la Fiera Letteraria - XV - n. 51 - 18 dicembre 1960

LAFIERA LETTERARI '.Anno XV • '· 51 SETTJMANALE DELLE LETTERE DELLE ARTJ E DEI:,LE SCJ NZE Domenica 18 dicembre 1960 SI PUBBLICA LA DOMENICA QUESTO NUMERO L. 100 DIRl::ZlUNE, AMMLNISTRAZlUNE: Roma • Vla dJ Porta Castello. 13. l'elefonl: He<!uione lloll.fS'l. Amm!DJ.Su,uione 65~.lliS • PUl!BLlC..:l'J"A': AmmuualrUlooe: • LA fil::KA LJ::l"J'l::KAIUA • • Vla dJ l'<>rta CasleJJo, lg KomB lAKlt">A. L. 150 al mllllmetro • ABBONAMENTI: Annuo L 4.000 . SemesL"l! L 2.150 • Trimestre L t.100 . Estero: Annuo L. 7.000 . Copta arretrata L. 150 • Sped1z1on• ln conto commte oosu.Je (Gruppo ril Cnnto corrente DMtale o 1'3142P Dialogo degli esempi * INEDITO * Il diario poetico di Corrado Alvaro Il matrimonio e l'artista 12 uiat•:o 1945 Q UESTA mia donna accanto questa mia donna, cui avevo promesso amore, guardatela com'è, Signore, guardatela com'è ridotta. I on dico la sua bellezza, non dico, che mi sorride ancora, il pae aggio che ho amato all'aurora l'amo ancora al meriggio, ma, Signore, voi sapete com'io rimpianga le notti perdute lungi da lei, al tempo dei bei tempi, quando, avevo paura che toccando un oggetto qualunque deperissero le sue unghie, si appiattissero le sue mani, e il suo viso pel troppo pensare prendesse atteggiamenti umani poiché era intatta come un fiore. Can:onelta N 01 non ci possiamo dire 1 nulla senza ferire. Dobbiamo alla bontà della Signora Laura Bablnl Alvaro la realizzazione di questo numero della e Fiera• dedicato alla me– moria di Corrado Alvaro. Le pagine 3 e 4 contengono UD altro grup– po di inediti Urici, raccoltl e trascritti lo ,tfsta d'una edizione completa delle e Poesie • di Alvaro, e generosamente donatici ln esclusiva; inoltre UD intero capitolo di e Dora, o le spie•• raccolta di elzevlrl sul teina della e paura• ordinata da Alvaro stes– so poco prima della sua morte. Gli elzeviri non presentano indicazione di data, Anche molte delle poesie contenute nell'interno sono senza data. Altre sono senza titolo e cos\ le abbiamo lasciate. Siamo gelosi di soffrire. Di vivere siamo gelosi. Non diciamo che soffriamo ma invece ci diciamo d'aver male. Abbiamo così ridotto le cose. E' una lunga malattia la tua vita e la mia. (E<1•a1nmento) o Signore, come il tuo popolo, offeso in ogni fibra, offende i deboli. Come abituato a umiliarsi vuole tiranneggiare. Come, servo, vuole comandare; come, padrone, obbedire. LA VIA GIUSTA E' QUELLA SBAGLIATA * e No! Mille volte no! n matrimonio non è com– patibile con l'attività di un grande artista>. e Ecco un'affermazione molto generale e temera– ria. Perché ci dovrebbe essere della incompatibi– lità tra la creaz.ione arti– stica e la vita coniu– gale?>. e Per mille ragionl, mio caro! L'artista deve do– narsi interamente alla sua opera. Egli sogna sulla e frangia > d'un mondo reale e d'un mon– do che si costruisce. 