La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 8 - 19 febbraio 1961

Pag. 2 LA F~ERA LETTERARIA Decidiamoci a chiuderle (Conllnua da pag. I) rosamente resriruito al suo se 11 za dubbio aloriosa e . endemie e l'abolizione del-J lavoro di. libero creatore. ancor valida. E varrà iriol~ le altre: da quella di. Pa-4 gna chiudere almeno tre La prestaziot1e anzidetta, tre ad attirare nelle nostre lermo a quella di Bologna, quarli de Il e Accademie se da un canto sard per scuole tantissimi. giovani da quella di Napoli a queR- esistenti. e poten.:iore le l'artista un titolo di meri- stranieri i quali - ad on- la di Carrara. Sarebbe uu poche che. per la loro /trn- to. dall'alrro sarà da coft- la delle più stupide mode uraaano di protcsle: inler- zione di prcstiaio. dooreb- siderare 1111 sacrificio che - sentono H fascino della roaa.zioni in Parlamenr- bcro sopravvivere. Porc,1- è bello compiere per la plurisecolare r,rande arte to, sciop~ri. minacce di ziarle significa: 1) appior- preparazione delle nuove italiana. oani aeriere. Ma il baillat- nare e rendere operanti i leve: in altri rermini, fa Immaginiamo ovviamen- me finirebbe ovviamem,z ~[iftcJ!;:~e~i f.~u~!~is~o~~ prestazione q11adrienrrnle 1e le difficoltà a cui 011- col placar.1i: e intanto 1b - sia pure facendo ecce- ~~r:"il: :,~e::ri,ttosip~~:r'~ ~r~bcfe,;;c;~~~oil u~~~n~i sconcio di tante inutili Ac:- zione per gli stranieri - atla continuità e aU'accre- proponesse la trasforma- cademie cesserebbe. una licenza di scuola mc- scimento di una tradizione zione di tre o quattro Ac- GIUS~PPE SCIORTINO 1~"d!tp~~it~~~~1!) 11°::! ~~ 1 :r~ ------------------------------- al reqolare svolr,imenro dei C'è nei pressi di Torino v ERBA però molto modesta, a parur· corsi; 4) riformare radi- una zia, e questa zia ha un mio. Gi3 sentita. Auguri. calmente i metodi d"inaaa- TI~~e /i~~r;:; ~v:!~~ICbi~! po~~t/i':t'iia- r~f:::i~a1:i j r,io dei docenti. zarro scrhe poesie. Caronle VOLANT racconto di umore. Idee bu•>- Per soffermarci suU'rtlri- ebbe, un mc3e fa, 13 lc1tcra ne, ma primitive, da matiu-- mo paraarafo, anaitrnr,ere- bella, semplice, buona della rare. ;~ov;:;b~tr~ t !:rt:~~:d~,:~~~ ~iadc1~1esu~J~r:;;1o~:.' /~~~ Fer. 8mg. - Venc;:ia: 1i aafa· i!izi~ ~~~~{e:Oe!;:e~lt~ anare ali artisri di chiara dc\a un parere. Caronle ha ~~~~~s~:;:; 0 sjj\i~u-! :~i. terialc, e balluto a macchii- fama. abolendo i ruoli e i letto la lettera e i ,•crsi. poi E la prosa mi pare più adat- na. li mio consiglio: lan:.riri concorsi che fan,io deU'ar- li ha perduti. on sa a chi 13 a lei. e abbia molta moltissima pn- tisra uu. ,devoto del 27. ~7d!~i1::r:11aQ~~~n:.~:~:'. Au~. Di Mar. - Rieti: Stato j.i:~~~T~~tl~aè\:,.11'c~~ocnff!: quasi. ttn b1,rocrate che ar- d'animo aperto, pieno, Sin- 1ica. è tempo. Le sue poesie? tende ali scatti. H caro- buòna zia, il 3uo nipoic è cero. Belle immaiini. Le ir- Facili. ~~a a:n~cr/nt~:~i~~tt~av~i ~~~~~ 0 n:~~!oc:~rc~~::~oc:S: robustisca. S1udi. PENSI. P/':~:i~r~b~\.lib~~;" 11 ~·~:,'~ particolare meri lo. di buone e sincere nei suoi sa~;:!t{~~- ~~·\n~~~t~I: ~:: è cos1 paz.ienle. E non inrvii r,rande prestigio e di fama ,crsi di adolescente. Questo me la calligrafia), ora im- ogni quindici giorni. E sc:ri- pitì che nazionale venga a pen3a Caronte, che ora sì prevedibilmente estrosa. Ma ,·e troppo, scrive e 3Cmproa! t 1t r no cltiamato per un ~~~: :'i~:a;~o q:c~;t;~~~~ è ancora prosa spczzcuata, 3~~a\'!1~~i i~s~:~~hl~~ 1/bo: qua d riennio, s vnlaa il suo i\·li scriva ancora, mi dica non poesia. Sentimento, non ra conoscerà il suo vino. Per ~~;~~a sf~croe"dJ'cl ~~~o :r:;~ delle sue lcuurc. Po1rci con- poesia. ~:::;i :~i!~ 0 ;~~~·. ~ ~~ nd 1~ sistente.,. il suo perenne sigliarnc qualcuna, altre dis- Dou. Golfr. - Roma: Gra- sua, si tratta di U\!a insapo- c: sostituto a) e, trascorsi i ~uademc, non si sa mai. Ar- zie per i complimenti al re. Lavori. Auauri. quattro anni, venaa dove- ri\·cdcrci. Giornale. La sua poesia è CARONTE Ribellismo ·e teatro (Contlnu~ pa&, 1) sconsiderata d inscn ibile alle esigenze più elemen– tari di una realtà spìritua– le ed arti~tica. quale è quella del teatro. 