La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 8 - 19 febbraio 1961

LAFIERA-LETTERAR Anno XVI . N. 8 SETTIMANALE DELLE LETTERE DELLE ARTl E DELlE SCIE ZE Domenica 19 febbraio 1961 SI PUBBLICA LA DOMENICA Fondato da UMBERTO FHACCHLA * Diretto da DIEGO FAHBRl QUESTO N MERO L. 100 DIREZIONE. AMMlNISTRAZIONE: Roma - Via del Corso. 303 - Tel. 687645 - Amministrazione Tel. 673015 - PUBBLIClTA': Ammlnistrazic1ne· «LA FIERA LETTERARIA» - Via del Corso. 303 · Roma - TARIFFA L... 150 al millimetro - ABBONAMENTI: Annuo lire 4.000 · Sernest re lire 2.150 - Trimestre lire 1.100 - Estero: Annuo lire 7.000 - Copia arretrata Ure 150 - Spedizione tn conto corrente postale (Gruppo li) - Conto corrente postale numero 1/314.U Aperta la nostra inchiesta: <(<(L'uomo nelle arti contemporanee>> ln1Jito al dibattito Come è stato annunciato 1Ìel numero scorso, La Fiera Letteraria inizia. la. pubblicazione di una serie di. scritti, d'autori italiani. e stranieri, poeti e saggisti e romanzieri e pubblicisli che siano, sotto il segno complessivo .. L'uomo nelle arti cont.emporaneru, questo che è e vuol essere litolo generico, orientativo, che non costringa ma tiberi i singoli svolgimenti,' te singole testimonianze. . Lo scopo che ci siamo prefissi è quello di scan· dagliare la. fi:iionomia interiore dell'uomo d'oggi quale le varie arti ci raffigi1rano, come gli artìsti sentono e giudicano; gli studiosi e i lettera.li ancora. più vicini alla rea_ltà partecipano all'aperto dibattito apportando it fermento delle loro esperienze e delle loro specifiche competenze. L'cinchiesta• - se tale può essere chiamata - è patrocinata da Rodolfo A rata: e si concluderà con la pubb!ic0-.'1one degli scritti qui via via pubblicati in un volume che sarà affidalo all'editore Cappelli. Presso io stesso edilore è recentemente apparsa la seconda edizione d'una fortunata raccolta. di saggi. dal titolo I fondamenti del giudizio estetico; ad essa la nostra iniziativa si allaccia direttqmente ed esplicitamente. Lo stesso Arata, curatore di quel volume, a chiusura d'un'altra •inchiesta• aperta sul quotidiano roma110 cll Popolo•, concludeva H saggio introduttivo annun• ciando una ripresa dell'indagine già avviata 11e I fondame.riti. Precisando però che stimava Opportuno (son sue parole) •trasferirla dall'ambito del principi e delle e,1unciazioni dottrinali a quello della realtà ope· rante. Vorremmo cio€ chiedere (egli veniva a chia· rire quali sono. nel periodo attuale, le opere che in campo letterario e· poetico 1endono pili. completamente a realizza re l 'aspi.ra. .:ione di UJI. incontro tra etica. ed arte, tra morale ed estetica. La ricerca di queste crea– zioni dello spirito e delta intelligenza, condotla in liberto e perciò all'infuori di ogni conformistica abdi• cazione. potrebbe riuscire di largo interesse e indi• viduare, pur nella caligine dl molti errori ed ambi· guità, chiare, se pur germinali, ragioni di certezza nei fondamentali valori della vita•. In Queste frasi stanno t'invito all' ..inchiesta•, la indicazione dei suoi termini generali., il motivo conduttore, la finalità morale. Non occorre altro per inaugurare l'iniziativa. Sarà utile aggiungere, a conclusione, che spa.zio sarà anche concesso, di volta in volta, ad autorevoli wumowa.nze di arJ.i8ti, le quali pure sembrino valicare i I imi t i preordinati. deUa ..fnchiesta•., ma che stimeremo utili a provocare, a scavare e a porta.re alla luce nw.teria. viva di conoscenza., di chiarezza. Per comincia.re , pubblicl•iamo il saggio· racconto e confessione det grande nan-a.tore tedesco Heinrich B6ll, dallo stesso gentHmente concessoci e tradotto da Italo A. Chiusa.no; esso ci offre un lucido, suggestivo e dolente quadro morale detl" Germania d'oggi, dell'uomo tedesco di oggi. I ~~~~ JllJluf /vr, Jv P~n(o cva !o~o~ u'h~·~ "~~À'~~ Un disegnino dJ Vittorio G. Rossi, del quale a pag. 5 pubbllchJamo una gustosa corrl– spondenz.a a dorso di mulo. U~.