La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 12 - 19 marzo 1961

LA FIERA LETTERARI Anno XVI - N. 12 SETTlMA1"\-ALE DELLE LETTERE DELLE ARTI E DELLE SClE ZE Domenica 19 marzo 1961 SI P BBLICA LA DOMENICA Fondalo da UMBERTO FRACCHlA * Diretto da DIEGO FABHRl QUESTO UMl<:ROL. 100 DIREZIONE. A:'\lMINISTRAZIONE: Roma - Via del Corso. 303 - Tel. 687645 - Amministrazione Tel. 673015 - PUBBLJCITA': AmmlnJstrazlone'. « LA FIERA LETTERARIA» - Via del Corso. 303 - Roma - TARIFFA L. 150 al millimetro - ABBON.'-\.1\1.ENTI: Annuo lire 4.000 - Semesl re lire 2.150 - Trimestre lire 1.100 - Estero: Annuo lire 7.000 - Copia arretrata lire 150 • Spedizione In conto corrente pestale (Gruppo 11) - Conto corrente postaJe numero l/3! 4 26 Le prime rappresentazioni a Roma * u AUTORE DA RIS<::OPRIRE E DA O * ORARE Il teatro di cronaca Il classico Larbaud Carlo Betocchi * e i problemidell'uomo * di GIOl'Af\11\TI CAL#:.,1\TDfJLI Due spettacoli de11a scor– sa settimana ci oHrono la occasione di ritornare ~ul problema del cosiddetto « Teatro di cronaca>. So• no Quarta era di Gian Do· menico Giagni e Giancarlo Sbragia rappresentato nel Teatro Parioli dalla Com– pagnia degli Artisti Asso· ciati e I soQni muoiono at– ralba di Indro l\tontanelli. messo in scena da Mane:– Lualdi nel Teatro della Cometa. I due drammi. con pro– spetiive di,·erse. si ispira· no ad avvenimenti recenti che hanno determinato o, meglio. rinnovato profonde crisi di coscienza: il primo infatti ha come prot:tgooi– s ti gli scienziati c~e co· ~ truiro.no durante l'ultima g u er:-a l a bomba atomica; il secondo si svolge nelle ore che procedettero la sanguinosa repressione rus– sa della rivolta d'Ung~e– rìa. Più ampio. almeno ap– parentemènte. è rorizzonte nel quale sparia la costru– zione di Quarra era. La sco· perta dell"energia nucleare è certamente - per quanto può giudica:ne un profa• no - il più importante av· venimento scientifico del secolo. Ma. anche a co– sto di apparire insensibile. confesseremo che non riu· .!-('iamo a vedere la •1 no,·i– til > del 1,roblemi morali posti da questa o altre scope:-te. Nelle dimensioni pratiche proprie deJla no– ~tra civiltà. il pericolo co– stituito dalPeventualità di un impiego dell'energia nucleare a scopo di di– struzione non è sostan· zinlmentc riissimile dal pe– ricolo che in epoche. ca:-at· terizzate dn dimensioni di– \er;,e. costituì l'eventualità dell'impiego de I !'a r c O o d<'lla polvere pirica. La morte. lo sterminio della vita umana. non è una quantità commensura· bile materialmente e, ovun– que la morte sia causata \'iolentemente. il proble– ma mornle si pone negli iden:ici termini cosi nel caso ('he essa colpisca un solo indi\'iduo come nel ·ca.!,:o che travolga un. mi– lione di persone. assoluti, rischia di rendere angusti i problemi. avvi– lendoli e impoverendoli. Nel dramma di Gian Do– menico Giagni e di Gian– carlo Sbragia si discute in· fatti di Stati Uniti d'Ame– rica e di Russia. di allean– ze che possono ('apovolger· si. di spionaggio e di con· trospionaggio, di particola– ri metodi di ricerca e tut– to sembra straordinaria· mente misero e lontano. proprio perché è soltanto cronaca. informazione. Probabilmente i due au– tori hanno commesso Fer· rare di volere rappresen· tare questioni. luoghi e personaggi c~e non co· noscono abbastanza da vi– cino e che conseguentemen· te non possono rivelare nella loro essenza. Uno spettacolo astratto Lo ~ttacolo. nonostan– ie il raffinato dialogo nel quale si riconosce