11 matrimonio, l'obbligo di provvedere alla vita di una moglie, dei bambini, lo costringerebbero a rientrare nel mondo rea– le. Una sposa esige una vita di società, di relazio– ni, la sicurezza. Il gran– de artista è anli-sociale. Ai suoi occhi gli uomini e le cose non esistono che per essere rappresentate. L'appesantirlo con re– sponsabilità familiari è come trasformare un ca– vallo da corsa in bestia da soma>. e Ma ... e Aspettate. Non ho finito. L'artista ha biso– gno di conoscere e dl di– pingere esseri innume– revoli e vari. Ogni nuova donna che gli ispira un desiderio o almeno sol– tanto un interesse, può diventare la modella del suo capQlavoro. Condan• natelo alla monotonia coniugale, alla vita rego• lata; voi disseccherete la sua più abbondante sor-, gent e di lspirazlonL Sen– za M.me De Berny, senza la Duch essa di Castriea, senza M.me Guidoboni Visconti, Ba lzac non sa– rebbe mai stato Balzac>. e Ma Balzac ha finito per sposare M.me Han– ska >. e Fu il suo errore più grave. Prima del matri· monio, M.me Hanska gll aveva isp irato (forse!) e Le Médeein de campa· gne > e e Modeste Ml· gnon >. Diventata Signo– ra Balzac, non gli ispira più niente, se non il de– siderio di morire. Guar-– date i più grandi: Vol– taire, Stendahl, Flaubert, Proust... Tutti celibi!•· Autodisciplina e censura * Sta tornando a galla in questi giorni una parola quasi d\menticat:i riél grande naufragio postbellico: auto– disciplina; che non è, come qualcuno potrebbe crede~. la disciplina degli automobi– listi finalmente rispettosi del codice stradale. A ben guar– dare, la parola si richiama a una medesima regola, che è quella di evi1arc i rigori. d~I codice; sennonché. la d1~c1- plina è impost:1 e sorvegliata dall'esterno, mediante la s:in– zione e l'autorità d'irrogadn: l'autodisciplina prevcrle un idenlico risultalo so ciale e civile, ma raggiunto da.ll' in– temo, attr.l\'erso una hbe~ scelta, la qu:ile, come ogm forma di libertà, è difesa e conscn:at:l, non tanto da un complesso di leggi, quanto dall:1 com 1 inzionc diffusa e condivisa, che la li~rtà pro– pria si difende meglio, quan: do si rispclta l:1 libertà de~h allri. Purtroppo, è mollo dif– ficile tradurre questo sem– plice giuoco di narole. in nomia di vit:1 quolÌdiana, so– prattutto nei regimi di libera compclizionc, O\'C il buon successo può anche dipende– re dalla scella amorale dei mclodi ritenuti più idonei a conseguirlo. di VLADIJIIRO CAJOLI Lo Srn10 pa1emalista o ti– rannico fa presto a st_T"9nc:ire Oi!ni CCCC!=iSO C?m~ll!l':O, _e ad imporre QUCI pnncl(~l Cli– ci sui quali. in fondo, <;1reg– gC;esso sicsso. fino al limite ultimo dcll'equh-oco, laddo,·e la libertà di tutti è sacrificata a un regime. ta se çi ril:<!r– dassimo che ogni ~z10ne tr: ri~uardosa dei ~iri1~t al!ru1, rapprcscnla la grn'it11lcaz1on~ del tiranno che promelte d1 salv:iguardare ed 1:quili~r.:trc j diritti di tutti. c1 dediche– remmo con maJtgiore atten– zione al prohlema del1':1uto•. disciplina. Essa, n:1turaln:ien_- 1e, comporta p:ravi ~:icnfic1, che si possono nffrontare_ sol· tanto in vist:l di benefici su– periori. M:t come può esser capilo 11vantaJ,!,dOche ne dc– rh-a. se la ciues1ionc non è dibaltuta e :ipprofondit~. non già in parl:lmento, ma m scnO alle medesime catcgo• rie interessate? Leggiamo in qucs1i giorni che gruppi di p,::rsone impe– p:nate nella 9roduzione e nel– la propaga,nda odio spettac<?