la Fiera Letteraria - XV - n. 48 - 27 novembre 1960

Pag. 2 tW FIERA LETTERARIA Domenica 27 novembre 1960 Chi_ rico?osca nella pa– rola i :igem.um , anche eti– molo_g1camente, Ja desi– gnazione di qualità innate o native, e nella parola aTs, di qualità o abilità acquisite e coltivate, sen– tirà sùbito riecheggiare nella memoria l'adagio ca– ro a tutta la lat.in.ità..,non– cb~ a Cicerone: poeta na– scitu.r, orator fit, poeti si nasce. oratori si diventa. E nell'accostamento di co– desta innatezz.a alla suc– cessiva conquista, nell'in- "Non esagerare,, (continua da pag. 1) rattere costume tradiziom. del passato cominci.ando con H reclamizzare carat– tere costume tradizioni avveni.ristiei, cnuoui--; che avanzano proposte aU'elet– trochock, scritte o fitmate, di una e nuova> m.orale, e le reazioni dell'ambien– te - della gente comu– ne - traverso i suoi or– gani chiamano oscu.ranti– stiche, conservatrici e (se– condo iL toro concetto di democrazia) antidemocra– tiche; che quasi si scan– dalizzano di non essere ringraziati, ad ogni modo ricorrono pateticamente al– la posa delle eroiche _vit– time: ttLtti questi inteUet– tuali. infine, siano uomi– ni di scrittura o di pelli– cola, di giornalismo o di teatro, sono dei buffoni. e degli illusi, e sia pure, giova ripeterlo, il più d.et – le volte astutissimi. buffo– ni. ed illu.st Non sanno, o fingono di non sapere, che e non esagerare> è una caratteristica psicologica, non una inibizione da manuale psichiatrico. O magari è una inibizione. ma che fa carattere. fa ambiente, fa una storia che evolverà senza salti: una inibizione che si ri– conosce in tutto ci-O che, auendone il potere, consi– glia di non esagerare, e quando non lo si voglia capire impone di non esa– gerare, aue-ndone pli stru– menti li. mette in atto, siano forbici o che altro occorra. «L'esodo daManthansen nel novembre del 1918» L' A~GOLOI * Ancora non sono dileguate le risonanze della questione ::i.ltoatesina, dibattuta re– centemente all'ONtJ, che la ricorrenza d"una data richiama alla mia memofia un episodio che desidero raccontare per– ché attesta sacrifici e sancisce diritti i quali, se non debbono alimentare or• goglio sciovinistico da parte nostra, tanto meno giustificano frenesie nazionalisti– che e ribellioni da parte di altri. Ed ecco l'episodio. Testimonianza di GIOVANNI NECCO Dopo fuggimmo per la campagna ed esplorammo da vicino angoli e recessi che avevamo contemplato fino allora. per cosi dire. dagli interstizi di una gab– bia. L'esultanza per la Ubertà riacqui– stata non aveva limiti. Riversatici verso il Danubio, visitammo finalmente il pae– se, rimanendo imbambolati dietro oggetti e aspetti ormai desueti. Gli occhi non credevano a se stessi, soprattutto alla vista delle donne che ci sorridevano tra intimidite e allettanti. Solo tornando al nostro campo ormai aperto e smantellato di ogni struttura ostile. ci soffermammo all'altezza del grande campo, della trup– pa e il desolato spettacolo di uomini ischeletriti, pallidi e smunti, febbricitanti e barcollanti ci richiamò alla tragioo realtà della guerra, le cui conseguenze erano ben visibili in quegli sciagurati che, non avendo potuto beneficiare molto dei pacchi familiari e della Croce Rossa, erano lentamente deperiti per inedia. Molti erano pressochè morenti; ma al– l'annuncio dell'armistizio si riattaccarono alla vita, torcendo, inorriditi, gli occhi dai vasti cimiteri civili, in cui giace– vano migliaia e migliaia di italiani, russi, francesi e serbi, morti di fame, di freddo, di stenti e malattie. del Linguacciut ~:~:iio~ i~ed~~n~~~j d'essere poeta e oratore, pare a noi espressa la no– vità di Lucrezio, ovvero l'invenzione. a Roma, del– la Poesia filosofica, intesa come intuizione e dimo– strazione, quasi ¼'unifica– zione di due territori con– tigui, prima di allora ben di.;tinti. Vogliamo ànc.he dire che la !rase di Cice– rone sembra percorsa da un presentimento crocia– no, e dai medesimi dubbi che hanno a lungo tenuto un Croce alle soglie della poesia manzoniana e per sempre fuori dal :paradiso dantesco? Saremmo, come ben si vede, molto lontani dall'ottusità critica; se mai, tuffati nella difficol– tà d'intendere e sentire la liricità di una poesia, ov-e il sentimento raggiunge la giusta calefazione, se alta– mente commosso da sti– moli spirituali (etici, reli– giosi o antireligiosi) e in– tellettuali: difficoltà che dura e durerà, fin quando l'uomo ponga come scher– mo fra se stesso e l'abban– dono poetico, le .proprie più rigorose e impermea– bili convinzioni. L'offensiva austriaca sul Piave (giugno 1918) fu annunciata con grande baldanza nei giornali di Vienna e Linz, che giun– gevano regolarmente nel campo riser– vato agli ufficiali italiani prigionieri di guerra, e i corrispo?J.denti e redattori preannunciavano lo sfondamento del fronte italiano e la prossima fine della guerra. Piccoli successi iniziali alimen– tarono per qualche giorno la presuntuosa speranza che andò fiaccandosi man mano che la nostra resistenza si consolidò e le nostre linee si rivelarono inoppu– gnabili. Il campo di Mauthausen s.i stendeva ìn un pianoro solitario, orlato da colline silenziose ed irte di boscaglie che accre– scevano il senso della selvaticaggine e dell'abbandono. A noi invisibili erano le case dello stesso paese, invisibile il Da– nubio che lo lambiva. Oltre le garitte delle inesorabili sentinelle che vigilavano al di là del reticolato, pronte a sparare ad ogni tentativo di fuga e prescindendo dai sottufficiali e ufficiali austriaci che venivano a fare l'appello nelle ore più impensate, non vedevamo, in quei paraggi agresti, che le immagini della nostra mi– seria: figure macilente e ispide, avvolte nelle monture sbiadite e sbrindellate. Solo d'estate si vedeva, oltre il retico– lato. qualche profilo di donna che rac– coglieva l'erba nei prati circostanti, e quella ormai insolita vista di creature femminili ci induceva in uno stato di stuporoso incanto, a cui succedeva una malinconica nostalgia e una fatale rasse– gnazione, come se quegli esseri apparte– nessero ad un eden a noi ormai precluso. Le Neue Freie Presse viennese ed il quotidiano di Linz abbassarono presto la voce. divennero. come dice efficacemente il tedesco, kleinlaut. Alla fine quei gior– nali cercarono di minimizzare l'insuc– cesso della offensiva e deviare l'atten– zione dei lettori sopra altri avvenimenti politico-militari. La battaglia del giugno decise le sorti della guerra: fu la pre– messa della non lontana sconfitta finale dell'Austria. Com'era innaturale la vita che si con– duceva nell'ambito di quel breve recinto in gran parte occupato da baracche, dove erano stipati rappresentanti di un solo sesso, privi di ogni conforto civile, os– sessionati dalla continua visione fallace di cibi e bevande che l'impulso famelico suggeriva alla fantasia, martoriati da in– sistenti ricordi di felicità tramontate, dolci paesaggi lontani, colline, pianure e marine esaltate vanamente dal desi– derio, voci ed aspetti familiari della patria, intimità domestiche, blandizie di sorrisi e carezze ormai irreali! La noia della prigionia era divenuta ormai come il rodio notturno di un tarlo. Poco po- Questa circostanza sfuggiva, natural– mente, all'avvertimento dei prigionieri di guerra di Mauthausen che, chiusi nei terribili reticolati percorsi dalla corrente elettrica, si dibattevano nelle spire di un'uggia sempre più struggente e di– sperata, quando gli stimoli della fame non riducevano la personalità umana ad un grumo di esasperati istinti anima– leschi. Lampi di genio collega– ti da una presenza arti– stica: si potrebbe definire meglio il poema di Lu– crezio? Si ,potrebbe dire più modernamente. c h e non tutto, nel poema, è p0esia? Vedete quanti se– coli fa. e da qual fonte (immeritatamente scredi– tata dai superciliosi del– l'estetica e della filosofia) sarebbe discesa al secolo nostro, l'idea di un possi– bile vicinato di poesia e non-poesia. Di. fronte alla m,erra della esagerazione, che al– cuni intetiettuali condu– cono da molti fronti, la quale non risponde all'am– biente e Mn ne coglie che l'effimera eccitazione, pen– so che una censura {ossia l'insieme più o meno cri– stallizzabile delle reazioni indioiduali, ambientali) per essere, essa si, stori– camente valida, debba senza timori rijarri a co– stume morale tradizioni assodati, 1'eati, conside– rando quanto realmente è mutato e, a questo preci- BIBLIOTECA PETER LIPPERT - e Cl è na– to un bimbo"• Torino, Bor– ia Editore. 