La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 9 - 26 febbraio 1961

Lt: nL111t.!:i.1c l.11 t,;1uu,.t.11.. cne g1oraaJmcnte C1 pervengono, troveranno nsposta nelle apposite rubriche • Verba Vo• lant •. • Scnpta manent • e • La Piera risponde• secondo l'ordine di arrivo Si prega pertanto di astenersi dal sollecl11 LO STREGONE AL POSTO DSL CRITICO * La stagione delle mostre * cli GIIJSEPPE SCIQll1'l.\O Con la primavera inizia la sagra delle mostre. che lo scorso anno - un po· per mimetismo e un po· per calcolo - hanno avuto un orientamento in buona parte astratto. dietro lo esempio piuttosto scandalo– so di Venezia. Insisteremo. a tempo e luogo. su questi concetti per un necessario ripensa– mento delle postulazioni di Argan che, adesso. ci sem– bra il più impegnato teo· reticamente ad esaltare una posizione suggestiva ma assurda. sostituendo al critico che vuole indagare sul farsi di una forma di arte comunicativa, lo stre– gone che ti persuade della concretezza estetica di un dotalo raccolto in un fiu– me, di uno straccio. di un pezzo di tubo o di lamiera in confronto all'ovvio e al ,, costrjttivo » che è in una statua di Michelangelo o di Donatello. pseudo-arte. che chiunque può fare senza che abbia specifiche attitudini e qua– lità. subentra via Yia una arte che vuol comunicare un suo preciso messaggio e che perciò sente il bisogno di essere anzitutto leggibi– le. grazie alla consapevo– lezza del mezzo espressivo e alla sua unicità e irri– petibilità. I clans, gl'interessi coa– lizzati, i posti chiave astu– tamente occul)ali. si rive– leranno insignificanti mez– zutti di fronte al risorge– re di una volontà espres– siva che sarà dei singoli ma che Interpreterà. ov– viamente, un bisogno lar– gamente e profondamen– te sentito. FIERA tETTERARIA I UKAl<lt, IJl:-.1 I.A t<l:.IJ\J'.IUNl: 11-1: dal mercoledl aJ ,abato "1ano'lcr1ttl. folo e dlse~ni non r1ch!esll non si T'Ulltuhcono Roberto Mclii: « Giardino a Celle Lcgure • (1954) H fì,Lm deUa settimana * * di GIA.1" LlJlt.l ll01UJI Ci Mlno certi Jntellettua· li che. quando non hanno molto da dire. 1 lasf'ciano suggerire l temi dall'esoti– smo. mostrando per il fol· clore e i suoi retroterra psicologici e sociali una fiducia che si vergognereb– bero di tributare un solo istante alle tradizioni del proprio paese. Fra gli in– tellettuali, i francesi. Per un fenomeno di inconscio provincialismo che li spin– ge oggi a battere le strade percorse un giorno con for– tuna da certi loro prede– cessori più dotati: nella convinzione che. sul loro esempio. basti !arsi diret– iamente ispirare dal fol– clore per arrivare agli identici felici approdi. Gauguin è andato nei mari del sud e ci ha dato la pittura che ci ha dato? Bene. dicono questi intel– lettuah. navigheremo an– che noi verso l'Equatore e lutta la nostra arte ne sa– rà rigenerah:i. Cosi Marcel Camus. tempo fa. quando i lasciò ubriacare dal sole e dal carnevale brasiliano. gio. anzi una peregriaaz10- ne .nel corso della quale il novello Montecristo in– contra vagando per il Bra- Quest'anno .invece, a Ve– nezia avremo la mostra del Crivelli e dei crivclleschi: una fonte salutare alla quale potranno abbeverarsi, come a liguore curath·o. i vari informali che allietano la nostra epoca. E nel re– sto dJrtalla, se le notizie che arrivano sono esatte, ci sarà una prevalenza fi– gurativa. come antidoto alle aberrazioni a cui ci hanno abituato i professo– ri universitari e i burocra– ti (le due piaghe che mor– tificano il libero evolversi delle nostre arti). Ritorniamo alle prossime mostre. Sembra. come di– cevamo in principio, ctle ai nefasti astrattisti degli scorsi anni si vogLia trova– re un qualche rimedio. per esempio ad Ancona e a Francavilla. Onesto propo– sito; purché non si caschi dalla padella nella brace. LE i\VJf O§ 'JC H JB: JO' A\ H '][' IR: * A\ dandoci. come conseguen– za di questa ubriacatura. 