La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 9 - 26 febbraio 1961

LAFIERA LETTERAR Anno XVI . N. 9 SETTHIANALE DELLE LETTERE DEhL ARTI E DELLE SCIENZE Domenica 26 fehhraio 1961 SI PUBBLICA LA DOME lCA Fondato da UMBERTO FRACCHlA * Diretto da DIEGO FAHBRl QUESTO UMEl{O L. 100 DIREZIONE. AMMINISTRAZIONE: Roma - Via del Corso. 303 - Tel. 687645 - Amminlstraz.ione Tel. 673015 - PUBBLICITA': Amm.f.nlstrazione: e LA FIERA LETrERARIA» - Via del Corso, 303 • Roma • TARIFFA I... 150 al millimetro - ABBONAMENTI: Annuo lire 4.000 - Semestre lire 2.150 - Trimestre lire 1.100 - Estero: Annuo lire 7.000 - Copia arretrata lire 150 - Spedizione ln conto corrente postale (Gruppo I I) - Conto corrente postale numero 1/31426 UNA QUESTIONE DI PRINCIPIO * La eliltn.ra libertà ' e * di PIErl'HO IU~ FRA!VCISCI Siamo llcll di offrire questa settimana un articolo del prof. Pietro De Francisci per genllle concessione della direzione del quotidiano « Il Tempo •· · L'illustre umanista e giurista vi precisa, quanto mal opportunamente, I termini di una recente polemica culturale che da queste colonne prese 1'avvio, alcuni numeri or sono. Quest'ultimo quarantennio non è sta– to certamente tempo molto felice pct la cultura: in parte per una causa. che vorrei chiamare morale, quale il cre– scente so!focamento dei motivi spiri– tuali sotto la grave mora del materia– lismo e dell'economicismo: in parte per la tendenza deUo Stato a intervenire in tutti i campi e ad attuare una sorta di dirigismo anche delle attività intel– lettuali. Di qui il contrasto fra la libe– ra spontaneità creatrice, elemento es– senziale di ogni cultura. e i tentativi. da parte dell'organizzazione politica. di guidarla verso determinati fini. e quin– di di limitarla in maggiore o minore misura. Di questo conflitto si è già mol– to dissertato a proposito del passato re– gime. anche da molti che. dopo aver denunciato le imposizioni di quello, sa– rebbero oggi corrivi ad accettare altre servitù. Ma di questi argomenti non intendo parlare perchè si tratta di av– venimenti superati e di pendenze or– mai chiuse. Per di più. dovrei ricordare alcune mie esperienze personali remote e recenti: cosa dalla quale. nonostante gli inviti di numerosi amici. rifuggo. Meritevole invece di attenzione. per– ché di jnteresse attuale. mi sembra il manifestarsi di alcuni sintomi <:iiun ri– torno su posizioni che credevamo ab– bandonate. e che invece taluno si pro– pone di riprendere, rivelando una gra– ve incomprensione di ciò che è e deve essere la cultura. Me ne ha offerto la prova una frase contenuta in un am– pio trafiletto (siglato: Fr. Sim.) pub– blicato nella terza pagina del giornale La giustizia (28 gennaio 1961). L'auto– re dello scritto è montato sul cavallo di Orlando per attaccare, lancia in re– sta, la direzione della Fiera letteraria, colpevole di aver dato posto a quei Vin– tila Horia, il cui nome e la cui opera hanno suscitato e suscitano tanto scal– pore e tante diatribe. La questione p3rticolare non mt par– ve meritasse tanto strepito: rimasi però profondamente colpito da un argomen– to lanciato dall'articolista della Giusti– zia in forma interrogativa; <La Fiera letteraria vuol porsi al di fuari della cultura ufficiale e democratica italia– na?>. Tale domanda sottintende infatti una concezione della cultura non solo aberrante e inadeguata alla realtà di tutti i tempi, ma. per di più.. incon– ciliabile con i prìncipii fondamentali cui si ispira, in questa materia. la Co– stituzione della Repubblica Italiana. di carattere fra le culture dei diversi popoli. nonchè le continue variazioni di una stessa cultura nelle successive fasi storiche. Ragion per cui, soltanto chi chiuda gli occhi dinnanzi alla disparità. alla molteplicità. al continuo ma irre– quieto dinamismo delle a'ttività spiri– tuali e delle loro manifestazioni, po· trebbe con una deformazione della real– tà (che un aristotelico chiamerebbe fal– lacia ·iti rebus). configurare la cultura come una totalità