La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 10 - 5 marzo 1961

Bomenica 5 marzo 1961 I. A F I F K A I F I I I·. K A H I A Pn. 5 JD> I A\..R I O D ELL' A P P A JR 'JCA rJl' O * •,ooro LA 'I'EJIPES'l'A \'UJ.'.\'E JL SERm-6,, * Il • romanziere felice Gli ottant'anni di Carrà o la sublime incoscienza ., Per mc- ,1,1:rida un certo punto della sua conferenn 11 paeo;agg10 i..• uno stato d1 animo•· ln\'id1abilc domm:o dell'uomo sulla natura; altro chc la povt'ra c.• insanab1lc inqu1Mudm«- di chi non s1 fida mai d!'l tutto, pe-r b('ne, chr gli \·ada, d1 quc..,ta st;in za terrena' E che non riu sc1rà mai a formulare nulla che faccia !lentire agli altri la !ltcurt'na tranquilla di uno !'.tudio bene fornito, dove ,i:li autori !'.I allineano docili e pronli dietro il tavolo dello ~crittorc. cro~iuolo dell'ope– ra1.ione più importante che si realiu1 nel mondo: ciot• l'opt'rn del medesimo. E gli scrittori forse poso;ono distinguersi in dut' catego– rie ben diffcren7.iate; quelli che ti fanno avvertire la pre– senza dello Mud10 d1C"tro le loro spalle, e del tnolo d1 lavoro; e quelli che, a imma– ginarteli, non <.a1 do,·e col– locare, e che ti parlano da scena reale, con un'aria a\'– ventina e una faccia da e senza fh.,c dimora •· Credo che. in complco;so, tenda a prevalere la prima: lo puoi notare anche da certi• dati 2c;tern1 nell'apparenza, ma non nella sostanza. come !la– rcbbc la frequenza d1 fo10- gra!ie di scrittori din;inzi alla macchina da seri\'ere, gravi e perplessi forse su una parola da scegliere, da deci– dere, ma cht' 31 può supporre \'crrit fclicC"mcnte ra,::1::iunta da quei sccuri. Di quei se– curi al fulmine terrà dietro il baleno: il baleno dell'idea felice, clclla parola insosti– tmbile. Ad 01,tn1 modo, di roman– zieri felici ne ho ,•1st1 più d1 uno: non è che sia rico– noscibile, -ne! panorama della nostra letteratura. so'Lanto quell o che m i offre lo spunto per quei.lo spunto ritratti– stico: ricord o ancora con stu– pore la dichiarazione fatta– mi un giorno da una delle pcro;one più serie e stimabili che si possano incontrare fra ht ~e nte di penna: ebbe il cora.tt~ io d1 d1chrnrare che lui avc\'a tre o quattro romann pronti nel cas.u•uo {da 1tg– gmngere. poi. a quelli g18 pubblicati). Anche colui non mi sug,:::criva tanto l'idea del– la fc.conditi'l, quanto piutto– sto quella della felicitri: O\'– vcroi11a del felice pohscsso * di G;IE':'A.1'0 ,IIU'A \GELI del mondo. come scena da sfruttare per le proprie in venzioni e interpretai10m: 11 mondo c-he sta li. buono buono, appo,;ta per loro. Penso agli abisc;i ~e,cret1 e msondabili dcli' ambizione creativa. penso agli ... tupe– facenti appuntamenti che lo scritlore felice, che è come ~~~t;~~:t\~~~à ~o~a~!tso ~ simili. Dietro l'appuntame.nto che lo scrittore fissa a se stei-so. vedi profilarsi l'om– bra dell'editore fedele alln loro causa: l'editore che sti– mola_ l'op~ra loro, il perso– na1ut10 mcarnatorc della prO\'\'idenzn letteraria. chc risulterà l'_esortatore pa11entt• e tenace. 11collaboratore in• umo. colui che, in un ct'rto momento cr1t1co (tanto c-r1ti– co che perfino a quei ,;ìcuri e ben piantati sul i-uolo .sem– bra venir meno la fiducia nelle. proprie forze), si so– <;:t1tuira allo '-Cnttore stes,;;o nel rendergli la coscienza profonda del proprio valore e della propria missione. Non dubitate. anche lo ,;critlorc felice avrà poi da confes– sare e da vantare una sua crisi; nel soffrire la quale non sarà rimasto solo, tutta– vrn; l'ec.Vtore fedele iwmi• glieril a quelle mo,::li che sono a volte responsabili del succe_sso del marito, quelle mo~h che stanno nell'ombra. dietro l'uomo in preda a cri– si. e che si sostituiscono In gran yarte a loro inefficienti, convinte come sono che il mondo non debba usoluta• mente essere privato del frutto. prezioso e insoshtu1- bile, di quegli in2cgn: rari. Il bellissimo è che poi. in ultima cruda analisi. !