la pen· na del poeta Gian Dome· nico Giagni. e nonostante l'abile taglio scenico. nel quale traspare l'esperienza dell'attore Gian Carlo Sbragia, rischia dunque di risultare astratto come sono sempre le descrizioni condotte dall'esterno. Da tale punto di vista Indro l\fontanelli ha pro– ceduto assai più cautamen– te: egli hn raccontato una propria esperienza. L'azio– ne de I sogni muoiono al– l'alba si S\·olge. durante ·Ia notte della repressione russa a Budapest in una camera d'albergo. do\·e si trovano quattro giornalisti italiani insieme con tre un· gheresi. Ed uno dei giorna· listi è lo stesso ì\Yontanelli. che effettivamente. eserci– tando la sua professione di giornalista. visse quella notte terribile. Si sa che l'artista. per essere t:lie. non deve necessariamente limitarsi a rappresentare personaggi ed eventi che gli siano materialmente noti: ma è pur indispensr1- bile ('hc egli mUo\·a da p a s Si on i er!ettivamente sentite cioè conosciute al suo spirito nel loro reale contenuto umano e non .so– lo razionalmente suppo– i-te. E t·esperienza diretta è sempre il miglior mezzo di conoscenza. pt>rché im· prime un 6Cnso dete:mi· nante nella rappresenta· zione. • Anche ne I sogni muoio· rio all'alba è adombrato, attraverso gli a,·,·enimenti particolari. un problema generale: quello dello sna– turamento possibile delle idee nel loro attuarsi. l\Ia Indro i\lontanelli. dalla immediatezza stessa della sua esperienza. C stato in– dotto ad analizzare il pro– blema generale in una di– rezione nettamente deli– neata. Nel suo dramma il moth·o centrale e costitui· to infalti non dal proble– ma generale che rimane sempre più vagamente nello sfondo: ma dalJa rappresentazione dell'incer– tezza. dello smarrimento. del vacillamento che pren– de l'indiviauo, pur sicur<;> e convinto delle proprie idee. quando urta violente– mente contro avvenimenti di proporzioni inconsuete. In questa luce. quando essa è sufficientemente in– tensa. i personaggi di In· dro i\lontanelli sono veri. sono umani e sono elo· quenti sopratutto in un tempo come il nostro nel quale tutti sostengono con molta sicumera e con mal· ta baldanza un qualche principio senza mai essere sfiorali dal sospetto di sba– Eliare. (Il nostro tempo passerà alla storia come quello nel quale fu pos– sibile cambiare anche più di una ,·olla idea senza mai sentire il bisogno di ammettere 1·esistenza del– t·eri-orc). cl dramma di lnd:-o i\lontanelli è raffi– gurato. nel suo livido al– beggiare. il sentimento anl?"oscioso dell'errore. che costringe ad una rern dolo– rosa dinanzi a se stessi. se ~i vuole ~alva almeno la buona fede: questo è. oltre i pretesti offerti dalla cro– naca. il vero nucleo inter· no dell'opera. La cronaca è superata cd i personagi:i scendono dal piedistallo sul quale si ergevano come emblemi nstraJti e i-i avvicinano ar– fcttuosamente allo .spetta– tore. Ripeteremo. quindi. che la cronaca può e de\'e ispi– rare il drammaturgo: ma purché e~li sappia dimen– ticarla per guardare ai pro– blemi dell'uomo che sono problemi di ieri. di t>ggi e. purtroppo. di domani. Se Valery Larbaud. in– vece di essere uscito di cir– colazione nel '35, allorché. colpito da emiplegia. per· dette l"uso della parola. lui ch'era esperto di varie lingue e di vari dialetti. avesse continuato a muo– versi e ad operar tra noi fino al 2 febbraio del ·57_ in cui mori nella natia Vichy; ma sopratutto se gli anni del suo massimo fulgore. non fossero coin– cisi. datr8 al '32. con quel– li della Phalanpe. della Nouvelle revue françaisc e di Commerce. che fu– ron anni. a ripensarli. pie· ni di buona fede e di in– traprendenza letteraria: se · ciò si fosse. per assurdo. verificato e Larbaud fu– roreggiasse in Temps mo· dernes. 