1960, ln 16-, 16 tavole nel testo, copertina in tela ed oro, L. 1.500. Ma Dio ci guardi dal cadere nell'errore opposto a quello deprecato, di dare a Cicerone meriti o intui– zioni che non gli appar– tengono. ln fondo, noi vo– levamo soltanto segnalare l'importanza viva dei pro– blemi affrontati o riveduti dal Paratore, e accertare con un esempio l'equili– brio che ci pare sia stato usato da lui nella tratta– zione di tutti gli altri casi. Che sono innumeri, ele– ganti, preziçisi e profondi: da seguire uno dopo l'al– tro, direttamente su 11 e chiare pagine della bellis– sima edizione. ' so limite, né prima né dopo, tagliare. Certo, bi– sogna che essa abbia il cnaso> per sentire il pun– to giusto, là dove la sto– ria è ambiente e non vel– leitd, il pubblico è reale e non immaginario. La semplicità: ecco una do– te che pochi scrittori possie– dono. Ed è, invece, la dote essenziale d'ogni sentire e di ogni esprimersi. L'Autore di queste delicate riflessioni na– talizie, un gesuita tedesco morto nel 1936, notissimo al– l'estero ed in questi anni tra– dotto con molto fa\'Ore in Italla, sa e conversare • sugli argomenti più profondi con semplicità calda e sincera. Ci è nato un bimbo inter– preta, in poche intense pa– gine, il mistero natalizio sot– to una visuale nuova, origi– •nale. Le prime espressioni d'un bimbo, e quindi del Bimbo divino, sono il riso ed il pianto; e che altro esse sono se non le linee fonda– mentali della \'ita d'ogni uo– mo: la gioia ed il dolore? Ma la gioia ed il dolore del Figlio di Dio fatto Uomo sgorgano dall'eterno e sull'eterno si riflettono, cariche d'un signi- Per finire: e denwcra– zia >, in Italia almeno, forse si deve a-neora im– pararlo, è prima di tut– ~ e lo sarà chissd per quanto, rispetto del e non esagerare >. VLADIMIRO CAJOU PIETRO CIMATII Trioni odellaparola inS- J. Perse (continua da pq-. · 1) interesse per il benedella nazione, fu de– finitivamente dimesso dal Ministero nel :agto :~J=e d~!~ r~anuaJ~ t~e~~ ~o~ ~ll~~~ ~lln~~!~• ~a~~~ ~ Ti~~~o~f~ni~ p5J!:vf ~~am~~: zionalità francese e la Gestapo perquisiva il suo appartamento parigino, sottraendo numerosi manoscritti. Per interessamento ~e~cÌ.ds~~~f ~~m3:!to~~s~r~~:~a~1 letteratura francese presso la Biblioteca del Congresso a Washington. Allora, rompendo un silenzio che era du– rato venti anni, Saint-John Perse spedl in Francia, attraverso un oceano percorso da sottomarini, convogli militari e posa-mine, quei maestosi stormi di parole: • Exil,. (1942), • Poème à l'.Etrangèrc • (1943), e Neiges • (1945), e Vents • (1946), e, di re– cente, • Chronique •· Fu dunque la fine del– la sua carriera diplomatica che convinse Saint-John Perse a rifarsi vivo. Fino ad allora non c'erano molte persone che si fossero rese conto fino a qual punto l'am– basciatore coinvolto nella politica interna– zionale fosse rimasto fedele al cantore di e Anabasi >, Comunque, dobbiamo ricordare che, nel suo stile aristocratico, egli non aveva fatto che seguire la strada percorsa da molti altri diplomatici, da Joachim du Bellay a Cbateaubriand, da Gobineau a ]J\il. Levet, da Paul Claudel a Jean Girau– doux. Ai nostri giorni anche gli ambascia– tori Hoppenot e Chauvel e prendono in giro la musa• (come avrebbe detto il severo Poincaré), poiché anch'essi giuocano un ~ 0 !'tJ~tori 0 ~ut~Ul~o;~• dico&.in1o/o~mp~~ se, nelle sue cinquecento pagine, si distin– gue per una completa dedizione alla poesia ~oi:a r~~tincl~tà f~ tleno~u~onri~èe ~~= colte e e Exil • o e Chronique •· fr suo stile e la sua poetica si svolgono al di fuori del– le tendenze del gusto contemporaneo. li suo linguaggio poetico mostra l'infiwso dei Simbolisti, di cui subl l'influenza in gio– ventù, e lo pone, automaticamente, agli antipodi dei movimenti etici ed estetici con– temporanei, delle mode, dei capricci, della banalità dominante nella vita moderna. Disprezzando il sentiment.ilismo e l'ap– prossimazione, rifiutando di lasciarsi con– taminare dalle piccinerie di ogni giorno, Saint-John Perse si è sempre rifiutato di esprimersi in quello stile giornalistico, ostentato da tanti scrittori contemporanei. Egli si è proposto di costruire un solido monumento letterario e in questo senso merita di essere definito un classico. Lungi t~1e' gr:i~r;, ~~ro 0 il l'~~r:i~ die J~~= faine - una lezione messa in pratica da Apollinaire e dai movimenti Dada e Sur– realista - il nostro poeta ha scelto il me– tro dell'orazione. Il suo verso - cosl at– tentamente elaborato e, nello stesso tempo, cosl ricco di elementi scaturiti dalla pro– fondità del suo essere - è stato elogiato sia da Paul Valéry che da André Breton: esso deriva tanto da Bossuet e.be dalle grandi civiltà orientali, di cui aveva amato il sontuoso declino. slti.J~b~ Pe ~l~~ ~~1~ R!