La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 3 - 15 gennaio 1961

LAFIERA LETTERARI Anno XVI - X. 3 ~E'T'l IMA ALE DELLE LET'l ERJ,, DELLE ARTJ E DELLE .',CJ NZE Domenica 15 gennaio 1961 SI PUBBLICA LA DmIE ICA QUESTO U 1ERO L IOO DIREZIONE. A~:MINISTRAZIONE: Roma - Via d1 Porta Castello. lS. Telefoni: Redazione 655.487 - Ammlmstraz1one 655.158 _ PUBBLICITA'; Amministrazione: • LA FIERA LETTERARIA, • Via di Porta Castello, 13 - Roma - TARlfPA· L. 160 al mill,metro. ABBONAMENTI: Annuo L. 4000. Semestre L. 2150 - Trimestre L. 1.100. Estero: Annuo L. 7000 - Copia arretrata L. 150. Spedidone In eont.o cort'fflte Po!ltaJe (Gruppo Il) - C.onto corr-nte post.aie n 1/31◄26 u AUGURIO PER L'ANNO NUOVO * i PERICOLI D' 1 A VOCAZIONE JfORALJSTlCA * Saper leggere Una narrativa perl'uo * di f.ilRICQ FtlLQUI gionata un'eterna coppia di amanti sorpresa nell'atto di baciarsi sotto un com· plice palmizio. I pallon– cini del torso di Radh.i eclissavano l'ineffabile gra· zia del velo sotto il quale biancheigiavano Je delica– te fattezze della bruna principessa a colloquio con l'ancella sul \·erde pratel– lo. (E s·era a Parigi. dove i lettori sono pili smalizia– ti. Immaginarsi a Roma ...). Domenico Balbl: Figura (lnc t.lone) Il !atto più importante e caratteristico di questa nostra narrativa che ha le sue radici nella guerra e nel dopoguerra è una ten– denza a riabilitare quei sentimenti che accompa– gnano la condizione uma– na e sono legati alla na– tura dell'uomo prima che alla sua situazione am– bientale e storica. Anche l'altra guerra ave– va nmesso l'uomo di fron– te alla sua nuda condizio– ne esistenziale, e la poesia che se ne Ieee voce rifiu– tando ogni retorica usò la spoglia ed essenziale espres– sione che risponde\·a a queJ bisogno 35so)uto d: verità interiore. Affian– candosi alla poesia e muo– vendo dalla stessa matrice psicologica. tutta la nostra letteratura tra le due guer– re compose la sua \'oca- Sempre che il Baretti. quello della Frusta lette– raria. ci ricompare da\·an– ti. in stampe e dipinti, è cosi assorto nella lettura da do,·ere. per non cur– "·arsi. o tenere il libro ac– costo al naso o applicar sulla pagina una lente di ingrandimento. Colpa del– la miopia. :\la a noi piace supporre che ciò accades– se per l'attenzione scru– polosa da lui riposta nel– l"esercizio della lettura. E in quel suo atteggiamento scrutatore quasi ricono– sciamo l'allegoria del cri– tico alle prese con il testo da giudicare. lina ranta– sia. Lno scherzo. :\la che rievocano altri tipi e altri tempi. più studiosi e più lenti. riguardo al modo di leggere, intendere- e gu– stare. affinché J' op e r a ,·enga c capita e riconosciuta nel– la sua unità: deve essere, per cosi dire. letta dal– l'osservatore>. Immagine e parola. elemento spazia– le ed elemento tempora– le. contemplazione dallo esterno e riflessione dal– l'interno, senso e spirito. realismo e decorati\·ismo debbono. nella costrizione del breve spazio disponi· bile. armonizzarsi in una superiore purità poetica e stilistica. E quando vi rie– scono. l'effetto è delizioso. Ma, dopo decifrato, biso– gna saperlo gustare. supe– rando il pregiudizio della piccolezza. c Tanto per in– tenderci~ - an--erte ·w. G. Archer nella presenta– zione di .;in catalogo di Miniattlre indiane dal XV ai XIX secolo: (Pozza. Ve– nezia. 