unitaria e statica. Una siffatta concezione. che si dimo– stra falsa al cimento dell'esperienza sto– rica. è. per soprammercato, contraria - quando Si appiccichi al sostantivo <cul– tura> l'aggettivo <ufficiale> - alle nor– me e allo spirito della Costituzione ita– liana. che in questo campo si è ispirata. sanamente. al principio di libertà. Se i cittadini di questa Repubblica avessero qualche familiarità con la legge fonda– mentale dello St.ato, saprebbero che. all'art. 21. è detto chiaramente <che tutti hanno il diritto di manifestare li– beramente il proprio pensiero con la parola. lo scritto e ogni altro mezzo d1 diffusione>. salvo i limiti. purtroppo non sempre rispettati. posti dalla legge sulla stampa. dal codice penale e dal divieto generico delle pubblicazioni con– trarie al buon costume: e che. all'art. 33, si afferma che < l'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento>. Ben lun.e:i quindi dal promuovere o dal– l'imporre un proprio tipo o sistema di cultura. la Costituzione ha consacrato la libertà della scienza, dell'arte, delle lettere: ha riconosciuto cioè che condi· zione indispensabile. perchè queste pos– sano svilupparsi e iiorire. è la naturale espansione di tutte le attività intellet– tuali e l'operosa ~pontaneità di indivi- ~~:~it:01~:~~!g~~se u~ ~~;ig~~~~t:, 1 ~~~: riore. che non si devono ne si possono comprimere entro i dogmi o le strettoie di un sistema ufficiale. Ed io penso che qualcuno dei redottori della Costituzio– ne si sia qui ricordato di quanto scri– veva l'Alfieri intorno ai letterati: < La libertà li fa nascere, l'indipendenza li educa. il non temere li fa grandi>: sen– tenza che può applicarsi agli artisti. agli scienziati. a tutti coloro che. con i loro sforzi appassionali. :1rricchiscono. di~in– teressatamente. il patrimonio culturale della nazione. Di fronte a questa libertà sancita dal– la legge è quindi anacronistico parlare di <cultura umciale >. Ma anche più te• meraria è l'aggiunta del secondo ag· gettivo <demorr~tica >, perché bisogne· (Continua a pag. 2) A pag. 5: J oy<ee inedito ""• --,"v\ -·•·-•-r;~,.,.. .. - ~ - "' - ' (.-~:~ ... :;. : ~ ,,,.. ; ';<le.~ ~., • . ; :-- f;J'. .... "'-4--4 c---1~:r~ - \'i~·~ ~ ' . ' ,.~,.. ,·· La busta della lettera di Joyce Inviata a Dario Dc Tuoni nel 1940 CON L' IMPRIMA'FUR DI G. A. BORGESE * Tra le • • riviste del '900 c'è ·stata anche ''Libra,, Dev'essere stato special– mente il conferimento del Premio Bagutta 1960 a due scrittori novaresi. l'Ema– nuelli e il Bonfantini, a far sorgere in Carlo Nasi, a nome di un comitato di cittadini novaresi. la per– suasione dell'esistenza di < un movimento Jetterario (novarese) che ha ormai assunto ,un suo ,preciso ,po– sto nella storia della let· teratura italiana contem– poranea > e che, do po l'imprimatur di Borgese nel Corriere detta Sera del 20 giugno 1929, avrebbe. dopo trent'anni. col Pre· mio Bagutta ottenuto lo exequatur. E poiché i due premiati autori furono en– trambi parte integrante Cii Bonfantini addirittura qua– le direttore) del mensile letterario novarese la Li– bra, di cui dal novembre 1928 al giugno 1930 usci– rono dodici numeri di va– rio formato, si è ritenuto che un'antologia della Li• bra, affidata giusto al pre– sidente del Centro novare· se di Arte e di Cu!tura. Raul Capra (Edizione No– vara. 1960) fosse quanto di meglio per contribuire <a un più. vasto piano di va– lorizzazione artistico - cul– turale novarese>. * cli ENRICO FALQlJI Corrono tempi di ,riven– dicazioni regionali autono– mistiche e non vorremo stupircene; nemmeno per l'appoggio .richiesto a 11 a testimonian:r.a .. J'una orivi– sta, oggi che intorno alle riviste c'è tutto un favorìo di messa a punto. Se mai, dunque. pur ,paventando che l'esempio si diffonda di borgo in bar.go e dia luogo ad una foresta di florilegi, è sul conto in cui tenere rivistine minori co· mc la r.ibra che può ve– rificarsi qual eh e disac– cordo. Al Capra sembra che la attività della Libra coin– cida con gli