Ù trat– ta sempre di pseudo gran– dezze, e di grosse mediocri– t.t: d1 false batta~lie, in ap– parenza a favore dell'umam– ta. ma consacrate esclusi\·a– mcnte a fare la felicità ultima dcllo ~critlore. a darii:h il senso del proprio eroismo l' della propria necessilà nrl quadro dell'universo. Ecco percht?, se il roman– ziere fc-lice pnlia del male, della sua fatale prescn7n, balle l'al'Cl'nto sulla 5Ua in– d1vmbilitil dal bene, sulla !IUa inelimmabihta; e puoi ~tare sicuro che si tratta di qualche cosa che serve lm, e non del contrario. Fui toc– cato da una intuizione folgo- 1ante, quando sentii di inter– pretare lo spirito profondo d1 qut'I felice nel fargli escla– mare: .. Drnmma umano, mi raccomando, non risolverti, se no, come faccio io a scri– vere i miei romanzi?•· Mi mern,•igliai del senso ds rntimo piacere che si spri– gionava dal modo appunto come il romanziere parlava del dramma fondamentale dell'umanità, g1un10 al mo– mento d1 rile\•are l'irriduci• bilità del male, lo vedevo ergersi ancor più del solito, esprimendo involontariamen– te la soddisfazione della sa– na funzione fisiologica. quale che ella si fosse. bene riu– scita :\1a ecco che I suoi pcrso– nag,i rai;:giungono una eco– ~cienza cric;tiana •. Raro tra– guardo; non è forse esage– razione supporre che Cristo possa essere mvitato a rin– ,c:ra1iare il roman"Z.iere per aver~li fatto quella buona pubblic11il. Il romanziere e– splod~ a un trailo nell'af– frrm11zione che la vita è me– ravigliosa nel s\io bene e nel suo male. Beati loro! Loro che il male contempla– no, indai?ano, analizzano da dietro il tavolo del bene ri– parato studio. con l'intimo piacere cd assaporamento d1 una squisita e ,;;ublimata for– ma di egoismo. Lo scrittore si dichiara anche credente. ).li \'iene da pensare che. se fosse dipeso da lui, la formula luterana. da ~ pecca forhter, sed crede fortius •. µoteva anche convertirsi in • crede fortiter .. sed pec'?a for1iu~ •· per equilibrare p1u utilmt'nt(' i termini dell'in– superabile dramma. Poi, eccolo, il sicuro, l'ot– timista inscalf1bile da dubbi sul si).!niflcato dell'opera pro• pria: ora parla dei .suoi per– sonaggi, e li nomma e ne rai!lsume atti e vicende con il distacco con cui pnrlercb- be d1 personaui reali, ha il tono d1 quei padri d1!1p0!>ll a perdonare tutto allt' pro• prh.• viziatissime .cre:'lturt>: acre, ai loro occhi, per 11 stmplicc ratto d1 e11sere crea– ture che portano la loro 1m-' pronta Non soffre, evidente mente, del dubbio che ch1 lo ucolta possa non partecipa– re d1 quella idez:it1f1ca1.1one con creature rt'ah; c:0111 co– mC', un momento più oltre. quasi con. l'abilità del presti-: gia1ore. 1dent1f1ca_ 1 propri temi con quelli d1 un ,;ran– de consacralissimo !lcrlltore straniero del passato, che !lubcntra a garantire dcfini– llvamentc l'opera del Nostro. E' !IOprnttutto a quel pun– to che mi sono chie,;to il perche del prestigio cli quc– 'ilO scriltore mediocre; e, a parte il fallo di quello, natu– rali ~imo, che stende la gran– de rete solidale umana in– torno alla mediocrità camuf– fata da grandezza (oppure nemmeno così; non camuf– fata da nulla, mo. semplice mediocrità, sublime misura umana, forza invincibile); a parte quel primo perché, c'è la su,oi:est1onc della cultura che. nella nostra epoca domi– nata dal prestigio della pe– danteria armata di tutti suoi crismi. supera ogni altra sugge,,tione: e costituisce la ragione dell'artermarsi trion– fale di tutti gli sperimen– talismi. formalismi travestiti da sociologl11mi. lsml ed lsm! cd ismi a non finire, u\oli della lmbccl\litll (ctlmolojt\– camente debolezza) uni– versale dell'epoca nostrn, a– perta sempre a tutte le pos– sibth dittature. Così oggi i più sono inclini a passare sollo la tutela d1 una critica non dimostrativa cd esplica– tiva, ma ... cmpliccmcnte rap– presentativa, ln astratto, di quella sublime funzione. Co– si. concludevo. Brocchi e