1101 non dovrem– mo adesso st~1pirci e ralle· krarci troppo. come in realtà facciamo. per l'usci– ta della traduzione di una sua opera. I suoi scritti andrebbero a ruba. Le sue traduzioni fioccherebbero. '.\Ia c'è da chiedersi a qua– le Larbaud dovrebbero appartenere. differente daJ e nostro». perché tutto questo potesse nccadere. Differentemente da ieri. quando un autore stra– niero. specialmente se con· temporaneo, stenta\·a ad essere tradotto in italiano. né sempre le scarse C('– cezioni si accordavano con la buona quaJità. o_ggisuc– cede il contrario: e. per piccolo che sia. ogni aato· rucola. purché sia riuscito a far parlare un po· di sé nella cronaca nera dei bas– sifondi letterar i. ,·anta su– bito la sua resi:ola.re tra– duzione itali:'ma. Tan to è lo zelo dal quale siamo sollecitali cd attratti \·~r– so ('erto tipo di produ- zione .. Un autore discretissimo :\la, da un autore della rara qualità del discretis– simo Valerv Larbaud. che \'anta.egio. che guadagno :;i può. oggi. sperar di rica· ,·are? Ad e:.ser franchi: nessuno. E. giusta o no che sia la nostra pessimistica credenza. e destinata o no che sia ad essere smentita. Dio lo vo,:dia. coi fatti. dal– la sperimentata constata– zione di un simile anda· mento editoriale è- deriva· ta la sorpresa. mista a sod– disfazione. cui non abbia– mo potuto sottrarci cli fronte alla singolare pre– sentazione risen·ata dalle Edizioni Casini alla tra· duzione degli otto ine!fa· bili e già classici racconti di Enfa11ti11cs. riuniti e ri· stampati in ,·olume per la * di BNlll(;O l?AL(lUI ment. une atmosphère, qui lui sont propres. En de– hors de son sens matériel et littéral. tout morceau de littératurc a. camme tout morceau dc musique. un sens moins appa– rent. et qui seul cree en nous l'impression cstheti– Que voulue par le poetc. Eh bien. c·est ce sens-là qu'il s·agit de rendre. et c·est en cela surtout que consiste la t.iche du tra– ducteur. S"iJ n·cn est pas capable. qu'il se contente d"ètre un lecteur: ou bien. s· il tieni absolument à traduire. qu'il s'attaque a n'importe quelle matière imprimée ou manuscri– te ... mais qu'il laisse \"ir– gile. et tout ce qui est litterature. tranquille; mais pour rendre ce sens litté– raire des ouvrages de lit· térature. il faut d' abord le sai~ir et il ne ~uffit pas de le saisir: il faut encore le recréer >. (Sous l'invo– cation de Saint JérOme. 69-70: Gallimard. Parigi. 1946). Y ersi per onomastico prima volta. nel 1018. al– la indimenticabile insegna rosa e nera delle e Editions dc In Nouvelle Tevue fran· çaise » (rue dc Madame 35·37: Parigi). E se per il testo si è ri– corsi alla lezione compre– sa nel tomo secondo delle Oeuvres complètes (Galli– mard. 1950). per la veste, volendo far cosa de,ma. in modo che risultasse evi· dente il pregio dell'omag– gio in onore di un cosi ca– ro amico dell'Italia. è sta– to adottato un formato fuori del comune. orizzon– talmente slargato. quasi come un album di dise– gni. E i disegni. nella !at· tispecie. sono stati affi– dati alla travolgente sot– tig-liezza della penna di Angelo Urbani del Fab– bretto. Bisognava non gra– vare su!J'aerea tessitura di un dettato ancor tutto tre– pidante dei più intimi ri– cordi d'infanzia e d'adole· scenza (ma differente da quello che