la Fiera Letteraria - XV - n. 48 - 27 novembre 1960

LA FIERA LETTERARI '.Anno.XV. N. 48 SETTIMANALE DELLE LETTERE DEhLE ARTJ E DEhhE SCJ NZE Domenica 27 novembre 1960 SI PUBBLICALA DOMENICA QUESTO 'UMEROL. 100 DlR~ZlO.NE. AMMlNlliTRP.Z!UNE: Roma . V1a dJ Porta Castello. L3. 'l'e!e!oni: KeclaDone 655.48? . AmaUwslraz..looe 655.168 . PUBBUC.:l'l'A': Amnunat.ra.2.1one: e LA f.LJ: :lù\ LE'J."l'EHA.lUA • • Via dJ Porta Castello. 13 • Koma · J.Aiiltl-"A: L. 150 al mtlllmetro . A BBONAMF.NTl: Annuo L. 4 000 . Semest..~ L. 2.1~ . Trlm6tre L t.100 . Estero: Annuo L. 7.000 . Copia arretrata L. 1~ . Spedlz10011 l D c onto cornmte c ,orta.le {Groppo O> • Conto corrente oortale a. 1131428 Tra scandalismo e censura * IN ESCLUSIVA PER IL NOSTRO GIORNALE "Non esagerare,, Un dato caratteristico italiano, a cercarlo fuori e dentro di noi, è: non esa– gerare. Nessun riformismo, nessun misticismo sono an– dati, in Italia, se la storia serve a insegnarci qualco– sa, troppo oltre quel timi.– te sempre vario e mai de– finibil.e di e equitd • che misura il carattere italia– no, che è 1o spirito stesso della nostr a civ iltà. mbtto psicologico il nostro e non esagerare >, mentre pu-0 sembrare e vuol esse– re ardimento, avanguar– dia e magari eroismo cul– turale, non è in veritd che dimostrazione patente di veUeitarismo e di esibi– zionismo scandalistico e, sut piano storico, non è che posizione esostorica, che decl-assa immediata– mente al rango dei buf– foni. degli iltu.si , e sia pu– re, il più dei casi , a.,tu – tissimi buffoni ed illu.si . Da "L'amore di Galatea,, Voglio di.re che sono estranei i paro ssismi, dai quali distolgono insieme prudenza e pudore. Sono estranei gli eccessi, i vel– leitarismi, freMti da un innato e coltivato buon senso. J freni inibitori, di– rebbe lo psichiatra ragio– nando dal suo angolo, fun– zionano a dovere. Se op– pruti si e-Teano, solteva– t.i da occasioni. storiche, neanche troppo lentamen– te finiscono per coabUare, e già questo vuol dire che si sono smorzati, sono sce– si a patti, hanno deciso di non esagerare; l'ambi.ente consiglia anche chi. è par– tir.o da un dispregio, a una sottile resa, a smu.ssamenti e accomodamenti progres– si.vi . M olti 'inteUezt.uali, in quest i ultimi anni, avve– nu.to quel eh.e è avuenuto. crolla ti molti castelli di carte, hanno creduto. al– meno hanno agito come se H carattere italiano fosse anch'esso, in tanta bufera. mutato, come se il punto d'incontro col pubblico si fosse spostato in avanti, e fossero dunque possibili, anzi attese, storicamente ualld~. delle e.saoerazioni (Ml u,uo di posiiiom e manifesta._'ÌOni ignorar.ti o ~co,afTHdice71ti. il e non. esageraTe » tipico itali ano). Succede· del resto, qua.si monotonamente, ad ogni fine di diluvio, che qual .. cuno pensi al passato co– me definitivamente passa– to. ai suoi costumi tradi– zioni caratteri come se– polti sott,0 l'alluvione, dunque pensi d'essere a una specie di tempo ze– ro, a partir:_e dal quale tutt o è da ri fare rinnova– re riinoenta.re. Tale vo– lont d di ripart ire dallo ze– ro cela un indeterminato complesso di colpa che tende a scaricarsi. La oia di sfogo e questa assurda illusione che ogni dopo– gueTra propane e. via via, polverizza. Purtroppo, la: iUusio ne si incapponisce tan.to , in alcuni, i.solati o aggre gati. eh.e li porta fuo– ri storia, e 'non nel f1ttu– ro ma nel vuoto. essi pro– prio che erano partiti con l'idea di fare storia. E so– n.o fuori storia quanti pro– pongono ideali o cercano di attuare programmi che contraddicono lo spirito dell'ambiente nel quale operano. HTO IN TRE A ITI Atto 1 II• Scena prima (Radura davanti alla grotta di Polifem-0. Il Cicwpe è riverso a terra). (Galatea entra correndo e si avvicina al corpo di Polifem-0). Tutti quegli artis ti ch e guardano il futuro (sono estremisti dichiarati ap– punto per qu.esto) e que– sto loro futuro anzi reali.z– =ano già oggi facendosi ideali portabandiera e, magari, martiri, educato– ri degli oppressi e degli inibiti, rivelatori di quel che sarà: che in teoria e in pratica condannano il passato, di.spregiano ca- GALATEA - Polifemo, PoWemo! PIETRO CL.