– lc- si riuniscon-:> per deci– dere appunto in materia c!i autodisciplina. Ftno ad Oiifl, avevamo sentito dire che si riunivano per opporsi alla invadenza, :ill'osùlità, al pa– ternalismo dello Stato, che cominciava a far sentire il proprio peso, sia con il ri– corso a leggi vecchie, si::t con la minaccia cli leggi nuove, le quali, come tutte le leggi, o sarebbero destinate a scadere nell'inefficienza delle grida manzoniane, o tan,erebbcro le ali a qualsiasi volo, giacché è certo e assodato, che il peri– colo opposto a quello della licenza disgregatrice, è con- 1enuto nel conformismo pa– vido, !'U cui è impossibile co– slruire le novità, che son c;empre frutto d'intuizioni audaci. Noi crediamo che le cate– gorie suddette abbi:ino im– boccata la strada giusta. Vengano o non veoga!1o .le lcg'2:i dello Stato, la v1tal1tà dclln produzione, in qualsiasi campo, può essere assicurata unicamente da una forte co– scienza di categoria. Quando gli affari di ogni componente fossero difesi da una regola liberamente accet• lata all'interno del gruppo, quando la licenza di un sin· goto oroduttore fcxse g_iudi– cala lesiva agli interessi co– muni a tutti gli altri, noi crediamo che scauerebbc davvero il meccanismo della difesa; e oensiamo che l'uso ideale della ccnsur:1 sarebbe fatto o promosso proprio dall a ca tegoria interessata, che r.on volesse essere con– dott a a gareggiare in preva– ricazioni. destinate a scatena· re gli interventi dello St~to etict>. il ~uale, spersonal_1z– zando ogrn problema e qu10· di clisumanizz.andolo, appiat– tisce veramente ogni attività al conformismo, quell'unico conformismo da cui ci si dovrebbe guardare. Oggi, in mezzo alla gazzar• ra provocata da mille inde– cenze spacciate come eser• citi di lib.!rtà, è facile inten– dere che l'unica libertà che ~~de~.ut~reque~fa 0 d~~~ puli10, Ma se i produttori de– cideranno di autodisciplinar-– si, non ci metteranno molto df~.~~~~~e~uf!~ci1\fe~~ temente, costruttivamente, in reJa7jone al livello medio di un linguaggio scelto, accet– tato e rispettato, anche se rappresenta una convenzi one provvisoria, destinata a t.ra– smutare con la società che lo adopera. La frenesia., invece, di oltrepassare tutti i segni e di dire, in una volta, tutto, ci ha condotti alla più noio'5a esibizione d'impotenza, per– ché tutti clicono la stessa co– sa, ovvero niente, illudend,osi di rappresentare la ventà, ~~~. "~lo èpc~fl~~d~ C~~ cosa c'è cli nudo, in natura, che ci dia la certezza del vero? vogliamo dire, cli un vero che s'identifichi con l':issoluta libertà? Ci stiamo spingendo agli estremi limiti della. conoscenza, e da una parte, dopo miliardi e mi– liardi cli anni luce, troviamo un'incomprensibile, inimma– ginabile, non rappresentabile curv:itura dell'universo, tanto poco libero da doverlo con· ccpire come gobbo; dall'al– tra parte, discesi dalla mole– cola negli atomi, nei nuclei, nei protoni, _stiai:noprocede1;,– do verso m1sten sempre pm ris1rctti, nessuno dei quali, nudo e preso cli per sé. da solo, rappresenta nulla. Più si osserva e più si scopre unn legge .d'interdipendenza. _che condiziona le forme minime e massime di vita, ad altre, la cui assenza modifichereb- ~mi~ek mall:~o ~rcb~el ncl}; ,•ita di ogni giorno, e nei rap· porti tra uomo e uomo, cia– scuno tende a comportarsi come se fosse solo, e perché le medesime- associazioni di calegoria seguitano a battersi secondo schemi superati dal– le nostre conosce nze, so ltanto per prevalere su alt.re cate– gorie, e non pi utto sto per armonizzarsi reciprocamente? Si immagini qual diversa e superiore giustificazione avrebbe, per esempio, la vita sindacale, quando la vedessi– mo effettivamente ispirata, non soltanto al presupposto dell'in1eressc cli catqoria, ma anche allo studio della