11 !:iUO tanto lodato e premia– to Orfeu Nearo. Un film di cui anche noi apprezzam– mo qui i meriti innegabili: non tanto per le compia– cenze letterarie . cen cui rinfrescava in chiave di magia negra il mito orfi– co, ma per l"autenticita che riusciva a conferire alla descrizione quasi do– cumentaria dell'anima dei negri brasiliani. interpre– tati soprattutto a ritmo di musica e di danza. in una orgia pittoresca di colori genuini. ile dei negri. dei poveri. dei meticci: risse, poliziot– ti. processioni. affamatJ. ,tranieri arrutronl. donne disperate; con una di que– &le donne ha una relazio– ne. ma poi la lascia e. de– luso di tutto e di tutti, desiste dalla sua ricerca e rinuncia persino a lavora– re. Incontra però un'altra donna. indigena questa volta. di cui si innamora; ma lei non gli cede su– bito e lui. anche piU de– luso. si fa tra~inar via dal suo servo negro. a Bra– silia. dove. accetta un la– voro manuale. Qui lo rag– giunge la donna e lui si unisce a lei dopo aver de– finiti\·amente superato il suo istinto di vendetta (il tedesco gli è capitato di fronte all'improvviso) gra– zie ad alcune formule umanitarie che gli ha sug– gerito un vecchio negro e che lui (come Camus) ha preso assolu iamen te per originali. Perché il buUo della fa– cenda astratta è proprio questo: che tale tendenza - altrove sorta come op– posizione al clima ufficiale. rigurgito anarchito, orien– tamento dettato da un'esi– genza di ll"ivolta o dal ca– priccio - da noi è diven– tata espressione accademi– ca e u.Uiciale. cioè confor– mismo. Prima o poi con– verrà fare il punto su tale siluaz.ione, dndiv.iduando le superficiali premesse filo– sofiche contaminate dalla sovrastruttura degli inte– ressi mercantilistici; e sa– rà Para - in presenza dei documenti inoppugnabili - del crollo di tante fame usurpate. Intanto registriamo, co– me non trascurabile sinto– mo. le dichiarazioni dei vari critici legati alle sorti dell'astrattismo. che sino ad oggi (pur essendo in po– chi) hanno tenuto la piaz– za con un'attività aggressi– va, parossisUca, inasprita da un settarismo che tro– va la S'Ua spiegazione nel– l'inconscio assolutistico ere– ditato dal fascismo. Anzi diremo, volendo essere fa– cili profeti, che, come non si trovò un fascista al pro– filarsi della sconfitta. cosi non si troverà domani un artista o un critico che fa– rà o esalterà l'astratto; e quelli ehe sino al giorno prima erano stati astratti, finiranno con l'escogitare una giustificazione per il loro passato atteggiamento o addirittura, aiutandosi con testimonianze. non esi– teranno a sostenere che. in fondo. il loro astrattismo era solo apparente e aveva comunque significato di ri– cerca per 2:iungere . .irmatl di lorica. al figurativo. Léggeremo le frasi poliva– lenti di certi critici adatta– te ai figurativi e il doppio gioco rimarrà sempre un fenomeno tipicamente ita– liano. Perché quello che è si– curo è questo: caml>ierà la moda ma certa itente che ha esaltato l'astrattismo con veemenza. esalterà il nuovo figurativo con al– trettanta veemenza. Acca• de spesso in arte quel che ha luogo in politica: i ne· ri di ieri sono i rossi di oggi e i rossi di oggi di– venteranno i bianchi. i verdi o gialli di domani. Non è facile trovare die– tro un artista o un critico, un uomo; un uomo che ab– bia dignità di pensiero. di– rittura di animo. persua– sione estetica; e che sap– pia difendere, in ogni tem– po e in ogni luogo, la sua fede. Una nuova e non meno complicata situazione. re no erriamo, sta per sor– gere. Sino a ieri le cose erano alquanto semplici: artisti e critici che crede– vano nell'assoluta