1960) - la pittura indiana. quantunque più materialista deUa persia– na. c offre Holbein a una generaz.ione il cui gusto si è· formato su van Gogh prima e poi su Picasso. Questo genere di arte ha indubbiamente i suoi me– riti. ma per stimolare l' interesse d e l pubblico contemporaneo occorrono caratteri di\-ersi e più agg-ressh·i >. Come. dunque. preten– dere che si legga con la stessa attenzione con cui si ossen~a una miniatura, se anche la c lettura> di una miniatura. dall'esser sempre stata impresa ar· dua. è dh·entata operazio– ne dissueta? Addirittura il genere artistico della mi· niatura ha ormai assunto una patina archeologica, che Jo impreziosisce e lo remotizza. La fortuna dei e generi ~ non è legata soltanto a condizioni este– tiche. ~tille altre circo– stanze vi contribaiscono. Senza contare che una let– teratura strapazzona e stramiciona sul tipo di quella della quale siamo al?j!T3\"ati. non consente di essere letta come si osser· ,-a una miniatura. :i.la per fortuna nemmeno lo esige. data l'indole e eonsiderato l'intento. quanto mai fret– tolosi e trascurati pur nel– la loro violenza. Che di– \·enterebbero certe stortu– re e certe sozzure. oltre agli S\"arioni. sotto il fuo– co d'una lente d'ingrandi– mento? A quali mostruo– sità ci troveremmo di fron– te? :\Ieglio ro\·esciare il binocolo e allontanare e impiccolire lo spettacolo di siffatte nefandezze. lL LIBRO Df CUl §I PARLA * Attratti", atrascina•i. tra– \·olti dalla \·elocitit. ormai sbrighiamo alla s\·elta an· che operazioni che esige– rebbero pacatezza e rifles– sione. come di regola. spe– cialmente per i1 critico. eran quelle collegate alla indagine d e 11 a materia storico-critica e artistico– letteraria in corso di svol– gimento. :\la do\·e trO\·ar più. la calma e la fiducia per farlo. senza lasciarsi distrarre e metter fretta? ~on meradgliamoci se una tra le ragioni alle quan va imputato il decadimento del mestiere e dell'ufficio del critico consiste proprio nella soverchia sollecitu– dine secondo la quale son ambedue straziati. c·~ chi bada ancora al particolare sottile e minuto. anzi che accontentarsi dell' ingros– so? Costui rischia d·esser preso per pedante e buon– gustaio ed esteta. La colpa è dei tempi. sempre più. ,·ertiginosi: uscir.sene a di– re che bisovierebbe saper tornare a leggere come si ossen·a una miniatura può essere. oggi. considerato un seeno di stoltezza. una ridicolaggine. A quel mo– do si meditò. una ,·olte. su bredari e libri d'ore. Ormai anche le miniature sono di lettura difficile Bibbia napoletana * di Fl<:BDl:\"A~DO l'IRDIA. E che non riesca. in \•e– ro. a sollecitarlo e ad ac– caparrarselo più troppo, si ebbe modo di constatarlo tenendo d'occhio i \"isita– tori della grande mostra dei Trésors d'art de ,~tnde, pur allestita nel Petit Pa– lais parigino con ogni più astuta bra\·ura (e ora alle– stita qui a Roma. nelle sale di Palazzo Venezia). Le meno frequentate d e I 1 e undici sale ripiene di q-uei rari tesori erano le ultime due, appunto dedicate alle miniature. E quanto cie– camente ingiusta· fosse la solitudine in cui le due sale languivano. può es– sere controllato procuran– dosi il piacere di sfogliare. senza fretta. lo splendido florilegio di Miniature in· diane. ordinato e commen– tato. tavola per tavola (e cinquanta delle cento sono a colori). dal gU, lodato Archer. nel!;) collana del l\litr, òe! colore. onore e ,·anto della editoria arti– stica italiana. (Come. del resto. ben compete e ben soetta alla Ca!-a Sih·an~ [Firenze. 1960)_ che 1a– reg2"ia con le ditte stra– niere spécializzate. senza• affatto perdere e anzi spes– _<;oeuadasmando nel con– fronto) Erano esoosti ca– pi d'opera da rimanerci invischiati per ore. ma la ,eente tira\·a di lungo. ca– lamitata dal basalto nero in cui era stata impri- Eppure c'è stato. a no– stra memoria, un tempo in cui si sape\·a leggere come si ossen·a -una mi· niatura; e anzi si sapeva leggere in una miniatura come in un libro aperto. Simili tipi di lettori sono esistiti. Qualcuno lo ab– biamo anche conosciuto. e ce lo ricordiamo Uno si chiamava e vivaddio si chiama: Antonio Baldini. Alla virtù di leggere at~ lentamente. egli ha unito quella di scrh·ere con al– trettanta diligenza: a par– te l'acutezza e la finezza. la fantasia e la grazia. che han fatto di lui