\iATII (continua a pai. 2) Il sangue, il sangue! Il suo occhio è cenere! (lo guarda e si accorge che è [morto Il tuo corpo è fermo! La morte, la morte! O Polifemo sono io, Galatea, che ingannava il suo cuore tra gli ulivi sorridendo e tremante ANCORA SUL NOBEL 1960 * Saint-John Perse o il trioni o dellaparola * di REil~ TA l'ERNIER Reni Tavemier, l'autore di questo servizi.o esclusivo per il nostro Gior– nale, redasse durante' la guerra, e l'immediato dopogue"a, la rivi.sta i~}~~ao~re• ~r1::r::;,~t C::::'/ A~':; Camus e Pie"e Emmanuel, divenuti in seguito famosi. E' un poeta. PARIGI, novembre Una recente trasmissione della radio fran– cese ha ri\'elato fino a qual punto sia sco– nosciuta l'opera di Saint-John Perse. Non ostante l'improvvisa celebrità derivatagli g:gJ:secre31: 0 ;i~:ni:rn~tfJbeJnr!uia~ Come può, infatti, il grosso pubblico ap– prezzare l'opera di uno scrittore che si è dedicato esclusivamente alla poesia, e a una poesia tanto complessa e di cosl dif– ficile interpretazione? Il riconoscimento dell'Accademia Scandi– nava, lungi dal chiarire un malinteso, con– tribuirà forse ad aggravarlo Saint-John Perse, nonostante la sua fama, resterà un libro chiuso per la massa dei lettori - e ~~~ ~a~~nt~~:riere~1;:ti~efo~e Sri~ suo collep. in diplomazia, oltre che io poe– sia. Si deve alle loro fatiche se le poesie di Saint-John Perse hanno potuto trasmet– tere ad altre lin~e l'intensa corrente che le percorre; rrazie alle loro traduzioni il poeta ha ottenuto un riconoscimento eecc– ziooale, poicM sono poche le opere di poe– sia che non perdono nulla nel passare a una lingua straniera.. Sappiamo, ad esctn– pio, che in francese Puskin perde quasi tutta la sua potenza e il suo fascino. Saint– John Perse divide con torca, Constanti.ne Kavafis, Pessoa e Uni3:rctti la fortuna di non essere rimasto ~ngioniero della lingua che lui, più di 02DJ altro, ha contribuito a rendere illustre. Ma chi è questo curioso scrittore che .si ~:~~~ di:~e:~u~JJed~t~~~~ :I~ di Salvatore Quasimodo ULISSE alle tue parole pazienti. Ora piango il tuo amore le foreste urlavano all'alba i Ciclopi scrollano i monti in cadenze funebri. (entra misse) (piangendo) Tu chi sei, chi sei? - Sono Ulisse d'Itaca che naviga con la mente senza sogni e interroga il mare e la terra sulla scienza dell'uomo e il suo dolore. E tu dimmi il tuo nome. GALA TEA - Tu vedi la morte, straniero ULISSE lasciami al mio pianto. - Riprendo il destino del mare ora che sono salvo dall'occhio del Ciclope. Per me il tempo è sceso nel futuro. GALATEA - Polifemo, Polifemo! ULISSE ( a Uli,;se) Tu l'hai ucciso, ricordo l'oracolo e le ninfe. - Sei Galatea! Polifemo par lava di te con le mani sporche del sangue dei miei compagrù. GALATEA - Attento, Ulisse! Ora l'ira è meno del dolore ma verranno i Ciclopi. Tu sei già in agonia. Polifemo è morto, è morto! ULISSE - Galatea! GALAT""i:.A- O prendi la nave e lasci l'isola ULISSE coi compagni! Qui c'è solo la morte. - Prima di sera leveremo l'ancora, i marinai provano le vele. (Ulisse resta in disparte) Lamento di Galatea GALATEA - Non eri dio, né uomo, ma quando mi chiamavi il canto di Aci era così lontano e grigio. Né un dio né un uomo avrà più Galatea. Ma alzati, spacca le querce, Polifemo. Ora so che Aci non era che forma di bellena inganno del pensiero. ULISSE