~rti~llj~ osserva che, da • Eloges • a e ':ef!ts >,. le sue poesie sembrano trasmettera il diffi– cile messaggio di un'altra civiltà, di un paese di sogno, di un mondo distaccato dalle contingenze attuali. Come si vede, sia- mo ben lontani dalla motivazione dell'Ac– cademia di Svezia. Ciononostante, questo vasto arazzo poetico non è statico, ma si sviluppa seguendo le sue leggi creath 1 e dai te~F!,!1e.o/ _il f 0 ;~7 ~~ s~r'i~~idava una verde rugiada di foglie; - e la rugiada pioveva da un sole verde,· e le ancelle - di vostra madre, grandi fanciulle lucenti, a,itavano - le calde membra e un brivido dt r,trcorreva ... s. Con • Aoabasis •• che rimane una delle vette della sua opera, e della moderna poe– sia francese, Saint-John Perse adottò un tono più vigoroso. Questo grande poema ci trasporta in un paese dove orde di po– poli sono in movimento, dove dei e oggetti inanimati subiscono la medesima curiosità un po' solenne, la stessa fame senza no– stalgia, lo stesso dominio di anima e di corpo. C'è qualcosa di solenne e di ceri– monioso in questa apertura: • Mi sono costruito, con dignità e onore, su tre - grandi stagioni, e promette bene la terra - dove ho edificato la mia legge. - Nel mattino splendona armi e dietro di noi - il mare è benigno. - Questa terra infe– conda, lasciata ai nostri cavalli, - ci offre questo cielo immacolato. II Sole - non è nominato, ma il suo patere è fra noi - e il mare è come una teoria della mente >. Venti anni dopo non era piò. un giovane sulle soglie di una brillante carriera, ma uo esule, cacciato dal proprio paese occupato dal nemico, denigrato e condannato alla solitudine. • Exil • era la sua risposta alle avversità del destino: le sue frasi diven– gono oscure, piene di ombre, ma, aggrt> dito dalla furia degli elementi e degli uo– mini, il poeta si rifiuta di arrendersi e cer– ca di dare lustro al suo esilio. • E all'im• provviso tutto è potenza e presenza do\'e ancora fumano le ceneri del nulla •· Neve, pioggia e \tento si sono dileguati: l'uomo resiste e, (senza inorgoglirsi e senza cede– re) trasforma una natura ostile, fecondan– dola con la sua sola presenza. Cosl e Vents • è un poema epico in cui iJ Creatore, con– templando la grandezza della natura, ne acquista vigore e trae dalla sua forza cieca la conclusione: • Tutto deve essere rico– minciato, tutto deve essere ridetto•. Final– mente, con e Cbronique •, una solenne mae– stà circonda il poeta che ha raggiunto la vecchiaia, ma non ha abbracciato la ri– nuncia: e Vecchiaia, Jiai mentito: strada di bra– cia, non di ceneri ... col viso ardente e la ani.ma in fianvne, a quale meta stiamo an– cora correndo? il tempo e/te l'anno mi– sura nan è quello delle nastre giorno.te. Non abbiamo rapparti col peggio o col meglio. Per noi, la divina lempesla nel suo mulùiello finale ... •· Non è forse, quest'ultima frase, la chia· ve all'interpretazione di un'opera che è, al medesimo tCmpo, immensa e fuori del co– mune? e Eccoci ormai alla ve.cchiaia. Mi– surate il cuore deU'uomo •· Cosl parla Saint-John Perse a coloro che sono pre– parati ad ascoltare un linguaggio nobili– tato dalla sua ricchezza e dal suo strano splendore. La poesia di Perse è l'omaggio, il più nobiJe e il più singolare, che men1e umana abbia dedicato al potere creativo della sua immaginazione. R.E.Nf: TAVERNIER ficato infinito. Mentre il no– stro riso ed il nostro pianto ben di rado sgorgano a pro– posito. Ridiamo di ciò di cui dovremmo piangere e pian– giamo di ciò di cui dovrem– mo ridere. La culla del Bimbo di Be– tlemme ripropone cos\ al– l'uomo, una ,•alta per tutte, il significato della sua vita e contemporaneamente lo ri– solve. Solo nella semplicità, neU'abbandono fiducioso in Dio, nel piangere con chi piange, nell'essere piccoli co– me il Bambin Gesù, è il vero senso della vita e la vera saggezza. Ogni disperazione è fuor di luogo, se Colui che più di tutti avrebbe motivo di piangere ci sorride tene– ramente nel giorno santo della sua nascita. Ed ogni ribellione, ogni orgoglio è stolto se consideriamo che cosl facendo infieriamo su una creatura indifesa, che P:OPrio del nostro calore ha bisogno. Il volume, elegante nella veste tipografica, con sedici belle tavole d'Autore, pen– siamo possa costituire, per le imminenti festività