1 ~iovani. che reciteran– no al Teatro dei Satiri. hanno dato un calcio alla organizzazione teatrale ita– liana e. sotto questo aspet– to ,hanno non una ma mil– le ragioni. E sulla strada che ora hanno intrapresa sono stati preceduti. sia pure in forma dissimile, da Diego Fabbri. da Gian– carlo Sb.ragia. Enrico Ma– ria Salerno e da Ivo Gar– rani. da Marisa Mantova– ni e da altri. Che scrittori ed attori si rimbocchino le maniche e di punto in bianco sì met– tano anche a fare gli or– ganizzatori di se stessi. si– anlfica in fondo una sola co~: che essi non hanno più alcuna fiducia dell'or– ganizzazione della quale. nel proprio interesse. do– vrebbero naturalmente ser– virsi. Sono dunque su una posizione. che nei suoi mo– tivi primi non è diversa da quella dei giovani attori ribelli. Non è matematicamente sicuro che il calcio debba mandare in frantumi quel– la organizzazione la quale ormai pesa sul tealro ita– liano come una cappa di piombo. I calci non rara– mente ottengono 11 solo ri– sultato di produrre una lussazione a chi li sferza. Anche il sottoscritto crede di avere ancora una ca– viglia sloeata per motivi consimili. Ma bisogna pur incominciare. Ed è per noi un segno consolante che si sia inco– minciato In varie direzio– ni. con propositi diversi. con energie dissimili. Quando CJ un • teatro ita– liano sarà stato ridotto de– finitivamente In polvere. nllora soltanto sarà rinato ft; il a teatro italiano del quale esistono tutte le pre– messe. GIOVANNI CALENDOLI GIOR ALE ARTISTICO - LETTERARIO cerca nuo,•I 1mctl, scrtttorl. muslcbtl, · plllort. ambosessi, per col• labor.n:lonc e valorluado· nt" merltc\'oll. Scrt,•c~: • Approdo del Sud •. Lun• ,o Teatro Nuo,•o 29 . Na– poli. DA NOI, IN GE1RiHANIA (Contlnu~ pa&. 1) festa in questa strada. Quando la :.i attraversa in tassl. il tassista. per prudenza. getta ancora una occhiata alle scarpe, ai ,·cstill. al viso del passc~– gcro, per capire se è opportuno riferirgll il com– mento che il popolo si permette dinanzi a questi edifici. , Tutto costniito coi nostri soldi a. Il conducente, alln fine. ruppe il suo imbronciato silenzio in quello calda notte di settembre. Egli si poteva permettere di essere ancora più csplic1to della voce popolare: , Ci sono dentro anche i soldi che mio pndre ha paJtato per quarant'anni alle assicurazioni sulla vita•· Bisogna sapere assai bene ~uanto s!a d.i~cile provocare l tedeschi. se si hn 11 cora,:tg10 d1 illu– minare questi palazzi anche di notte: una dolce luce ,:!:ialln d:\ alle porte di bronzo e a_lle finestre un'aureola di decoro che ripaga amprnmentc In spesa delJa corrente. Sulle facciate dejtli. cdi~ci_. lo spirito del luogo si concilia con emble1;ru rehi;1os1; o forse è meglio dire: gli paga un tributo. Ma 1 santi lo accetteranno, quel tributo? Nessuno di c55i è più adatto come modello di scultura i:tionum~ntalc del buon san Cristoforo. che portn 11 sorridente Gesù Bambino attraverso le acque vorticose: inoltre e,eli è il patrono deJrli automobilisti. e qu~le auto– mobilista non è assicurato? Cosi ell affari s1 sposano alla religione. il dovere di rappresenta"lza con quello di incrementare le arti. e si coglie persino il destro di documentare apertamente il dispreno che si ha per J(li astrattisti. i e degenerati•· Cinque piccìoni con una fava! Come abilHà non c'è male. 11 visitatore si stupi di attraversare. in piena notte. un quartiere di pnlazzi cosi 1llumlnatl.. e Quah satrapi•· domandò, e: amministrano di ~u1 quale provincia di quale regno?>. e La pross1~a ,·oltn che verrete in Germania•· gli dissi. , chiedete a un esperto di cose finanziarie di parlarvi di qt~ell~ formula misterio5a per la quale cento marchi d1 ,·ecchia valuln si trasformavano una volta in sette. un'altra. invece. in cinquemila o pili marchi di valuta nuova, Cercheranno di farvi credere che il danaro sia una cosa puramente razionale. ColOf<! che non credono alla mlracolos,i moltiplicazione dei pani non riusciranno .a spi_egarcl la_ miracoloi;~ sottrazione del pane. S1 continuerà a msegnare ni nostri bambini lo stupidissimo 2 x 2 - 4 e a educarli al risparmio. Evidentemente il _rispet.rnbile .A.~am Rie~ non s'intendeva affatto di m1racoll. Che 11 mi– racolo tedesco" si basi sulla formula 7 infinito? a. li tassista manifestò un certo nervosismo: co_rre– ,·a più del lecito e si afTrcttnv~ vers~ In_sta~1one come se non vedesse l'ora di hbernrs1 d1 1~01.La stazione, ormai. era vlcloo. I passeggeri, a1 quali egli non avrebbe confidato le proprie. oss~rva~oni: sono soliti rispondere. alla domanda circa _1 prmclp1 della riforma monetaria. che nella Repu~bhca Cf!mu– nista d'oltr'Elba. nell"operazione del nd1mens1ona– mento monetario. è stato lasciato. agli inienui. ancor meno che nella Repubblica di Bonn. Sono le con– solazioni che ci ,propinano. Se. innocente. ho dovuto farmi sei anni di galera. mi consolerà fors~ un compajitnO di cella che. innocente anche lui. ne abbia già