uno scrit– tore tra i più sottili del periodo fra le due grandi guerre. E poco male se adesso un Bonora ha ri– tenuto di doverlo esclude· re dal quadro degli scrit– tori italiani contempora– nei meritevoli di essere (Contlnu"aa pag. 2) Non molti scrittori napo– letani possono vantare, come Carlo Bernari un affetto per la loro mera\·igliosa città che non sia nel tempo stesso impastato di condiscendente omertà verso un certo colo– rismo sotto il quale si na– scondono con troppo com– piacenza \"izi antichi e an– tiche mise.rie, e che non accettino, per consegue.D.Z3., una poetica complici\à; e ben pochi come lui SODO riusciti a trasferire con grande efficacia in una pa– gina e in una narrazione, una lucida e coscien~ testi– monianza di vita popolare con una altrettanto palese e generosa \ "ibra:z.ione dell'ani– mo. Si può aggiungere che Bernari è il primo tra i veri narratori moderni di Napoli. che abbia aperto la strada ad una osservazione della realtà al di là e al di fuori dei canoni del naturalismo e del \·erismo meridionali. cioè alla scoperta di una realtà napoletana e men - dionale. pur sempre con uni'. carica di affettuosa parte– cipazione. interpretandola tutta\·ia attra,,erso il ngore di una ideologia ed impri– mendc alla propria scoperta il valore di una perentoria indicazione polemica, ma anc.he che egli non si e mai rassegnato a sottopor-re la 'Sua fantasia alle esigenze di uno strumentalismo poli– tico-letterario. Vorrei aggiungere che, ap– punto per questo, romanzi come Tr~ operai e come Qua.ti un .te-colo sono tra le migliori e.sprcMioni di un realismo italiano p!'ebellico che in tempi difficilissimi offriva indicazioni assai pre– cise alle esigenze di sviluppo di una nuo\·a narrativa ita– liana e si vedrà poco più tardi - proprio in Speran- .:ella - come. superato il documento e la troppo di– retta tra.nche de t:::te delle ambizioni giovanili, il fon– damento affettivo della sua i'ipirazione si traducesse in sottili ricerche di linguag~o attr&\·erso le quali la vita popolare della 5ua città .si illuminava di una sua parti– colarissima verità, e come è.tetro que.Ua vcr':.tà l'occhio critico dello icriltore di– scernesse le prospettive, at– tualizzandole, della sua lun– ga storia. Ma Bernari è anche uno scrittore d'istinto, di voca– zione: dietro la prospettiva storica e ideologica, dietro l'acutezza del suo giudizio critico, il lettore avverte su– bito una carica di ricordi, un legame antico con gli uo– mini e con le cose della sua città, il sentimento di una esperienza personale, di una umanissima verità: in ogni romanzo e in ogni racconto dt Bernari. scrittore tra i più oggetti\•i di queste ulti– me generazioni, tra i meno toccati da sollecitazioni di poetiche evocative, non e difficile seoprire insieme ad una vera e propria passione morale, una presenza di più sottili lronie e malinconie, o addirittura di sottilissime ironie-malinconie c.he forma– no lo strato più ,,ei-o e se– greto, più intimamente suo del suo mondo; ma non si tratta, occorre dirlo, di un. fondo crepuscolare. bensì piuttosto di una inclinazione ad approfondire un suo stu– dio del reale in quelli che SODO i nodi psicologici più interni delle cose. dei fatti. a tro\·are negli uni e negli altri una colorazione par- 1icolare, un respiro umano, una intermittence du coeur. Si apra a caso una pagina del libro che in questi giorni Ciò non toglie c'1e da noi un gruppo di storici ( L. Yolpicelli. A. Della Corte. A. Pazzini), capi– tanato da Gioacchino Vol– pe. - preso avvio da quanto. con lo stesso in– tento. era già stato orig:i_– nalmente fatto dal Giardi– ni nel l..ibro dei giorni ita– liani (Enit. Roma. 1959) - abbia raccolto e documen– tato i caratteri e !?li aspetti della \'ira medioetiale ita– liana• nella miniatura. E ne è scappata fuori una opera