nata– lizie, una stn.nna di gran· gusto e significato. TOURAINE: • Le suicide ascé– tique "• Nouvelles Editions Oebresse, Parigi, 1960, Fran– chi 6.00. L'autore avverte subito che non si tratta "nè di una apologia nè di una giustifi– cazione del suicidio ma di una filosofia basata su argo– menti concreti. filosofia che potrebbe essere interpreta– ta, secondo i casi. come ul– tima saggezza o rivolta del– lo spirito•· E' un saggio di 115 pagi– ne con cui Touraine vuole studiare il problema del sui– cidio sotto tutti i suoi aspet– ti: umam, sociali, religiosi. Ha argomenti per convince– re tutti. I credenti, gli atei, coloro che credono in Dio "ipotesi., o in Dio "essenza,. eccetera. Per i credenti si tratta solo di pensare che Idd.io non sarebbe sconten– to se ognuno si assumesse la responsabilità della pro– pria morte. La banalità del– la morte natura.le (della mor– te-decadenza) non è mai stata un elemento di valo– rizzazione dell'individuo nè una sorgente di spirito per la società. "Gli uomini do– vrebbero combattere l'umi– liazione della morte con il suicidio•· Risalendo a Platone, Cice– rone (attraverso i suicidi di Decio, Lucrezia, Catone), S. Agostino, San Gerolamo, S. Tommaso, San Paolo, Kant, Heidegger, l'autore contro– batte tutte le affermazioni. Anche Oostoievski ha "sba– gliato., affermando attraver– so il padre Karamasov: e Se Iddio non esiste, tutto è permesso•, perchè per gli atei • il giudizio di Dio è semplicemente sostituito dal giudizio della società •· Queste le affermazioni. Touraine "propone,. di "acquistare sempre piò. lu– cidità su sè stessi e di ope– rare nel senso di una mo– ra.le deUa dignità nella mor– te ossia per il suicidio asce– ,rico che hon è come gli al– tri suicidi una affermazione di "non valore., dell'esisten– za ma al contrario una del– le più alte espressioni di fe– de nel valore della vita" Azione lodevole e da esseri superiori, vorrebbe essere la conclusione. Possiamo esser– ne convinti e accettare que- ~~z:a~?menti di "ultima sag- Papini parlando del suici– dio di Michealstardter si esprimeva pressapoco cosl: • Quanti sono stati i suici– di sull'arte? Van Gogh, Faedev, Maryattowski, la Wolfe, Joszef, Esenin, Pave– se. Come va affrontata la lo– ro St(?ria? Questo saggio di Touram potrebbe anticipar– ne gli elementi. G. T. ----- Massimo Salvadori - P~ spettive americane - Edi– toriale Opera Nuova - Ro– ma - pagg. 296 - L 1.500. Piero Bigonciari - Poesia Italiana del Novecento - Fratelli Fabbri Editori - pagg. 300 - L 1.500. Peter Lippert - Ci è nato un bimbo - Traduzione di Bi– ce Tibiletto - Boria Edito– re - Torino - pagg. 40 - L. 1.500. Gaspare Sammaritano 1 la– dri del Signore - Romanzo - Edizione del Cavalluccio, Milano - pagg. 230 - L 880. Giorgio del Vecchio - Ga– briele D'Annunzio - Edizio– ni Atemine - Pescara - pagg. 62 - L 90), 111nn1111111n11,111111n111111111111111111n1111u11111111111u1111111111111 Le dicole d lla "Fiera,, * JBERGA~O Ectic. Stazione Valle Brembana e Serlana dl Donassi Anita. > Viale Roma dl Dell'Acqulla Filomena. Chiesa DeUe Grazie dl Rocchi Una. > Porta Nuova di Cattaneo Ines. • Sentierone di Marcassoll Una. Chiesa S. Bartolomeo di Lanfranchl Adelaide. > Della Posta dl Cefis l\Uchele. > Piazza Ubertà dl Lena Pietro. > Piazza Funicolare di InvernJcci Clotilde. • Piazza Vecchia d1 Pirola Margherita. » Via Zambonate d1 Galli Ines. > Via Silvio Spaventa di Ravaslo Ida. Cinque Vie di Bertoll Maria. > Piazza Pontida d1 Pavesi Gina. , Via Borfuro dl Belllnl Giuseppina. • Stazione Funicolare Città Bassa di Rondl Aldo. > Via Francesco Nullo di ZanoU Elisa. > Via G.B. Moronl di Deleldi Beatrice. > Vla S. Bernardino di Aceti Maddalena. • Piazza S. Spirito di Ghilardl Elisa. > Via Pignolo dl Redondl Maria. > Ponte S. Caterina di ZappeUa Martina. » Borgo S. Caterina di PlazzonJ Em.llla. Via Suardi di Scaburrl Franca. > Via Corrldonl di Sereno Giuseppe. • Colle Aperto di Manzoni Emi11a. • Via Camozz:l dl Doli.mano Margherita. , Chiesa S. Anna dl Talocchl Giuseppina. > Viale Cimitero di Ghlslenl Orsola. Via A. May dl Riva Giuseppina. > Via Redona di Mazti Rosina. ,. Ospedale d1 Servalll Maria. > Via Valtesse dl Valiomini Maria. > Via Boccaleone cli Lenrlnl Alfio. > Autovie dl Bonoml Flora. levano contro quel tarlo dell'anima le distrazioni dello studio, dei giuochi, delle camminate o, meglio, giravolte attorno alle baracche. Di