libertà dell'arte avulsa anche dal– la "schiavHù del soggetto,.; artisti e critici che riduce– vano l'arte al fatto imi– tativo; artisti e critici che dell'astrattismo accettava– no la predicazione della Jiberlà ma non rinuncia· vano alla comunicatività. Nuovi problemi si pon· gono già. in seguito al sem– pre più accentuato decade– re del manierismo astrat– to; e toccherà ancora a noi. cresciuti in clima idea· lista. riprendere ed arric~ chire tutto un discorso. Gh ultimi conati astrattisti ci parlano di un « continuo nell'arte» che è ormai la morte dell'arte perché la rende indifferenziata; sic– ché saremo chiamati a di– fendere, in un certo senso. il discontinuo, cioè il sus· seguirsi di opposizioni e di fintcsi che testimonino la autentlcità del concepi– mento estetico e del suo processo storico. Specialmente fra i 2:io– vani, c'è un numero sem– pre crescente di artisti che. senza .ignorare l'astratti– smo. lo rinnegano e danno implicitamente luogo a nuove espressioni. a nuove tendenze, a un risorgere dell'arte autentica dalle ce– neri di un assurdo fnlò. Vorremmo che. lascian– do in pace i superstiti « vecch.i maestri •• i quali non hanno sapuio opporsi all'ondata astrattista ed hanno spesso stabilito rap– porti di connivenza con i responsabili di un feno– meno sotto molti aspetti involutivo. e:li organizzatori delle prossime mostre sl decidessero a lare il giusto posto alla più giovane ge– nerazione. Soltanto in questo modo tali mostre avranno una ragion d'essere, interesse– ranno, aiuteranno il for· marsi di nuove correnti di vita e di arte; vale a dire agevoleranno il divenire della nostra gloriosa atti~ vità figurativa, reiserendo· la nel .dinamismo di una tradizione che non ama. ripetersi. 1l punto morto ci sem– bra ormai superato. A una Artisti d 1 i tutto il tnondo L' ar1c dei P aesi Bassi è una arte giova.ne, affidatJ., dopo la mor ie di Mon drian e di,\Verk– mann, all'ultima ccnerazio• ne, fattasi a,,anti, nel •dopo– guerra, con il « gruppo spe– rimentale olandese» e, quin– di, cn1ra13 di preJ)Otenza nel giro internazionale con la celebre mostra del gruppo Cobra, che ebbe luogo nel 1949, allo S1cdclijk Muscum di Amsterdam e che riuniva, come è nolo, pillori olandesi, ciane-si e belgi. Oggi pratica- ~~~1~c d~uc~b:aut~ I~~n~X~= pc/, Corncillc, Alechinsky - operano a Parigi dove han– no raggiunto una solida po– !:>Ìzionc internazionale. Di essi Jom e Appel sono ri– masti i pii.1 legati alle ànti– chc radici espressioniste e romantiche, al gesto violcn- 10, all'esplosione cromatica. La loro pillura è an1idcca• dente, vilalistica, polemica; lonlana. alla pari, come era C~b~. 10 si~cld~ro«g;;3~i~\s!~ surreale», sia dalla • s1crilc astrazione», sia dal « natu– ralismo borghese•· Sarebbe quindi un errore definire Appcl un astratto o un infonnalc, anche se egli ha partecipalo alle prime * di LORENZA '.l'RUCCUI collellive infonnali org-aniz– ;,atc da Miche( Tapié. La. sua pittura. è, difatti, sempre le• gala. alla realtà alla figura. anche se, ncUo stesso tempo, l! libera, da schemi formali e compositivi. abbandonata agli impulsi e agli istinti. Nella nota biogrnlica. po– \ta nel catalogo cli quc,ta piccola :miologia di opere. dal '51 al '59, raccolte. alla Ralleria La Medusa, non è citata la pa~ecipa.zione di Appel alla imponan1c espo– sizione, New fmages of Man, orga.nizza.tn , circa un anno fa, da Petc r Selz al f\:luseo d'Arte Moderna di New York. ~i tratta di una partecipa· zionc sintomatica e chiarili• catrice che crn bene ricor– dare. Infatti questa. c-sposi– zionc, che allineava alcuni tra i nomi più vi\ 1 i dcll'ar1c contemporanea. quali Bacon, Dubufiet, Pollock, Armilaf:lc, Butler, C6:ar, Gia.comctti. Oc Kooning, Wotruba. e Paolo1zi, vertendo su di una