anni centrali di Solaria e del Selvaggio, si collochi cioè nel bel mezzo della polemica tra il formalismo e l'europei– smo dell'una e il vitalismo e il municipalismo dell'al– tro: ma con propositi <più moderati e ragionevoli >, stante la <profonda esi– genza di moralità> e lo <appassionato rivolgersi alla tradizione>; e miran– do così a differenziarsi dall'esempio della Ronda attraverso il tentativo - patrocinato dal Bon.fantini - di <giungere ad una moralità dell'arte per la via maestra, direttamente. ritrovandone i segreti e indispensabili legami con la vita vissuta, con i ,pen– sieri e con gli ideali del– l'individuo. e anche della società>. Sicché, <dalJ'Ot– tocento storico e narrati– vo>, gli ideali della Libra trascorsero al <Settecento politico e scienti(ico, fino a Galilei, Machiavelli e Guicciardini >, avvalendosi della prosa prevalentemen– te critica anzi che del \'cr– so, la cui esemplificazione non andò oltre le ,poche quartine d'un rp o e m a di Noventa. Di propriamente narra– tivo, ]a Libra non accolse che quattro racconti di Bonfantini Emanuelli Pio– vene e Soldati. Inoltre: qualche -µrosetta di viag• ,l?"io(De Blasi, Emanuelli, Giachino e Silvio Pellegri– ni): due capitoli della bio– grafia pindemontiana di Emanuelli: critiéa. molta critica. a firma dei già ci– tati autori e di altri (Bo– sisio. Debenedetti. Felic~, Garrone, Neri. Petrini, Ra imondi, Zanconi). Con· cedette insomma rpiù spazio e più. credito alle questio– ni letterarie di attualità, sia che si rilerissero allo sfogo Su questa letteratu· ra di Papini o allo Sca– rico di. coscienza di Vitto– rini o al Demiurgo di Bur– zio e sia che Tiguardassero il riesame di scrittori del secondo Ottocento (da Bet– tcloni a Stecchetti. da De Roberto a Capuana e a Verga) o lo studio della narrativa di Svevo (a tre mesi dalla morte) e di Mo– ravia (Subito dopo Gli in· differenti). Patrocinò in– teressi prevalentemente ot– tocenteschi e critici. PANORAMICO TEMPORANEI * Letteratura • giapponese * di JIA.KIO 'l'E'l'l Possiamo confessare di avere attualmente in Italia. un'idea del Giappone altrettanto impropria, sganghe– rata ed obliqua di quella che De Quincey aveva oltre un secolo fa in proposito alla Cina. E questa confes– sione logicamente induce ad accostare le lettere giap– ponesi; e tanto più. a farlo oggi che la stanchezza per la narrativa è da supporsi legittimamente stanchezza per quella americana. Ci sembra più giusto e proficuo cominciare col tracciare della letteratura conte:nporanea giapponese, un'inquadratura che almeno e necessariamente ne ri– levi gli spigoli, gli aspetti più. determinanti e gli esem– pi più. brillanti. Se la storia della cultura americana non e - com"è stato detto - che lo sviluppo d'un trapianto della cultura europea tn terreno vergine, quella nipponica ha. nel confronto. la complicazione d'un'antica civiltà. Più. precisamente: mentre la lette– ratura d'America è tutta e soltanto moderna, quella moderna del Giappone è nata dal crollo di tutto un mondo antico e classico. All'ingerenza occidentale che dilagò a partire dal 1858. l'illustre dimora giapponese rimasta per due se– coli e mezzo gelosamente chiusa ed isolata. andò in pezzi. Ogni confine spirituale, e non solo spirituale, fu abbattuto: i fondamenti medesimi dell'assetto tra– dizionale e quindi della cultura, furono posti in !or· se, scossi dalla valanga d'un mondo superbo e nuovo (i precedenti sporadici contatti con missionari e mer– canti non potevano infatti costituire un'esperienza). Con molto cinismo pptremmo lamentare che fu troppo breve l"ultima resistenza alla modernità, compiuta nel• la fortezza di Wakamatsu intorno al 1869. e quindi troppo pronto l'illuminismo rifonnista dell'Imperatore Meiji (inc. 1868-m. 1912). La macchina dell'ammoder• namento si mise in moto con una velocità e un pun• tiglio che Berenson forse definirebbe nocivi. L'istru• zione che Cino ad allora era stata riservata all'ambito dei monasteri e degli aristocratici. divenne