fatti otto . . Quando scendemmo alla stazione. il . tass1~ta ~ 1 meravigliò della grossa ma~cia che gh diede 11 n,10 ,·isitatorc: due marchi su cinque! E questo ~a pa:te di un cliente ch·egli aveva ritenuto ?egno d1 sen_t1re la propria frecciata. Che. in fondo, s1 fosse sbag1!ato su -di noi? on avrebbe fatto _m~glio a tener chms~ il becco? Eravamo dei comun1st1, per caso. o crede vamo che lo rosse lui? Attenzione! Sfortunatamente la sua paura si com•ertl in serdhsmo. Con ch_e cura prese Ja borsa del mio amico dal portabagagh! In questo paese la generosità è alt.rettanto poco apprezzata della parsimonia. Sul danaro grava _molto sentimentalismo. E non c'è da ~l_up1i:se-ne. m u.n paese in cui la po,·ertà non è piu n_e una pat;1a mistica né una tappa della ~ot_t-ad1 c!asse. . el cervello degli stessi intellettuali. 1 concetti 'po"ero. onesto. la,·oratore • s'ìdenuficano a~cora. Ed ~? la conseguenza: dato che i lavor~_torJ nc;m sono p1u poveri. Ja -povertà non es_iste p1u:·· e 1 lavor~t~rl non sono più onesti. Quelli ~he c_hrnm~no e soc1ah > costituiscono le eccezioni. Ne si e mai pcnsat_o che rasocialità potrebbe avere una sua forma corr1s~on– dente anche tra i satrapi: chi si accende una_ Sljta: retta con una banconota da cent_o ma~h1 puo aspettarsi .più ammirazione che odio o d1sp_rezzo. Che con quella banconota da cento m~rch1 egli bruci un pezzo di libertà. sarebbe cons1d!rata la deduzione di un pazzo. li danaro n?n _puo essere uno strumento di libertà là dovel'1_nd1ge.nza. non ha alcun decoro. Chi dà mance e pnvo dt d1,m1tà non meno di chi le riceve: qui. nel nostro paese. 11 treno col quale il mio amico voleva andarsene era già pronto a partire. Alcuni viaggiat?ri. eran'! già addorment.ati. altri s1 consolavano coi J!:!orna.h della sera e con salcicce cald_e. Dopo che 11.mio amico fu salito. ebbe trovato 11 suo posto. e urat? giù Il finestrino. restarono anco_r~ ~lcum mmull. t oppo pochi perché potessimo rip1gl~are quel col– J~quìo andato a male. Cercai d'immaginare che cosa potesse pensare e sentire quell'uomo. ~nto in questa città. dove frequentò le scuole. emigrato nel 1937. 1 suol genitori si fermarono fino al 1939: la loro fiducia nella lealtà tedesca per poc~ non costò loro la ,•ita. Tre anni dopo. nel 1942. ci si giocava Ja vita anche solo a porgere una man– ciata di palate a un ebreo nascost? o, essendo un pritioniero di guerra -polacco. a baciare una ragazza tedesca In un portone; un bacio in un ?O.r!one_. una manciata di ~atate. o un'osservazione Pohhca !n un rifugio antiaereo. !\1ia madre, che sapeva esprimere la sua profonda saggezza e l'impelo dei suoi sentt:i– menti in un odio palese. si permetteva tali osservQ-– z.ioni in pi~no 1940. alla presenza di un giov~ne arrivista, che però non era membro del partil\..o nazista né mai lo divenne: era solo animato da un'ambizione a quel tempo senza meta. che più tardi si concretò neUa carriera del sottuftlciale. La vita di mia madre pendette non da un capello. ma dalla coscienza di un caporione delle SS. 11 quAl.c. evidentemente. non inoltrò la denuncia. Non nel 1!~33 si potevano conoscere i tedeschi. ma nell"cbbreha di vittoria nel 1940. quando I bastoni di mnresciPrllo piovevano dnl cielo come manna. Il .giovane a t'ri-– \'ista. con qualche anno di più sulle spalle. anche se non cresciuto d'Intelligenza. nel 1946 era uno dei candidati del partito cristlano--dc.mocratlCo per la amministrazione comunale: non era mai stato iscrituo al partito nazista. Con ogni ,probabilità. intanto .. 11 caporione delle SS che aveva salvato la vita a 1inia madre se ne stava in un campo di concentramento. Non so quante denunce abbia inoltrato. qunntc ne abbia fatte sparire. So soltanto questo: che quando incontro del conoscenti. cerco di ricordnre che 1oosa dicevano e pensavano nel 1940. nell'anno della .vlt– torin e del trionJo. quando Ja solitudine cm al massimo e noi consigliavamo a nostra madre. di astenersi dalle sue osservazioni giù in rifugio. Essa parln,·a solo più n occ:hiate. e i suoi .:rnndi occhi scuri parlano nnche più chiaro delle ~ue labi>rn. li giovane arrivista cadeva quasi in convul:uoni ogni \'Olla ch'cssa lo ji[Uardnva. Non so se qualcuno sin mai stato condannato a morte a causa di ,mo SllUOrdo. ma mi sembra senz'altro possibile. Solo più di tre minuti alla partenza del treno. Era Inutile ,·oler nncorn formulare dei · pensieri Sul marciapiede di fronte alcuni nottambuli sunch1 morti aspettavano di partire per un pJesm,o di pro\lincia. Forse gli ebrei che ancora nel 19-42 