concezio– ne romantica protetta in chiave espressionista, ammo– dernata da uno spinto sapore surreale-dada, tendeva a. far nuovamente coincidere lo uomo con l'io, a riproporre, cioè, nuove immagini umane, risorte con dolore e fatica. dal groviglio dei ~egni, dal caos della materia, dallo sfrenato canto del colore. Ed appunto questo dialel• tico rapporto con il mondo esterno, questo meSsnggio, alla pnri, d1 contraddizioni laceranti e di perentorie af– fermazioni. mi pare C'OStitui– '-Cano il meglio di Appel: la \Ua a11ualità, giustamente ri– conosciut~1 e premiata dalla commissione del premio Gug– genheim 1960. Per il resto egli è un pillore forse meno ori- ~;"!~~1f~ ?~;' c~Je~~~g ~1°: remo qui ad analizzare quan– to debba. dì volta in volta, a Klcc. a Van Goçh, a Dubuf– fct e a De Koonmg. Nb sem– pre il suo concitato linguag– gio. la sua esplosiva espres– sività, hanno la stessa. intcn– .silà, talora la foga si fa ma– niera. ripetizione. Appel è un pittore che esige, quindi, una scelta, una selezione. non sempre realizzate in questa volenterosa mostra alla Medusa., la quale tulla• via. ha un suo peso, una \ua lodevole attualità nella routine di questo avan1.ato inizio di stagione finor:l rima· sto :wvollo in troppe nebbie invernali L.\ galleria dcll'Obclbc,:i presenta, per la prima volta a Roma, un gruppo di opere recenti di Wifredo l... ,m. Nato da padre cinese (un p;idre leggendario che mon, nel '26, all'età di 108 anni) e da unn madre indio-afro– cubana, studente all'Avana e a Madrid, amico di Picasso che conobbe nel '38 n Parigi e di Brclon che gli con-sacrò un lungo sag~io, viaggiatore ~pericolato. W1frcdo Lam, al– tre ad essere il piì1 famoso pittore delle Antille cd uno cle11:liesponenti più illustri della corrcnte surreale, è un ~~::,r:~~~m siè~~a~, ~l ~= t~onci~lst~~~~~~ ai';11ii'i~~ come ebbe a dire Brcton (e ria Alibcrt. è un'arLista di -,piccata personalità. Fonda– tore del primo gruppo sur– realista giapponese, membro delle giurie delle Biennali di Venc-1.iae di S. Paolo e del premio Guggenheim 1960, esperto al premio Lissone, autore di numerosi saggi crj– tici. Abe porta il peso di una profonda, aggiornata cultura. nella propria pittura. Le ri– cerche del pittore venano ora, sulla materia (encausto) e sullo spazio cd, ami, egli adopera proprio qucs1a ma– teria, arida, po1'0sa, inanima– la, dove il colore si impregna e dissecca come su di una piclra pomice, per dare al suo quadro una continua. in– definibilità spaziale. Germi– ntmti e s1atici, senza. contor– ni. questi dipinti ci rammen– tano, per opposto, giardini di sabbia. scogliere di fossili, fondi marini. superfici lunari. Poesia e dramma. vita e di– struzione, si alternano in questo informalismo pietrifi– cato dove la. veemenza. del colore si decanta e la. viru– lenza della materia si com– pone e si strutturn. Era. quel film. un docu– mento. non una interpre– tazione, e il suo valore era proprio nel suo essere documento sincero: scritto in una lingua la cui pre– ziosità stilistica poteva ab– bacinare e con4uistare, ma rimaneva la sua dote me· no schietta o. comunque. quella solo formale. Il successo dell'Orfeu dovet· te però convincere Camus di meriti che in realtà non possedeva fino in fondo e dovette suggerirgli la pe· ricolosa VJa dell'accondi· scendenza al folclore nella speranza di trovarvi quegli spunti poetici che invano la sua ispirazione cercava in se stesso: ed ecco perciò questa settimana apparire sui nostri schermi Rio Ne– gro, una seconda avventu– ra brasiliana di Camus. ma un'avventura. questa • volta tentata non come do· cumentazione sia pure ap– pro!ondita di un folclore, ma come sfruttamento in– tellettuale e filosofico di te– matiche folclorlstlche. nel– la speranza di costruire