Gotta, disprezzatissimi (e, unii volta tanto. non senza ragione) dalla buona_ società letteraria, non rtuscirebbero inferiori allo scrittore a cui qui si allude. nella conside– razione generale, se fossero !iOStenuti dal prestigio d1 una cultura. La stes,;a rctoricita fondamentale. lo· !;tesso va– gheggiamento del. personag– gio d'eccezione, srn esso ar– tista, o intellettuale nel sen– so categorico, o anche sol– tanto un professionista eroi- -------------------------------· ~:::~~al~~si~~a riri~~~~ 8 No~! IJifl 'ltl 1 TEJU1JSTA Sff,IZ;I lllU,J ~'..'vf~\\~\/~,:~"~n~~:''fn m,: * Ii~~ni~/~~~it~~~t= ~~i:~: ve o dieci anni fosse andata incontro al protagonista. cor– * di CIUSl~PPJjJ ~{'JOJl'l'J:'\'O Nato a Quargnento (Pie– monte) nel 1881. Carlo Carrà compie gli ottanta anni: un'occasione per ri cordare il maestro - che abbiamo giorni !o incon trnto in una galleria di Milano. carico d".umi ma dall'intelligenza !;E!mpre vi– vace - ai suoi ammiratori e ai nostri lettori; e per !are il punto su una .-;i– tuazione da molti ritenuta. non del tutto a torto: pas· sibile di prospettiva sto· rica. Tanto che certl con– fronti sono ormai diven– tali opinioni diffuse: Oc Chirico iniziatore e propa– gatore mondiale della plt· tura metafisica. Balla e Boccioni cospicui prodotti lntellenualistici della stu– gione futurista. Casoratl un estro musicale e ro– mantico che. si !a misura sapiente. Sironi unico al– bero robusto e ,·itale del Tovecentismo. Morandl ci– ma a sé stante di una pu– rezza e altezza lirica as– soluta. In questo consesso. che dà un volto senza dubbio complesso e vigoroso ai primi quarant'a'nni del no– stro secolo. Carrà ha un suo non trascurabile po· sto: 1'intelligenza spes.c;o ot– timo sostituto della genl.1- lità; e. poi. la mutevole attenzione alle poetlchP di avanguardia che si susse– guono. invece di una per– suasione atta a un lavoro di .1ppro!ondimento più che di ampliamento. Na– sce da questo bisogno co– noscith·o - oltre agli im– pegni saggistici che por– tano l'artista a scrivere di Paulo Uccello (1916) e di Giotto ( 1914 e 1924) - l'in– derogabile necessità di oc· cuparsi. quale critit'o mi– litante. degli avvenimenti artistici a lui contempo– ranei. Ed eccolo. dal 1909 al 1915. impelagato nel movimento !uturist.1. del quale firma dei manifosti; ed ecco nel 1911 e nel 1914 i suoi viaggi a Parij!i e i suoi rapporti con Modi– gliani. Vlaminck. Picasso e i cubisti. Sug-gestionato da De Chl– rico (col quale vive nel Nevrocomio di Ferrara al– cuni degli anni della pe- nultJma guerra mondiale), nel 1916 Carrà abbandona il futurismo e abbraccia la pittura metafi~ìca: una e.~perienza form~le che i protrarrà sino al 1921, epo· e.i In cui partecipa al mo– vimento di Valori Plastici di Ce.~are Broglio. Il Santini chiama le svnri.1te adesioni di Carrà alle diver.;e poetiche 11eser– ci1.I di grammatica pitto· ricu 1,, negando implicita· mente un autentico valore d'arte alla produzione del nostro artista legata a sue esperimentazloni delle più disparate poetiche (scon· tenti e incerteu,e che con– fermano il sovrapporsi. al1a sua origine piuttosto anar· coide. di una volontà di arrivare a un traguardo che l'Immaginazione irre– quieta sposta continua– mente). almeno sino al 1920. Sicché il Carra ar– tista - secondo una tale critica ci si rivela in· torno al 1921. vale a dire q u a n d o le suggestioni avanguardistiche cedono il passo al reinnesto della pittura di Carrà sul ceppo sempre fecondo della tra· dizione. Quindi le opere di Carrà futurista. metafisico. no– vccentlstu. ecc. sarebbero soltanto lnleressanti come punto di riferimento. co– me premeS$e di un'epoca che generalmente \'iene ri– tenuta ricca di approfon– dite esperienze e di cor– pose attuazioni: dagli an– ni tempestosi - stando alla giustif\cazione dell'artista. accettabile :s.e non altro come atto di contrizione - arriviamo agli anni del se– reno. Ed opere prodotte