Era ciò che si perde senza decifrarlo. Ti trovo nel mio amore ora che l'ombra scivola sulla tua fronte lacerata. L'acqua come il tuo sguardo mi chiama. La sua luce ha il sonno dei papaveri, entra nel mio corpo. Sento il suo batti4> di paura. La mia anima cade, le mani svaniscono. Potrò pensare a te nel buio (quando gli eJJì strisciano via dalla [morte con ali di nere farfalle e dall'arcobaleno sepolto nasce la terra. Anche loro spariranno. Forse vince la luce. Polifemo, sono spinta dalla [paura e precipito. Le foglie si attorcigliano sulle ninfe che dormono. O forse è la [morte. Le ninfe sono morte? Ho paura, e tu dove sei? Ho paura! Il ritmo s'infuria. una pupilla di fuoco penetra nei miei occhi. Sono cieca, cieca, e così ti verrò incontro. Ho paura della luce. - Galatea, forse come animali di selva ci manda la natura. e per arte di sogni o spettri della mente immaginiamo la vita. Ora è Polifemo, domani sarà un altro, pronto alla freccia ardente. Difficile fu Calipso: la dea usava parole del suo [corpo, la sua voce aveva un'eco nell'inferno, le sue reti frenavano le lance. Siamo trascinati. alla corda come cani dalle buie bocche di pesce. Avremo fame e sete come quelli che verranno ancora su queste rive. Galatea. La sapienza vive nel dominio dei morti. ENIMMISTICA * E FILOLOGIA Nelle pagine 3 e 4 « La poesia cinese con– temporanea », saggio e antologia inedita in Ita– lia a tura di Rosanna Pilone * Nel prossimonumero un artitolo di ANDRE' MAUROIS Accailemico d Francia del quale ci siamo assi• turali la preziosa colla– borazione. Addio Tornea * diGIUSEPPE SCIORTIHO Il 15 di novembre si A spenlo in una clinica di Mi– lano il pi1tore Fiorenz,; To– mea, nato a Zop"'- di Cadore cinqwznt'anni or sono. Da un triennio sopportava un suo malt! con .silenzjosa ferma.- ::tto~t~;:=:, ~~~~ ~ Zoppé ( da do\le era tomalO in autoambuùm:a), sforvm– dosi a un viaggio ~in.o a Ro– ma che ave.a dovuto tron– c.are per il nacutiunr.n im– prov,'1SO della rnalama. Come Tu,.-:u,, da felatiere ambulanle, cJu col triciclo pe,rrorreva d'estate le spiagge adriatiche., dal Veneto al– l'Abruuo, fosse diventato pittore è storia assai noia; quel sano concrescue - at– tra\lerso la rappresentazione di alcuni motivi via via em– blemici - di un sottile tra– vaglio umano e di una dis– simulata malinconia è ancht. noto attraverso la sua ptt– tura: una pittura di pochi temi. in.sistila, ora spe:nta ed ora luminosa., sanpre accu– rata., sempre autentica nella sua maggiore o minore ac– censione !irte.a. Ala la sua vita di uomo (contln~ P•i• 6) Alcuni esempi servata al suo circolo di iniziati che, per tutti que.o;1ianni, si sono beati dei suoi ritmi e hanno teso l'orecchio alla su.a voce segreta. Per quanto i motivi addotti dalla giuria del Premio Nobel possano apparire strani e sconcenanti, le loro intenzioni era– no eccellenti: l'Accademia di Svezia dichia– rò che a\'eva assegnato il premio e per l'alta e ispirata concezione della sua poesia che riflette, in forma profetica, le condizio– •ni della noslra epoca>. Leggendo questa dichiarazione si potrebbe pensare che Saint-John Perse fosse una sorta di gior– nalista o di esegeta, uno scrittore e impe– gnato>, nel senso che questa parola aveva ~o:a~~te nfi!l'i~~at~ p~baf;"1~~te O~j ché nel 1925vietò la ristampa degli e Elogi • e di e Anabasi •· Sappiamo che Saint-John Perse è lo pscudorumo di Alexi.s Saint– Léger Léger; nato 73 anni or sono nell'isola di Guadaloupe. La sua famiglia, di origine Borgognona, si era trasferita nelle Antille alla fine del XVll secolo. Gli antenati del poeta - giuristi, navigatori e colonizzato– ri - avevano acquistato, oltre a due pian– tagioni. una P.iccola isola chiamata e Saint– Uger-les·Feutlles >. Qui