qui i piani di fuga, i lunghi preparativi per i travestimenti, gli arditissimi lavori di scavo per ap– prontare gallerie, che, movendo da un profondo foro praticato sotto l'impianto della baracca, sl allungavano per parecchi metri fino a sboccare a1 di là del retico• Jato. Erano opere notturne, segretissime, pazientissime, che esigevano la massima precauzione perché bisognava occultare, pugno per pugno, la terra scavata. Solo il miraggio di evadere sosteneva quelle trepidanti e quasi sempre sisifee fatiche. L'unico ufficiale italiano che da Mauthau– sen riuscì a fuggire fu il mio amico Raniero Nicolai, il futuro autore del– l'El-Ogio ali.a vita. n compianto scrittore. scomparso nella primavera del 1958, in– vertì la direzione solitamente seguita dai fuggiaschi e, scappando verso oriente, attraversò l'Ucraina, il Caucaso e la Tur– chia, toccando, dopa infinite peripezie, il suolo della patria. Data l'enorme difficoltà della evasione, si avvisò ad altri mezzi per sfuggire at martirio psico-fisico della prigionia. Ad un certo punto incominciò lo scambio di prigionieri. Commissioni della Croce Ros– sa internazionale visitavano gli infermi per scegliere i più gravi da destinare al rimpatrio. Ciò determinò in molti di noi l'assurdo desiderio d'essere, o almeno parere, tisici, folli, sciancati o comunque menomati fisicamente, pur d'essere com– presi nel numero dei e fortu."lati > che potevano lasciare il campo di Mauthau– sen. Si ricorse allora alle adeguate (iro– nia della parola!) e cure> pe'r simulare le malattie. E c'era chi fumava lo zuc– chero o sostanze nocive per intaccare i polmoni. chi si faceva ingessare dai nostri medici gli arti per procurarsi l'an– chilosi, chi fingeva la pazzia, chi accen– tuava il deperimento, à:stenendosi persino da una parte del già scarsissimo cibo. Io stesso, verso la fine di settembre, appro– fittai della cicatrice d'una ferita al brac– cio destro per simulare un irrigidimento e assottigliamento dell'arto, che volevo conseguire con una stretta ingessatura. Il gesso poco bibulo e il materiale cat– tivo impedirono l'assorbimento dell'ac– qua. in modo che il povero braccio scia• guattò per alcune settimane entro la fa– sciatura. Benché dai giornall austriaci trapelas– sero, in quel fatale ottobre. vaghi cenni di un prossimo sfacelo della monarchia austro-ungarica (il moto disgre~ativo si iniziò proprio alla periferia del grande stato mosaico), noi non potevamo cre– dere che la fine della guerra fosse tanto vicina. Cosl le notizie della vittoria ita– liana e dell'armistizio di Villa Giusti del 4 novembre ci trovarono un po' sor– presi e quasi increduli in mezzo alle nostre bizzarre <cure>. Ma i fatti cor– rispondevano a verità. Per averne la conferma basta,·a guardare le garitte delle sentinelle rimaste improvvisamente vuote. Quegli inesorabili croati e magia– ri, all'annunzio degli ultimi avvenimen– ti. avevano abbandonato i propri posti per sfuggire verso i loro paesi. Poi ven– nero gli ufficiali austriaci del Comando a dare le consegne del campo al nostro ufficiale più anziano al quale affidarono la responsabilità dell'ordine e raccoman– darono il rispetto verso la popolazione civile. Ll per il non si riusciva quasi a com– prendere quel repentino e prodigioso cambiamento. Solo dopo istanti di dub– biosa perplessità. la gioia esplose. In mo– do frenetico. I cancelli erano oramai spalancati. ma noi irrompemmo sui re– ticolati per divellere furiosamente i pali e abbattere e calpestare i fili spinati. Fra le clausole dell'armistizio, una soprattutto ci esaltava: quella che accen– nava alla e immediata> restituzione dei prigionieri di guerra. L'aggettivo sofortig (immediato) del testo tedesco, appena interpretato, divenne una parola magica. E l'impulso della vita prevalse allora sopra ogni altro istinto e sentimento. Anche le visioni di cupa miseria e di morte dileguarono dinanzi al miraggio di una prossima rinascita. Pur liberi come eravamo, lì in quell'angolo di terra straniera, ci sentivamo spauriti da lu– gubri immagini: dalla fame che faceva dell'Austria intera una specie di deserto dominato dalla carestia e dalle malattie, l'ultima delle quali, la spagnola, ormai infieriva in mezzo a quelle tonne di uomini improvvisamente esalta.ti da una doppia brama di vivere. Per piacere la nostra impazienza di fuggire, quelle sere di attesa organizammo nelle barac– che