in uno stato di serenità ,·an– no considerate: Il pino sul marr> (1921). L'arresa e Le ve I r (1926). Mcrigpio ( 1927), Marrino al mare (1928), .Marina di Carrara (1930). Nu.otarori (1932). L'o1tore (1935) cd altre. Codeste opere segnano i pregi e i difetti di Carrà. documentano il suoi co– stante sforzo per giungere a un linguaggio che non avrà mai facilità espressi– va. pur giovandosi di mez– zi stilistici piuttosto ele- Sam••el Beckett I' an tifi I os,, t o rendo e cantando, ad un[--------------------– tempo, il corale della nona ,;mfonia di Beethoven, come accade in un certo romanzo L:i rinoman.t.:a ormai internazionale se.i:ui– ta al succc.:iSO (sia pure quasi solo per s~– clall<;tl in letteratura difficile> della tnlog1a narra Uva composta da .111011011. Malone meurt e L'l7rnomable, e al t.rlonfo. stavolta anche di pubbllco, dello. commedia Aspettando Godot, non hn &cosso affatto samuel Be– ckett.. che r~.ill\ Il misterioso. scontroso .scrittore bilingue difficile da avvicinare e d11 far parlare. Non frequenta I salotti. non risponde alle t.elefonnte. manca regolarmente agli nppwttamentl organizzati dai suoi edl• tori, vive nella pili perfetta solitudine. la– \'orondo qur.ndo gli aggrada: la sua vita è il suo lavoro. Il suo lavoro è la sua vita. Beckett. è rlwc1to ad attuare Il sogno di tut.11 gll sc.rit.tori: Isolarsi dal mondo e non pensare ad altro che a! propri libri. lonta– no dal frastuono. JI xiornalista Gabri('I d"Aubaredc è nel giorni :,00rsf 1iusclto. finalmente. a rompere J·accerchlament.o ed a com·lncere Becket.t a intrattenersi con lu.l. pe.rmettend~il di re~lstr;:ire le sue parole. Beckett è giunto a Parigi da un villaggio della Seine-e1,-Mar– ne dove una plccoln eredità gli ha da poco permesso di acquistare una casetta e w1 quadrnto d1 terra Il giornalista gli ha detto per prima COS.'\ che l'invidia di pot.er lavo- di Brocchi ... Il Nostro è riparato dietro lo schermo di una cultura il– lustre, che no" può non in– cutere soggezione; ma che è arb1trar10 venga usata come garanzia dei suoi romanzi. ì\h vedetelo ora:i, che con– fessa il suo debole per i per– sonaggi lemmihili: per i qua'" li nutre una considerazione degna di un antico stilnovi– sla. li male, pure nella sua ineluttabilità, finisce poi per restare, in qualche modo, perdente dt fronte al bene, quando la fata benefica, ap– pas,:;ionata e sublime, rlscaua i personaggi maschili dal– l'e,coismo virile e da ogni inclinazione emica: e si sen– te che 11 sogno più segreto dtl suo ideatore è quello di incontrarla anche nella real– tà, p~r farle. vegliare la com– pos1none dei suoi romanzi, e per far.cli superare. in nome della superiore armonia um– \'ersale. tutte quelle sue cri– si che potrebbero, infine, pregiu~icare il ritmo. e l'or– dme d1 quelh1. armonia. Manlio Sarra: Figura Una recente Lmmaa:lnc di Carlo Carra mentari. Donde. l'>Oventc. la pre!ien:ta di schemi pre– costituiti che a \'Olte ri– mangono intenzionali. in– filtrazioni (dice il Ballo) di unc:1 "monumentalità retorica,,: difetti non di– sgiunti da una .~ingolare sobrietà cromatica e da un ordine che non trascura le esigenze di un linguaggio moderno. Le opere che abbiamo ri– cordato vanno chiedia– mo - considerate im– portanti limitatamente alla esperienza carrariana op– pure in riferimento alle molteplici esperienze del mezzo secolo trascorso? Cioè: son esse prodotti no– tevoli in rapporto alle cose che non hanno ormai nem– meno significato polemico e che nP hanno mal avuto uno artistico'! E:-.