confidavano ne.Jln lcnltà tedesca sono partiti per In Polonio da quel binarlo. Ancora al mornento della partenza non erano preparati a credere :.1: una cosa cosl terribile. E chi ci poteva credere~ Un bacio in un portone. una manciata di patate, una osservazione Politica in presenza di non-iscriitti al partito. Non fidarsi mai de,R:11uommi e delt-a loro psiche. per cnrilà. Bisognerebbe scoprire il 11..uguag– stio delle stazioni ferroviarie. decifrare la lirica delle rotaie, poter tradurre il canto degli scalini che portano ai binari di partenza: prigionieri [POlac– chi. scl\lAvi tu~!. ebrei. soldati. bambini dcr,ortati. innumerevoli piedi di persone consacrate alla morte hanno calpestato questi scalini. Coloro che, nei caldi pomeriggi csti\'i, to1rna1~do a casa irritali da ~ile in campagna mal r5usctte, bevono qui svop:liatamentc la loro limonata bepida. hanno accompagnato a suo tempo i loro --figli e fratelli a treni che di qui andavano d!ret~mentc nlla morte. Con che cosa è stato ucciso -11 l'!ro lutto. sepolto il loro ricordo? Come son'? pochi _I volti. qui in Germania. che ci fanno capirci che 1I loro proprietario è capace di soffrire e di rk."Or<;lare! Ai sofferenti è stata iprome55a una conso1az1one: non cosi agli irritati. Se una madre, su que5to marciapiede. scoppiasse in lacrime, ricordando che di qui suo figlio è partito verso la morte. la gente la consolerebbe con qualche colpetto sulla spalla e in segreto la accuserebbe di sentimentalismo. Come ci si può pc.rmett.crc il lusso di una memoria che si estende a sedici. diciassette anni addiet.ro? Se poi la stessa donna assistesse, senza p articolari segni di commozione. agli sforzi di sette pompieri per salvare un gatto scivolato in un tubo di. t.carico. la gente la giudicherebbe una strega senr-J cuore. Bisogna reagire nell'ambito dei correnti schemi sen– timentali. se no ci ritengono pericolosi: i[ ricordo della morte di un vicino non vale un gesto della nostra mano. Per tutto ciò che potrebbe favorire la memoria, la psicolojtia ci ha fornit,:, l'arma mortale che oggi è a disposizione di oç:nuno: I~ parola e risentimento•. Come un coltel!o. la s1 appunta al petto di chiunque osi manifestare sen– timenti autentici. Per sfuggire a quest'arma mor– tale. cl si libera di sentimenti e di ricordi: è questo continuo abortire che re~de cosi -~uoti i nostri visi. Ormai si pianjte e si .grida solo p1u nelle cliniche psichiatriche. Insensibilità e senfimentalismo dominano il mercato. che offre gli oggetti ai quali possiamo affezionare.i: mascottrs di ogni prezzo e misura. dall'orsacchiotto al grattacielo. Cadono i prezzi del cuore, della coscienza: salgono invece quelli delle cose di cui .l'uomo_ b~ d_avv.ero bisogno. Un impiegato che ntl 1936 s1 ~1a 1SC;1t~o al -partito nazista per salvare la propo.a fam1~ha dalla miseTia. oggi mi sembra un uomo rispettabile: per lui c'era veramente quaJc~a in ~lu?Co, _era minacciato, e non c'era alcuna astanza ne soc.1a~e né ecclesiastica che lo aiutasse a t.rtas.formare m serenità quel terribile se~o di i:ninaccia in_combenl~. L'unica minaccia che ogg, faccia paura a1 te deschi. invece. è quella di un calo nel movi:me.nlo deg~i affari. Appena questa minaccia sembra reali zz.ars1, eccoci al panico. allo stato di emergenza. Ci sono molti j!'iovani assai intelligenti, acuti. abili n~llo scrivere, c:he sono informati e preparali in mamera inquietante. che sanno scoprire nessi e ll"apporti. <:11e conoscono i particolari della terza 1cuerra pumca non meno di come conoscono Fau.tkner: io mi chiedo soltanto dove comincia o dove comincerebbe Ja loro resistenza. Non hanno paura ne di Adenauer né di Olle nhauer: se li si rimproveu-a di qualche minuscola conc:e.ssione , ti citano subito un'istanza che è molto più pericol osa di quel cbe sia il primo o di quel che Potrebbe mai diventare U secondo: Lieschen Miiller, questa figura mitic.a. che mi sem– bra un'invenzione della Joro cat;Uva coscienza. Lieschen Miiller e il rnovunento degli affnri sono strettemcnle collegati. Chi mette In pericolo li movimento degli arfarl ha una possibilità di provocare i tedeschi. Lu morte dei loro vicini e amici non ha loro ìnscp;nato l'alto valore della vita: il dolore non si è convertilo In saggezza ne il luùo in forza. essi sono po,•eri in maniera assurda. cinto che, di rronte u quella conti– nua minaccia. non sono nemmeno in grado di godersi realmente il loro relativo benessere. La rame degli anni e: prima della rifonna • non li ha nemmeno resi cosi saggi dn rallegrarsi della