circonda rav· \'enturosit3 fiabesca delle creature di Alain Four– nier): bisogna\·a circuire le parole e le immagini. coglierne i suoni e i colo· ri quasi per allusione. sen– za fissarle. l:isciandole li– bere di comporsi e scom· porsi. d'intrecciarsi e scio· _gliersi. d'invernrsi e sper– dersi. ~fa è nell'ornatezza del– la lraduzi"one che il volu– me attesta ,più decisamen· te il suo predisposto in· tento di omai:tgio. Del re· sto. quale altro assunto ootrcbbe rioromellersi. al presente. la traduzione dei raccolti di un cosi limpido e disteso e sorridente e innamorato e poetico. can– dido eppur malizioso. feli– ce eppur pensoso autore. quale a noi e ad allri ami– ci. ne!?"li anni belli. 3i ri· velò Larbaud? L'apparen– te nnturalezza del testo sembra elaborata apposi· tamente per trarre in in– e:anno e comoromettefe un traduttore sciattone e fret– toloso. Tutto semplice. lut– to facile. Che fatica. che bravura occorrono mai per \'Ollare quei oeriodi dal francese in italiano? ì\Ia biso~na essere eia!· troni per ra_g-ionarc tanto irossolomentc al cospetto di pae:ine lievitanti in una ~osocnsiC'lnc ma~'ica come son quelle di Enfa11ti11cs (Cfr. G. '.\lanzini: Adolc· sce11za e sorriso in Valer11 Larbaud. in Ritratti e pre– testi: S::ig~iatore. ~lila– no. 1960). Per contro Renato ~Iuc· ci. con la distinzione che J?li viene dai suoi gusti e dai suoi studi. dalla ac– cortezza critica e dall'esi– genza artistica. ha filtrato un volgarizzamento di En· fanlines di cui molto si sarebbe compiaciuto lo stesso Larbaud. ma piU come intenditore in J?Tado di apprezzare la prova e quasi la gara felicemente superata da uno scrittore nel rifacimento di un te– sto letterario straniero nel– la propria lingua. che non come autore in questione. Un classico e un innovatore Come intenditore. e lo fu in misura elevata. pre– so avvio dalle osservazio– ni del De Sanctis (Opere, cdiz. Einaudi. XIII. 61-66). sopra alcune traduzioni virjt'iliane del Caro e del Leopardi. prosegui. per suo conto. ricordandoci che -t: chaque texte a un son. une couleur. un mauve- (Contlnu;-; pag. 2) Dedicatt per San. Giu,eppe aQli amici dello ,ieuo nome Ahimè, che i nomi tornano, dei santi, 1 nomi, tutti gli anni, puntualissimi, quali li avemmo, puri, dal battesimo, sulle teste innocenti e avventurate: m3 tornano sapienti, ora, e son nomi che sanno anche le nostre, con le loro sventure. Pur noi vogliamo, quand'essi rito;nano. far festa, e dare un senso di festa agli onomastici. Per essi, pei Santi, che la vita si ricordano, (perché la gloria nulla si dimentica). che sarà mai quel giorno che rifolgora? Vestiranno di gloria sulla ruggine? o di ruggine in gloria? Su, fidiamoci, dicamus bona i:erba; e a ogni onomastico festeggiamoci in grazia del dolore. DIARlO DELL'APPARTATO * Obbieziòni a Montale ovvero del leopardiSDIO Trascrivo da un e Dia)o. go con Montale sulla poe– sia•• apparso sul primo numero della nuova rivi– sta trimestrale di Lettere e Arti. che si intitola e Quaderni milanesi>, re• datta da Giuseppe Ajmo– ne. Oreste Del Buono. Tommaso Giglio e Dome– nico Porzio (Autunno '60): e Quel che mi pare stra. no e l'idea che ad ogni volger di stagione debba• no :1pparire di necessita poeti nuovi. diversi. inedi– ti, inauditi. Non si potreb• bero a,·ere stagioni tutte cli poeti e stagioni di arti– sti (poeii) che non scri– vono versi? Ci vogliono anni cd anni per creare nuove possibilità di stile e di linguaggio. E spesso cercando e non> si trova, Trova chi può. quando