del campo banchetti... pressochè sim– bolici, con brindisi a secco e una profu– sione di evviva e urrah! Ai banchetti seguivano veglie danzanti con strane coppie mascoline. la cui foga, se veniva moderata dal poco vigore dei corpi este– nuati, era sollecitata dal fuoco dello spi– rito. A quelle nostre celebrazioni della vittoria e della liberazione partecipava– no anche ospiti stranieri. Ed io ricordo ancora la figura alta e secca del capi– tano serbo Sachovic, dalla faccia ab– bronzata e zingaresca. con cui danzai vorticose mazurke, sospeso il braccio de– stro semianchilosato dalla recente e cu– ra>. Mentre noi saltellavamo, intrave– devamo mulinare alle pareti graziosi cartoni che Aristide Sartorio. rimpatria– to ormai da tempo, aveva lasciato alla sesta baracca. Quei vacui. artificiosi e pur fervidi festeggiamenti valsero a contentare la nostra febbrile smania di lasciar l'infau– sto lembo di terra sotto le cui zolle la– sciavamo tanti compagni. D! 11 a qualche giorno singolari convogli composti di su– dici carri bestiame e sgangherate e scric– chiolanti carrozze, rigurgitanti di prigio– nieri di guerra italiani. si mossero dalla stazione di Mauthausen. Ogni treno era carico di miseria e di dolore: molti di quei giovani uomini erano febbricitanti e alcuni morenti; ma a tutti (anche a coloro che dovettero soccombere agli ul– timi strapazzi, stenti e digiuni di quel lento ritorno, lungo le linee ferroviarie ingombre di treni che viaggiavano in senso opposto) arrideva la speranza di rivedere presto la patria. I convogli che risalivano verso l'interno erano stracari– chi di croati, sloveni, magiari, eccetera. Anche costoro anelavano alle loro patrie terre, ormai prossime alla indipenden– za, mentre un grande Impero stava per disgregarsi per sempre. I PREMI E CONCORSI I * di FRANCO FOCHI Accanto a me, che sto leg– gendomi la Fiera del 6 no– vembre (dove ho cominciato a prendennela col prefisso pre), i miei marmocchi stan– no contendendosi il Corriere dei piccoli, appena uscito con la data del 13. Come spesso succede a proposito di tale ~iomale, fra i due litiganti il terzo gode; cioè mi metto a guardarlo io... Ed ecco che, per istinto, leggo la noterella di lingua, di Luigi Ugolini. Il condan– nato è, giustamente, il • vcr– baccio burocratico• premu– rarsi. Ma il male è che nella requisitoria dell'Ugolini c'è qualcosa che per noi è ancor piò. degno di condanna! E~t~a~~eb~rdi~:?aFt~ e murarsi a\·anti •, in casa, in previsione, che so io? di un assalto, o di una in\'a- •sione di gas? •· E alla fine: • Ma davvero, tutta questa gente che "si premura", avrebbe bisogno di esser "premurata", pe.r qualche giorno, in una cel– letta di isolamento!"· Ossia: l'Ugolini mette in guardia i suoi giovani letto– ri dall'insidia dei e verbacci burocratici •, ma servendosi di un arch-erbaccio, come sarebbe premurare nel sen– so, modernissimo. di pre– murare, che per lui, chiara– mente, non contiene altret– tanta ra@ione di allarme, e a cui qumdi concede, fra le righe della sua satira, piena legittimità. Eppure proprio n, dove si scrive per le m::nti ancora duttili e non viziate, bisogne– rebbe combattere assai più la ~alattia dei prefissi e suf– fiSS1 di moda che il solito arcibollato e squalificato lin– guaggio burocratico, molto meno nocfro, perché molto meno insidioso {e il fatto che l'Ugolini non si difenda da tale malattia sta bene a I dimostrarlo). ~-i, ... ~ ...-<. Lupus in fabula. Ossia ce– co qui pronto, per me, un esempio di giovane mente già intaccata dal e virus •• che in questo caso è rappre– sen~a!o ~al suffisso abile, oggi m piena auge. - Papà - viene a doman– darmi il bimbo maggiore (un ragazzetto, già, un pre-ado– lescente!), con in mano un ramo tl.i salice colto mentre io gli usun,avo il giornalino ;ie~k1~. te questo ramo è PCI' altri questa parola po– trebbe essere motivo di una semplice correzione. E ba– sta. Per me ~ soprattutto motivo di riflessione amara (per la fresche22.a della lin– gua, che se ne va}. Oggi, pen– so, se pieghevole non esi– stesse affatto, e dovesse na– scere, nascerebbe proprio co- Bando per un ~!