attraente (Sestetti. Roma. 1960). do\'e tutta– da si constata come la miniatura perda molto del suo incanto. se inirandita e dilatata. Aooena il suo prezioso equilibrio si al: tera e si sbilancia. par d1 \·edere i pennellucci tra– sformarsi in spatole. quasi che la fattura rinunziasse a Il' ossen·anza di certe norme. indipendentemente dalle- differenze di stile. Differenze che. dal roma– nico al rinascimentale. sono state ben storicizz2te dal Salmi oer la Minia– tura italiana (Banca ;\a– zionale del La\·oro, Ro· ma. 1955). facendo. attre– \"erso t n·nculata ~erie di ta\·ole in bianco e nero e a colori. rfri\·ere e le vec· chie carte in2iaUite. lon– tane certo dal nostro spi– rito moderno. ma sempre fonte inestimabile di go– dimento estetico>. Ahi. non più. per noi c ridon le carte»? LE PRIME ROMANE: L' «A.RIA.LDA.» * U11 inondo senza norma II fallo che L'Arialda di Gìornm1ì Testori, rappresen– tata uel Teatro Eliseo con la regia di Luchino Visco,1ti, ab– bia subito i rigori della cen– sura Ira probabilmente creato in molti critici un complesso di infen·oritii. Come co,1da1111are un'opera gio. ripro,·ata dalla Censura ufficiale senza cadere nella pìag~~ria? L'Arialda è stata, perc10, giudicata con raffi- 110.tadelicate.::::a e con • in– telletwalistica > compren– sione.. Noi tenteremo di 11011 lasciarci sopraffare da que– sto ti•1iore 11veren::iale al contrario. Data la polemica che l'ha preceduta. L'Arialda de,.•e essere considerata da un triplice punlo di 1·ista: nel– la sua i·aliditil estetico., nella sua ,·erità cronistica, Delle miniatare persia- nella sua consistenza ideo- ne. che. essendo quasi 1 if;ca~,~:rge'!-:~it~rd1~/_i"~~• sempre illustrazioni di te- con.sidera.:.ione scaturird au– sti. mirano a colleeare che. come logica conseguen– c l'immaeine- radicata nel· za ,m giudizio morale. Il ]o soazin.. al'~ c parola giudi::io morale. propria s\·oleente~i nel te-moo ,. perchi i111'este l'umanità in sen 7 à lirnita:-e e- anz ~lar- tesa nel suo impegno tota· ~ando l'il!us:one poet:CG il ~pri~~;; 11 ~ mi:a 1 ~ 1 ,;;~;d~::,~ Preetorius. net oresent::t!"f' tesi un piccolo album (X 22 E. perclté il gù,di:_io ri– della Bihlinteca delle Si· sulti più chiaro, e necessa– Ierchie'. Saeefatore. '.\tila· rio esporre la l'icenda de no. J9fi9). mette i., luce l'Arialda. descrfrere · sia pu- la dfffit'o't:i n·;ntr~-iP!"Jo ~ ~~r,,:~~~;t1i~:~i¼~urfi r!~~~! p!"'.m:f v'.;;t'l 1 par''<"",..' 1 r' reticrn:.e e definirne il seu– accor!!:mPnt' d 'm;>'l"'.na- I so tragico se esso esiste. zione » seJ?:uiti dall'artista. L'opera di Giovanni Testori esigono un certo studio 1·uole essere- infatti una tra- * di GIOl'A1l1~l CALEl'DOLI ge.dia, una • tragedia ple– bea•• ambientata nell'estre– ma periferia milanese. L'Aria/da, che vive con la i•ecclria madre e con il fra– ·tello Eros, è una zitella ormai appassita, ma irre– quieta. Ha avuto un iidan;.a– to. morto di tubercolosi, al– la memoria del quale per quindici anni si è mantenuta /edele, restando vergine. Ed il fidanzato ogni natie la vi– sita in sogno, ossessionandola nei sensi e suscitando nella sua carne u,1 desiderio lace– rante. Sebbene sia dominata da questa ossessione carna– le, l'Aria/da si cerca un ma– rito pe,r liberarsi dal tor– mento e crede d'a,•erlo tro– ' ato in un maturo ortola110 ved0\-0 Amilcare Candideua. Ha Gaetana Molise, una ve– dova meridionale emigrata a Milano e indebitata fino alla cima dei capelli, \·ede nel be– nrstante ortolano la possibi– lità dr risolvere tulli i suoi f!t1ai ed essendo esperta nel· le arti dell'amore lo strappa infatti all'Arialda, elle dispe– rata deade di vendicarsi. L'Aria/da ha w1 fratello Eros, il quale f" dfremao omosessuale, perché nella pratica del ,·i::io lta veduto il solo me:..:.o per co11q11ista– re il bene,~ere. \la. pur es– \ettdo mz omo,;e-.suale, Eros