pro– sperità del momento: nemmeno lo miseria ha dato un po' d1 condimento alla loro vita. Chiunque abbia una memoria che si estende anche solo a dicci anni oddictro. lo si considera nrnmnlato o p;li si consiglia la cura del sonno. affinché si risvegli intimamcnle 1rrobust1lo nel mondo attunle. Una mnncrntn di patate. un bacio in un portone. un'osservazione pohtica m presenza di non-iscritti al partito: quello era il prezzo ,per uno vitn umana. Forse il sej!:"reto di quest'estinzione della memorin si trova ncllll natura della formula iJ?nOtn che divide Il nostro tempo in due èrc: quello urima e quella dopo la riforma monetaria. Tutto questo avrei voluto dire al mio amico. ma non avevo trovato le pnrole. Una rapida !-tretta di mano. un •addio• e 11 treno parli. Rld1sces1 le ~cale. consegnai il mio bijitlletto d'ingresso e tornai n casa. Là. dove alcune bottiglie scolate testimo– niavano encorn del fallimento dello nc,stra conver– stufone. trovai la lavagnetta del rnio figlio più pic– colo. posata sul tavolo. con Su certi conti: 7+5-12. 9+6=15. Chi resterebbe indifferente dmnnzi alln fr~::ili~e~~ll l~~ia:!1~~:r~~l~ s~~ 1 !~ie 0 c~=7 t~\~1A~i~~~ portai via Je bottiglie vuote e cercai cli mettere per iscritto ciò che mi cm stato impossibile dire a voce. Non già la formulo. ma forse solo delle pllrti di essa. che nessuno avrebbe saputo comporre in un·equazione risolvibile. Chi oserebbe mai l{iu– dicare quel caporione delle SS che non trndl mia madre. ma forse ne tradì altri? Il giovane arrivista. che potrebbe denunciarmi per ingiurie se lo chia– massi un nazf, c'è da sperare che di tanto in tanto si ricordi degli occhi scuri di mia madre. Essere un tedesco vuol dire venir minacciati. in un albe.tllO di J>Qri,81.per il solo fatto dì esserlo. e senlirsi Poi complimentare. nel direttissimo che c1 riporta In patria. da un giovane fascista francese che ci siede dirimpetto, per la ferrea coerenza con la quale, in Gennania, abbiamo praticato l'antise– mitismo: si.(nifica non essere considerati degni di esprimere il nostro parere quando i Francesi dlscor– r.ono. tra loro. dell"Algeria. Forse avremo il diritto di metter bocca solo quando in Algeria si saranno massacrate tante persone quante ne furono uccise m Europa. fra il 1933 e il 1945. sotto il dominio tcd~o. Chi è che tiene questi conti misteriosi tra le nazioni? Chi è che regola il prezio per una vita umana? Basterà un'occhiata. domani? Dove agiscé l'oscura Borsa che determina tali quotazioni? Le minacce fatte nell'albergo parigino vanno natural– mente a colpire proprio il tedesco che a suo tempo portava la manciata di patate all'ebreo n35eosto, e il funzionario della dogana inglese prende. tra le sue dita delicate. quasi fosse il certificato di un lebb ros.o. il passaporto di quel tedesco che. appunto. non inolt.rò la famosa denuncia. Se ne.I nostro paese ci fosse un principio di colpa collettiva. bisogne– rebbe farlo risalire al momento in cui. con la , riforma monetaria a cominciò 1a svcndit.a del dolore. del lutto e del ricordo. E' terribile che ci siano tanti motivi per adirarsi contro e in questo paese. ma a chi indirizzarla. quest'ira? Ti mandano giù tutto: potresti mostrar loro. sul teleschenno, nella cronaca di un incidente stradale, il loro vicino di casa che muore. Reste– rebbero u n po' so rpresi. forse direbbero: < Ma non lo conosco, quel.lo lì?•. poi nspettcrebbero l'imma– gine segue nte. In una prossima riforma monetaria il loro danaro potrebbe venir valutato a 100 = 0.1 (e i furbi si farebbero più ricchi che mai). Bene, sospirerebbero un poc:o, brontolerebbero un tantino. poi si tirerebbero su le maniche e dàgh a sgobbare. a. sgobbare. In que-sto modo si metteranno su alLri due o tre e miracoli•· senza temere che qualcuno si preoccupi per l'incognita dell'equazione. li rove– scio della miracolosa moltiplicazione dei pani è la miracolosa sottrazione del pane. I volti degli esperti che ti sanno spiegare il , miracoloso tedesco• con parole forbite sono vuoti e morti come la luna. Imbruniva di già. quando mi alzai. Le innocenti colonne di numeri sulla lavagnetta di mio figlio facevano un'impressione irreale. Cancellai la mia equazione 7 = infinito. Non avrebbe fruttato. al ragazzo, che un penso Immeritato. A scuola conta .Adam Rjese. a scuola i periodi storici , si suddi– ,·idono • ancora in singole epoche. Il mio visitatore stava l{ià certo dormendo, in un punto tra Bruxelles e Ostenda. Aveva un passaporto inglese. sl. eppure le dita delicate del doganiere. a Dover. avrebbero