/o ~o~ti I nell'Ita~a =~necodt~Ì~nun$c~~ me piegabi!e. E poco ci man- dramma cristiano vi abbi~oe :CSid 5 e~e d~ cale_ mann a cura di I. Maione, un che_rebbe _che, non esse nd osi meno 10 anni, a condizione acuto saggio di Heinz Kin- ~3.l senuto ragionevole, si Con l'autunno tutti i premi che, alla data del relativo dermann su.i rapporti di in- icesse razionabile come letterari e artistici sono stati bando, e cioè aJ 15 ottobre fluenza psicologica e cultu- Dante nel XXVI del Para– assegnati e ora si riaprono i 1960, non abbiano superato raie tra il teatro e il pubbli- disol vari Concorsi per il 1961. il 40. anno di età. co (l'autore è docente di sto- A giustificare la forma dot- sti~C:e ~:O~iccCi~at~;J~; E' usc'1to ria del teatro a1runiversità ta ( abile) sta il fatto che es- di Vienna), un saggio storico- sa com'è nat J ~:~~ dse.!i '1e~~ ~ u~ il Baretti politico di Reinhard Wittram m~lto più rigi~~=~t~:~ti?~~ mini hanno bisogno di Cri- E' uscito a Napoli presso ~ s~;ol~sIJ~azion~so ~ ramcnte di quella popolare st~ • con il premio di un il Baretti editore (Gradoni atto unico di Sergio Velitti, ( evole) il significato di vero milione. ~- Maria Apparente, l2 bis) • Grisaglia blu •• già penato e proprio aggettivo verbale Lo scopo di questo Con- il quarto numero della ri- sulle scene dei maggiori tea- di possibilità. &nonché nel- r~~; li~~11~!7if ~~~ :tiie~ &~i? ~e/~i1:~ re;ti;i~~ft~Eo.~l!!i: ~en~ ~can::: "e=ri:!!e.f~~ raie nei quali il Cristiane- ripresa da Italo Ma.ione, che aggettivo dotto ba perso i simo non sia ignorato, come fu uno dei suoi primi re- te studio di Santino Cara- freni. E siamo cosl a questo se la Redenzione non fosse datteri, e da Gabnele Cata- meUa sulle tendenze dell'cste- paradosso: che la piò ... po- avvenuta, ma in esso si trovi lana. Il sommario di questo tica contemporanea, polare, oggi, è propria la la soluzione vitale dei pro- forma dotta! blN~!u~l~e~~eo l~o~~~·del VITE LETfER.& TESTlMONJANZE DI A.RTlSTI ITAL1AN1 Altrettanto può dirsi de! soggetto, il modo di svolgerlo Z < SUffisso ibile. Abbiamo sentito e l'impostazione dell'azione o V dire che il terreno dove sj scenica sono liberi; ma si ::S lTE LETTE- Pubblicati In oreeed~a.: ~ fonda la Torre di Pisa è. per t~~~dele~~~o-~~maabJ'~ ~ VITA DEL BERNINI di FUIPt>O r- sua natura, cedibile. Cosl e sviluppi con originale ri- ~ RE TESTUIO- BaJdlnucct con l'lnedlta VITA ~ ~.m~ 3!i~:a°v!e~~:::- goL'!'opeilratempuaòpesrospoere"01:n due DEL BALDlNUCCJ del ftgtlo ~ to per produrre uranio fts- "',;,; NI 1Nzi;i O I IR- Saverio. Studio e Note di Ser••· :r . b. o tre atti, comunque tale da ... Il O fl Samek LudoVicl 194a L. 1_500 ir s,ona Lle. costituire uno spettacolo t M~ il peggio a\'ivene quan– completo; ma sia per il nu- ij.J TISTI ITALIJ~J VITA DEL CARAVAGGIO ~ do, in un abile o in un ibi- mero degli attori che per le Jlll dalle testimonianze del suo t.em. - ~ '!• non ci trovi nulla di pas- ~~%s~~~~~~re di agevole ~ Volumt ln e- po. Biografie e documenti ori- i Sl\'O. E avviene spessissimo: Ogni concorre~te dovrà in- ;: brou. g1nall. Studio e Note dJ Sergto ~ ~: èes~i'~~~clda co~abpuil~ ~a1j 96 ~onall~trep~ 3giv~fa~; _ con tavole t. t. Samek Ludovlcl 1956. L. t 500 s; essere coniato; nel libro ra- Christiana - Assisi C. P. 46, ~ E' uscito u 2- tomo deJ c,otume II] e ultimo delle ~ scabile, che non ouò essere ~~~iA!!{~·d.1il~:;;~~ ~ LEITERE SULL'ARTE ; ~~n~:.:l~ = dal titolo e da un motto, e dJ PIETRO ARETINO ~ labile ell' · ':,rrti 1 !11~~~1; 11!~~a~m~: ~ a cura dJ Ftdenrlo Pertde e Ettore Camesa.1ca --= bile ~ _n l>C~g~t~~ere~= to, il proprio nome, cogno- ~ V. ra u_na volta con un gentile me e indirizzo. ~ con le :j pensiero al Codice della Stra- Premio «V.Gemito 1960» _ BIOGRAFIE DEGLI ARTlSTI :::;: ~.~f 1 ~~1'~'"ific~!u~~ L'Accademia di Belle Arti Q tavole dJ rau:ua&JJo. tndid e lconograAa aretiaiana ~É gelamento". ~on~a~i~~~J: ~!:~~!:; ~ Volume I: Lettere 1526- 1542. b. 1.600 2 Curadl Na' 00 Soo 1 .,. gio 3 mbaond•,. 10 Tu 1 _ 1 ri!._mno• :;j Volume 11: Lettere 1043 . 11>55. b. 2 600 GIORNALE ARTISTICO _ h "" ~ Volume (Il: tomo l": Vlta dell'Aretino, ;'.:: LETTERARIO cerca nuovi :~d::ri Ge~~~1!1dr~~ 5 f~~~m~::~1 r~a~~f.tai::;;;~~be!~ ~ ~~rl. ~:~~~~;s1,m;!'~1~ l tura di L 500.<XX>. istituito ~ Ettore Camesasca. 1959. . . , • I:.. 2.000 C"' laborazlone e valorizzarlo- dalla Cassa per il Mezzo- Cl) tr; ne merltevoU. Scrtvere: giJ>~no partecipare al con- ~ EDIZIONJ DEL MILIONE. ratlLANO. VlA SACCHI 3 ~ ;:Pf:'1~ ~~ov!u~•• _ L~= corso stesso soltanto artisti ~ :K.Ll.A'lNVl'lVll tLSLI.aV ca :XZNVlNONLLS:U. ! ,_oo_lL ________ ..J

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