è desiderato dalle donne e in partic.olare da una giova- ne prostituta, Mina. L'Arialda chiede ad Eros di convincere Mina perché seduco. Amilcare, s1rappa.11dolo a Gaetana. E questo accade. Vedendo co– si n·anire l'unica sua spera11- :.a di sottrarsi allo. miseria, Gaetana si uccide getlandosi nelle acque di una cava. Gae– tana la.scia una figlia, che, già sedotta da un figlio di Amilcare ed ormai rimasta senza proteVoue, si darà an– ch'essa alla prostituzione. Ma Eros ha appena esegui– to la \'endetta della sorella che viene colpito da w1 atro– ce dolore, forse da un'altra 1·e11deua. Uno, un giova11e ch'egli amava, muore in uno scontro co11la macchì,ia gui– data da Oreste, un altro eqm– i·oco amico di Eros. Lino era sullo. motocicletta regalo.ta – gli da Eros, il quale ama– va nostalgicamente in lui la propria pureua perduta, la propria nonnalità contami11a- 1a. /11 tal modo 1·ari personag– gi della vicenda .-.ono usciti dal dominio della vita e la Arialda conclude la \'icenda im·ocando la mortt: .,E, ades– so venite giri, o morti. Ve– •rite. Perché st i i-ivi sono co– ,;ì. meglio mi: \/egli(! la ,-o– stro. compagma. 1 ·emte llllli E portat,:,ci nelle i·osrre cas– se. Là almeno queste quattro ossa avrau finito di soffrire e riposeranno in pace,. Venite, ,·e,iUe ». Dal punto di vista esteti– co, il dramma appare rutto risolto esterion,umte, in w1a chiave di violenza verbale.. E le ragioni sono evidenti. In primo luogo i personaggi tulli falsi e co,1tradditton· nel– la loro essenza e nei loro vi– céndevoli rapporti. L'Ari.alda e disperatamente fedele, an– che con il suo corpo, al fi– danzato morto e pure cerca di placare i suoi sensi con rm marito qualsiasi. Eros è omosessuale; ma in Lino ama la pureua ed è conteso dal– le donne. Mina è innan1ora1a di Eros, ma si presta alle sue ,•endeue. Personaggi cosi con– cepiti non possono consiste-– re umanrune,ue, almeno nella rappresentazione che ne offre il Testori come di individui nonno.li , i quali sono stati semplicemente con-ost dalla miseria e dal cattivo esempio dei ricchi. In secondo luogo, questi personaggi non si scontrano. Lo. vicenda non ha una crisi e w,a conclusione. L'azione no,1 ha una tesi, zm 'amite.si ed zma sintesi. Ogni perso– naggio propone se stesso senza evolversi e perciò il dramma è statico: -ogni fi– gura legata al suo vitio, al– la sua pena o al suo errore. Gio-mmu Te.stari ha voluto scri1'ere una tragedia alla ma– •1iero. dei greri. E.d mlatti 1 1ella tragrd1a greco. t per~o- 11agg1 'nmangono mcluodatt (Contiou;-; pa~. Z) l'editore Vallecchi ha distri– buito alle librerie. Bibbia napoletana, un libro che, una volta tanto, non è una raccolta di racconti, o un romanzo, ma una sorte dl silloge di pagine su Napoli, fogli di diario, cronache, moralità, raccontini, elzeviri, note in margine, un libro quanto mai bernariano per I.i testimonianza ironica e affettuosa. appassionata e fantastica che lo scrittore e.i reca della sua città. e di una c.iltit di\"enuta così sua da quando ne vh•e lon– tano: si apra dunque a caso una pagina di questo libro e il lettore si troverà tra– sportalo in una Napoli tanto più vera proprio in quanto lo scrittore ha saputo met– tere a fuoco alcune sue luci e colorazioni particolari che offrono a lui una prospetti– ,·a assai diversa da quella della leggenda turistica o anche da quella di una con– venzione poetica sia pure, takolta, nobilissima, ma che ha il torto quasi sempre di decorare Napoli di festosi cenci, cogliendo spesso il •caratteristico• di una con– dizione umana dolorosa e deteriore. Ho scritto su queste stes– se colonne, a proposito del libro dt Rea Il re e il hu!Ta– .tcarpe, che uno scrittore na– poletano moderno non può più accettare il colore della più fantasiosa vita popolare. se non con 'Sospetto o per rendersi conto