con• vivenza con le altre categorie, la cui vita e la cui prosperità sono essenziali al tutto. All'oppos10, quando vedfa– m~ questi prevalere su quel- ~ gu~iif~Q~~ni~tfca~ prepolenza provvìsori:1, sia– mo certi che una delle due categorie sta per spegnersi, reslando l'altra appiccicata a ~~taca:lda;~~re~ ~rc~~uft~~! Eppure. per quan10 appaia anche a prima vista pazzesco, si direbbe che codesto è l'u– nico risultato perseguito da chi guida questi o quegl'in– teressi, sen7.a mai 1ener d'oc– chio gl'interessi generali. Nel campo di cui dicevamo io principio, l'interesse ge– nerale è che la sociel'à non finisca marcia e corrotta, al punto da non saper più ric,e-. ,•ere come stimolo alcuna sollecitazione esterna. Non ci consta che il proletariato ab– bia tutto quel bisogno di li· bcrlà trasmodante in licenza, per il quale oggi si battono i suoi rappresentanti. Ma è an– che vero che un'autentica de– mocrazia non può difendersi con i metodi che userebbero gli avversari giunli al potere. Perciò non crediamo oelJ'effi- cacia della leg~. che non sia preceduta, anzt depositata in banca come una garanzia che non si tocca, dalla coscienza pubblica che sappia spen– dersi eticamente, senza do– ver mai ricorrere all'inter– vento dei curatori fallimen– tari. Ci vorrà tempo. Non sareb– be nemmeno augurabile che, da un giorno all'altro, gli spccfalisti di ciò che è stato, si meltcssero a insegnarci ciò che dovrebbe essere; ma è certo che dal travaglio di una ricerca un ·po' meno fa– cile di quelle fatte fino a oggi, dal semplice tentativo di scoprire in che cosa possa consistere il senso di conser– vazione del nostro tempo, apparentemente afflitto da mania di autodistruzione, ~ trcmmo giungere a risultati fino a oggi non sperati né sperabili. E lo Stato, se pro– prio vuole in1ervcnire, solle– tichi il mercantiliamo di co– loro che non possono vivere ~ a~~~to J~fn"ecliee ~i; centinaia di milioni( non li spende ugualmente per lo spettacolo?) da destinare ai produttori che abbiano sa– puto di.mostrare., in maniera intelligente e costruttiva, il =~f;fm!~n~cn;.~ i:;~ di premiare i prodolti ad usum Ddphini. Si possono ben trovare dieci galantuomi– ni dotati cli senso estetico, che sappiano riconoscere, a Venezia o altrove, lo spet– tacolo per il nostro tempo, cosa diversa dallo spettacolo del nostro tempo. Che poi non è vizio o difetto novìssi– mo. Altre epoche, prima del– la nostra, nel dar spettacolo di sé, furono spesso agli an– tipodi delle proprie intenzio– ni. E quando tali furono, sloricamente durarono poco: appunto quello che non vor– remmo accadesse alla nostra democrazia, ove i voti au– mentano all'estrema destra e all'cslrema sinis1ra, vedi caso. le parti della ramazza. * di Ail/DR~ IIACJROIS stoi per lo meno un sen– timento forte: l'orrore per il matrimonio>. e Egli provava ancor più orrore per radulterio (ve– dete Anna Karenina) o per il libertinaggio (vedete Resurrezione) e, non ulti• mo, per il celibato (vede– te la tristezza di Levine prima di fidanzarsi con Ketty). Tolstoi era meno ostile al matrimonio che alla carne. Egli la teme– va, ne sentiva il pungiglio– ne. tentava invano di mor– tificarla. Io riconosco che il matrimonio, almeno nei primi anni, gli aveva por– tato un senso nuovo di pa– ce. Finalmente poteva sod– disfare questa smania di sensualità di cui aveva tanto sofferto. Questo