espresso divaricandosi un tantino, un certo disprez– zo. perché egli ha un aspetto più tedesco dei tedeschi d'oggi. L'abito, Il gestire, la pronuncia lo tradiscono. e anche i.lui, sebbene da tanto tempo non sia più un tedesco. continua a pagare per una colpa che è ormai considerata antica e che invece è cosl recen– te, che solo noi tedeschi possiamo conoscere. (Articolo pubblicato sul primo numero della nuova rivista e Labyrlnth a, edita a Stoccarda, di cuJ Hclnrfch 8011 è uno del condirettori) (Traduz. di /1alo A. Cluu,ano) Domenica 19 febhraio 1961 La poesia, (Contino• da 1n•I• I) bili alle struttw·c alte e nascoste che reggono la volta del suo mondo, sul suo pubblico cui egli mozza i1 Jlato. E tuttavia è anche vero che la nostra poesia del dopoguerra vive in un clima di alienazione, ciò che in termini poveri si usa dire e sentire quando si avverte che la poesia è oggi discesa dalla strato-– sfera degli anni !ra le due guerre. Ma qui va subito aggiunto che ciò non può essere stato per le ragioni teorizzate dopo il guerro• ne recente dai giovani ze– latori di altri contenuti: bensì perché il ritmo prov– videnziale che occultamen– te presiede alle umane fac– cende (o dicasi pure la storica vicenda che si è andata svolgendo), ha vo· luto che si sian fatte pre– senti fra gli uomini esi– genze d'un altro ordine, ovvero che altre necessità siano balzate in primo piano, le quali conta assai poco che siano o no spi– rituali, o conta assai meno del fatto che m sostanza la loro violenza, che ha preso il nome e l'effetto di necessità, si è imposta scansando gli mteress.i pre– esistenti E si è imposta approfittando intanto d1 un clima: perché tra le due guerre non c'era (o era sensibilità e profezia soltanto di pochi), la pau– ra che ha seguito la guerra seconda: e mancando quel grado di paura non c'era la spensieratezza bestiale che sempre s'accompagna alla inerte paura, alla pau– ra delPi.rreparabìle, e per così dire le incorona le pallide tempie di un'edera bacchica (e si sn quanto ci sia di funebre nel rigo– glio e nel verde dell'cde• ra), qualcosn che il Man– zoni chiamò lo • straviziare insieme, per passnr la ma– linconia d1 quel tempo• del povero Don Rodrigo sul punto dì prendere la peste. Ma è che 11Mnnzom non credevo all'irreparabi– le in una creazione il cui fine C trasceso dalle sue c:tvlnc premesse: donde il sostanziale realismo cd in– sieme il coraggio che do– vrebbero essere sempre le virtù del pensiero e del sentire cristiano, e che fu– rono certamente del Man· zoni: quel realismo che invece è mentito, cd è frutto del tentativo di • passar la malinconia del tempo• con lo • stravizia– re • (se mi sia permesso un trascorso che qui mi sembra non guasti), nella lussurie sviscerata, ma d1 pelle in pelle e senza gu– sto, di tonta parte della ci– nematografia di oggi; che per mc è trn i più torbidi effetti della paura, esat– tamente come la cacherella per i vigliacchi: sperando tuttavja, da queste stesse r11gloni, che sia un c([ctto passeggero. Un rintronamento gene– rale, nella paura generale, e tale da far crollare per prime le strutture più ae• ree e più spericolate, un rintronamento· generale non c'è dubbio abbia ac– compagnato il mutarsi del– la situazione e della so• stanza della poesia nel dopoguerra in cui viviamo: quello dei nostri anni. e che oggi, a quindici di distanza dall'ultima can– nonata, si può ormai già chiamare un post-dopo– guerra. Me più o meno vi– sibili ·in questo rintrona– mento, più o meno visibili e create dalla rude neces· sità che è sempre la vera vincitrice delle guerre, nel– l'ancora nebbioso panora– ma del mondo si levavano le strutture tecniche (per– ché in sostanza di nien· l'altro s1 tra,tta), per un condizionamento nuovo della vita. Sono queste strutture tecniche, dilata– te fino alla tecnica della propaganda di ogni specie, da quella ideologica a quella per la diUusionc de– gli elementi fondamcntaU della cultura contempora– nea, ad avere organizzato il clima entro il quale è stata costretta ad accli– matarsi quella che fu già la poesia, e che è la poe– sia quale può essere oggi, Ja cenerentolina che non cì è meno cara mentre già vediamo come, laddove può allontanarsi dai pro– tettori (leggi sfruttatori) di cui non ha bisogno, cerchi qua e là di costrui– re, senza che sia lroppo disturbato dalla chiassosi– tà del tempo, il ricettacolo entro il quale possa torna– re a custodire ed adorare i propri penati. Ma oggi, evidentemente, le cose della poesia e dei poeti sono ancora tali, in generale, che un