èJ. Deeidia1noei Qualche settimana fa gli studenti. delle Accademie di 88. AA. hanno proclà· mato, e trascinato per pa· recchi aiorni, uno sciope· ro. H motivo? Percl1é si sono improvvisamente ac· corti che tl diploma acca· demico nori ha alcuna fi· nali.tà prat.ica. cioè 11011 of· fre alcun varitaç,pio nella lotta per la conquista del pane quotidiano. Sicche - seauendo l'andazzo che porta 1111 µo· 11111i o pro· testare. scioperare. ricat· tare, onde ottenere conti· nue e spesso illusorie mi· gliorie - gli st1tdPnti ha11· no votuto anch'essi proda· mare le loro e inderor,abili necessità>, cioè cercare di far valere i loro e e/emen· tari diritti•. Ai miei tempi si scio· perava perché iL professo· re di. greco pretendeva 180 versi a memoria delflliade nei t.esto oripinale e con la traduzione alrimpronto. ma con piìi enwsiasmo perché Giolitti non si de· cideva a far la guerra al· l'Austria: oogi si piantano le lezioni e si fa cagnarn preferibilmente ,perché si vuole che un corso di stu· di abbia dei precisi fini di sfruttamenro economi.ca . Ai miei tempi, dunque. altra mentalità. altri inte· ressi (soprattutto spiritua· li) ed altro clima! Con ciò non i11te11diamo dar torto ai aiovani scio• peranri di oggi. come non possiamo dar loro ragione. Piuttosro di.remo. col noto oiudice ma11zo11iano. eh e costoro hanno torto e ra· piorJe nello stesso tempo. E', con i tempi chi! corro· no. per lo meno umano proporsi di ottenere. al termine di un corso qua· · driennale, dei va11tagQi adepuali agli anni spesi e agli studi che si sup· ponpono fatli. JWa è l'Ac· cademia di BB. AA. una scuola con fini anche pra· lici o ·non dovrebbe piut· tosto essere una palestra in cui i giovani che sen· UN INTER VENTO * UNA TESTIMO * IA ZA Lapoesia,oggi Da • noi, _In * • Germania 'f. di IIEINIUCII BOLL di CARLO BETOCCHI 11\/1° ENTRE ci recavamo, in macchina, verso la sta- 11r.L zione centrale, tacevamo oppressi. Il nostro e HE la considerazione in cui la poesia è tenuta ai nosirl giorni non go– da più del vantaggio di avere una base di in· teressi che in altri tem– pi fu comune al poeta e alla società, a me sem• bra indiscutibil,e: quella ba~e corgun~, che poteva ch1amars1 11 sentimento della poesia, e definirsi - a me pare - la sua mora· lità destinata alla integra· zione dei più alti valori nella società, è difatti scomparsa, lasciando il luogo a qualcosa d'altro, o, per cosi dire a nozioni più precise, e persino più utilitarie. Da un lato, per i poeti (ma qui va notato il fenomeno che sono piut· tosto le disposizioni leori· che, oggi, a formare la testa della meteora poeti· ca, mentre magari, i poe• ti restano nel codazzo), persino il critei.io estetico si è connaturato di un rnj· sto di esigenze che son di· venute quasi il suo plasma, H suo sangue, e nelle quali ideologi.i e filologia - al· leale - sono il principio dominante: dall'altr.o, per quello che dovrebbe esse• re il pubblico consumato• 1·e, se può dirsi che un tale pubblico esista, la poesia, come ogni altro prodotto d'arte, è entrata nel nove· ro che. qui diremo 'utili· tario, se non Jo vogliamo addirittura fenomenico, di quanto è suscettibile di creare emozioni, decora· ziooe, spettacolo. Verso questa si~uazione, beninteso, abbiamo comin· ciato a marciare fino dai primi del sècolo: soltanto che tra le due guerre, men– tre i poeti realizzavano ciò che dopo l'ultima guerra (e nella frattura risoluta del mondo). si è andato teorizzando, il mondo cir· costante continuava ad am· mirare e sentire le opera– zioni dei poeti come il fiore di un modo di esiste· re, e