. la sua ster– zante Corz.a. satirica. il suo gusto infallibile della bat– tuta fulminea ma5eherano appena. I personaggi par– lano per massime morali con un ritmo continua– mente teso. I quadri si suc– cedono ai quadri, le ballate alle ballate in un labo17o- so .ncas~o. E" und mac-: ch;na. E. ch:aro che nel mon– taggio di questa macch:na concep:ta con spir:to v:\.·a– mente teatrale. un reg-.s!a possa dar prova di tutta la sua tantas:a. d1 tutta la sua energ,a di comando. d: tut– ta la sua capac,tà d: esa.1- taz:one scenica dei part:co– lar: poS:t:\·i. E bisogna r.– conoscere che Giorg:o Stre– h.ler, il quale con la Com– pagnia del P1cco!o Teatro di :\1ilano ha allestito il dramma di Bertott Bre cht.. è stato par: alla di.ff :c.:";.e :mpresa .sotto ogru. a:.--p etto. sopratutto nel secondo tempo do\·e !a macch:na del dramma g:ra :ndubb:a– mente a vuoto. avendo or– ma: esaurito tutto :~ suo potere di presa e d: sor– presa. O secondo tempo di Schtveyk nella seconda guerra mondiale e vera– mente la ,morale della fa– ,·ola ». già scontata ne! pri– mo tempo. E tradurre in spettacolo questa morale, s:a pure con l'ausilio di 1.m ,nterprete molto approp.."ia– to qua:e e indubbiamente Tino Buazzelli. è quasi una scommessa hTeatro t agico,, diDoglio aimercoledì della "Fiera,, Quindi. il caos aggra,·ato dall'inserzione della cultu– ra romantica in quella umanistica, forzatamente mischiate. come il bianco e il nero, la notte e il gior– no: che dettero grigio e crepuscolo. e non già chia– rezza di vedute. E. oggi, il richiamo alla responsa– bilità. Di chi e di che cosa? SCA\ V ci\.HE, co:,.;sJEJH1V .ct\HJE 18: VlB:N DEI~ 11::G * II dramma di Luigi Pi– randello non è meao pole– mico. meno cimpegnato•, meno denso ideologicamen– te dj quello d! Bertolt Bre– cht: ma quale div-ersa sem– plic:tà. quale diversa chia– rezza ideologica. quale di– versa immediatezza linea. I personaggi e le loro pas– sioni prevalgono -sulla mac– china didascalica: la lezio– ne scaturisce spontanea– mente dalla loro t:-agedia. Da sinistra: P..indoJfi, Fabbri, Fiocco e Doglio li pnmo ... . \fercoledi,. del– la F:e.a Letteraria. che ha at:uto luogo la sera del 26 aprile scorso nella Sala drl– l'Arco di Pala::euo Bon-1par– te. ria del Cor$0 300. Roma. ira centrato sul recente sug- ' ~i.o àl Jie<i<Iic<IDJb glia: , Teatro Trag1c0 ltalia- 110 •, ~duo da Guanda. E' esistilo tm teatro tragcco in Italia? Qtu•sto inrerrogati– ro (! ~,a,o alln ba~P della co11rersu:1011f 11t·t·ia1a e dt– reua dal nosiro direttore O1e- ...,..._ 1,0J1lin11<1 i1 ~ l - Non pare un caso che qualche idea ci ,·enga da!Ja lettura di libri scritti da uomini di scuola. come questo di Salvatore Comes: Respon.,abili1d della cultu· ra (Vallecchi. 1961): libri. dunque, che ripropongono il tema dalle radici. ossia da quell'origine prima di ogni cultura. che è l'istru– zione del fanciullo. Piace che nel libro del Comes 11 fanciullo non sia affatto il protagonista e nemmeno l'oggetto più evidente del– la ricerca. Di esso s'incari– cano la pedagogia e la di– dattica. ma qui siamo in un campo che vorremmo chiamare didattagogia: O\'· vero. ricerca di un metodo per la formazione dei mae– stri. Giacché non sperere– mo di uscire dalla crisi. ne di formare nuove genera– zioni consapevoli. se non mediante maestri finalmen– te certi di ciò che debb.:ino insegnare. Una delle sorprese più sconcertanti per chi. leg– gendo il Comes. ,·ada _a~la scoperta di una defìnmo– ne della cultura. e causata dal capitolo Educazione civica e civismo interna– ::;o,urle. O\'C l'illustrazione di una materia nuova. re• centement: introdotta nel- L'Italia iin ~11seo * li patrimonio archeolo· gico italiano ogni anno aumenta inverosimilmente; ricerche sempre più pun– tuali e più \"aste. esame di tante wne fatto con spe– ciali fotografie aeree di– mostrano che non c'è re· gione della Penisola e del– le Isole che non celi fra le ,·1scere antiche citta e tem· pii. mura e costruzioni ci– clopiche. quasi certamenie opere d'arte e intere.:isanti oggetti artigianali: tutti elementi che. all'esame dei competenti. rivelano. nelle loro caratteristiche. civiltà ignorate o poco note; e che comunque contribuisco· no alla migliore cono.:,cen· za d'una vita spenta da se· coli ma che in parte con– tinua nell'od:erna civiltà. di (òlU!!it;PPI◄; SCIOH'J'l-'O \'iene utiliz.zato. risultereb– bero fruttuosi: e la parte dei ritrovamenti messi in \·endita servirebbero a si· stemare ruderi di antiche città. fortezze. necropoli. costruzioni di \'cffiO genere che verrebbero com·enien– temente acquistate al no– :,;,tro ingente e glorioso pa· trimonio archeologico du– revolmente in quunto si ,wrebbero i mezzi per i nece~ari restauri. di ri· pristino. di manutenzione e di custodia. Gli scav1. da quel che ne ~appiamo. procedono un po' a caso. a seconda dei par· ticolari interessi di quegli archeologi che vogliono - scrivendo le relazioni inerenti alle scoperte più o meno interessanti - co– stituirsi dei titoli