il frutto e maturo. Dopo Leo– pardi. per tutto il resto del secolo. fu pressochè impossibile scrivere versi; nel primo Novecento fu ancora possibile. Oggi. non so: lo saprete voi che siete giovani>. Curi osa impressione. * ,li 61IETA.l'O ARCA1l'GhLI quella di questo enuncia– to: nello stesso spazio, in breve spazio. il segno di una esperienza che è og. gettiva saggezza critica. e che. data rautorità uni– versalmente riconosciuta a ).lontale. e proprio da tan– ti ,E?"iovanie gio\·anissimi. potrebbe pur servire ad equilibrare tante insurre– zioni e impenna.ture trop– po più gratuite di quanto non si pretendano nc('essi– tate dai tempi. dalla SO· cietà. ecc. ccc.: e insie• me una precisazione che mi suona 3\ ventata o. me. glio. non rispondente alle più ,·ere ragioni del Poe– ta. che ci e sempre appar. so uomo dotato dj fncoltà non condizi.onabili da su12· gestioni polemiche. e rJ· luttanti a subire il potere di miti prestigiosi. di mi• ti sopraffattori del concre– to senso e concetto del va– lore poetico. Ricordiamo a questo proposito un .suo articolo, del resto citato. ,·eramente critico e non mitico. sulla poesia di Campana: ci sentimmo un acuto e tutto naturale amore di verità. un senso fermo del valore effettivo. anche a costo di sacrifi– care ogni senso di abbel– limento nella misura che può essere consentita al poeta in quanto non coin· cidente con il critico. Critico e poeta Se esiste una condizione tragica nel nostro tempo. e!:òsa è data piuttosto da un ('u:-iooo fenomeno di as– suefazione. per il quale la morte generalmente com– muove e preoccupa soltan– to quando minaccia una grande quantità di indivi– dui e non pochi o addirit– turn uno solo. Anche i ~cntimenti dell'uomo ten– dono a « collettivizzarsi 1), a perdere ogni carattere personale. E questo. si. è un indice pauroso di ap· piattimento morale. perché denuncia una progressi\·a inclinazione a convertire i !aW spirituali in !atti materiali. NELLA MISCHIA DEL DOPOGUEHHA IN VESTE D'AVVOCATO E DI· TESTl~IONE * In quel caso mi parve che il critico Si sostituisce perfettamente al poeta. senza disagio reciproco. ~la questa volta. no: da\•,•e,rC\. '.\lontale poteva rispar. miarsi quell'affermazione che e dopo Leopardi. per tutto il resto del secolo. fu pressochè impossibile scrivere ,·ersi >. perche ine\·itabilmente lo sospm– ge verso posizioni che non sembrano confacenti alla sua naturale libertà e spregiudicatezza di giudi• zio. alla sua riflessiva cal• ma antiretorica. Dopo Car. darelli. non crede\·amo pili al ritorno di tanto ri– gore esclusi\·istico, anche se è supponibile che il leo– pardismo eccessivo di que. sta particolare aUermazio– ne montaliana non coin. cida propriamente col leo– pardismo integrale e ido– latrico dell'altro. ti,·a e decisi,•a al punto che si tratterebbe di una differenza assoluta e inte– grale come quella cb.e.coi:.– re fra il no e il si. o fra la morte e la vita? Nella ripresa pnmono,~ecentesca è da includere. allargan– do i termini dello spazio là inWcato. anche la no\.'i– tà della poesia pascoliana. oppure questa è da com– prendere nella liquidazio– ne fallimentare. di impo– tenza congenita al ,,-erso. del tardo Ottocento? Se un articolo riassunti\'o dt '.\Iontale. sulla vicenda e :;ul valore della poesia pa– scoliana ( e La fortuna del Pascoli >. m e Corriere della Sera• del 30 di– cembre 1955) e che abbia– mo npre.so sott'occhio proprio ora non ci iogan.. na. do\·remmo ritenere che anche a Pascoli \'enisse da '.