un'opera «pensosa» con un pensiero raccolto per stra– da. fra le tradizionali fée– rie.s di un popolo primiti– vo ma capace di suggerire all'inlel1ettuale d'oltreocea- In questo intellettuale che fa prima il cercatore di diamanti e poi il ma– novale. ln questo europeo che si fa convincere al Cristianesimo da un negro · che glielo travasa di se– conda mano u;enza che lui ,e ne accorga) Camus ha tentato di descrivere una crisi. fiducioso che la solu– zione poetica gliela avreb– be offerta il folclore cui si è abbandonato a braccia aperte. In realtà questo folclore non gli ha sugge– rito nulla: al massimo ci ha fatto scoprire qua e là il suo gioco. denunciando le sue ingenue ambizioni e senza ripagarlo mai di un solo apporto sicuro. ----------------------------------------- la frase è anche riportata da Alla Galleria Stagni otto p,iovani p:ttori - Confetti, Ganna, Guccione, Gino Guida, Ouattrucci, Pino Rcgg:iani, Turchiaro, Vcrrusio - hanno allestito la loro prima. mostra di gruppo, sollo il titolo Li– berti'l-Realt,}. Al ca1alogo è premessa una auto-prc senta– ;,ionc manifesto, nella qua.le gli otto ribadiscono. t ra l'al– tro, la loro volontà di con– ,;crvarc • 1a mnssima libertà cli ricerca e di espressione per la conquista di un lin– guaggio che permetta di re– si ituire In realtà op:geuiva def nostro tempo• e di • ristabi– lire un rapporto trn l'artista e la società». Malgrado una no meditazioni suggestive. n fùm. cosi. si ridurreb– be a un fragile dramma dai ,·aghi significati so– ciali. filosofici e sentimen~ tali se il folclore a sua volta non si imponesse per altre vie e pur non arri– vando mai ad essere mo– tivo inUmo di poesia. non diventasse pretesto spesso suggestivo per uno spet– tacolo. Con la differenza. però. che ment,re in Orfeu Negro lo spettacolo era ri· cercato come tale e poteva perciò svelare tutte le sue più profonde ragioni co– rali. qui è di contorno e. perciò. finisce spesso per restare in superficie. E per Camus che sperava ambi– ziosamente d1 far scoprire un mondo al suo viaggia– tore in crisi non p,uò dirsi un gran risultato quello d'essere arrivato soltanto al réportage. E. per di più. al réportage superficiale. EngèneDelacroix maestrodi 11ita Giovanni Carandenlc nella sua ncu1a presentazione), • sembra si sia ritrovato il segreto dell'unificazione della pcrcc1.io11e fisica e della rn11- vrcse,rtaz.ione mentale •· li meravigJio,;o e complesso fondo prfmili, 1 0 che Lam porta in sé, il suo atavic_o peso di ~olcnnità e di mi– stero, s'innestano in modo del tutto ori~ina1c sulle più spericolate C!:ipe1ienzcdell'ar– te contemporanea. ti risul– tato è qucs10 mondo fe1'0€C e poetico, logico e impossi– bile, traccialo da una grafia cssen1iale e nella., queste fi– gure tolemiche, questi seg ni simbolici che ci accusa.no c a,;solvono, che si ribellan o all'uomo civilizzato e lo tra• scinano indietro, oltre il lungo silenzio dei !empi di• menlicati. Tuttavia Lam non for1.a l'inconscio ma lo asse· conda; la sua esplorazione nel sub-cosciente è costrutti– ,,a nella sua. stessa libertà: alla via, già sfruttata. del– l'automatismo Lam preferi– sce quella di un nuovo lin· guaggio delle forme. Ecco cosi apparire in questo film un bianco. un francese: è un intellettuale. ma fa il cercatore di dia– manti coaudiuvato da un Una lettura che non annoia e non detude: ec– co quanto Si può dire al– lorché si finisce di leaae– re H e Diario > di Eugène Delacroix. Questo libro, che venne pubblicato da Einaudi 11eL 1954 in. tre volumi. con beUe ripro– duzioni, è di una fre– schezza veramente con– f ortevale e chiunque sia abituato a scegtiere le sue letture, siamo certi, 11011. potrd che condivide– re il nostro parere. Molto sappi.amo di Delacroix pit– tore, mentre poco