la poesia come il fio• re dell'esistenza: laddove a me sembra che oggi le cose si siano messe in modo che, al basso sole occiduo dell'esistenzialismo, e do• min.ando la tecnica, ed in sostanza l'escogitazione ideologica e più o meno filologica della operazione poetica e l'utilitarismo del godimento della poesia, ne sia andato perduto quel senso per cui il poeta e il suo popolo (come si sa– rebbe detto una volta), ov– vero il poeta e la società, come conviene dire oggi, fruivano insieme di quel bene comune a proposito del quale ho parlato dianzi di e sentimento della poe• sia •, E' avvenuto qualcosa, insomma, che io direi co• me l'alienazione dal senti– mento della poesia, e che mi sembra trovare corri· spondenza nell'alienazione dal sentimento dell'umano conseguente al predominio dei fattori tecnici nella vita e nella considerazione del· la nostra società: per cui in sostanza la poesia mi sembra aver perduto dopo l'ultima guera gran par· te delle prerogative che aveva attinto nel primo trentennio del secolo. tanto che l'uomo che si rintrac· eia in essa mi sembr'a fat· to addirittura come l'uomo che della poesia come s'è sempre intesa (la poesia qual'è per le umane e istintive e spirituali ragio– ni della sua nascita), non sa più che farsene, perché fra l'altro non può saperlo, essendo 'prima di tutto alienato da se stesso. dalla considerazione umana dei propri compi.ti, come dalla libera e intima capacità di conoscersi Ciò che, così detto, ne convengo, potrebbe sem· brare un po' forte: dato che - parlando sempre di poeti del dopoguerra - avviene che alcuni di essi siano evidentemente con• sapevoli, e in sostanza co• scienti di questa alienazio· ne, e che la loro poesia, ridottasi all'osso delfiro– nia, ci parli già da1 rove– scio di quel non sapere che farsene: e avviene che al– tri, rarissimi, tendano a cogliere in pieno un !in· guaggio che sembra sug– gerirci che - come vanno le cose - quj è la poesia: ed avviene altresl ancor più raramente, che qualcu· no, e qui faccio iJ nome di Andrea Zanzotto, perpetui la vena della poesia che nasce solitarissima, per gli impalpabili legami che la congiurigono alle più au· tentiche e provate strultu· re della poesia come storfa dell'uomo cosciente dì sé, nel paesaggio in cui abita: simile, tale poesia. al volo periglioso dei trapeziste congiunto per fili invisi- (Contlnu-;-; pag. 2) colloquio era fallito. Il visitatore si era aspet– tap.o, da me, delle informazioni precise sulla Repub· blica federale tedesca, ma io non ero stato capace di dare dei ragguagli precisi su un paese cosi inaC· feirrabile. Trovare una formula per quella realtà composita che ha nome Repubblica federale tede– sc,a è un'impresa che non saprebbe assolvere nem– meno un Einstein. Alla domanda del mio visitatore: < che cosa distingue la gente d'oggi da quella del 1933?-> avevo risposto: e Nulla, naturalmente>, ag· giungendo poi una minuscola correzione: .. Dal punto di vista economico stanno meglio di allora•. Altra domanda: e Ci sono ancora dei nazisti. in questo peese? •· La mia risposta: e Naturalmente; o ere· de-vate forse che una semplice data. 1'8 maggio 1945. aw~sse trasformato gli uomini?•. ,Mentre il tassi ci trasporta\·a verso la stazione. ag1;iunsi. senza che me lo chiedesse un'altra volta. rispondendo alla domanda rivoltami ore prima: ~1~J:~ :e~i1t:tesc:~Àt~aetss~~Ìr~:1e ~~~:;;e~a;far~e~i crollo, di disfatta. Con le parole "dopo il crollo·· si designa l'epoca che va dal maggio del ·45 alla riforma monetaria. Retrospettivamente la si chiama and1e: prima della riforma monetaria. L'epoca che va t:lal 20 giugno 1948 a oggi la si chiama: dopo la rifo.fJlla monetaria; vulgo prima e dopo la riforma. dovt~ •· prima della riforma" indica anche. con