di quanti equivoci esso in ogni tempo ha nascosto, anche se talora attra\'erso il colore si è rivelata la \"italità e il co– raggio di un popolo. Tutto questo Bernari lo ba intuito da molto tempo e sin dagli inizii del suo· lavoro ormai trentennale ha espresso il suo amore per la sua città attra\·erso. un·evocazione de-l– la viia popolare e piccolo borghese (il proletariato e la piccola borghesia napole– tana 5ono nella maggior parte dei casi due classi intercambiali) che accusa\ 1 a implicitemente e direttamen– te la crudeltà del colore, del • sentimento. della lettera• tura pre e post-digiaco– miana ~. La pagina aperta a c-aso può es.sere quella per esem– pio che si intitola • Sangue bianco • e che fa parte di un ...Diario a me22a voce .. molto bernariano. per la quale lo scrittore p~ende lo spunto da una nota di dia– rio del 1935 dove si Ie.e:~e: 4 No. non. è colpa dei critici. se non m1 credono sulla pa• rola. Essi sono stati troppo fuorviati. e per anni. da un certo tipo di racconto in cui predomina non l'am– biente indu'Striale, ma quel– lo dell'artigianato e quindi la miseria cenciosa di un sottoproletariato senza do– mani. Come possono dunque credermi?•. In verità era assai difI1cile, ed era assai difficile soprattutto per un critico di buona educazione. accettare l'ipotesi che oltre alla Napoli di Di Giocomo. poeta assai grande e appas– sionato cantore della sua città, letterato finissimo ol– tretutto, esi'ite.sse un'ùtra Napoli. una Napoli da ri\,e– lare con altri occhi e con un'altra pac:«1one umana. o. come si dice\·a dianzi. una passione morale: o anche accettata per accettata una ipotesi siffatta. che esc:a fos· se 'poeticamente valida per l'impossibilità di esprimersi solo ed esclusivamente sul piano di un'usoluta liricità. Quella paUna aperta a caso ci apoare «ubito comf" una •e:.timonianza dell'unpe~no d1 Ber-nan tnd·rettame'1te m (Contlnu~ pa.g. 2) * di 01,GA LOJIBAUDI zione moralistica in ternu– ni prevalentemente saggi– st1c1 che accentuarono quella visione soggettiva dell' uomo fondata sulla storia dei suoi sta:.i d"ani– mo. che sotto la spinta d1 mohvl d'altro ordine e na– tura. escluse la nostra nar– rativa dalle correnti lette– rarie europee proprio nel momento in cui essa co– minciava a risentirne i pri– mi operanti influssi. 0,Egi gli scrittori piu gio\·ani. non solo cresciuti al di fuori del clima della prosa d'arte ma anzi nu– triti dalla lezione dei fatti. sono stati da questa stes– sa aiutati a riallacciare quel rapporto tra lettera– tura e società che la sta– gione della prosa linc;1 a\·eva. per la sua stess.a natura e le sue ragio01, interrotto. Anzi. l'urgenza a risco– prire e mettere a Cuoco il vero dato umano e la preoccupazione d1 evitare ogni arbitraria costruzio– ne e supposizione psicolo– gica hanno lasciato in al– cune testimonianze di que– sto ritorno all'uomo i se– gni delle tappe bruciate troppo in fretta e del ri– fiuto troppo reciSCI a tutte le offerte della precedente letteratura. In Francia, dietro il ri– fiuto delle convenzioni e delle normali tecniche nar– rative. c'è la rottura dt questo natu1 ale e diretto rapporto con la realta uma– na, che ha spinto i! nou- 1:eau romcn fino alla esa– speraz.ioae della attuaJe impasse da cui nessuna acutezza e perspkuità à1 sguardo potrà trarlo senza il ritorno a una uman.t (ci si passi l'insistenza del termine) coscienza del– l'uomo. lm·ece nei confronti del– la nostra narrativa più re- cente non ~1 può parlare di una vera crisi deJ ro– mani.o ma soJo di una cn– sl del gusto, che corn• sponde in reaJta a una normale, anche se più acu– tamente avve-rtita. fase d: trapasso d:1 una letteratu– ra c6lta e riservata poco meno che a una élite 1n– tellettuale a tmd letteratu– ra che si sfona di ri5pon– dere sempre più alle ri– chieste di un pubblico