poeta che sia venuto alla poesia nel clima di questi anni è co– stretto a comportarsi dal più al meno come un ci– neasta, qual'è un cinèasta nella vita e nello spetta– colo, con tutto che egli debba farlo da poeta, •Con– sapevolmente• compromet– tendosi con la provvisorie– tà: e d'altra parte bisogna dire che siano già molti ad avere attinto una tale consapevolezza, se infatti la loro aderenza alla prov--– visorietà di oggi è cosl diversa di1 quella lirica, di Jdillio, pudibonda quanto più s!acclatella, che era propria dei poet! crepusco– lari: e che oggi saprebbe di stantio, e forse non ~i farebbe nemmeno commi– serare; annoierebbe. E d'altra parte. mentre la poesia dell'età fra le due guerre va sui dischi, è rn– dubbio che i dischi la de– cifrano agli ascoltatori di oggi in un senso che fa perfettamente a meno del: le ragioni per ~e quah quella stessa poesrn venne a nascere: e sia pure che negli studiosi più appas– sionati come • 1n vitro •· vi sia 'chi mantiene verso quei testi un rispetto, o meglio un atteggiamento tale da conservarli, come pare m m~lte ecc<:llenti pubblicazion1_, nel m_1raco· Joso equilibrio di azioni e reazioni che fu la vera ragione della loro esiste~– za: tuttavia per la poesia \'Olgc una stagione in cui l'uomo dei nostri giorni si comporta verso d1 essa co– me se avesse due anime, perché gli interessi che nutre per lei non riescono ad essere che quelli che abbiarno deuo: tecnici da una parte, e dall'altra par-– te interessi di gente chia– mata aIla poesia come da spettacolo che serve a di· strarla da un'altra, impre- ~!s~r!~~~t;~rc:~:: ~i\!~[~ il vedere se possa chiamar– si preoccupazione quello che in fondo per l'uomo d'oggi C l'effetto del rin· tronamenlo in cui vive, e cioè il non importargli più di nulla. e contemporanea– mente l'interessarsi di tut– to a cui l'ha condotto l'uso farneticante del tempo, e cioè come stuzzicante .no– t izin (di cui si vuole infal– ti il tempo sempre più gremito). e come produt– tore di denaro; invece che di vole.rio tempo come me– ditazione, e impegno nel lavoro fatto per se stesso. Ed è proprio per un tale farnetico che son cosl fitti, credo io, i discorsi rag– guagli e pronostici che s1 vanno continuamente fa– cendo ai nostri giorni sulla poesia, ullimissimi quello del Menabò n. 2 e il nu– mero speciale di Ulisse de– dicato a • Dove va la poe– sia •· Semmai l'impegno al lavoro fatto per se stesso è riservato oggi agli scicn– zmti: ma per molta parte, purtroppo, sotto In vigi– lanza delle polizie d1 stato: ciò che sembra sottrarre il loro rinser rarsi nelle proprie torri d 'avor.io , e la loro stessa v ita, al meno nel breve cerchio della cronaca che viviamo, al libero gioco delle forze creanti Il flusso e il pre• stigio spirituale dell'esi– stenza. e poi ci venisse la vo• glio di guardare du più vicino, e quasi col micro– scopio, com'è fatto l'uomo che appare nella poesia dei nostri giorni e dalle rea– zioni che ne nascono. ci si accorgerebbe che tutti i nostri discorsi vanno al– l'aria, e che l'uomo dei nostri giorni è quello d1 sempre: per un grosso per· cento (In carità mi consi-– ~lla di non preciiwre), tra fanfarone e sentimPntale; per un esiguo resto, fra umido e modesto; ed ~ un resto cui fan da giusto con– trappeso altrettanti auten– tici e scaltri birbanti, e d'una intelligenza tale che non può conJondcrsl con quella dei fanfaroni e dei sentimentali: e alla fine, un Infimo residuo, co– me pepita d'oro tra la sab– bia di un riumc, uomo che non ha il simile tra gli altri uomini, uomo dal– l'anima santa. o dalla pa– rola che si vorrebbe dir santa anch'essa, se fosse permesso usare questo ag• gettivo per la parola che dice tanto in pochissimo spazio, e che è la parola della poesia. Ciò che ci convince che la poesia è una cosa, l'uo– mo un'altra: e che intanto non si può fare apostolato con la poesia o per la poe– sia se non a quello stesso modo, incondito. segreto, dovuto alla misteriosa Provvidenza, con cui i casi della vita a volte ci con-– vincono a far bene: quan– do, viceversa, non ci tra– volgono a far male, e ad– dirittura a far peggio di quello che ci si potrebbe aspettare dalle nostre mai troppo sublimi disposizio– ni; sia detto per il bE>ne e per il male. Il poeta è sempre un pover'uomo: il meglio, e il vero, lo aspet– tano di là, quel d1 là d;il– la vita che coloro i quali non ci credono son costret– ti a ripetersi sempre che non ci credono, perché se se Io tacessero, non s1 sa mai! la verità del di là tornerebbe a frequentarli: e la loro cultura ha