per far carriera; relazioni e sco– perte. inoltre. riman:;ono ignorate dal gran pubblico. in quanto non sempre si può organizzare una mo· stra come quella recente di Bologna sui ritrovamenti d1 Spina o costruire in loco. come a Paesturn, un ben messo museo regolarmente aperto al pubblico (non come quello di Locri. igno– to agli stessi calabresi). Poiché ci risulta che non C sempre possibile - e non è mai facile - reperire i fondi. per ben conservare quanto si ò scavato e poi– ché molti oggetti rinvenuti giacciono ammucchiati nei magazzini delle sovrinten– denze. vuol dire che l'at– tuale funzionamento degli .,;cavi e del musei archeolo– gici non risponde alle più elementari esigenze e an– drebbe. quindi. attenta– mente riesaminato per tro· vare una qualche consona soluzione. Un'idea è questa: visto e considerato che. fra i ma– teriali di scavo. molti og· getti sono identici e perciò vanno a marcire In locali spesso umidi e maltenuti (vedere. per esempio. il magazzino del museo di Tarquinia) lo Stato dovreb· be esaminare se non sfa il caso di addivenire alla ven– dita di un certo numero di esemplari; oppure. se non alla vendita. procedere al cambio con altri oggetti di scavo di altri ~aesi ar- cheologicamente interessan· ti. o praticare vendita e cambio. Vendere, da parte dello Stato. significherebbe: da un canto avere almeno in buona parte i fondi dispo· nibili per mantenere in ef– ficienza monumenti. ruderi e musei. oltre a continuare - seguendo w1 piano ra– zionalmente predisposto - gli scavi. E nello ·stesso tempo. comprando a equo prezzo quanto spesso ri· trovano casualmente i con· tadini. si verrebbe ad arginare la indiscriminata evasione. attraverso gl"in– cettatori. di opere e oggetti che invece sarebbe nostro interesse avere in mostra nei musei nazionali. Se mai gli oggetti di sca· vo - dopo la selezione per i nostri musei - potreb· bero facilmente essere di– stinti in due categorie: da una parte oggetti che. per la loro particolare impor· tanza. anche se esistono dei duplicati. dovrebbero esse– re venduti all'interno con la clausol;l di "vietata espor– tazion·e ?i; dall'altra parte oggetti che potrebbero es· sere anche yeDdUli all'e.ste· ro direttamente o a mezzo di antiquari e mercanti di arte in genere. Ciò stroncherebbe. o,·– viamente. il commercio dei cocci falsi che è co:-i .svi– luppato nelle regioni d"in· teress:e archeologico e che sen·e a far guadagnare quattrini ai furfanti e a ingannare la buona fede di quei turbti che vengono fiduciosi ad ammirare i monumenti delle nostre an· tichi<:simc civiltà. Quello dei cambi è un problema che andrebbe esa· minato per essere al più presto attuato e via via :-sviluppato. Se si escludono non molti pezzi in alcuni musei (:1\Iuseo Egiziano a Torino. :\lu;;eo Internazio– nale della Ceramica a Faenza. ccc.). di documen· tazione archeologica di al– tri Paesi noi poco o nulla possediamo: dei cambi. ocu– latamente prestabiliti. po· trebbero '."enza spe~e co· minciare a colmare tale lacuna. venendo incontro alle necessità di tanti stu· diosi e alla curiosità del pubblico degli amatori Cosi solo tanti scavi. il cUi materiale sovente· non L'esportazione e la ven· dita non dovrebbero in nessun caso depaupe"rare i nostri musei: si dovrebbe c~rcitare. come dicevamo. su materiale superfluo. Parliamo. per esempio. dei buccheri. dei ,·asi fittili. delle immaginette voti\'e. delle ceramiche in serie. ccc. ecc.; cioè di tutta una r:ilevante quantità di og– getti - da noi po:.seduti a migliaia - che non abbiano valore d'arte ma artigiana– le. che serviranno a docu– mentare usi e costumi degli antichi popoli e a chiarirci il significato di alcuni riti. Invece di perseguire il pastorello siciliano che a Segesta. fra i rovi. trova una testina di marmo e se la porta amorosamente a casa. salvandola dalla si· continlma pa&, 2 E 1 La ragione degli al– tr: ~. dramma apparso nel 1915 con 11 titolo ~e non cosi -. non è davvero ·uno degli esempi eccels:. det tea– tro pirandelliano. La· chia– re:zza. la semplicttà. l'im– mediatezza necessariamen– te si rlr!ettono anche nello spettacolo (che è stato di– gnitosamente curato da Ot– ta,•io Spadara e interpre– tato da Mìla Vannucci, Franco Graziosi ed Enn:o Balbo). A differenza dè-1 testo di Bertolt Brecht. quello dello scrittore siciliano non si presta ai voli di fantasia scen:ca. ai giuochi di mon– taggio, agli espedienti lu– mmist:ci e musicali; si of– fre esclusivamente all'in– terpretazione <• :\taschere nude intitolò Luig1 Pi– randello il suo teatro). E no: crediamo che questa mdica:z:ione sia ancora at– tuale. sia ancora valida, pur dopo gli esperimenti di Bertolt Brecht. anzi pro– prio a causa degli esperi– menti di Bertolt Brecht. L:i preoccupazione dida– :.~alica del drammaturgo tedesco e la macchinosa complicazione espressiva che essa comporta sono da un punto di vista este: tico. gli el~nti negativi continua a pag. z ......._

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