o nulla sappiamo sia della sua cCorri.spondenza,·, sia del suo interessante cDiario>. Ci è noto come egli si sentisse incompreso con. la sua pittura, fino al p1mto di dire: e da trenta anni sono pasto alle bestie>, Sappiamo che ebbe una tardiva consacrazione at. l'Accademia di belle arti. Sappiamo che per tutte le scuole, fino al secolo XIX, fino allo impressionismo, egli fu un precursore. Ma della sua vasta cultura, delle Slle esperienze fatte durante i molteplici viag– gi, del suo modo di in• teressare gli amici (nes– suno era più seducente di lui quando voleva darse– ne la pena), sappiamo po– co o nulla. Tutt.avia, gid nella prefazione al , Dia– rio> apprendiamo che Delacroix ~i riallaccia a u11a duplice tradizio1te let– teraria francese: quella dei memorialisti e quelln dei mornlisti. Ed adden• trandoci n.<;?l suo cDiarioa, sappiamo che fu, amante appassionato della pittu– ra tanto da ritenere que– st'arte superiore a tutte le altre, ma che nonostante ciò, coli non poteva tra– scurare la musica, né la poesia, arti che amava quasi con lo stesso amore. Amico di Stendhal e di Chopin, oltre che di mol– ti uomini dot nome illu• stre, Delacroix sapeva salvaguardare la sua soli– tudine, quella solitudine, * negro fedelissimo; un tede– sco suo socio tenta di uc– ciderlo per impadronirsi del frutto delle loro fati– che. ma il colpova a vuoto e allora il francese si mette alla ricerca del mancato ,,-; l<),IUl;I cgU scrive, clte ci fa go. dcre comptetamente di no~ stessl perché nulla ci sol– lecita di tntto ciò che è estra11eo a tm interesse di studi. Come avrebbe po– tuto altrimenti lasciare iui'opera cosi. tiasta e complessa? E, oltre la pittura, la cCorrisponden– za • e il e Diario» che va dal 1804 al 1863. Pagine e pagine, dove i'artista, di– cendo di volta in volta esattamente ciò che vo– leva dire. non è mai pro• Lisso, e anche quando di– ce che si annoia, trova clic la noia lo riposa dalle pazzie. Riflessioni... me– ditazioni... idee e innu. merevoli b rani dalle ope– re dei pi.it grandi scritto– ri di t utto il mondo, so– no di mano in mano an- 11otati a conferma del suo modo di vi.vere ... del S-llO modo di sentire. i\lorz a torto si disse che la s-ua patria fu l'arte. Egli tan– to vi. si agqirò, da scopri– re che H e nuovo> è vec– chissimo e che si può per– fino dire che è sempre quel che c'è di pitì vecchio. Lettore ideale ed in– stancabile, Delacroix eb– be un particolare attac– camento per Voltaire e Montesquieu, ma Shake– speare, Dante e Virgilio egli li. amò per i primi. Per nulla benevolo nel giudicare gli uomini (fat– ti per distruggersi a vi. cenda come belve) egli li osserva con il distacca degno di u11 moralista, degno di chi lavora per quelli che verranno dopo di lui. Mol!o c'è invero da ap• pre1uf~re dal suo ecce– zionale Diario> soprattut– to oggi,' che si lamenta una vera e propria infla. zione letteraria. Delacroi.r. sapeva che chi dice arre, dice poesia. Sapeva che non esiste arte senza un fine poetico, ce lo ha di– mostrato con le sue tele. ce to ha dimostrato con t suoi scritti. Fra le tante citazioni C1-l l.,A llll I A trovar e nel , Diario •• ,rna lo scrivere è anzitutto la ve n'è di e Cousin > che arte di farsi capire. a elle amiamo riportare: e Non il più bel successo per appena un uomo scrive uno scrittore è quello di per scrivere. per brillare far oensare chi può pen- o per far fortuna, scrive sare. Non vorremmo met. male o almeno scrive scn- tere il dito suUa piaga. za grandezza, perch«? la ricordando, a proposito di. vera grandezza può ve- una cosi sana lettura, il 11ire da un animo vera- perché da 1ioi si. legga po- me111e grande che si com- co. F'orse il lettore non muove per ,ma grande cerca di meglio che di es- causa. Fuori di qui non