egli trascorse la sua. fanci~lezza, iJ!, una natura rigogli~sa e ncca di contrasti, dalla densa vegetazio– ne e dai numerosi vulcani in faccia al Mare dei Caraibi. Lo charme un po' vecchio stile delle antiche famiglie francesi, il contatto con le varie razze e popolazioni che abita– no il paese - bianchi,, negri, orientali; le memorie dei grandi navigatori e dei pirati; la passione per le barche ereditata dal pa– dre; la consuetudine alle lunghe cavalcate - tullo ciò incise profondamente su un'anima sensibile; e per quanto Saint-Jobn Perse non abbia mai voluto far ritorno alla sua isola nativa, egli è rimasto definitivamente segnato dai tropici e da questa stretta co– munione con una natura selvaggia. Nuovi st1idi su Lucrezio Era ad esempio fuori storia il fascismo, figli.o dell'altro dopoguerra, che intendeva imporTe all'ita– liano la rude, virilissima, agreste semplicità del ro– m.ano repubblicano, a un dipresso del 400 a. C.. e cancellare un recente pas– sato e preparare un ma– gnifico futuro, in ~opia e romana>: era fuori sto– ria perché e non esagera– re > è il verbo italiano - di questi italiani che, Prezzolini lo ha dimostra– to con ironica acutezza. non sono neppure parenti lontani dei romani - mentre quell'ideale era veUeitario. faticoso, peri– coloso, estraneo. insomma esagerato, oltre ad essere una as.turd-a retrodatazio– ne. Per venire a noi. è au– tomaticamente fuori sto– ria tutto ciò che, in que– sto dopoguerra che gli estremisti non vogliono considerare concluso, con– trad.dice iJ carattere ita– liano, sia che sobbolla rivolu.zi011i politiche. sia .che subdolamente presu– ma intervenute metamor– j-osi di carattere costume iradtzionali e che ad esse si rivolga in fatto di arti e spettacoli.. c-i-0 che qui in– teressa e che tutta la cro– naca reoistra proprio in questi tempi. Rivolgersi a un pubbli– co ignorando o non volendo sape-re che esso ha come mondo intero una poesia cosl distaccata, non solo dagli avvenimenti contemporanei. ~~'J!Jo~a!~csN~~ l~n=~~~~ fatta al lettore in questi vasti poemi, do\'e nemmeno una sola volta compare quel- 1'• Io:., di cui di solito gli scrittori fanno così largo uso. Nel perseguire e questo puro inesprimibile godimento \·erse cui tende l'antica saggezza degli uomini> lo stesso poeta, come individuo, appare mascherato; al punto che si potrebbe, a rag.ione, par– lare della sua opera, come di un'ane ano– nima. Per penetrarla e subirne la suggestio– ne il lettore de\'e prima decifrare tutto ciò che lo stesso autore ha voluto rendere mi– sterioso e in\·oluto. Ma una \'Olta svelato il mera\;glioso uni– \'erso creato da questo poeta, non ci si mera,riglia più dell'ammirazione suscitata dal suo esoterismo, che ha ispirato una copiosa messe di saggi critici (in lingua f~s~c~:inabt,~~tie1 g~ t/~~cecli G~ lf:r). ~t stono anche numerose traduzioni - in In- Sf:~dJ"e~~d~af1~~sc!t~~0So~~~~~~~ eccezfonalmente buone poiché. come ha detto Alain Bosquet, e la poesia di Saint– John Perse, al contrario di quanto ci si potrebbe aspeuarc, si presta assai bene ad essere t.rndona •··· e è per sua natura multilingue. Giovandosi di un francese puro come quello di Valéry e ricco c.ome quello di Victor Hugo, il suo pensiero sembra respingere con isli~to _infallibile OK!1i fa– cile effetto, approssimazione o ec_ccss1vo 1~– tinismo •· Cosl la sua ane ermellca ed an– stocrntica tende \·erse l'universale. E men– tre ci pone in imbarazzo e giustapponendo concetti contrastanti della natura •. essa fonde e la conoscenza più enciclopedica col mistero. la semantica col mera\•iglioso, la retorica con l'esplosione di immagini fa\'o– lose, la logica con. la sensibilita e la sen– sibilità con la rag10• -. Cosl, per quanto possa apparire diffk1 la traduzione delle sue opere ha sedotto menti come. quelle di T.S. Eliot, Giuseppe Ungaretli, Bemard Groethuysen, Walter Benjamin, ..Rudolph Kassncr Denis De\ 1 lin, Jorge Zalamea e per– sino o.i.a Hammarskjoeld, • Mr. H >, u.a Il gio\-ane Alexis fu lllandato a studiare in Francia dai genitori nel 1898. Quando ~= fegbre= 8!