istin· tiva ,precisione, il tempo di guerra. in cui il danaro scorrreva a fiumi. Noi viviamo nell'anno 12 dopo la LA VlTA DELLO SPETTACOLO A ROM.A * ; f {ibellis.mo eversivo e teatro italiano * Un gruppo di giO\tani at– tori. usciti tutti dall'Acca· demia d'Arte drammatica di Roma e perciò seriamen· te preparati all"esercizio della pro[essione scenica. ha reso nota la sua decisio· ne di in"traprendere un'at– tività -fuori degli schemi della normale organizzazio· . ne teatrale. di GIOVANNI CAL.ENDOLI da non consentire una for– ma seria e permanente di « sperimentalismo 1). quale è necessaria al progresso di ogni attivit3 pratica o Quali risultati artistici riusciranno a conseguire questi giovani. che recite– ranno fra pochi giorni nel Teatro dei Satiri. è assai diificile prevedere. Ma il significato del loro gesto di protesta fin da questo mo· mento è ben chiaro: essi non credono che l'attuale organizzazione teatrale ita· liana possa offrire una pro· spettiva soddisfacente ai giovani. i quali intrapren· dono la professione scenica per un'autentica vocazione. E' perciò fanno ricorso alle proprie energie, che evi– dentemente considerano di– sconosciute e compresse. II fatto è abbastanza im· portante, almeno come sin· tomo. Questi giovani hanno torto o hanno ragione? Noi pensiamo che. nella loro protesta (qualunque possa essere il complesso di motiv~ contingenti dal quale è stata suscitata). es· si abbiano sostanzialmen– te ragione. Da molti anni ormai il teatro italiano di prosa procede su un binario che è costruito sul vuoto inve· ce di poggiare su un terre– no reale. Gli spettatori. come dimostrano le stati– stiche, diminuiscono pro· gres-sivamente. Il numero delle compagnie diviene sempre più esiguo ed esse sono ormai fondate sem– pre sugli stessi attori prin· cipali. i quali, insìeme con gli impresari. tendono a dar vita esclusivamente a quegli spettacoli. che pre– sentino - per motivi giu– sti o sbagliati - una no· tevole iaranzia di succes– so pratico immediato. Alcuni attori. circondati da un'aureola di notorietà e timorosi di vederla sva· nire. pur senza confessarlo esplicitamente hanno per– sino adottato il sistema di apparire sulle scene ad in· tervalli abbastanza lun– ghi di tempo in modo da stimolare l'attesa e· l'inte– resse degli spettatori. Considerato nei suoi ter· mini eH!ettivi. è un pano· rama squallido. anche se questa o quella commedia ottengono incassi notevoli. Una sc1!'.lla nazionale può vivere s-oltanto di una cir· colaziom: continua e orga· nica di idee. di program– mi, di opere, di en~ie. La componente dello « spe· rimentah'5:mo >. inteso nel senso più ordinario e cor· rente ( l'usistenza è un quo· tidiano esperimento), è to· talmente carente nel tea· tro italiamo. Gli scrittori non hano,o la possibilit3 di esprimersti. Gli attori nuo· vi non h;\nno la possibilità di aUron-lare prove impe· gnative. !E:' molto di..fiicile che nuovè !ormuJe di spet– tacolo siano tentate su una base organizzativamente ed economicamente valida. Ed è inlÌ:tile ripetere. co· me si !a per controbattere questi ,giudizi, che, se i commediof~afi o gli attori si rivelassero, sarebbero i benvenuti come nel mi· gliore dei mondi possibili. E' una pietosa menzogna. Le dimensioni del teatro italiano so:no così as.Litticti.e spirituale. Le scarse compagnie non nate da un'avventura o da un colpo di testa ed i po· chlssimi teatri stabili sono in grado di impiegare sol· tanto una minima parte delle forze delle quali la scena italiana potrebbe e donebbe disporre. E i li– miti di questo iml)iego SO· no talmente ristretti che non consentono neppure una vera e propria scelta di merito. ma (nella mi– gliore delle ipotesi) una specie di estrazione a sor· te dei fortunati. Le !orze che rimangono escluse fi– niscono con l'abbandonare la scena. la quale in tal modo si impoverisce se· pre di più. E' evidentemente un cir· colo chiuso e scoprire qua– le possa essere il punto di evasione è complicato. Ma noi crediamo e non da og· gi che gli inconvenienti più gravi della situazione possano localizzarsi - tut· to sommato - nel settore dell'organizzazione pubbli– ca e privata. che nel tea• tro. come nel cinema. ha un·importanza primaria. E' assurdo infatti sostenere riforma. Prima del crollo a\.