~endo in sede commemorativa. la– sciamo a più staccati e<.e– i;eti di un domnnl Il com– pito di una rispo.sta de– cisiva. Possiamo confcrmn– re. comunque. la natura spiccatamente volitiva del– l'opera cli Carrà: di ciò - oltre lo stento che ha ac– compagnato Il suo lavora– re - è riprova l'inesora– bile suo declinare. a par– tire dalla Biennale del 1948. Tuttavia più di un In~ gnamento nasce dalla lun– ga opera. di scrittore e di pittore. di Carlo Carrà. Nell'attuale occ.1sione un periodico milane!ie ha ,·o– luto riportare, come anco– ra vivo e attuale. uno scritto dell'artista, che ri– sale ad alcuni anni !a: « Dopo tante Introspezioni - dice tra l'altro Carrà, - dopo tanti pensieri sen- to come non mai gli in– centivi di un cordiale rap– porto con la verità degli aspetti del vivere umano. di stabilire cioè una con– creta ed effettiva corri– spondenza dei miei senti– menti con il mondo e le cose... Seguire una data teoria. per molti og~i \'le– ne creduto farsi uno stile. ma uno stile non "i fab– brica arbitrariamente in un capriccio orgoglioso. è in– vece la risultante di una fOT"Zainteriore in profondo contatto con ln \'ila ... Si tratta di realizzare non una co:-i detta realt.a esteriore ben pitturata. bens1 un estrinsecamente pittorica che tenga n giusw rappor– to tra realtà. cuore e in– telletto. Senza questo jm– perativo il superamento del mondo fisico n on è che unc:1 parola vana e pretcnz.io ,-a ... Non ai giova ni. che ,·an– no ormai ritrovando lo buona strada. nauseati del– le ubbriacature manieristi– che di una declinante mo- d a a quanti. ~o :ut· tu1.. neire:-:-o:-e d1 una • in:emaz1onal1~a • m.sla– mente intesa, Carra, con i . uo1 tra\'agll estetici e con 1 5uoi co~cienzios1 ripen– samenti ,:ritici. offre di che riflettere: qua:;i un te,;;ta– mentario richiamo ai dirit– ti dell'intelligenza e del buon gu,,to. lndispensabiU preme-=oe perché nuove esi· &enze .irti!itiche po.i.>ano e<i..-.ere~oddi. fatte. J~IIIIU l>'1-lll1'E * Vlaminck illustralo e tradotto da Tamburi tli 1'E.1.l 1'tJ Gf.-1.H Dire che Orfeo Tamburi tradl1tc o ha tradotto \'laminck potrebbe apparire una mali~nit-1: c.:oi fiocchi, una ~attuta anzi a colori. Si può pcn~arc che 11 nostro p11tore si sia dato a tradurre la pittura, ,olgcndo l'csprc~sion.1~mo del f~nccse in un espressionismo romano. Mn Tamb~n non e mai stato espressionista; i suoi rapporti con ali artisti _pori_a1mo fran~ ccsi sono di ben altro car.lltcrc che quello d1 al11e,o da,·ant1 ai maestri ufriciali. Si tratti di -.crittori, di musicisti, di scul– tori. di letterati, di pittori, Tamburi tenta la chia\·e della con– genialità umana, della <.impalia. Alcuni ritratti del rl'.!l',IO noti anche al pubblico italiano, quello di Malap_arte -~r eStm.– pid, di Blaise Cendras. di Carrieri. definiscono I lim1t1 del suo interesse, teso a rendere un particolare momento dell'es1sten– w del personaggio-ritratto. S1nvolta. per \'laminck, Tamburi e andato oltre la simpatia e il compiacimento per la scoperta umana e la congcmalità. Oltre al ritratto egli ha dedicato al pi1tore, o mealio al– l'amico, la pazien7.a del traduttore e la ..,olerzia del tra..,,ce– gli1orc nella seha dell'opera letteraria sua. la quale fra ro– manzi, poesie, saggi, polemiche ecatcra. numera perlomeno una \'entina di ,olumi. Le ragioni di certe simpJtic per per..onaagi infrequenti quali Cendrars, Malaparte, \"Jamind,;, ,anno cercate in una specie di congenìali1à della indi.,ciplina, in_una ri~oha con.tro lo snobismo sellario, l'in1cllcttuall<,mo dei po\CTI di spinto. Vlaminck pili di allri presenta caraucri, reazioni, tic, pas– sioni. esaltazioni \'erso cui Tamburi non può non essere at1ra1to. Si spiega bene dunque il suo la,oro di 1raduttore e di illustratore di questi • Ricordi di \'ila• apparsi in una elegante collezione. • L'alzabccco • (Luciano Ferriani, Milano) do,c sono già stati pubblicati inediti di Dino Buzzati, di Alberto Savinio e le lertcre al maggiordomo di Casano,·a. Non si tratta di una storia dcll'artç c;:omempQranca ,ista attra\erso gli occhi scaltrili del polemico \'lamind.. nè. alla fine, di tulta l'autobioaralia artislica. \ta c'è qualcosa di tutto. dagli anni di infanzia n tu per tu con le lezioni di musica paterne e ma1cme, ai rapidi e trancagiati ritratti di numerosi monstrcs sacrcs, fino .illc OS.!