$n;~v~p:1u~~~:: mente alle opportunità che tale carriera gli avrebbe dato di visitare altri paesi. Con– temporaneamente prese a frequentare scrit- ~i~uP~uP ~1el F~cido::V°!m~~~ ~~~ influenza decisiva sull'arte del Léger, Va– lery Larbaud, uno degli ultimi spiriti co– smopoliti del nostro tempo, Alain Foumier, autore del e Grande Meauloes •• e Joseph Conrad, incontrato in Inghilterra. Quando Ale:cis Léger - d'ora in poi lo chiameremo col nome che assunse nella sua carriera pubblica - fece il suo ingresso al Quai d'Orsay, ea:li aveva già pubblicato il suo primo volume, intitolato e Eloges •· ln se– guito, la carriera diplomatica soddisfece le sue aspirazioni giovanili. Un soggiorno in Cina dal 1916al 1921e una lunga crociera attraverso l'Oceania gli permisero di osser– vare da vicino l'agonia dell'antico Impero l\·lanchu. Più tardi, dopo aver panccipato ~!tJ 0 -tri~d7t ;~~~sbJ::1°:~ 1:iro~ inai \·enice della sua celebrità. Fra questo vec– chio .statista, cos\ abile, intelligente e ge– neroso, e il giovane coloniale. sognatore e allo stesso tempo realista, nacque una p~ fonda simpatia, che doveva fruttare ad Alerjs Léger la direzione del gabinetto po– litico del Padre di Europa, posto che egli ;~~~:e q~~i a~~3~~~~ea\~V~i ~~~1l~~~ il suo secondo libro (inlitolato e Anabasi >), :?~se asl;i~izi~~~oal~e~~ 1~: Ministero de~i Affari Esteri dal 1933 al 1940, Alexis r, quasi sconosciuto alla massa del pubb ico, era il \·ero capo delJa politica estera francese. Egli era decisa– mente anti-nazista e anti-totalitario: per questo egli era il bersaglio delle critiche dell'estrema deslra, che, dopo i fatti cli Mo– naco. lo accusarono di fomen1are la guer– ra. AJe.~is Légcr non trovando sos1eni1ori fra i politicanti che non dividevano il suo (continua a paa;. 2) e Lucreti poema ta~ ut scribis. ila sunt: multis lurninibus ingeni, multae tamen artis > (Cicerone, Ad Quintum fratrem. Il, 9: febbraio 54): è la prima testimonianza che posse– diamo intorno alla perso– na e all'opera di Lucrezio; ma il giudizio implicito come suona? favorevole o contrario? sottintende ri– serve e limitazioni gravi? e quale importanza può ave– re, rispetto a una moder– na coscienza della poesia in generale, e all'opinione particolare che abbiamo oggi di Lucrezio? Parrà strano che un la– tinuccio cosl evidente ab– bia dato origine a tan– te dispute, eppure. come spesso accade in filologia. l'interpretazione di poche parole ci costringe a scen– dere fino alle radici me– desime del secolo che le ha dettate, e impegna al– trettanto profondamente idee e nozioni del secolo nostro. Chiunque se ne può convincere leggendo le pagine di Ettore Pa– ratore, preposte come in– troduzione al e De rerum natura> (commento di U. Piz,zani. Roma. &iiz:ioni dell'Ateneo. L. 6000). Il Paratore riesamina tutti i problemi lucreziani e presenta le par'ti scelte e commentate, senza at– tribuire alla questione che * di VLADHHRO CAJOLI noi preferiamo un"impor– tanza particolare; ma. se– condo noi, anche questa sola questione può darci il senso della modernità de.gli studi compiuti da due eccellenti studiosi, su un poeta che resiste alta demoliz:ione o alla trascu– ranza antiumanistica, in certe parti del mondo per motivi... atomici, in certe altre come propugnatore dell'ateismo, ma presso i più fedeli amanti della ,poesia, per la dolorosa e trasfigurata. carica di uma– nità, che nessun