-evamo l'èra nazista. che a sua volta si divide in sei anni di pace e sei anni di guerra. Voi ricorderete ancora. dalle lezioni di storia, che tutto si divide e si suddivide: regime tale e governo talaltro. tempo di guerra e tempo di pace. Prima dell'era nazista. la Repubblica di Weimar. che si suddivide nei periodi di governo dei diversi presidenti. Prima della Repubblica di Wei– mai: ... ma questo ci panerebbe troppo lontano. Se penso che sono nato- nel 1917. perciò ancora come suddito imperiale. la cosa mi sembra pii.t spettrale che se mio padre mi raccontasse. con la massima serietà. di aver preso parte aHa terza guerra punica. )l"ulla di più irreale ... •. Il visitatore non rispose. Anche il tassita tace– va. Era .di cattivo umore. Aspettar tr-1!-ore un cliente. poi !are una corsa da quattro marchi e ottanta. quindi la pros~tiva di aspettare alt:e tre ore: ce n'è quanto basta per guastarsi l'umore. Usare il tassi. qui in Germania. è- impopolare, come il telefono e il libretto de~H assegni. Utili istitu– zioni intorno alle quali alegeia ancora il profumo della dissipazione. Da noi si spende -..·olentieri in un'allegra serata di libaitioni. ma poi s1 aspetta pavidamente l'ultimo tram. si perde il b-.ion umore. acquistato a cosi caro prezzo. battendo i denti alle fermate, anche se il prezzo di una e.orsa notturna in tram non differisca nemmeno di una mezza bot· tiglia di "'·ino da quello di un tassi. l.;no che qui in Germania e cacci• il libretto degli assegni ha buone probabilità di passare per ricco. eppure un libretto di quelli non costa che settantacinque pfennig, e i cinquanta assegni cb'esso contiene sono utilissimi nello sport che. chi vo,l:!'.liaacquistar credito. de;;e praticare come esercizio preparatorio. Questo sport si chiama: < Tenere in moto il proprio conto cor– rente •. Se a duemila marchi bai fatto fare cin· quanta < movimenti >. te ne trovi centomila. che è un bel giro d'affari. Il <movimento• è tutto. ti procura credito. crediamo sempre pii.t alto. ponia· mo seimila. e questi poi. messi in moto un centi· naia di volte, aumentano a seicentomila. L'impor– tante è solo saper che movLrncmti fare: su e g:ii.t. ~iù e su; 3ttenti che la bolla di sapone non scoppi. ~on c'è da stupirsi e.be in un -paese in cui i soliti pregiudizi contro il calcolo e la matematica sono ancora di bon ton, coloro che praticano attivamente questo sport abbiano buone prospettive di successo. Adam Riese è vissuto invano: saper far di conto è considerato quasi un miracolo. Se almeno si sapesse in ~iro com'era bravo. Goethe. a far di conto! Le strade erano deserte. in quella notte di set– tembre; non giravano che akuni autocarri della net– tezza urbana. Le grandi scope a cilindro roteavano lentamente. i motori delle annaffiatrici mandavano un lieve ronzio. li tassista accettò ringraziando la sigaretta che il mio amico gli offri. Lui stesso - e questa osservazione, forse. fa parte di una formula - non ne avrebbe mai offerta una a un suo passeg· gero e non gi3 pe.chè fosse avaro. ma perchè quest"ultimo. in quel momento. rappresenta qual· cosa che in Germania viene adorato e disprezzato insieme: cioè un cliente. O, in linguaggio economico-– politico: un consumatore. ~oi siamo un popolo di