>enazioni sulla moda della pittura. Apollinairc, Rou-,-.cau. Dcrain. Paul Gulllaume appaiono e scompaiono. tornano insieme agli ancnimenti d'una gio,·inezza che l'artista -.ente dis1antc. lontana. Tam– buri al tel'!tO ha offerto una ,·ersione i.:hiara. pulita e scorrc– ,olc, ma sopratlutto mediante una ,cntina di disegni, ha chiarito, precisato, elencato ~ non cataloga10, il paesaggio umano nel quale Yhe Vlamind .. dalla sua poltrona al a:iar– dino, dai suoi pezzi di scullura nccolti in anni d'atti\ità. alle sue pipe. Un , ero • omagaio •· ~T{eh!n e~~iw!n« ~:2fa~6~~u:,c~J~~ec!"i~ temente?» « No, niente, ha risposto Beckett. Facclo del glnrdlnn.gglo, zappo. Non scrlvo niente». « Proprio nient.e? li, ha inslsWto d'Auba redc. « Nlent'al!ro che piccole cose. qua.si del raccontini». Canti della. Besisten:a italiana Il dlscon;o p,\s.,a ben presto su James Joyce. di cui Bcckett fu amico e segretario. dal lontani anni dubllnesl. Joyce disse di avere In lui Il migliore del suol traduttori. e il giornalista gli rloorda rnpprezzamento. Beckett. si schernisce. precisa dl avere tra– dotto ben poco del suo maestro. soltanto Anna Livia Plurabel. « In compenso. ag– giunge, quante traduzioni anonime ho. do– ,,uro tare. a Parigi. per guadagnanru dB ·vivere• « I suoi romanzi !!ODOdi lettura plutt.osW dlfhcile: ma lei. SoJtWlizza l'inter– vistatore. li ha scritti con difficoltà?.» Be– ckett risponde accendendosi: «Oh Si. con molta d;fflcoltà Ma co:1 slanclv. con una sorta d'entusiasmo•· « Enn.LS1asmei? » e Ma– Ione e uscito da Mol/011. l'lnnomalJle è uscito dO Malo11e. dice Beckett svelando una pro– duzione a cawn11 che traduce un entusia– smo n catCJlll. di quelli che travolgono. E :~U~~~~ ~t~~nreerd~°!1r~. l~~N)n~~i~ dentro m1 cerchio. E' per tentare di spezza– re li cerchio che ora scrivo 1 raCCof!-tli.11. 11 chiami pure co.:;i. che lo chiamo scntt, per 1iie11te ». con poche parole Beckett ha sve– lat.o i suol più gelosi segreti di Scrittore. La sua solitudine viene a conlì~u~arsi come una ricerca di n.uovl temi. fuon dal cerchio della solltudlnt' disperata che è sua_ prima che det suol storpi. folli personaggi_ e I fllosofl contemporanei. azzarda d'Au– barede per scoprire dell'altro. vista la buona piega. hanno ~rcitato un ~lusso sui suo pensiero?• e Non leggo mat filosofi•· rl– eponde secco Beckctt. Perché'? · · Perch~ non capisco C06R dicono•· • Eppure. cl s1 è chle5tl a volte se una chl,ve della sua opera non !o.sse proprio la preoccupazione del problema dell'e:..c;ere -posto da$'li cslsk~· ziaUsli » e Non ci sono chlav1. non cè probletna, rl~ponde Beckctt ancora secco. definitorio. e conclude lucidamente: • Se il soggetto del mlel romanzi pot~ esprtmer– sl in termini fll050flcl. non avrei avuta nes.,una ragtonc dJ · scriverli»- « Per quale ragione nuora li ha scrltU? » insiste ll gior– nalista. troppo al corrente di problematiche ed r~trt!chc contrmporancr. Bcckclt sembra non avere dl qil.este preoccupazioni. non sa– per nlento; in.fatti riswnd.e: « Non so niente. Non sono Wl intellettuale. Non sono Samuel Beckett che aen11blhta. Ho concepiLO Molloy e quel che è \'enuto dopo. il giorno m cui ho preso coscienza della mia cbc!it.lalltà» On fran– cese: bét.lse). Allora ml sono messo a scri– vere le co,,e che 1:>entlvo•· L'Intervista è finita. Una delle poche che siano servite a qualCQ6a. che abbiano dato risultati. Ma perché Beckcit non ha niente da coprire. nessuna preziosità da vendere: l'-Olo la :-.ua.nuda. lucidissima. solitudine da offrire, a un pas:;.o dalla follla, a un altro dall'ascetismo. P. C. Non sono stale molte le -recensioni t1! ' Canti della resistenza Italiana (annotati da Tito Romano e. Giorgio Solza, introdotti da Roberto Lcyd!, Illustrati con 61 disegni scel– ti da Mario De Mlchcll, con trascrizioni mu– sicali di Mario Codignoll\. editi dalla Col– lana del Ga.llo Grande di Milano) e di que– .