perciò 1 limiti del ~ soltanto esprcs:so •, del sempre ri– petuto, del negativo. Il poeta è come la pentola, cui toccano tutte le tribo– laz1om necessarie a scodel– lare bello, odoroso. buono, fragrante, il contenuto: la poesia è come lo sformato che scodellato su un bel vassoio ha tutte queste qualità, ma nemmeno più la forma che aveva la pen– tola, che aveva l'uomo: è proprio un'altra cosa, ri– spetto all'uomo da cui è nata, e per far la quale l'uomo, tra l'altro, ha im– piegato delle virtù che al– trove gli falliscono. virtù che magari fanno la poe– sia felice. e non sanno fare felice lui: figurarsi! Ché. rnsomma. la poesia è un caso che s1 dà quando si vuol dare. come un bel fiore di campo che scoper– to ad un tratto, e magari fuor di stagione, sur una proda. non se ne trovereb– be un altro nel più bel giardino del mondo capace di darci la stessa emozio– ne. Grazie, direte, son co~ c:he si sanno: immagine, quest'ultima, quanto mai rorriva. Ma che la poesia è una cosa. e l'uomo è un'altra, ratta magari per lui ma anche per molto che lo trascende e d1 cui non saprà mai rendersi conto del tutto, e tanto meno COf\gli studi d'este· tica (ma: aiutati che D10 t'aiuta; e in questo è la loro utilità, e moralità), questa C una verità che meritava d'essere ridetta cosi corp'è, c10è anche più esplicitamente che non lo si sia sentito dire altre vol– te: perché contro questa verità si son dette e scrit– te delle gran gaglioffate dopo il gucrrone recente, in bue alle quali le cnrte così dette poetiche c1 han mostrato più che ma, un mondo pieno d1 fanfnroni nello spirito, e di gretti ne– gli effetti: e - natural– mente - di aspiranti-fan– faroni consimili, anche più squallidi dei loro maestri. I"cr far ciò approfittando, come s'è detto. del genera– le rmlronamcnto; e quindi andando ad aumentarlo anche più, industriandosi u menare avanti l'impegno che s'eran preso sulle ro– taie ideologiche falle per loro, ma non per In poe– sia: per cui, se si potesse rivedere oggi, e non fosse perduto in gran parte. quel che SC fotto e detto fra il '45 e il '55 da questi nuovi Jcg1slatori e teorici. sembrerebbe d'aver sott'oc– chio uno di quegli immensi parch.i ferroviari di mate– riali smessi che nel loro rerroso. immobile, gngia– stro e rugginoso squallore, con le lunghe file di mac– chine qua e Jà sventrate, diacce, senza fumo, hanno davvero del fantomatico. Capisco benissimo, tut– tavia, che non avrei dovu– to venire a questa anche troppo pittoresca disgrcs· sione intorno a quello che in fondo non è stato che uno degli aspetti della vita dei primi anni dopo la .l'ucrra. e una caratteristica di ciò che siamo stati, e da cui già andiamo da qual– che anno mutando. Intendo dire che quelle lei! smanie e gagllorfcrie, si posson dire ormai come passate: ma non sono mu– tate del tutto, a mc sem– bra, le condizioni du cui altre potrebbero aver cor– so a loro volta: ancorché comincino a riaffiorare i diritti della diligenza e della pazienza. che è come dire che la poesia si va preparando di nuovo i propri ambienti di medita– zione, che son le premesse necessarie perché sia ri– pristinato l'ordine creativo sulla virtù dell'uomo, la sua capacità tecnica. e l'cmpilo della verità che non può tacersi. CARLO BETOCCHI Qucuo di L11i3i Grooi ruppreun1u il primo oolume. 1n ordi11e di 11;01,imertlo, di IHM Col-– lana ,11lt',.1tìvi1;, di•e,,rn1irt1 italiana dnl T,~ ce,110 11/ NorJecenlo, c/1,. comprenderà dieci te– Ili olfi,fotÌ 11i 11iù q11,,/i/ico1i 1111dio,i dt,ff•r- 3oml!n10. tm,i Cra1•i, n,./fn chi,.,a in1rod11:io11e come llf'l cumml!nlo d,.j 1i11,oli di~f'at1i 1ll11t1ro1i, ho o/J,tlo 11110 conf,311ra:ione 1inte1ico e pt'rÒ ,i– c11ra d,.I percor10 ,:rn/ico Jinor(J nccf'rtol,ile; del 1111/o,,..drl co11tributo dn1J11lom· ,,·,.,oli ,/j,,._. 11101ori drll'l1alin Cenrrnle. ricercrmdo 11e,,i di 11ile. 11t r1u•1 i.-,mdo il probi""'" dri rnp11or1i tr'1 i di/Jere11ti ,rr11·•1i e i ri,p,.rtiui centri cultu– rali. to rf'ui1io,1e e fo co,11,.111e111,. propo,to, •e1111ircri,rhio,u, 1/i ,woue atlrilmiin"i; il ru•· ,amt 1/i 1ru1111i ,:rnfiri come q11rllo l,~nm,o• 11ia110dr/ co,I J11110 • 011uid Ghirlimdajo •: la importonza cl.e. ,11!1/'nmbilo della cul111rn o•r– racchi,.,rn, roppre,,.111a 11,ir •J,.tn/Jio il co,l Jet• to •Libro fii fr,mc••co ,li Simot111•, o fnttiviriì ~Ìot•nnile dr/ Peru3Ìt10. /or11i,ro110 11n'i1lra del ,i3m/icn10 ,in,olnre, rh11 q1111Ato ol11m, di l11i- 6Ì Crnui auume t1el co11lpo de3li ,111di di t10- rio dell'nrt•.

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