gli lasciava Jo spirito libero per lavorare. Qui il ma– trimonio segna un punto a suo favore>. e Victor Hugo era spo– salo e padre di famiglia. Questo non gli ha impe– dito di scrive le Contem– plations e Les Miséra– bles >. e Bell'esempio! Hugo non ha scritto le Contem– plation.s e Les J\ fi.sér abt.es perché sposato, ma benché sposato. Mai avrebbe potu– to creare Cosette senza Ju– liette Drouet, mai avrebbe scritto i suoi più bei poe– mi d'amore senza la stes– sa Julielle. E non è ad un'altra Juliette che Cha– teaubriand dovette la for– za di comporre le meravi– gliose Memoi.res d'Outre– Tombe? Non è forse grazie a Marquise, e la Du Pare che Corneille, silenzioso da ben sette anni, ebbe il coraggio di ritornare alle scene?>. e Non sarebbe stato me– glio che non ci fosse tor– nato?>. e Voi dite delle banali– tà. Leggete, prima di giu– dicare, le ultime tragedie di Corneille. Sono d'una bellezza romantica uguale a quella dei capolavori della sua gioventù>. e Dickens aveva fallo un matrimonio d'amore>. e .... che era stato un matrimonio d'errore. In– fatti, la prima ispiratrice di Dickeos fu una cognata che adorava, l'ultima una giovane attrice >. e Voi non sosterrete. adesso, che Sofia Tolstoi non ebbe UD ruolo impor– tante nella vita e nell'ope. ra di suo marito, La si ritrova in ogni pagina. E' l'eroina della Sonata a Kreutzer. Dell'adorabile Nel prouimo numero DINO CAMPANA e DYLA.t'\T HOl\lAE INEDITI Natacha, egll diceva: e Ho preso Sofia, l'ho fusa con Tatiana, ne è uscita Na• tacha >. e Questa volta vi dò ra– gione. S4 Tolsloi ha tro– valo nel suo focolare e nella storia di due fami– glie, la sua e quella di sua moglie. la materia per i suoi più bei romanzi. Ma perché? Perché la storia dei Tolstoi, dei Volkon– ski e dei Behrs è straordi– nariamente ricca, perché queste famiglie numerosis– sime fornivano tutto un popolo di personaggi. L'ec– cezione non prova che la regola sia falsa. D'altron– de, dalla sua maturità, Tolstoj era virtualmente in fuga. Soffocava nel qua– dro familiare. La brusca partenza, la morte del ve– gliardo nella piccola sta– zione di AstapQvo non so– no che le ultime conse– guenze dl una rivolta mol– to più antica. Diciamo, se ci tenete, che il ma lrimo– nio aveva ispirato a Tol- LA RELAZIONE AL « PREMIO FIRE 'ZE » 1960 * e Voi mi fate pensare alle parole di Bernard Shaw: "Ciò che fa il suc– cesso del matrimonio è che combina il massimo di tentazione con il minimo di comodità". Infatti que– sti temperamenti Insazia– bili stancano ed al lonta– nano le spQse. M.me Hugo chiese grazia e s ciolse la sua capigliatura per il de– bole Sainte•Beuve. Questo mi ripQrta alla mia affer– mazione iniziale: la mora– le di un grande artista, dell'uomo di genio, non è quella dell'uomo comune. Io parlo dei pittori come degli scrittori. Delacroix era celibe, e Coubert, e Van Gogh e Tou1ouse-La– trec ... Gaugin se ne fuggi in capo at mondo >. Degenerazione della • poesia Neppure quest'anno il concorso di opere al pre– mio Città di F.irenz.e ba mancato ài dare a:i giudici delle soddisfazioni; la sod– disfazione, in primo luogo, di vedere il proprtio appel– lo ricevuto con fiducia da tanti scrittori da tutta Ita– lia. Cosa anoora più edifi– cante, tutto ciò che si fa di meglio nel oa.mpo deLla ~o– vane poesia si r:volge con speranza a cercaire un con– senso in questo cosi ?JCO rterribile tribunale ohe so– miglia a \Ul inoontro di col– laborazione fraterna tra giudici e giudicaocli, a tm simposio in OUi si dà segui– to d'anno in anno al tenta– tivo di progred.ire per con– tributo r~roco nell'in– telligenza del destino attua– le della poesia. L'istituzio– ne del premio Città di Fi– renze - può in.fatti ormai meritare questo nome - dunque ·regge bene; e regge bene nel carattere suddetto che i miei amici della com– missiooe ed io abbiamo vo– luto darle. Non sono man– cati neppure i sottili tor– menti che il demone della giustizia mette addosso a chi non abbia la presun– zione delJ'iniallibilità· resi appena più sopportabili dal– l'idea. crediamo convenuta. che meno che mai in questo caso si decide un destino letltenlrio o, sia pure, una corona d'alloro; si ceiroa, quanto è possibile, un chia– rimento e una prospettiva. Se dobbiamo anche que– st'anno stendere im breve rapporto, che chiarimento. che prospettiva ci è st.ato consentito di vedere o di intravedere da questa pic– cola epecola? Certo non ta– li da obbligarci a modifi– care gli appunti che l'an– no soorso prendemmo sulla possibile degenerazione: del mowmento poetico italiano. per abuso: abuso di oonft– denza nell'esercizio dei pro– pr,j estri. ®uso di obbe– dienza agli sttimoli più tran • s.itori, abuso di esper;ilnen– ti né coerenti né ne<:e:ssa– Iti: tm po• come quando una lune-a disciplina si rompe. e si eS1Cea caccia di avven– ture e di svaghi sennonché per lo più si tratta di av– venture appunto da libera usoita, avventure da un soldo. E per quanto non ci sfuggisse il legame tra que– sta pratica e la crisi della personalità, che è un por– tato del nootro tempo e dei nostri costumi, non per questo cessava di profilar– si il pericolo di una proli– ferazione quasi già rasse– gnata a11'anon.imato senza dell'anonrimato avere m– ventato le tonne e i temi rapsodici che potrebbero giustificarlo e anzi elevarlo * e Ma Saskia illumina la vita e le opere di Rem– brandt>. di MARIO LIJZI e Saskia muore giovane. Se Adele Hugo fosse spa– rita dOPo le Feuilles d'Au– tomne ... Vi ricordate i ver– si di Byron: a espressione reale deli!a no.stra epoca. Un célD.2Xlll.Ìe· re, un romancero svagato e sotto sotto mordente io cui. per cosi dire, automa– ticamente si l"'"_tlettail mol– teplice e l'iimp,reooibile dei nostri anni non c 1 ~ stato. Si sono soltanto moltipli– cati i segni dell'ansia che spinge tanti uomini e tan– te donne a captare qualco· sa di questo mondo crudel– mente mutevole, ad appro– priarsi qualche brano di questa v.ita non veramente vi:ssu!:a, non veramente fruita che coaTe verso altra vita senza lasciare in<tiv:i– duale testimonianza e senza appagare. Fenomeno ma!.in– conico, certo. ma che dob– biamo guardare senza di– sdEelO.. perché andle la Siirada del poeta vero e pr<r prio oggi forse deve pas– sare di ll, su quel magma cocente che non ha ricevu– to alcun o.rdioe prelimina· re dalla mente, dal pre– concetto. Posso infatti sba– gliarmi ma a me pare che al poeta dei nostri giom..i non sia J)O&Sibile farsi una idea della v.i-t.a se non vi· vendo ed esprimendo la vi· ta. Il tempo, nel quale il pOErt:a poteva agire al ripa– ro d:i una filosofia preven· tiva e stabilita o protetto da un'armatuca ideologica a me pare tenn.nato. An– che mi pare tenni.nato il tempo nel quale la perso– nalità