democra– ticamente pubblica: e a quest'innovazione subito s'al– leò una ben progredita industria dell:l stampa che de– terminò una vera inflazione nel campo della produ– zione letteraria. U Giappone - al pari dell'America - fu sommerso dal fenomeno del tradizionismo, e inevitabilmente. non superò indenne la prova. E come E. A. Poe reagì energicamente contro la grossolanita e l'imitazione nella letteratura americana (che pure non era la sua). analogamente e a breve distanza di tempo, Tsubouchi Sh6yò invocava coraggiosamente in Giappone nuove forme poetiche e di narrativa che E cominciamo dal concetto di cultu– ra. La parola ha sempre avuto nell'uso italiano un significato duplice: e cioe uno individuale e soggettivo quando ci si riferisce alla somma di cognizioni e, soprattutto, di attitudini e di abitudini spirituali, che distinguono l'uomo pen· soso, teso nello sforzo di intendere e di abbracciare la realtà, dall'uomo sem• plìce che non si pone problemi e che si lascia vivere, trascinato, senza saper– lo. daJla stessa realtà: ed uno, in senso lato. sociale e obbiettivo, quando col termine. si vuol designare il complesso degli atteggiamenti di pensiero. delle tendenze ispiratrici, dei risultati con– seguiti da una nazione o da un popolo, in una determinata fase storica, in vir– tù. dell'attività dei singoli, volta alla ri– cerca, alla meditazione, alla scoperta. al perfezionamento tecnico, o !ntesa alla creazione nel campo delle lettere e del– le arti. A COLLOQUIOCOL FRATELLO PIERO * Ma Borgese q u a n d o scrisse l'articolo su I No– varesi lo scrisse in occa– casione deU',uscita di due dei quattro libri di cui la Libra s'improvvisò edi– trice: ed erano due tl.ibri di narrativa: Sàlmace di Sol– dati e Memoto di Ema– nueUi. (Gli altri due ap· partenevano al genere cri• lico: il Maggio delle fate di Neri e il Baudelaire di Bonfantini). E rproprio la circostanza che si trattas– se di due, ,giovani narratori piemontesi ben edotti sul– la cultura e sulla Jettera– tura francese, per quanto non immuni àa mende e dunque bisognosi di cor– reggersi, inctiriosi e indus– se il Borgese. nel citato articolo, a lanciar qualche frecciata contro <quello speciale neoclassicismo che è almeno in parte, un ri– morso freudiano del liceo fatto male. -una nostalgia di ripetenti>. Sennonché furono strali cosi mal di– retti che. a distanza d'an– ni. il bersaglio, eh' era Per una biografia di Clemente Rebora Orbene, in questo senso. eh~ è quello di cui qui si discute. la cultura non co– stituisce mai una entità unitaria e tanto meno un sistema organico di principi. di forme. di dottrine. E" soltanto l'in– sieme dei livelli :-aggiunti. nel lor.> ope• rare. dalle attività spirituali dell:l na· zione. che non sono mai ugualmente e uniformemente dinamiche e produttive. per cui i rispettivi sviluppi raggiungono altezze diverse. a second;i delle scienze, delle arti, delle tecniche; in parte. per il divario dei punti di partenza. costi– tuiti dai risultati. più o meno validi. di una tradizione che ha elaborato per secoli gli elementi di cui le singole atti· vità si giovano: in parte per la mag· giore o minore energia. con cui i rice~– catori. i pensatori. gli autori si appli– cano al loro lavoro. seguendo la loro personale visione dei problemi. i detta– mi del loro spirito. la loro ispirazione, il loro estro. Pertanto. anche se fra l'una e l'altra attività possono stabilir· si dei contatti. ogni cultura si presenta non già come un tessuto condotto sopra un preordinato disegno, ma come un complicato intrico ,li fili di varia cl>nsi· stenza e di diversi colori: non come un coro armonico di voci, ma come un complesso di casuali assonanze e più spesso di· contrasti e dissonanze: non come un ben pot,.'lto giardino alritalia· na, ma come una selva di alberi dei quali alcuni crescono rapidamente e ri– gogliosamente. altri invece con lentezza ed a stento. Di qui anche le differenze A proposito del libro di Suor Mar· gherita Marchiane su Clemente Rebora, ora