-.ta mancanza di indlcu.:ioni ci rammarichia– mo di tuuo cuort, Anche perché recensire questo hbro vuolt' s1gir11jicare. 1nd1pendente– menre dai motivi cnfici. una scelta idet1lo– giico e morale: una scelta quindi per eccel– len.:a. J canti cli<" si µrtJt'nluno come una- rac– C'ol1a- frammentaria ma uiile per uno stu– dio sulla can:011e parric,iana ,- tum110 d1rettu tradizione con il lavoro di Giulio .l1e~e ap– parso su ..,Folklore , e di Pasolini nel ., C.:an– .:oniere /tallano .....si Inseriscono nella zona dell'espresswlr(I $Onora cosi derta popola– re.tea. Nella f'accolla I canti ~ono raggruppali 111 tre se.:ioni (Canti della guerra partigiana. Canti del lager e delle carceri. Canti dopo Il 25 aprii<") e. hi essi. è µosdlJile f'ilevare la diver.'la lnteMltd nelle paf'ole e nella mu– sica delle tre diverse sllllazio,u. A volle prendono or1gme dt1lla guerra 15-18. come la bellissima Viva 1a valle gesso cantata dalla bngata ... lido Vivanti. ... e com• po.sta dal comandante Aldo Quaranta nel stttembre 1944, che prende ritmo dalla fa– mosa Sul c;ippello che noi pOrtiamo. A volte $i diseunano su canzoni popolari come La ~:::: s:,r,ig1~r:::m~edj~~~f z~::b::::,zz: ;~; Noi della Val Camonica. A volte rnlJano la melodia anche da cantoni fasciste. come la Valsesia. un canto mollo popolare tra i par– tigiani della Val!t'.tfa e dell'Ossola simile ad una canzone fascista della X Ma.s. I C'anfi prrndono occasione generalmente da /arti di gunra ,. di sangue comt" Ricordo di Boves che ricorda l'attacco portato dai te– dtscht e dai fa1c1sl.J. il 31 dicembre 1943. contro il paese di Bove., t i partfpiani atte– stati nel dintorni. Ma non solo questi aono i temi. 1 parti– piani in/atti cantano un po' di tutto e, nella loro musica popolaresca. è pos.nbile indwi– dua1'(' i motivi elle /onno di questi canti do– cumenti per testm1omare da 1m Imo l"umra dellt1 lotta anrl/ascma e dall'altro le .mddi– vl.doni. esiltenti fra g,U stessi partlp1anl I * di FUA~{msco GRl~I ca111t delle brigare ccmuniste, ad esempio. traducono lo .!plnto che le anima, spinto ., di parte .. slegato dalla realtà nazionale e dapli ideali hberall e teso. invece. al tnon– fo dtlla Russia e del comunismo. La can=one Noi siam la canaJZlia · pezzente termina te– stualmente: L'Italia farem comunista. a morte li rc&:ime fascista. insorgiam. che giunta è la fine. Evviva In Russia. Evviva Stalin. Ne La .ll,unrdia rossa. composta nel 1919 da RaffaC'le Offidanf e ca,11ata dai partig,10111 co munisti, lo sptriro i cluaramente d1 lotta di clas.sc sulla base dcll'h1terno.:ionale mar– .t 1.s1a: Giace vilmente la plebe in catene sotto Il tallone del ricco padrone: dopo mlllt'nnl di strn1.i e di pene l'asin. arnn si can,llin In !con Pa;sa· I~ Jiua.rdia ·ro~s~ che marcia nlla riscossa. In questi canti della Reslsten::-a la denun– cia è sempre pronta, immediata: senza rim– pianti. Non è mai rt'torica o mqu1sitoria ma careuorica, precisa, senza pieta. La mancan– ::-a di pausa non ammt"tte repliche e ne è esempio felice la scheletrica canzone Stella del porto nella quale si condanna una donna ebrea che md1ca11a numerosi correhg1onan chiamandoli per nome dinanzi alle SS. tra– t•estitc. fltlle strade dell'antico ghetto d1 Roma: tma donna Chl' t romani dtnonuna– rono ...pantera nr-ra ,.. Stella del porto, stella d'oriente Ne hai fatti piangere tanti, Fosti la spia di Piaua Giudla! Vo~llo cantare cosl come una serenata Finchè Stella del Porto, Stella d'Oriente Ch\C"don vendettn i morti. Vendt"ltò'I, sl, per quella spia. L'1ronrn e senza discussione. Non si serve di allegoria, non .si sottopone al Qloco tntel- ltttuale ma è sparata con il mirino a zero. Non st nasconde d1clto la fiOura o lo scher– ::-o ma prende const.sl t"nza In una ba1tu1a lanciata come un sas.so. Gh stornelli di Radio Libertà direua d a San dro Btrruto che tra– smett eva ogm sera alle 20.30 da .sala Biel– le.se ne sono 11n ind1catiro