\Iontale :iconosciuta la possibilità di scri\·ere ver– si. non superfluamente si intende. dopo Leopardi. :\ola il riferimento crono– logico cosi netto ci lascia molto dubbiosi. e ci por– terebbe a ritenere aggra– \'ate. nel giudizio di '.\lon• tale. le deficienze e debo– lezze varie da lui riscon– trate nel poeta romagno– lo. in misura tale da eli. minarne la poesia dal rag. ,:!io di circolazione ed in– fluenza attiva: quali. pili conclusivamente. e l'assen– za dei grandi ,•ersi me. morabili >: la e costante indeci:=ionc formale e psi. colo~ica >. e il fatto che c. raramente una sua lirica è un oggetto distaccato, che può Vt\'ere per conto suo> (dichiarazioni che mi sembrano tanto interes– santi. anche se tutte con– futabili con bastante sicu• rezza di mezzi. che var. rebbe la pena d1 tornarci su. agganciandole ati un più ,·asto e organico di· S<:C?rso sull~ poesia. troppo p1u tale d1 quanto non ci sia consentito qui di ac• cennare neppure di sfug. gita). Diario roniano di Bran 1 cat·i A nostro av\'iSO il di– lemma di Oppenheimer. che C il protagonista di Quarta ern. non differisce da quello di Nobel. E il dramma di Gian Domeni– co Giagni e di Giancarlo Sbragia non con,·ince pro· prio nella misura nella quale è fond~to sulla p~~unta " novità • mora– le della .situazione odierna. Nei suoi aspetti veramen– te 1r nuovi > il problema creato dalla scoperta del· J'ener,i:ia nucleare C evi– dentemente dei:;tinato ad es.~ere presto superato da un·altra ~c-op<'rta più sba· lorcliti\'a, che non tarderà ad e~M?re compiuta. ed è un problema contingente. anzi tranc;ceunte. Rimane poi il problema eterno ge J·uomo debba impiegarP le sue invenzioni al Cir.e dr!la pa('e o al finp della ;:?Uc:-– ra: ma non ~re-diamo che que~to p:oblema si :.-ia posto meno ango:-cios-a– mente all'indh•iduo il qua· le nell.i preic;ctoria per pri– mo ~copri la m:rni('r;i di c1c-11ri•i11:1rr un ,;,<.~o tra– ~fn"" · rln 1 n in un·;:a :-ma. Perciò la crom1.ca. qua"n· do non sia t rasfigurata e ridotta ai suoi parametri Brancati non ha lasciato alcun diario intimo e segreto, è scnlto nella Nota in coda 3J Diario Romano (Bompiani. 1961. a cura di Sandro De Feo e G. A. Cibotto). Il vo!ume è stato composto accodando in ordine di pubblicazione gli seritti che appan·ero dr.I ·-n al 54. sotto 11 titolo comune di Diario, ~ul "Tempo Illustrato>• e sul « Corriere della Sera"· Al titolo originale è s1ato abusivamente ma se.nz' al:ro opportunamente aggiunto raggettivo che preci:;a dove il Diario fu scritto per la gran parte. in rispo::.ta a spunti ed occasioni romane. nel tipico clima remano del primo dopoguerra Xon ho conosciute Brancali da vivo. E mi .sono accorto ora. davanti a questa stupenda tes111nonianz:1. che ha tutto il sapore dell'inedito. -ii aver perduto un'altra occasione per conoscere un uomo d'u,u -:-azza io estinzione. E' Il grand:ss'.mo pericolo di chi è gio– vane oggi. quello di arrivare persino a dilllf>nti,:an. per quanto stan diventando rari. scrittori ed uomini aristocratici. la cui anima è verticale. Vitaliano Brani.:ati C uno scrittore aristocratico. Pieno di spirito. di tristezza (l'uno e l"altro andarono sempre così d'accordo). di solitudine. Crede nella sua missione di scrittore. per la quale è pronto ad e,-.ecrare tutta una gio,•inezza « sciocca. sconsigliata o. ~ mhsione signifka allontanarsi dal proprio tempo (dunque anche da ~e stessi) per osservarlo. per guardarlo mentre scende tult1 1 gradini d~ll'ideaJe al quotidiano. se significa resistere. impegnarsi in