lar– go. anche popolare Questa ricerca e quffio apertura verso il reale umano, tanto più ardue rn lui per il contrasto con ia sua vocazione intimamen– te soggetti\•a e lir:ca. sono state formulate da Pa\·ese in una not:1 del suo diario in data 18 febbra.Jo "SO c La cultura deve comin– ciare dal contemporaneo e documentario, dal reale, per salire - se è il caso - ai classici>. :\la sono stati ~ritton più giovani di lui a trame tutte le conseguenze O con una estensione totale e n– seatita dei fatti e un gusto drammatico della cronaca. come Berto: o con la spo– glia evocazione di un mon– do quotidiano di affetti ~ di rapporti legati tra loro a formare i tempi di una storia dei sentimenti UIDd· ni. come Cassala: oppure. come Pratolini de.I <Quar– tiere.» e delle e Cr,.:macbe » con la coscienza di porta– re avanti quella scoperta dell'uomo e della sua con– dizione quotidiana che egji 8\-Ct"a it:.i.!iata nci toni ele– giaci dei primi racconti autobiografici. Questi esempi stanno a indicare una volontà cli n– val utaz.ione di una narra– tiva ispirata alla condizfo,.. ne dell'uomo comune, a1 ritmo quotidiano del suo esistere. che non \-uol di– re una narrath-a con un problema di fondo contin– gente ma anzi con una ca– nea di uman,:.a che vuole rendere l'opera dure-vole e capace di ri°'pecchiare non solo le strutture della so– cietà ma le reazinai del– l'uomo a-- queste, e quindi di avviare una critica e un tentativo di o~rare al– meno sai costume. se non sul la società stessa ~aturalmente fJ destino e la storia di quest'uomo particolare devono allat• tarsi a un significato ge– nerale se VO>?.lionosfugg.1- re al rischio di restare con– tinat1 entro gli angusti li– miti di un caso. di una breve ed effimera crona ca; e po'.ché il troppo fa– cile rovescio di questa me– daglia ~ il pullulare di una casistka minuta. qua– ~i un so toboseo pieno d1 fremiti polemici. bisogna diffidare di una letteratu– ra spenmentalmente e non intimamente popolare.. di un quotidiano che resti cronaca, di una polemica costruita a freddo e rum dettata da un.a passione morale. BiSt:1gna diffidare di quel gusto per il cdi– \·ertune.nto » polemico ptu pericoloso del gusto per la. lett~ratura d'e"-asione. per– ché si ammanta d: passio– ne e di moralità e dentro nasconde un ve)~ che non risana ma anzi addor– menta. Pericolosa sopra!utto e la polemica di costume. ~ si pungente., esperta. ma segretamente compiaciuta e connivente: priva di una intima e reale forza di sin– cerità.. E' una polem!ca che non può dare u.a.a misura della società. ma solo pro– porne una immagine de• formata. non ve~ rispon– dente a una \"'l.Sione par– ziale e soggettiva. in cui l"ironia non rawunee la potenza di una nuo\'a creazione ma resta la espressione di un se.nu- (Contin~ paa:. ?) SCRITTORI ITALIA * I 'EL JJO.YDO Centenario di Tagore * di A.IGELO J_IORRETTA Pubblichiamo la conJe– ren.za che li nostro colla– borat·ore Angelo :\Jorrella ha tenuto il 3 ge.nnaJo 1961, a Bombay, In tra– duzione inglese, in occa– sione del CENTENARIO TAG0RE Devo confessare che per Ja nostra generazione, nata e cresciuta tra due guerre mondiali. l'opera poet1c-a di Rabindranath Tagore apparh.-a fino a qualche tempo fa un po· retorica e sentimentale. Questo si deve senz'altro anche al fatto che noi non cono– scevamo la sua lirica se non attraverso traduzioni. mentre sono certo che in lingua Bengali egli e mol– to più !?rande come poeta di quanto possa apparire a noi. che lo abbiamo letto soltan.,to in lingue europee. Ma ecco che nel frat– tempo sono accaduti nel mondo fenomeni i quali c: costringono a modifica"e alquanto i nostri norma:i concetti di cultura e di gusto. simultaneamente al– le nostre valutazioni cri– tiche. L'lndia è entrata a far parte-delle grandi na– zioni del mondo. realiz– zando il sogno dei suoi riformatori. e si è inoltra– ta invincibilmente sulla \·ia della creazione di una nuo\·a cultura. sulla scia della l?randissima tradi– zione antica. ~on per caso Tag_ore è diventato poeta nazionale dell'india odier– na. pre-cursore della stessa cu!tura indiana in pieno sviluppo. '.