poteva atfen:na.rs: i aprioristicamente me diante feroci esclusioni o medlante la riduzione dell'esistente ai propri modi etc. Per molte ragioni non sembra che il mondo indifiereoz:i"ato cli oggi nel quale il concetto più instabile e più fluido è il concetto di quahità, consenta al poeta di esimer– si dal tutfar.;i nella fonte comune delle emozioni fino a rJscbiare di perdervisi se non lo assiste la sua inten– cità, la sua profondità. E' quel che ci dicono in vari modi i libri che que– st'anno si .sono conquistati la predilezione della giuria. e in pr.imo luogo il libro cU Gior,gio Orelli. Nel cerchio fa.miliare. parte del libro continuo che il poeta 'llioi– nese scrive e rive.la dal 1944 ed ha già inte ressato al suo d.isconso sottile, ma non per questo tenue. la critica più intelligente. Con la massima coocrete:z:z.a. con una compenetraz.ione ormai sapiente tra il tema e 1a frase, tra la frase e il rit– mo Orelli asswne quanto gli otfrono P\lsuale e fre– sca realtà del luogo, lo spi– rito e l'umore della 6Ua gente come un libro di sln– golme decil'raz.ione, vivido. leggermentte affocato. pun– teggiato d,j fervide ret.icen- z.e. Egli lo legge a voce fenna appena sottintenden– do una domanda Inespressa e continua, ma ri!maDdando in verità la spiegazione del– la favola alla vita stessa: il che si;gnifica evitare l'ele– gia o l'epigramma. amplia– re le dimensioni reali del testo. La commissione ha accolto lietamente l'occasio– ne d:i ooora..-e con il pre– mio questo sardttore gio– vane ma già maturo che più di qualsiasi altro oggi rin· verd.isce la tradiziooe let– teraria italiana in terra 6"'zzera. Questo oo:n toglie che &i debbano tacere i meriti di Cesare Vivaldj che coo il suo Dialogo con l'ombra ha dato uoa prova davvero convincente di vitalità in· ventiva e insieme Ill06trato una vera e propria felicità di oompasi:z:ione sorretta da una forza espansiva. giova– nile. Dl questo poe1a certa– mente si riparlerà tanto più che in questo libro si di- (contlnu"i'""a pq, 2) - Se Laura fosse stata la Signora Petrarca, I avreb– b'egli, per tutta la vita., composto sonetti? - - e Si può anche pensa re un grande poeta che can– ta l'amore coniugale>. e In Inghilterra ce n'è uno che Paul Claudel am– mirava: Coventry Palmo– re. Soltanto si è sposato tre volte. Il ... rinnovare il soggetto, aggiungeva mol– to alla forza della fedeltà>. <Ma Lamartine, Vi- gny ... >. e Le Lac non fu scritto per M.me de Lamarline. nè la Ma ison du Berger per M.me De Vigny. Io ammetto che il matrimo– nio possa portare al capo-– lavoro, a patto di uscirne>. e Voi siete un distrut– tore>. e E voi un conformista>. ANDRE' MAUROIS dell'Accademia di Francia CHI E' AMICO della FIERA LEITERARIA SI ABBONA alla FIERA LEITERARIA L'edicola piùvicina può esseresfornita: l'abbo– namento vi raggiunge ovunque, puntuale, sicuro L'abbonamento annuale costa L. 4.000. Semestrale L. 2.150. Trimestrale L. 1.100. Per Insegnanti e Studenti sconto del IO o/o * ABBONAMENTI CUMULATIVI (senzasconti): La Fiera Letteraria e Il Tempo (6 numeri set– timanali) L. 13.600; (7 numeri settimanali) Lire 15.250; La Fiera Letteraria e Human.ita.s L. 6.300; La Fiera Letteraria e Ragguaglio Letterario Lire- 4.680. Versamenti sul C. C. P. n. 1/31426 * cm E' AMICO della FIERA LETIERARJA SI ABBONASUBITO

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