avversa– rio dell'umanesimo potrà mai ridurre al grado di esercitazione accademica, buona per questo o quel– l!indirizzo di filosofia o di politica in cerca di pezze d'appoggio. Nel dir ciò, abbiamo forse già data la nostra interpretazione del passo ciceroniano: multis lumi– nibus ingeni, multoe ta– men artis: arte che lam– peggia di genio. c,,.,,;ero lampi di genio che scatu– riscono. non dalla tenebra. ma da uno spirito sempre assistito dal lume dell"arte. Quest·interpretazione nòn è cosi ovvia come si po- trebbe credere. Insigni st.J.diosi hanno proposto emendamenti del testo ci– ceroniano, purtroppo, così contraddittori. da farci temere che non basti scri– v-ere quanto ha scritto un Cicerone, e con tanta chia– rezza. per avere un posto preciso e definito nella storia del gusto e dell'in– telligenza. Un conto è pensare che Cicerone abbia avuto pa– recchie ragioni filosofiche e civili, per lacere quanto più poteva del poeta ever– sore, altro c0nto è fargli dire patenti sciocchezze quando ne parla. La crisi della romanità testimonia– la dal filosofo Lucrezio. è combattuta a prezzo della vita dal politico Cicerone: se fosse poi vero che Lu– crezio !i uccise. la violen– za delle due morti espri– merebbe anche meglio la anacronistica presenza ai Cicerone conservatore in ritardo, e di Lucrezio rin– novatore in anticipo. 11 si– lenzio di Cicerone riguar– da Lucrezio filosofo, la sua frase a Quinto definisce il poeta. D'accordo, Cicero– ne non era un poeta. ma i suoi p0ehi e talvolt3 ridi– coli frammenti di poesia dimostrano che egli ebbe velleità poetiche, ossia che non disprezzava la poesia. come fecero spesso i rappresentanti politici della romanità. Anzi. mol– te volte ha dimostrato di saper riflettere su codesta condizione negatagli dalla n a tura, interpretandola sia come fatto generale. sia a proposito di autori particolari. senza lasciarsi mai scoprire ottuso quan– to parrebbe dagli emen– damenti introdotti oggi nella sua frase. I Lach– mann, i Vahlen. i Mane. i Roos, i Rostagni. o l'altra schiera dei Weil e Della Valle (uomini insigni. di– nanzi ai quali meglio ci converrebbe il silenzio. se non sentissimo anche il peso e la spinta della J?randezza di Cicerone. se– condo noi. diffamato) non si accorgono di negare al– l'arpinate ogni intelligen– za critica, se gli fanno scrivere di Lucrezio: (non) multis luminibu.s ingeni, multae tamen ar– ti.s; oppure: multis lumi– nibu.., ingeni, (non) multae tamen arti.s; e peggio: ... incultae tamen artis. Qua– le difetto d'intelligenza poetica ha mai dimostrato Cicerone. perché gli si. possa attribuire una cosi enorme latitudine d'incer– tezza! Vedete da vicino: in una delle due lezioni, Lucrezio sarebbe un uomo di poco ingegno ma di grande arte; nell'altra. un genio rozzo e incolto, e fa– ticoso verse~ji!'iatore. ana– cronisticamente legato al gusto e alla tecnica dei poeti arcaici». Insomma, è Cicerone che può vedi.?r bianca o nera una mede– sima cosa, secondo la prassi avvocatesca che gli faceva sostenere indiffe– rentemente la difesa o la accusa. o sono i filologi che tropl)O spesso si la– sciano prender la mano da una sorta d'enimmisti<:a inferiore al giuoco mede– simo. se è verò che gli enimmi di buona scuola ammettono una soluzione ed una roltanto? Il Paratore, concordan– do con il Traglia che ha ~ difeso il passo cicero– niano richiamandosi. co– me si doveva, ai testi in cui Cicerone e esprime le sue idee sulla p<>esia» c~cella gli abusi già det~ ti: e noi oseremmo andar oltre la sua medesima di– mostrazione e quella del :rrag_li?,. con argomenti già unplic1h alla loro pagina. ma che si possono ren– dere espliciti. semplifican– do la disputa.

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