consumatori. Cravatte e conformismo. camicie e nonconformismo. tutto ha i suoi consumatori. ciò che importa è solo che la mercanzia - camicia 0 conformismo. non importa - si presenti come un articolo di marca. xe l'istinto ne l'esperienza del co11;>u';latore sono sufficienti a stabilire la qualità: cosi s1 pretende la qualità ~arantita: senonché la q~alità ~aranti!a costa cara. Chi avesse mai voglia d1 fare 11 fruttivendolo potrebbe giurare che le sue mele più care avrebbero il maggior smercio: e se si volesse togliere lo sfizio di scambiare i cartellini delle mele da _quaranta con quelle da ottanta pfennig. molto probabilmente venderebbe più le mele cattive ad alto _prezzo che quelle buone a urezzo basso. Quale g1ovai~e massaia imp~ra ancora. oggigiorno. a prendere tn mano una mela e a esaminarla? Forse anche questa osservazione fa parte di una form:.tla. ~spettavo con ansia il momento in cui il nostro tas~1 avrebb7 svoltato nella via che bisogna neces– sa:iam~nte imboccare quando si -.·a alla stazione. G_h 7~1fìci: in quella via. emanavano una solenne d1gmta. pietre e marmi di classe vi sono lavorati secondo il miglior stile Terzo Reich. sotto la divisa: < Saldezza e serietà>. Costruire e governare sono tutt'uno. e chi costruisc~i in Germania, si mani- (Conlinua a pag. 2) HUMOH.OSB– ~J[l,\\ ,S)li]N,S.èJ.'.H.'l,\\ che in Italia manchino gli 1-----'-----------------– * a ehiudé1•e le aeeademie * di GIIJSEl'Ph' ~CIOR'l'l1~tJ tono un vero trasporto per le arti figurative possa,10 trovare dei <maestri• di raro merito e di lar~a ri· ,wmanza che lì aiutino nel· la formazione? ·Cerc/1eremo - senza per altro pretendere di essere completi - di dipanare in qualche modo la matassa, dopo a v e r accennato. a semplice ti.colo espticativo, ad alcune cose in linea preliminare. Abbiamo due tipi di scuola (Istituti d'Arte e L.iceo Artistico) con u11 ben definito - anche se insufficiente - program· ma di studi. che pre-pa· rano professionalmente i qiovani a diventare buoni artigiani, architetti o inse· gnanti di disegno: e le materie che s'inseanano in codeste scuole sono tali che anche quei aiovani i. quali si sentono invasi dat < sacro fu o e o detl' arte • possono acquistarvi le ba· si culturali e tecniche ne· cessarie. Di/ani. se faces· simo una statistica, ve· drem.mo che po c 11 i dei buoni artisti sono usciti dalle Accademie, molti da· gli Istituti e dal Liceo Ar· listico. L'Accademia, col disordine che vi regnd, guasta spesso i buoni tem• peramenti. Mentre, poi, per accede· re ai due ultimi tipi di scuola media superiore bi.– sogna aver fatto la media e s1iperato oli esami del triennio. per essere am· messi a un'Accademia di BB. AA. basta superare un esame di < cultura genera· le> cl1e quasi sempre si risolve in una mera for– malilO e che comunque non offre le garanzie dei corsi di studi. re go la r i. Quind.i, anclie sotto q-uesto profilo, non si giustifica la pretesa dei. diplomati dalle Accademie i quoti as– seriscono di aver compiu– to un corso s1tperiore (o addtritt'Ura universitario) di studi e perciò preten· dono - per esempio nei concorsi - un trattamento preferenziale rispetto ai diplomati dagli Istituti e dal Liceo Artistfco. La mancanza di un se– vero corso di studi di cut– tura generale è comune anto a lstit"Uti e Liceo ar· tistico quanto aH' Accade· mia. Ma nei primi it ri– gore degli orari e la minor pletora di. assistenti fanno sì che i programmi ven• gano svolti con uri certo metodo; nelle Accademie, h1 vece, tutto procede ge– neralmente in maniera caotica: professori che non fanno quasi mai lezione, assistenti non in arado di soslituire degnamente ti tl– tolare (in merito potrem• rno portare esempi addi· rittura scandalosi); e, co· me risultato• finale, un pre– occupante -r.r.,imerod"illusi che vanno ad accrescere Le schiere dei. ;~esi morti dei– la società, contemporanea. fou.tilità, 1 dunque, delle Accad.emie 01 - e diremo subito perch,I? - di quasi. tutte le Acca-demie; inuti· litci riconosci.uta, concla– mata, ecc. m,11 senza che i responsabili si decidano a sopprimerle .. Poiché, se si escludono le ,'1ccademie di. Roma, Firenz-e, Torino e Venezia, dove- affluiscono ancora molti stranieri, e elle dovrebbel'\O essere ri· gorosamente riiformate. le altre sono senipre inutili e, sotto certi a.wetti, dan• nose. Altro chtf creazione - come si ve1p.tila - di ::/ii~f ':~~l~~g!8 dt ~~~ gion.e! Insistiamo e chiariamo: se si vt10Le che le cose va· dano un po' me:olio. biso· (Continu~ i:tai, 2) attori, gli scrittori o i re· gisti. Essi sono semplice• mente inùperosi, perché non sono sollecitati ad operare. L'organizzazione teatrale italiana ha appunto perduto totalmente il suo potere dì 6olleeitazione. In questo settore non si con– cepisce più neppure ca· sua.lmente che un indivi· duo parta· alla ricerca di volto nuovo. di un tempe– ramento nuovo. e di una fantasia nuova, mentre ta– le è il compito fondamen– tale di uo'orga·nizzazione la quale voglia veramente interessare H mondo che la sostiene anche economi• camente (nel nostro caso. gli spettatori). Quali i rimedi? Noi, per– sonalmente, da molti anni a questa parte abbiamo tentato di indicarli. Ma i casi 6ono due: o erano .sba• .gliali o (ipotesi più pro– babile) non sono stati nep– pure adottati. Ed allora. fallito il sistema curativo, non rimane che il sistema eversivo: distruggere sen– za pit:!tà un'organizzazione che si rivela. alla luce ine– sorabile delle statistiche. sempre più inefficiente. (Cootinu"'aa pai;. 2) Addioa Tibalducci n'fi':,,J~t:.ldS1ci~~~ ~cocJ ~ 11011 poteva resistere: ma no11 si sape.va, 11ou si sapra mai, quando. U,i brutto male lo torturava. E, già una volta fermato, il male era toniato a. mangiarlo, a vuotargli il \/ISO. L'ultima volta che l'ho vi• sto era seduto a un tavolino di bar SO!tO la galieno pe– donale d1 Porta Flaminia. Fu uno sfor:.o riconoscerlo: il suo bel viso virile era sfigurato. Ma gli o e e li i e r_a u quelli di sempre, cluan, g1ol'ani, che risplt!11• dettero quando 1/ discorso toccò i due argomenti chf!. sempre lo riscaldavano: i li· bri, scriui e da scrivere, e la bellezza delle dorme. Si lamentò di Roma, det lette_rati1!n.tuosi,ipocriti, dei /alst am1c,, del lavoro in• grato. Disse. ricordo> che vo– le1•a f(?niare a Bologna, la sua c,.ttà, grassa e amica, adatta al suo temperamento. Ci lasCUJmmo con un arri– vederci, cd è stato un addio. ~u:~a'[l 0 su~"C:,~fm!c1:~:~ zi Bologna, ma non rho pii., vi· sto. I giornali m, hanno det• to che non è pii,. . Ho ripre.so oggi i11 mano t suoi libri., di eoe,sui e di prosa, da e Poe.su: dell'Uni– verso • a • Come l'ulivo •: e ho ricordato l'uomo buono cordiale, sincero, amico sen~ ::.'ombre;Ilo ricordato le notti di _rami anni /a, e, casa sua, 11or ragaz:z.1 e lut uomo di grandi baffi. quando ci leg• geva esaltato Poliziano Dan– te, Carducci, Uopardi, 'fzno a Saba, Sbarbaro, Campana ci sntla_va i segrdi della pa/oia '::(~~:-i!· 1::i~ f;C::::Jf ~ ~: apri l_e pagine dei giornali d!e diresse, ci diede leztone d1 buon giomalismo. Fu lui a fa_rci guadagnare i primi soldi, nella Roma chiusa e avara di ieri, di sempre. la sua casa era aperta all'ami– ci::.ia,il suo derzaro era de- 11aro degli amici. J suoi so– gni di poeta erano le luci dei suoi occhi. Lo avevamo lasciato solo uegli ultimz tempi. Roma no,; è buona cori i poe.li. E Gino Tibalducci era un poeta. l'ul– timo carducciano e insieme l' u l t imo crepuscolare. Gli amici non lo dimentiche- P.C. ..,

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