apparso (M.M. • L'imagine tesa, Ediz. di Storia e Letteratura, Roma. 1960) abbiamo voluto brevemente interrogare il fratello del poeta, professor Piero Rebora. - Cosa ne pensa, gli abblOmo chic· sto det libro da poco apparso sulla vita e l'opera di suo fratello Clemente ? - Sono molto grato a Prezzolini. che fu il primo editore (nel 1913) dei Fram· menti lirici di Rebora, e che ora con· sigliò una sua brava allieva in America, di scrivere una tesi su mio fratello; si tratta di una laboriosissima raccolte di dati e di opinioni critiche, corredate da uÌl'accuratissima messa a punto biblio· grafica. Potrà certo essere di prezioso aiuto per chi vorrà dare in futuro, una sintesi critica del tema. - Lei che ha sempre seguito da vici· no le vicende di suo fratello, ha quaL· cosa da osservare circa l'e.5attezza dei dati biografici qui raccolti? - Sì: i dati esterni della biografia sono abbastanza esatti, ma ci sono due o tre errori, sfuggiti all'Autrice, che andreb· bero chiariti. Et-rori di fatto, che si ri· flettono anche sulla valutazione dei mo· tivi ispiratori della sua poesia e della sua vita morale. - Me ne vorrebbe dare qualche esempio? - Eccone uno: a pag. 31 di questo li· bro si legge: «Quando Rebora tornato dal fronte molto malato decise di non ritor· nare in famiglia, fu Lydia che lo accolse in casa sua a Milano (Via Tadino ... ecc. ecc.). Confesso che leggendo queste pa• role sono rimasto addolorato. - Vorrebbe specificare meglio, per favore? - Certo. I fatti invece stanno cosi: Quando mio fratello usci, ancora aifran· to, dall'Ospedale Militare, in licenza di convalescenza (che poi sl tremutò in con· gedo), egli andò ad abitare in quell'ap· partamenlino di via Tadina, piano 5°, che la famiglia gll aveva preso in affitto perché fosse più. libero e raccolto nei suoi studi, e dove egl1 riceveva amici e sco· . nosciuti con uguale carità. Veniva poi e prendere i pasti coi familiari: i due ge• nitori e sette figli, in una casa un po' stretta, per contenerci tutti. Clemente non si sognò mai di lasciare la famiglia, per la quale (e specie per la madre) eveva un attaccamento che potrebbe dir· si quasi eccessivo (come le POe.5ie e le lettere stanno a ~dimostrare); l'affetto materno fu il suo ago magnetico negli anni più difficili; ed anche dopo entrato in religione conservò, con nuova luce, i legami familiari. come spero di poter mostrare (se pur ce ne sia bisogno) pub· blicando le sue stupende lettere su tale lema. Peccato che nel libro di Suor M.ar – chione, pur cosi scrupolosa, non si tenga quasi conto di questo elemento materno, che è essenziale, anche psicologicamente per capire la sua formazione e la sua drammatica vicenda spirituale. - Ma è vero che it poeta viveva allora con una signora Tussa? - Sì è vero; egli l'accolse in quel tem· po, appunto nella casa cli via Tadina, e Lydia N. gli fu anzi di grande aiuto nello studio del russo e nel lavoro di tradutio· ne di opere d'autori slavi. Del resto, chi desideri avere maggiori particolari. su questo episodio, legga la nota n. 23 a pag. 31 del libro. - Ma pure, le ricerche di Suor Mar• chione sembTano estremamente curate e dettate da un. grande amore e da una devota comprensione per il sùo soggetto. · - E certamènte lo sono. Il •libr'o è pieno di utili informazioni, ripeto, riunite con infinita pazienza ed amore. L'Autrice non ha trascurato una sola !fonte né ha dimen– ticato una pur infima testimonianza. Ma forse ha un po' sbagliato, qua e là, nella sublime f)rospettiva. Le è successo quello che talora capita a coloro che, ln monta– gna, chiedono la strada a ttttti quelli che incontrano. Nove volte su dieci, finiscono per trovarsi in qualche intoppo. - Lei dice che il motivo familiare co– stituì un fattore importante anche nella tessituTa poetica di Rebora. Ma una volta entrato in religione questi motivi terreni dovettero scomparire, non le part? - Proprio il contrarlo. I senUmenU naturali di aUetto, pur religiosamente tras.!igurati, rimasero sempre