direzioni diverse. anche opposte alle parole d'ordine. ai miti. rontra:taccare con l'ironia. con la lucidità-. difendere i valori offesi. .se occorre indossare abiti d'altre epoche. divrsc d'un comportamento smesso e deri:;o. soprattutto documentare su se stesso i mali e i ,·izi. ciò che vuol dire sparare sempre prima sul proprio cu0re che su quello degli altri. Que:;to Diario è in(rammezzato di limpidi esami di coscienza. Brarn:ati non fa mestiere, di mora– li~mo: quel che vede lo innamora. anche se lo repelle: e(; insegue nelle pagine la sua confessione piena. totale. Se non la raggiunge. se non ~i libera mai. \jve ,-empre in un clima di quare:-ima. batte e ribalte i chiodi d'un suo martirio quotidiano. Ci dà. qui. un Diario d·esuJe. Ha perduto il suo mondo. un Otto· * di Pl)j]'l'llO CUJA'l''l'I cento che nel sud d'Italia ha resistito ben dentro questo secolo. e ancora non vuole scomparire; ha perduto la giovinezza. in un tempo com'essa perduto: ora e maturo. ma è stanco. e la felice stagione arti– stica ('he pre::,s'a poco corrisponde al Diario non è che il traboccamento d'una montante estraneità al nuovo mondo. al mondo. Al \·ertice della sua amarezza stanno i suoi occhi acuti. indagatori. che osservano quel che avviene di nuovo. gli uomini nuovi. cercando con patetica di– sperazione di scoprire l'aggancio della speranza. E qualcosa sta avvenendo. annota nel suo diario: e si estro!lette. per deludere la voce profonda che recita il u nihil navi ,,. cerca e trova. o \'uol trovare. motivi di rinascita: ma nel fervore del primo dopoguerra sente già. e il diario soffre a regislrarli. gli spifferi freddi del secondo dopoguerra. quel che sarà Il clima, saranno i nuovi miti, sarà la realtà. li rnario si spinge sino nei ridotti delle Camere, a spulciare tra le righe della cronaca, a carpire frammenti di conversazioni private. di pehegolezzi da ~alotto: l'ansia di scoprire il tempo che si fa. mentre si fa per intuirne lo spirito ancora allo stato fluido. fa di questo Diario del dopoguerra un documento unico. eccezionale. Ma nella stessa pagina. sotto un'accensione d'entusiasmo. sono due e tre le doccie fredde. i bru:-chi rientri. E da questi, infine. il Diario è comple.»ivamente dominato. Quelle sor• tite paiono quasi le sue lentazioni; i rientri. al contrario. paior.o solo riconferme. Là è la memoria a tentare sortite: qui è la vocazione a richiamarle. rimettendosi c1 fuo.::o. li Diario vive d'una profonda. angosciosa ( anche arguta. anche scintillante) alter• nativa. E' in od.io al fascismo. a tutto ciò che priva. che asser\'is:ce. ('h e falsifica. che devia. che imbar– bari~ce (.i ciò che ha sviato e falsificato il Brancati j?1ov.ine. che h,1 a\'\·enelato il suo farsi uomo) che Br,mcJti :.' getta ne>lla mischia del dopoguerra come avvocato e teslimon e, pr onunciando la sua inequi– vocabile condanna cont.ro il fascismo che fu e qual- siasi altro totalitarim-io che voglia essere. rivendi· cando la libertà e la dignità dell'uomo. Ma appena pronunciata la cond2nna. appena esaurita la carica d"odio (la penna si intinge diritta nella bile, scrive un verde indelebile) l'occhio del moralista sì fissa sulla realtà che l'attornia e vede molti mali di ieri. travestiti o appena rivestiti. ritornare per le strade. ripopolare i salotti. La satira al fìlocomunismo. al- 1' t( impegno» dello scrittore tempista. al conformismo che invoca un altro tirannico « Luogo Comune .. da adorere. al machiavellismo. lo trovano già con le armi affilate, che