\l1 sembra lecito ossen•are perciò che an– che la valutazione critica di Ta1rnre de\·e subire un rispondenle soostamento. Ci sono scrittori che hanno. per così dire. una doppia personalità nella storia: non !-Ono sol" <:crit– tori ma anche profeti de– eli ideai· ma.:5imi dei loro pdpoli. Que:ao .succede a~li inizi di ogni grande ri· voluzione o fondazione di u_na cultura. Allora i poe– ti non basta ,·aiutarli sol· tanto c0n i.I metro del gi:.1- diz.io estetico. I fondatori sono come gli dei indll che hanno molteplici vir– tù e qualitit. molteplici braccia simbolizzando i òi\·ersi campi del reale e delle attidtà umane. Cosi fu Dante da noi. e-osi i geni del Rinascimento. L'India ha in più la for– tuna di far coincidere la sua Liberaz.ione con una rh-oluzione sociale e cul– tura!e per cui Tagore potè espnmere le molteplici aspirazioni dell'animo in– diano Un problema essenziale del quale noi tutti. 02:~i che arriviamo in Ind~i"a. siamo costretti ad accor– gercL è quello deU'unità della moderna cultura in– diana. la qaale ha e-erto molte difficoltà ad attuar-– si a causa della diversità di lingue. formazioni cul– t~rali. tradizioni regiona· h. Questa commemorazio· ne di Tagore mi sembn appunto una felice occa– sione per dire come a noi appare. da una pro5pt>t– tiva occidentale. l'uniti deUa cultur~ indiana. );:oi non conosciamo in Occi– dente le ansie in ciò cho riguarda l'unità cultu~I~ dell'India. Per noi oen personalità della Penisola è indiana anche se il suo \"eicolo di espressione è il bengali. lo hindi. i1 mala– yam o il tamil. Tagore fu un 8PnJali come Gandhi era :.m Gujerati ;\el pas– ~tn. Buddha di Kapila– \"3.Stu e Sankara era del Ke-rala. ~anak predicò in lingua gurmu.schi. mentre Tulsidas scrisse il suo Ram.ayana in hindi. Nei ~empi pii1 \"icini. Rama– kri<:hna :-t'"Micò in berie.a· te~e. m€"nt re Aurob:ndo scrisse la maggior parte della sua opera in ingle- se. Dunque ch" cosa si– j?llifica per noi una oe~o– nalità facente parte del cOntinente lndia se non un rappresentante di quello e spirito dell'India» che ha carattere inconfondi– bile nel c0ncerto della cultura del mondo? Xoi all'estero vediamo in tutti il creatore indiano che pressapoco parla lo stes.._~ linguaggio. con gli .stessi fondamentali te.mi di una medesima tradiz!o-– ne C11lturale espres.sa in \·ari modi. attra\·erso vari sincrelis.mi . E" pe, questo che Tagore ebbe tanta ac– coglienza nell'Europa di 40-50 anni fa: el?li non era semplicemente "un grande poeta. ma era un poeta indiano che apportava al mondo non un nuovo mes· sa_e.srio ideologico. ma il messaggio deU-India: nuo– ,-o e originalissimo appun- 10 oerché era indiano. ~e– :,uinamente indiano. Que-- 5ta nuo,·a dimen~one man– ca\·a nella cultura occi• dentale o era dimenticata, d<"po la erande ondata de- 2li st'udi orientahstici del c:eeolo del Romanticismo. quando ~1i studiosi tede– schi a\'e\·ano scoperto l'In– dia. Forse qualche \·olta dobbiamo conoscere me– elio noi stessi vedend0ci proprio come ci \'edono l?li stranieri! Anche noi italiani ci scopriamo mol– te volte. o ci rL,::copriamo. andando all"estero! Ho co– nosciuto parecchi indiani in Europa. in 02:ni parte della Penisola. e tutti si rkonosce\•ano medio co– me tali dopo qualche tem– po. essenzialmente india– ni. universalmente india· ni. L"unità dell"lndia è un fatto di cultura: essa ~i• ste j!ià di là di qualsiasi d;fferenz.a di linima o di ree;one: e in ciò proprio sta la sua grandezza. La grandeua. di .Tagore Ju,

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