sere invogliato, ed è gi.u- esiste pili vera beHezzn, sto che anche a distanza non esiste più, per conse- di tempo dall'uscita dt un guenza, nobiltà d'affetti: libro. si torni a parlarne tutto si riduce a un'indu- quando lo si trovi neces- stria inteUettuale, eserci- sario, anziché lanciare tata abilmente•· (come qualcuno ha detto) Nelle fitte pagine del talenti da serra che lum- diffusa acerbità sintattica, assassino per vendicarsi. ~~rr~~fo~h~h~i ~~~veJ::eJ: Questa ricerca è un viag• questi giovani dimostrano tutli un lodevole coraggio nell'affrontare sen1.a rctoric."l i temi della realtà. Sarebbe inutile fare qui delle gradua– torie. mi sia tutlavia permes– so ricordare il «Ritratto del lnoontri e soontri pittore Walter Torin • di Pie- I · tro Guccione, le «Periferie» Riceviamo e pubbUehlamo: ~ii ;:~r;::;1sJ~n~a.i «Paesaggi» Jttu.s~e sig. Fabbri, nel prmto numero della rivista • Ter:.u t'agina > 011::<,u t-AlilitU edita da Feltrinem e dedicata alla letteratura e al tea- Olrct1or• rellrionMlhllt tro ... è .stata pubblicata una intervista con Luchino Vi- Diario, l'autore attestn, in no bisogno det calore del 11 giapponese Nobuya Abe. mille modi, e/te lo scopo sole delle Scuole e dette ~l~~~o~~ ac~~t!~fcS~tod~e ~~ Stab J'1pograt1co u t! s I s A sconti.. n sommo, coltiuimo P. sensibilissimo regi.sta. ad che si propone t'arte del- ricompense. la.no è ora ospite della Galle- ~orna Via Iv Nnvcmhr~ 14t un certo punto, afferma testualmente quanto aegue: ----------------------------------------- « ... considero l'Arialda un'opera cosi importante che 110n Vintila Horia, uomo solo (Conllnu~ pag. 5) realtà storica e metafisica di Roma, sente la sua fine immi– nente e niomo su giomo senle crescere dentro di sé l:i \'eri1à' del cfuluro, la necessità di un ordine nuovo. L'esilio compie il miracolo. La cronaca minuziosa. vittimistica, dc, nuovi ed ultimi amori. dei viaggi in cerca d'oblio e seguendo un mis1erioso richiamo, dcUe tristezze d'esiliato e delle ultime menzogne di cortigiano, si trasforma pian piano in cronaca interiore d'un in1criore svelato, in attesa del Dio unico. Ovidio l'ultimo gronde poeta della paganità, scopre l'inganno. il éolosso d'argilla. I pitagorici gi~ parlavano cli un dio unico; e i Geti. tra i quali egli vive e che scop~e uomini nuo,,i, 1u1ti immersi nel divi!'lo: ~dora~o un. O!o unico, e non temono la morte, sono heu. m1cgri. Il diano di Ovidio raccoglie e registra lembi di premesse evangeli– che dubbi abissali, timidi avvisi, barlumi di luce. Infine. il ~iste1·0 rompe: un medico greco, Teodoro, svela ad Ovidio la nascila già avvei.iuta del Dio di giustizia e di li?Cra7:i~nc. E il tempo è comptulo. A Betlemme, • Dio è nato m cs\110 •· E Roma è finita. Ora Ovidio può morire. Vecchio e deluso che era. è un uomo nuovo: il c."lntore dell'effimero è diventalo un mes– saggero dello spirito. E' la sua prima, vera • metamorfosi », quella che lo sah'.a. Egli ha vissu10. un 1ei:npo d'avvento. L'oppressione, 13:violenza, I~ paura dc! po~oh. non sono an~ dati perduti: D10 è na:o. 1I tempo ncommc1a da zero. E un't!~pegno era grosso, s'è dello: rovesciare l'Ovid_io tra– dizionale fame un messaggero della buona novella, sia pure solo per' se stesso. E Horia. bisogna riconoscerlo, è riuscito nell'in1en10. La storia è credibile la metamorfosi è naturale. E' attinia al fondo_ la potenza spirituale dell'esilio, come elezione, come condizione privilegiata, dolorosamente. L'in– cubo della. fine di Roma è sensibile, presente in ogni pagina. Sentiamo l'ineluttabilità, il dramma, nel coro degli uomini oppressi, intimidi, traditi. E qui là storia intima d'Ovidio esule tocca unn storia più vicina, scalfisce la nostra so– litudine. Sin dalla. prima pagina, la storia non è solo