in lui can– didamente intatti. In una bella lettere che Clemente mi scrisse proprio il giorno della sua entrata nella Comunità Rosmi– niana del Monte Calvario (23 maggio 1931) si esprime, dopo altissime parole di commossa spiritualità, così: • ...per !arti certo con qual cuore io mi sie segregato, e come continuì, più sostanzfale, la nostra intimità con chi ci è caro più da vicino, cominciando dalla mamma e dal papà». Di questa chiarezza i biografi del poeta e del sacerdote dovranno tenere conto. - Peccato, caro professore, per i cri– tici e lettori che in tutti gti uomini di eccezione vorrebbero, con subconscia. ma– lizia, scoprire un po' del poeta maledetto, deUo scapigliato decadente, e possibit· mente, del degenerato. - Sì, peccato davvero, e me ne di– spiace molto per loro. Ma molti invece comprenderanno, spero, che un'ecceziona– lità assai più sorprendente, une scapi• gliatura ed un tormento assai più rari. si possono trovare nella tragica eroicità di tutta una vita e nella santità. . GOFFREDO PISTONI quello della Ronda e dei . Rondisti, non reca traccia 1 d'essere stato neppur sfio- Un disegno di Ryunosuké A.k utagawa come Illustrazione del rato. ' suo racconto • Kappa » Dall'alto della cattedra il maestro ammoniva che fossero più. adeguate alla complessità dell'individuo < i geni possono esimersi moderno. dalle scuole, anche ele- In Italia, la letteratura americana ha avuto non mentari; ma non sono mol- molto tempo !a scopritori e sostenitori che da 1-Iel• ti; e comunque è più. sa- ville a Fawlkner hanno enucleato una decina di clas– lutare averle neglette del sici; oggi ci troviamo di fronte ad un compito analogo f~~\W~te ~=~ec~~- st ~~~~r'~ per quanto riguarda il settore giapponese: indicare chi l'aveva? Contro Vin- :!~~;~~ dtepe:Cc!~j; f 0a~s::ss~r:a;r!!, 0 0 ;;r!~!~:i~p~~~ cenzo Cardarelli? Fiato da schiera che appartiene non ad un singolo Paese sprecato, perché la diffe- ma al mondo intero. renza delle scuole da essi I giapponesi - per tornare alla situazione storica frequentate fu così stri- e psicologica dell'ultimo '800 - m seguito alla pene– dente che. se Cardarelli trazione occidentale si trovarono à'un colpo fra pigmei, fu ultimo in quella di Bor· giganti e cavalli, come Gulliver. E appunto < Gulliver ~ese. Borgese non fu. pri- in kimono> è stato detto Ryunosukè Akutagawa. che mo in quella di. Cardarellì. fu testimone d'un tal caos senza peraltro uscirne né, ll che vuol essere ribadito per cosi dire, interamente occidentalizzato né ostina– non per spirito polemico. tamente tradizionalista. E' interessante notare che fu dappoi che il tempo ha già contemporaneo di Kafka, e che l'opera di entrambi na– sistemato e valutato certe sce dal contrasto tra due ordini di diversa radice. disparità (e non lo ha Qualcuno a proposito di Akutagawa, ha ricordato an– certo fatto a svantaggio di che i nomi di Gogol e di Voltaire. E noi voghnmo Cardarelli): tocca ribadir- qui sottolineare che uno dei caratteri essenziali per lo perché un tale articolo cui l'opera sua acquista validità pure agli occhi del (dove c'è di tutto, perfino lettore occidentale, è senza dubbio la chiaroveggenza, l'allusione ironica contro la pronta percezione de.i limiti della de:nocratizzazio- 1' ecc~~o di a v_ere ieri ne pura, del progresso moderno e dei Lumi: fenomeni <prot!:lltO anc 0 ~e 1Isenes; > che appunto al tempo d'Akutagawa cominciavano a [!ozzi~ e og.,,i <p~r ~e.so diffondersi nell'arcipelago estremo-orientale. 1Sv!~~n~re_ u~ta~~le~vnib~ L'autore. ~ipponico venne ~sprin:iendc:, e affinando . . e . ~ le sue quahta, la sua personahta d1 scrittore, soprat- bhca~o m appen~ice ali an· · tutto col rielaborare apologhi e leggende contenuti tologt~. eh.E: noi avremmo I nei trentuno volumi dell'antologia e Konjaku Mono– preferito on~n<'rosamen• gatari > compilata intorno al 1050. O piuttosto ne fece (ContJnua a pag, 2) rivivere i temi essenz.iaU e l'atmosfera, alla luce della \,

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