eumpio: Uova e salame con burro e formaggio Danno ai fascisti potenza e corag~io. Ma a completare Il banchetto squisito Noi diamo loro un piccante bollito. La prcg,ucra, m /i.nf '. è lenta, sn11on1ca. Co• raie. Non è canto rnd it:iduale sgorpato nella sohrudme ml-sttriosc dell'anima ma r1ch1amo accoralo per la tri.str.::za della mamma che non vedrd phi. suo figlio. SI adagia iang,uid11 la ~reg,l!lcra, nella cntdeltd di un ncordo; si rnflora di commo:::ione per una 1omba scnza t1omr. Là sullt' cime nrvo~r Una croce stà plantà. Non vi sono flori nè rose E' la tomba d1 un !oldà. D'un partigian che Il nemico uccise. D'un parti1dan che tra Il fuoco morl: La mamma tu.1 lontana Ti pianii:e sconsolata Mentre una campana In ciel prega per te. E noi ti ricordiam. o partìgtano cht" I~ardi di lassù Mcnlre sccnd:amo al pJ;:ino Ti s:1lut:amo, caro compagno. Prese111ari con Clt"panuuima t•e.sle quesll canii ci riportano all'int~nsuà di qur-1 tem– pi nei quali, comt" dlcr Pir-tro Pancra::-i, ... c/11 non divt'1me piti. cattiro r-ra dive,ua10 pm buono ... per un momento almeno {111 uomini si accorsero eh<" quC'ilo cht lt unisce pu6 va– lere as.,ai più di quello cht" li divide. La ge– lo.sa e spesso amara ca.111dl ognuno, in quei r,iorn i era ditlt'ntata l'op!'rlo rifugio d1 tut– ti•· Questi canfi cl riportaito, cioè, a quella ;~~~\~ i~~f u/~na~~~~~;t;::, o;~~,r~o~ua,';!c; P1'~11dere dall'angoscfa dd tempo, dalla con- St1P1Udh1t' della ptgrda, dalla decaden::a mornle e dalla con/u~1011r tdt"olog1co. Hr-alta elle faceva tremare gh altn, radicata com~ era nelle co,c1rn.::t r lrgu1a al futu: re,dta superba cornr ti rolto drUo studentt' Ct"CO· slorocco Frant,~è Yi·à~ek. giu.tti.:1ato a .\'la– thausen nel febbraio 19-IZ, che .scrivei·a.: Ognuno di noi dt"r,• por,,are Il .suo tributo a qut'sta grande t"poca -; una realtà sicura nella con..,apet·ole.:::-a che, prima o dopo. la !)trild dond trionfare, co'!"e poeticament~ mtutt·a lo .sludenre d1 teolop1a dt ZJ anni Da– nese Cristian Urlik Hansen. fucilato 11 23 pìu– gr1:o 1944: ., La.sciate che i fucili sparino. la– sciale /rwtare e torturare, lasc1atr che le tenebre calino .sul pat'u. noi t·mct"remo la mattina di Pa.squa allorchi il .sole dorato fa capolin o dalla nube nna ; una reulta etra den.sa di sp1r11ualità commossa, come la pa– rola d rl $dcf'rdote Aldo Mci. di J:? annt_. fu– cilato allr orr- 22 dt"I 4 ago.sto 1944 (fa. un ploton(' tt'dP$CO fuori polta Elisa di Lucca. clic scritJet'a alla mamma c al padre: ... è l'ora del urunde perdono di Dto,' desidero avere mL,rricordia; per questo abbraccio l'inrcro mondo rot1111ato dal pcccato - in m•o spirlwale abbraccio di misericordia,.. Da questa brn radicata posi.none e po.ss1- 1,1le aprire po1. una prospetth•a culhirale sulla re$1strn.:a_· una proaptltiua .,en.:a auo1:J1 intellettualistici o densa di quella mora!Ha per la q uale e con la quale la Res1st1>n::a s; phuhfi.ca e ai capisce. acquistando la d1men• sione ete rna di una storia .spirituale dei po– poli. Pro.spetht·a culturale cht, fondata $U un autenuco umantsimo, rimane oru1l l"umca occa.s10ne. forse, capace di mJondcre atla cultura 1rahana ed •urop('a il coraggto e la forza di . uscir«- dalla .smania. dall'ango.1c1a. dal calhro g1t.s10 della decadenza. dalla farsa dell'amort" chf' dll'enla noia e oppres– sione Lungo sarrbbr 1l d!.scor.so_a questo pro– pos~!o e non drsidertamo 1n questa sede ~prirlo (d'altro canto è stato proprio su que– Sft' colonne t!'nlaro da Anotlo Paofu.:::-1 con una serie di arttcoll). Quello che, tntJecc. ci preme metrerr in rfsal10 è il /ascino cht' con– -~rrrano QUt'Sh canti che non sono arand" cosa sul plono pottico P for.sr musicale 111a clii' const'rvano i11lal!t1 la sper a11:a dei ., ri– belli prr omorr .. (prrgl11çra d1 T. Olivettt) a ., noii tradirr l"uomo .. (come Qridò il poeta martire Hau&hofr).

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