storia ta\'- \'iva1a da un artista. Qualcosa di quel tempo ci riguarda ·oggi e vale per domani. Horia inserisce velatamente la nostra. condizione nella condizione dei Geti, dei Greci oppressi, dei $armati affamati, dei Romani stanchi, d1 Ovidio relegato e umiliato: e nel tiranno Augus10 agiscono tutti i tiranni. c'è la tirannia che schiaccia, opprime, aliena. eppure per vie misteriose prepara un tempo nuovo. Pare che Horia ,oglia dirci: gli esiliati, Ovidio ne è il· simbolo riattivabile. sentono qualcosa che empie misteriosamente l'aria che re– spiriamo; e forse qualcosa è già avvenuto, che non sap– niamo; I.i decadenza e la menzogna sono trionfanti, ma liniscono di finire; qualcosa, almeno, deve avvenire. L'uomo è pili che mai oggi umiliato, tradito, esilialo da se stesso. Ma Dio n asce in esilio; la giustizia nasce dall'abiezione. dalla triste1.za : è quando il ritomo alla felicità diviene impossibile che l'ani ma scopre finalmen1c se slessa. la direzione della verità. Ovidio siamo noi. E' un grido che Hoi-ia lancia, dunque. seppure velato, -.ammesso, simbolizzato, ma pieno di dolo1c e di fede. Solo la speranza dà vita: e Dio è nato in esilio è un proclama di di speranza, dopo registrn10 uno scompenso, un disagio universale. E' il pacato sfogo d'un dramma sofferto sino al fondo, un'alta tesumoniam.a. un i;rido d'esule che vuol credere nella speranza. Tocca la nostra umiliazione. la nostra solitudine. il nostro esilio. Ci imme1gc in una nebbia per farci ritrovare la luce. Il peso del dramma interiore di Ovidio impedisce plasti– ci1!1 e movimen10 alla rappresentazione: è un limite del romanzo, per parlare anche di limiti. L"l nebbia confonde dsi e persone, e raiamcnte si squarcia. E' primo Ovidio ;i non avere viso: volto in se siesso. non si lascia. scoprire. Le allusioni. la ricerca inleriore. i simboli, caricano la vi– cenda, la. rallentano a una monotonia allucinata. La bellezza del libro è più sollo, seppure anche la sua superfici<: abbia <;cene indimenticabili; una bellezza da scoprire con attcn• .1ione e l'amore che richiedono i libri come questo, ai quali l'autore ha ceduto lutto se ste•so, romanzando ma soprat· lutto testimoniando. PIETRO CIMATI! ho esitato un momento ad accettare di rappresentarla. Ho sempre sperato. invano, di trovare un autore italiano che rispondesse al mio gtuto, che io giudicassi valido. Non ero riuscito a trovarlo. tanto è vero che mi ero ~~:~gnat.o a rappresentare le commedie di Diego Fab·. L'apprezzamento mi sembra pesantemente sèortese, ragione per cui semo il dovere di segnalarLe il fatto, 11el caso Le fosse sfltagito, metiendoLa in tal modo in grado di poter ringraziare .sfo il Vi.sco,iri che il sinistro editore della rivista. Con devoti saluli. mi creda suo aff.mo lettore MOMO CASSANI La ringrazio della segnazione: infatti non cono– scevo il testo della intervista; e pur considerando, per esperienza, con un certo beneficio d'inventario l'autenticità d.i certe dichiarazioni fatte chiacchie– rando con i giornalisti, non po!SO nascondere che l'affermazione di Visconti., se vera, non è degna di lui né sotto l'aspetto umano né sotto quello arti– stico. Mi pare sia stato il conte Massimo D'Azeglio ad ammonire il figlio con queste proverbiali paro– le: , Sarai nobile, se sarai virtuoso•. Visconti 1 in questo caso. avrebbe, per mancanza di virtù, smentito la sua nobiltà. E per entrare nel merito della questione, cioè delle sue scelte teatrali io non ho che da porre un interrogativo destinalo a rimanere per ora almeno, senza risposta: chi può dire se le rassegnazioni d'un tempo saranno dav– vero peggiori delle più recenti predilezioni? Basta aver pazienza: chi vivrà vedrà. DIEGO FABBRI

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