vanno subito all'essenziale pur nel trambusto frastornante di quegli anni: e sono le armi d'uno che ha capito che la fine d'una men· zogna non è per ciò stesso l'ioizio della verità. ha capito che la libertà riconquistata « non rende gli uomini intelligenti e buoni n e purtroppo può servire. a troppi. solo per scegliere nuove schiavitù. L'abbandono di Brancali avviene davanti alla natura meridionale. Da Napoli in giù. riel suo Rellme. l'aria gli si fa ancora respirabile. la temperatura s'addolcis-ce: dimentica il freddo che !"ha sempre torturato. rientra nel grembo immobile. tepido. si– curo. Ogni ritorno nel meridione è nel Diario una parentesi "benefica. ln penna scopre vocazioni più antiche della vocazione di scrivere. L·esempio di Sthendal (l'autore for::.e più amato. 11 dopo» I clas· sici) perde lustro.· vigore: Brancali cade in una distesa beatitudine di antico filosofo. di eplcurèo (o forse. solo di eterno uomo del sud). sente lo sforzo di tutti i movimenti. la naturalezza d'un ozio che già fatica a pensarsi. Il tempo retrocede. perde secoli assillo. Sotto il Bran('ati ottocenteS('0. costruito su un'educazione. uomo di fede e d'onore. e sotto 11 Brancati settecente~o. che a questo secolo ha chiesto maestri di stile e di idee. da Voltaire a Sthendal. uomo aristocratico e moralista. c'è il Brancali ba• rocco. prerioso. fosforoso. impastato della sua terra. compiaciuto pure della sua amarezza. l\Ia c'è del· l'altro ancora. più sotto. che il contagio del ::;ud risveglia. riimpone: c'è una severa papmità da ,ter· minato crespuscolo. una fa\alità senza incrin<1111re: davanti ad essa la vita e la morte non sono più pro- • (Continu~8Paa. 2) Gia. alla dichiarazione montaliana sarà da toglie re quel sospetto di enfasi che potrebbe sottolinear– la. ma noi crediamo per equi\loco: si tratterà piut– sto di un senso determi– nistico lì esasperato. e quasi fisioiogicizzato al rapporto fra le ,·icende della poesia in assoluto. ed i tempi. gli uomini: tempi ed uomini ai quali l'assolutezza. della poesia leopardiana avrebbe bru– ciato la possibilità di rica– ricarsi vitalmente di crea• tivo umore poetico. p<-r una specie di legge natu– rale distributiva di una fa– coltà anch'essa soggetta al limite. e al ritmo ascen. dente e discendente di un ciclo che verra adempiuto s;econdo una proporzione fatale che non potrà es. sere corretta e smentita da . nessun imprevedibile. Co– me sarebb.?. in altre paro– le. c-redere che il vecchio possa tornare gio\'ane. Perchè Montate ha po– tuto. intanto. distinguere tanto nettamente il bina. rio morto di un Ottocento superstite alla esperienza totalmente assorbitrice di Leopnrdi. e il delinearsi di una n110\'a partenza ni pri mi del nuovo secolo. pro– prio come fosse possibile segnare una svolta effet- Leopardi mitico l\Ia. si potrebbe anche obiettare. e scrivere versi• comporta forse responsa– bilità di minore rilievo; e lo stesso Montale. ormai sul punto di concludere il detto articolo. soggiunge– va. a parziale compenso di quanto prima dichiarato: e Ma forse chiediamo trop– po e non siamo altrettanto se\•eri con poeti d'altra tradizione e d'altra cultu. ra >. E potremmo comin. ciare col dire che si è chie– sto troppo meno a Leo– pardi. se la non trascura– bile parte discorsivamente risolta della sua poesia non ha impedito, pure con la sua e\'idenza. che del poeto l't!Canatese si faces– se un miticC'I campione di poesia pura, e di una qua-

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